L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Da Tutankamon al Novecento

DOMENICA 03/11/2024

La Grande Guerra e Trento e Trieste
Passato e Presente” nell’anniversario del “ritorno” all’Italia

La rivendicazione territoriale su Trento e Trieste è uno dei motivi per cui l’Italia entra nel primo conflitto mondiale. Ne parlano nel giorno dell’anniversario che vede le due città diventare italiane, Paolo Mieli e il professor Antonio Gibelli a “Passato e Presente”, in onda domenica 3 novembre alle 9.15 e alle 14.20 su Rai Storia. I primi di novembre del 1918 avviene lo sfondamento delle linee austroungariche, con la decisiva vittoria di Vittorio Veneto, e il 3 novembre le due città vengono occupate dai soldati italiani: l’esercito del generale Diaz entra nelle strade accolto da una popolazione stremata ma festosa. Lo stesso giorno l’Italia firma l’armistizio con l’Austria Ungheria. Il 4 novembre sui tetti delle due città sventola il tricolore. Molti irredentisti - gli italiani di nazionalità austroungarica che sognavano la liberazione - hanno perso la vita in guerra, come il trentino Cesare Battisti o il capodistriano Nazario Sauro, e non hanno visto realizzato il proprio sogno; per altri, quelli tornati a casa come il triestino Giani Stuparich, è il coronamento di una lunga battaglia.

Omaggio ad Alberto Manzi
Il ricordo di Rai Cultura a cento anni dalla nascita

“Ebbene voi sapete che cosa vogliamo fare insieme. Conoscere, imparare il significato di questi segni che rappresentano un qualcosa, che ci fanno sentire la voce degli altri uomini”. È così che Alberto Manzi apre la prima puntata di “Non è mai troppo tardi”, andata in onda per la prima volta il 15 novembre del 1960, e che Rai Cultura ripropone integralmente domenica 3 novembre alle 10.00 e in replica alle 19.30 su Rai Storia a 100 anni dalla nascita.
Come da Radiocorriere dell’epoca, si trattava di “un corso di lezioni televisive per insegnare a leggere, a scrivere, e a fare di conto”. Il corso, organizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione, e che aveva cadenza trisettimanale, consentiva agli allievi di sostenere gli esami volti al conseguimento della terza elementare. Si evidenziava infatti come nel 1951, “a novantuno anni dall’unificazione, la percentuale degli analfabeti risultava ancora del 12,9% con punte eccezionali per alcune regioni”.

Il ricordo di Monica Vitti
A 93 anni dalla nascita

Mario Monicelli l’ha definita il "quinto colonnello della commedia all’italiana": è Monica Vitti e a 93 anni dalla sua nascita (3 novembre 1931) Rai Cultura la omaggia con un doppio appuntamento domenica 3 novembre su Rai Storia.
Si inizia alle 13.00 con “Storie della Tv” – il programma Rai Cultura con la partecipazione di Aldo Grasso - dove viene raccontata insieme a Gina Lollobrigida: due attrici, dive diverse della stessa epoca, che hanno saputo raccontare con intensità e ironia, l’Italia di quegli anni, diventando così icone di modelli femminili differenti e complementari allo stesso tempo. Due donne carismatiche, divertenti, profonde che con la loro unicità hanno lasciato una traccia indelebile nella Storia della nostra cultura e anche della nostra televisione. A raccontarle, nella puntata firmata da Ilaria Dessi, ci sono le testimonianze della giornalista e scrittrice Patrizia Carrano, dell’autore e regista Vito Molinari, del critico cinematografico Maurizio Porro, dell’attore Blas Roca Rey e di Tullio Solenghi.
A seguire, alle 18.00, il ritratto di Monica Vitti è affidato a Carla Signoris e a "Illuminate", la docu-serie prodotta da Anele in collaborazione con Rai Cultura dedicata alle storie delle grandi protagoniste del Novecento raccontate da altrettante attrici.
Ironica, seducente, mattatrice, unica: Monica Vitti è stata una delle attrici più straordinarie e amate di tutti i tempi. Una fuoriclasse che, con la sua voce roca e la sua innata verve, ha raccontato le inquietudini femminili e rappresentato donne coraggiose, brillanti, anticonvenzionali, stravolgendo per sempre i canoni del cinema e gli stereotipi della bellezza dell’epoca.
Le strade di Roma fanno da sfondo al viaggio nella vita della celebre attrice e, parallelamente alle sequenze di fiction, e il racconto si arricchisce di materiali di archivio e dei contributi di testimoni illustri del mondo dello spettacolo e del cinema, tra cui Elliot Gould, Carlo Verdone, Sergio Rubini, la giornalista e scrittrice Laura Delli Colli, il regista e compositore Stefano Reali, gli attori Francesco Siciliano e Orsetta Gregoretti, la costumista Nicoletta Ercole, la scrittrice Patrizia Carrano, la sceneggiatrice Silvia Napolitano e il fotografo Gianni Bozzacchi.

Passato e presente
Iran 1979. La crisi degli ostaggi

Nel 1979, In Iran, l’ayatollah Khomeini prende il potere dopo una rivoluzione che detronizza lo scià Mohammad Reza Pahlavi. Gli iraniani però temono ingerenze degli Stati Uniti per riportarlo al potere. Un gruppo di studenti rivoluzionari, allora, compie un gesto mai visto prima: invade l’ambasciata americana e prende in ostaggio oltre 50 persone. Una pagina di storia che Paolo Mieli rilegge con in professor Franco Cardini nella puntata di “Passato e presente”, il programma di Rai Cultura riproposto domenica 3 novembre alle 20.30 su Rai Storia a 45 anni dall’occupazione dell’ambasciata del 4 novembre 1979. La notizia del sequestro rimbalza su tutti i telegiornali. Il presidente americano Carter inizia una trattativa che si protrarrà per ben 444 giorni. Gli ostaggi saranno liberati, ma questa vicenda costa a Carter la rielezione a presidente: il 4 novembre 1980, infatti, a vincere sarà Ronald Reagan. Gli ostaggi lasceranno l’Iran il giorno del giuramento del nuovo presidente, il 20 gennaio 1981. Da quel momento, tra Iran e Stati Uniti scende un gelo diplomatico, che si scioglierà solo molti anni dopo.

Binario cinema
The Front Runner. Il vizio del potere”

Dalla travolgente candidatura per la nomination presidenziale democratica del 1988 allo scandalo per la relazione extraconiugale con Donna Rice: il film di Jason Reitman “The Front Runner. Il vizio del potere” – in onda domenica 3 novembre alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Binario cinema” – racconta l’ascesa e la caduta del carismatico senatore Gary Hart. Nel cast, Hugh Jackman, Vera Farmiga, J.K. Simmons, Sara Paxton, Molly Ephraim, Kaitlyn Dever. Travolto dallo scandalo, il senatore Hart fu costretto a lasciare la corsa: un evento che lasciò un profondo e duraturo impatto sulla politica americana e sulla scena mondiale. Il film, tratto dal libro "All The Truth Is Out" di Matt Bai, ha aperto il 36° Torino Film Festival del 2018, nella sezione “Festa Mobile”.

LUNEDI’ 04/11/2024

Italiani
Sandro Ciotti

“Quella che ho faticosamente cercato di concludere è stata la mia ultima radiocronaca. Un grazie a tutti gli ascoltatori, mi mancheranno”. Così, il 12 maggio 1996, Sandro Ciotti chiudeva la sua ultima radiocronaca. Un addio sobrio e gentile, che arrivava dopo oltre 2400 radiocronache di partite di calcio, 40 Festival di San Remo, 14 Olimpiadi, 15 Giri d’Italia, 9 Tour de France.
Rai Cultura celebra la figura di Sandro Ciotti, un personaggio che ha fatto la storia della radio italiana, riproponendo, a 96 anni dalla nascita, il 4 novembre 1928, la puntata di “Italiani” a lui dedicata, di Alessandro Chiappetta, in onda lunedì 4 novembre alle 12.15 su Rai Storia, con l’introduzione di Paolo Mieli. Musicista, paroliere, radiocronista, Ciotti è stato per anni una delle voci più celebri dello sport italiano, ma è stata la musica il suo primo amore, cominciando con Lello Bersani in “Ciak”, una delle prime rubriche radiofoniche della Rai, e continuando con incontri d’autore e commenti alle novità musicali e agli eventi cinematografici, come nelle interviste a Domenico Modugno, Federico Fellini, Mina, Gino Paoli, o Luigi Tenco. Del cantante genovese, Ciotti era buon amico, e fu tra testimoni della notte in cui Tenco morì. Ciotti fu tra i primi a mettere in dubbio la tesi del suicidio. Ma il nome di Ciotti è indissolubilmente legato a “Tutto il calcio minuto per minuto”, il programma che ha cambiato volto al racconto del calcio in Italia, facendo del campionato un romanzo popolare, e riscrivendo la sacralità delle domeniche degli italiani. “Tutto il calcio” attraversa mezzo secolo di storia italiana e alimenta la mitologia legata alla radio, lanciando quella generazione di cronisti formatasi con la gavetta dei Giochi Olimpici di Roma del 1960, e finendo per essere teatro di aneddoti e leggende. Da “Clamoroso al Cibali” ai battibecchi di Ciotti col collega e “rivale” Enrico Ameri. Ciotti vive la sua professione da testimone privilegiato, raccontando lo sport e la musica con uno stile mai banale, asciutto, talvolta barocco ma sempre pungente, ironico e sagace. Un linguaggio diventato lessico sportivo, una prosa da scrittore più che da giornalista, che il “romanissimo” Ciotti, figlioccio di Trilussa, ha saputo prestare anche alla musica del più milanese dei cantautori, Enzo Jannacci. Per lui, Ciotti ha scritto “Veronica”, un testo provocatorio e irriverente sulle cui note i due hanno duettato, insieme anche a Dario Fo, in un programma di Gianni Minà del 1987, “Domani si gioca”. A raccontare Sandro Ciotti, ci sono i colleghi di un tempo, come Ezio Luzzi e Claudio Ferretti (scomparso il 21 maggio 2020), i radiocronisti di oggi divenuti nel tempo suoi eredi, come Riccardo Cucchi e Bruno Gentili, e Guglielmo Moretti (scomparso il 18 maggio 2017), l’ideatore di “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Firenze è una laguna”
Il ricordo di Rai Cultura a 58 anni dall’alluvione

“Non ci sono vie di accesso e di uscita dalla città perché Firenze è una laguna” comunica Marcello Giannini a Sergio Zavoli nel Telegiornale che andò in onda la sera del 4 novembre 1966 e che fa parte della programmazione dedicata che Rai Cultura propone lunedì 4 novembre su Rai Storia, a 58 anni dalla tragica alluvione.
Si inizia proprio da quel “Telegiornale della sera – 4 novembre 1966”, in onda alle 11.45 e in replica alle 20.00: “Non c’è dramma a Firenze perché la popolazione è esemplarmente calma. Se apro una finestra, tanto per dare l’impressione di ciò che c’è sotto di noi, se si sente il rumore, ecco… Questo non è un fiume. È la Via de’ Cerretani, la Via Panzani, è il cuore di Firenze invaso dall’acqua”, prosegue Giannini, storico giornalista della Rai di Firenze e, mentre aggiorna Zavoli sugli ultimi sviluppi, apre effettivamente la finestra inondando i telespettatori con il rumore dell’Arno che scorre nelle vie centrali della città.
Si prosegue alle 13.15 con “Per Firenze”, il documentario realizzato nei giorni dell'alluvione di Firenze (4 novembre 1966) da Franco Zeffirelli con la partecipazione di Richard Burton e Robert Kennedy (allora senatore) per portare alla ribalta mondiale lo stato d'emergenza del dopo alluvione.
Alle 19.30 spazio “agli angeli” con “Viva la storia. Firenze e l’autunno degli angeli”, dove si racconta la tragedia dell’alluvione di Firenze il 4 novembre 1966 e la storia dei giovani volontari che giunsero nella città toscana per aiutare le popolazioni colpite e per recuperare le opere d’arte. Quattro studenti del Liceo Machiavelli di Firenze, si presentano e raccontano i momenti che precedettero l'alluvione ed il bilancio della tragedia.

Aquagranda: Venezia e l'alluvione del 1966”

In occasione dell’anniversario dell’’Aquagranda’ – la definizione che i veneziani diedero all’eccezionale marea che colpì la città il 4 novembre 1966 – Rai Cultura ripropone lunedì 4 novembre alle ore 11.00 su Rai Storia, lo “Aquagranda – Venezia e l’alluvione del 1966”, speciale di Enrico Salvatori che intende ricostruire, tramite testimonianze e documenti inediti, i fatti che segnarono quel giorno. A rievocare le memorie dei veneziani e la cronaca spicciola di quelle ore, lo scrittore Roberto Bianchin, autore del romanzo “Aquagranda”, da cui ha tratto un libretto d’opera che ha debuttato in scena il 4 novembre 2016 al Teatro La Fenice a 50 anni dall’alluvione.
Il sovrintendente Cristiano Chiarot, oltre a raccontare la genesi dell’opera in debutto, rammenta anche l’eccezionale impegno che nel 1966 portò La Fenice a rispettare il calendario della stagione.
Antonio Rusconi, docente di Assetto Idrogeologico allo Iuav, illustra le eccezionali condizioni di maltempo che portarono il livello dell’acqua a 194 centimetri, rilevazione più elevata mai registrata dal mareografo di Punta della Salute.
Testimoni eccezionali di quel giorno, Arrigo Cipriani, proprietario del Harry’s bar e scrittore di memorie veneziane; Delfo Utimpergher, nel 1966 giornalista al Gazzettino di Venezia, che rammenta quando la redazione e la tipografia, ancora in centro città, vennero invase dalle acque e tutto il personale si rimboccò le maniche, riuscendo nell’epica impresa di tornare in edicola dopo solo un giorno; Duilio Stigher, nel ’66 cineoperatore Rai, che riuscì a girare le eccezionali immagini delle calli, i campi e Piazza San Marco sommerse dalle acque, in tempo per trasmetterle nel Telegiornale della Sera del 4 novembre.
Dall’Archivio di Stato di Venezia - con Raffaele Santoro (Direttore dal 2005 al 2018) e Alessandra Schiavon (vicedirettrice nel 2016) – riemergono tracce eccezionali dai trenta faldoni nei quali il comune di Venezia raccolse tutta la corrispondenza relativa all’alluvione del 4 novembre, e le testimonianze scritte degli aiuti internazionali che seguirono.
L’alluvione del 1966, infatti, segna i destini di Venezia in due direzioni: da una parte, si assiste a un cambiamento del tessuto sociale della città, che vide due terzi dei veneziani trasferirsi in terraferma, a Mestre e dintorni; dall’altra, un’attenzione di enti come Italia Nostra –guidata dalla battagliera contessa Teresa Foscari, che accompagnò Ted Kennedy a visitare i murazzi di Pellestrina, danneggiati dall’alluvione- e dall’Unesco- una campagna internazionale per Venezia e Firenze annunciata in TV dal direttore generale René Maheu, lanciata il 2 dicembre 1966.
A rievocare le vicende delle associazioni internazionali Ana Luiza Thomson-Flores, Direttore dell’ufficio regionale UNESCO aperto a Venezia nel 1973 (in carica fino a settembre 2023); Lady Clarke, fondatrice con il marito Sir Ashey, nel 1968 del Venice in Peril Fund; Lidia Fersouch, presidente Italia Nostra sezione di Venezia (2009 – 2020); Francesca Barbini, presidente Fai delegazione Venezia.
Sul dopo alluvione e la legge speciale del 1973, ne parla Renata Codello, Direttore della Segreteria Regionale dei Beni Culturali del Veneto (2015-2018)
Infine, Il Proto della Basilica di San Marco, prof. Mario Piana, illustra le tecniche di restauro dei fragili cartigli di marmo delle facciate della Basilica, frutto di 50 anni di evoluzione tecnica.

4 novembre Frammenti dalle celebrazioni

In occasione delle celebrazioni del “Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”, Rai Cultura propone lunedì 4 novembre alle 17.10 su Rai Storia un percorso nel tempo composto da cinegiornali militari e da filmati dell’archivio Rai, frammenti di teca dal 1958 al 2023.

04.11.1918 Fine. L’armistizio, la vittoria e gli sconfitti della Grande Guerra  

Il 4 novembre del 1918 viene firmato l’armistizio sul fronte italiano della Prima Guerra Mondiale. E finalmente può essere pronunciata la parola più attesa. La parola sussurrata con speranza per 42 mesi, ostentata nell’illusione, maledetta nella delusione. La parola che si è spenta sulle labbra di 650mila morti in trincea diventa cronaca, realtà. “4.1.1918. Fine”, in onda lunedì 4 novembre alle 17.20 su Rai Storia racconta i significati che assume quella parola per i soldati che hanno combattuto e vissuto sulla propria pelle un conflitto senza precedenti nella storia. È la “vittoria” per chi si sente partecipe e protagonista dell’esito bellico. È comunque una sconfitta per chi pensa ai compagni caduti e alla propria vita dissipata. È per tutti l’armistizio e il ritorno a casa. Per tutti, la fine dell’incubo. Dopo “Presente. Voci e volti dei ragazzi di Redipuglia” e “Generazione Caporetto. Storie di soldati eroi sbandati nei giorni della disfatta”, “4-11-1918-FINE. L’armistizio, la vittoria e gli sconfitti della Grande Guerra” è il documentario che conclude la trilogia sulla Grande Guerra raccontata attraverso le testimonianze - diari, memorie e lettere di soldati e ufficiali, ragazzi e uomini “qualunque” – custodite dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.

L’ultimo eroe. Viaggio nell’Italia del Milite Ignoto

Il 2 Novembre 1921, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, la salma del Milite Ignoto, simbolo di tutti i caduti della Grande Guerra, riceve l’estremo e sacro omaggio nel giorno dedicato ai defunti. Il 4 Novembre 1921, a tre anni esatti dalla vittoria italiana nella Grande Guerra, si celebra l’atto finale della sepoltura nel complesso del Vittoriano a Roma.
Lo speciale “L’ultimo eroe. Viaggio nell’Italia del Milite Ignoto”, riproposto lunedì 4 novembre alle 18.30 su Rai Storia, in occasione del “Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”, ripercorre il viaggio del Milite Ignoto seguendo le tappe che, dalla Basilica di Aquileia, hanno condotto la bara a Roma lungo un percorso ferroviario che ha visto l’ideale abbraccio di tutto il Paese.
Nicola Maranesi e Marco Mondini ricostruiscono insieme, di tappa in tappa, i passaggi principali del cerimoniale del Milite Ignoto.  A Maranesi spetta il compito di evocare gli aspetti mediatici e memorialistici (utilizzando le cronache della stampa dell'epoca e il diario del tenente Augusto Tognasso, giurato tra i giurati della commissione che ha partecipato alla riesumazione delle 11 salme tra cui è stato scelto l'ignoto), mentre Mondini ricostruisce le vicende dal punto di vista storico-scientifico. Il documentario ripercorre l'iter che ha portato alla realizzazione della cerimonia del Milite Ignoto e al contempo racconta l'Italia dell'epoca: gli strascichi della Prima Guerra Mondiale e le principali vicende che hanno caratterizzato il triennio ‘18/’21 - nascita del fascismo, impresa di Fiume, rivolta nelle campagne, violenza, squadrismo fascista - con focus specifici sulle città principali toccate dal viaggio del milite, per capire ‘quale Italia’ attraversava il convoglio nel 1921.
A corollario di questa narrazione gli interventi dei professori Carlo Fumian a Padova, Barbara Bracco a Bologna, Roberto Bianchi a Firenze, del Generale dell’Esercito Fulvio Poli presso il museo storico della Terza Armata di Padova e del professor Emilio Gentile nella cornice di Santa Maria degli Angeli a Roma.

Passato e Presente
Alberto Manzi, il maestro degli italiani

In occasione del centenario della nascita, ‘Passato e Presente’, con Paolo Mieli lo storico Bruno Maida, dedica una puntata ad Alberto Manzi, proposta da Rai Cultura lunedì 4 novembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. Noto ai più unicamente come il maestro gentile del programma “Non è mai troppo tardi”, Manzi è in realtà anche un personaggio carismatico ed emblematico delle trasformazioni dell’Italia del Novecento. Negli anni del boom diventa simbolo della lotta all’analfabetismo ancora presente nel Paese, poi torna felicemente al suo lavoro di maestro elementare, che svolge con passione sino alla pensione. Ma in questa puntata ne scopriremo anche un lato meno noto: la sua indole ribelle, refrattaria alle grettezze del potere, il suo coraggioso impegno per gli indios dell’Amazzonia, la sua penna di scrittore di romanzi per ragazzi, tradotti in tutto il mondo, come Orzowei.

Iliade: Ettore e Achille 

 

a.C.d.C. Gli Stuart. Un regno di sangue; La restaurazione

Nel 1660, dopo la morte di Cromwell, il re in esilio torna trionfalmente a Londra: con Carlo II la monarchia è restaurata e anche il Commonwealth non sopravvive alla morte di Cromwell. Ma due gravissime tragedie colpiscono la nazione: l’epidemia di peste ed il grande incendio di Londra. Lo racconta “Gli Stuart. Un regno di sangue”, in onda lunedì 4 novembre alle 21.40 su Rai Storia per “a.C.d.C.”, con l’introduzione del professor Alessandro Barbero.

Cronache di Terra e di Mare
Fenici e greci. Gli antichi negli oceani

Quasi senza nome, ma creatori dell’alfabeto. I Fenici, letteralmente “quelli della tinta” - chiamati così dai Greci in senso dispregiativo per la porpora, da loro scoperta e commercializzata - nel 1000 a.C. hanno inventato l’alfabeto a cui i Greci stessi si sono ispirati. Ma i Fenici sono molto di più: abili commercianti e soprattutto instancabili esploratori. Proprio la loro storia, e di altri grandi navigatori del tempo, viene raccontata, tra le rovine dell’area archeologica di Thaross in Sardegna, nell’episodio di “Cronache di terra e di mare” di Cristoforo Gorno, in onda lunedì 4 novembre alle 22.30 su Rai Storia. I Fenici vivono nel territorio che oggi corrisponde alla Libia e a una parte di Israele e Siria. Le città principali sono Biblos, Sidone e Tiro, ciascuna governata da un sovrano, ma non è chiaro se fossero una federazione oppure delle semplici città stato indipendenti. Di certo la loro espansione territoriale non si è fermata lì. Viaggiano per il Mediterraneo, fondano Palermo, Cadice, Lisso, ma soprattutto Cartagine, l’attuale Tunisi. I Cartaginesi hanno un approccio diverso dai primi Fenici e puntano non solo a espandere la loro rete commerciale, ma anche a diventare i padroni del Mediterraneo. Il loro dominio si concretizza presto, ma conosce il declino altrettanto velocemente: nel 238 a.C., dopo la prima guerra punica, i Romani sottraggono ai Cartaginesi la Corsica e la Sardegna. Comincia così la discesa. Testimone di questi passaggi di popolazioni è il sito archeologico di Thaross in Sardegna dove, nel corso della puntata, Cristoforo Gorno mostra le fasi evolutive di quella zona prima centro dei Fenici, poi dei Cartaginesi e infine dei Romani. Di Fenici e Cartaginesi, però, oltre alle rovine sono rimasti viaggi e scoperte. È il greco Pitheas di Marsiglia a essersi spinto per primo fino al Circolo Polare Artico, descritto nella sua opera perduta “Sull’Oceano”, e ad aver raccontato il fenomeno astronomico del “sole di mezzanotte”. Ma è al fenicio Annone che si deve una descrizione dettagliata dell’Africa fino al Senegal ed è sempre a un gruppo di fenici che si deve la prima circumnavigazione completa dell’Africa. Più incerta, invece, è la loro presenza nei Caraibi e nell’America Centrale a partire dal terzo secolo. Gli ananas raffigurati su alcuni mosaici dell’epoca e le monete fenice ritrovate in America nel 1700 sembrano confermare, però, che, consapevolmente o meno, i Fenici abbiano toccato davvero quelle coste prima di tutti.

MARTEDI’ 05/11/2024

Italiani
Benigno Zaccagnini. La mitezza della politica

Un pediatra alla testa della Democrazia Cristiana. Dal rapimento di Aldo Moro agli spettacoli di burattini in ospedale, la vita di Benigno Zaccagnini si snoda tra i palazzi romani e gli ambulatori infantili della Romagna. A 35 anni dalla scomparsa, Rai Cultura lo ricorda con “Italiani”, in onda martedì 5 novembre alle 11.45 su Rai Storia
Tra le testimonianze presenti, quella della moglie Anna Busignani, della moglie di Riccardo Muti, Cristina Mazzavillani Muti, e degli ex parlamentari Guido Bodrato ed Emanuele Macaluso. Benigno Zaccagnini, detto "l'onesto Zac", è un protagonista della prima Repubblica. Parlamentare per dieci legislature - dall'Assemblea costituente del 1946 alla morte nel 1989 - è segretario della DC dal 1975 al 1980, durante gli anni delle Brigate rosse e del rapimento dell'amico e maestro Aldo Moro, durante il quale sostiene a malincuore la linea della fermezza. Non dimentica però mai la Romagna e l'attività di medico pediatra, sua professione prima di entrare nella Resistenza. Per anni coniuga gli impegni nella capitale con gli spettacoli della "Compagnia dei tre dottori", partecipando in prima persona alle rappresentazioni coi burattini in ospedali, asili e scuole. Per dedicarsi alla sua terra natale rinuncia perfino a incarichi nelle istituzioni, il caso più famoso è il suo rifiuto a correre per la Presidenza della Repubblica nel 1971 dopo il settennato di Saragat.

Passato e presente
La Battaglia di Trafalgar

Alle prime luci dell’alba del 21 ottobre 1805, la flotta inglese, comandata dall’ammiraglio Orazio Nelson, si dispone su due colonne e punta dritta verso le navi franco-spagnole posizionate in linea di fila al largo di Trafalgar. Nonostante il fitto cannoneggiamento francese, la Royal Navy avanza inesorabile e si incunea negli intervalli della lunga fila delle navi nemiche. Dopo cinque ore di furiosa battaglia, la flotta franco-spagnola si arrende. Da quel giorno, la forza navale britannica diventerà il più potente esercito sui mari e all’ammiraglio Nelson, che muore in battaglia, sarà destinato un posto da eroe nel pantheon britannico. La battaglia di Trafalgar è ripercorsa da Paolo Mieli e dal professor Gastone Breccia nel nuovo appuntamento con “Passato e presente” in onda martedì 5 novembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.

Cortina nella Grande Guerra”
Su tutte le vette è guerra

Il nemico non è solo il soldato avversario, ma è anche, e soprattutto, la montagna, la natura, grandiosa e al tempo stesso terribile. È da qui che riparte di racconto della seconda e ultima puntata di “Cortina nella Grande Guerra” in onda martedì 5 novembre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia. Lo speciale si avvale della narrazione condotta sui luoghi da Emanuela Lucchetti, insieme al contributo di storici ed esperti della comunità ampezzana e delle sue Dolomiti, del mondo dell’alpinismo e soprattutto del Primo conflitto mondiale in quei territori (Marco Mondini, Diego Leoni, Paolo Giacomel ed Enrico Camanni). Su tutte le vette è guerra è il titolo di questo secondo appuntamento, titolo che riprende, mutandolo, un verso di Goethe. Si configura un nuovo e inedito teatro del conflitto, una guerra caratterizzata da accaniti scontri tra le cime, da imprese alpinistiche straordinarie e da vette che vengono fatte esplodere.
Dopo due anni e mezzo, senza che vi siano stati grandi avanzamenti e conquiste a favore di uno dei due contendenti, arriva la disfatta di Caporetto nell’ottobre 1917. Cambia ancora una volta il destino di Cortina: insieme ad altri vastissimi territori viene riconquistata dagli Austriaci. Solo un anno più tardi dopo la battaglia di Vittorio Veneto, l’esercito italiano riesce a sfondare le linee nemiche. A fine conflitto, nel 1918, dopo anni di sconvolgimenti, Cortina è definitivamente ripresa dagli italiani: poco dopo sarà annessa al Regno d’Italia. La guerra è stata un’immane carneficina e ha anche cambiato, sfigurandolo, il volto delle montagne. Queste sono però entrate nella coscienza di tutti gli italiani e nel dopoguerra diventeranno sempre più anche un importante luogo della memoria. Dopo il conflitto inizierà presto una nuova pagina della storia di Cortina, una storia stavolta di pace, prosperità, che, superando gli anni tremendi della Seconda guerra mondiale, troverà la sua celebrazione anche attraverso lo sport con le Olimpiadi Invernali del 1956.

'14-'18 Storie della Grande Guerra
Quel che resta della guerra. I recuperanti

Nel 1970 Ermanno Olmi realizzò I recuperanti, un lungometraggio su un giovane che nel secondo dopoguerra si dedica al recupero di residuati bellici per combattere la miseria. Oggi, a questa attività, si dedicano ancora in molti, non più per necessità economica ma in modo amatoriale. Ma si tratta di un passatempo, a cui corrisponde un vero e proprio mercato, pericoloso. Di Sara Chiaretti, Federico Cataldi, una serie narrata da Carlo Lucarelli, “14-18 Grande Guerra 100 anni dopo” andrà in onda martedì 5 novembre alle 22.10 su Rai Storia. Produttore esecutivo Roberta Sangermano.

Le nuove “Storie contemporanee”
Le donne nella Prima guerra mondiale

Al via alla nuova stagione di “Storie Contemporanee”: da martedì 5 novembre alle 22.40 su Rai Storia, Michela Ponzani incontra ricercatori, storici e testimoni per raccontare alcune vicende del nostro passato recente sulle quali la ricerca ha fatto luce grazie a documenti inediti e fonti nuove. Tre puntate per scoprire, e riscoprire, alcuni nodi irrisolti e per narrare i fatti sotto una luce nuova. Si inizia con la Prima Guerra Mondiale e con l’apporto delle donne sia al conflitto che all’economia del Paese, si prosegue con il racconto del ghetto ebraico di Pitigliano, in Maremma, dove le leggi razziali hanno cambiato la pacifica convivenza dell’antica comunità, e infine si racconta il movimento del diritto alla casa a Roma, una problematica sorta già nell’immediato secondo dopoguerra.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale molte sono le donne chiamate a unirsi alle Forze Armate e in migliaia lasciano le proprie case per una partecipazione attiva e talvolta eroica. I paesi in guerra hanno bisogno di chi sostituisce gli uomini mandati in trincea e le donne cominciano a lavorare nei campi, nelle fabbriche, nelle officine dove si fabbricavano le armi. Le donne indossano anche l’uniforme del soldato e salgono sui treni militari, impegnate per la maggior parte come infermiere. In questa puntata di Storie Contemporanee Michela Ponzani racconta la complessità del ruolo delle donne nella Grande Guerra grazie all’incontro con lo scrittore Fernando Larcher, con la professoressa Stefania Bartoloni e con Alessia Cecconi, Direttrice della Fondazione Centro di Documentazione Storico-Etnografica della Valdibisenzio. 

MERCOLEDI’ 06/11/2024

Passato e Presente
Il popolo di Seattle. Il movimento No-Global

La data di nascita del movimento “no-global” viene convenzionalmente fissata il 30 novembre 1999: a Seattle negli Stati Uniti, in occasione del vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio, si radunano 40.000 manifestanti, in una serie di cortei dove si fondono sindacati operai, Organizzazioni non governative, ambientalisti, ma anche i primi “black bloc”. Della nascita del movimento “no-global” parlerà la professoressa Giordana Pulcini, insieme a Paolo Mieli, a “Passato e Presente”, in onda mercoledì 6 novembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. L’obiettivo, in gran parte centrato, è di impedire i lavori del summit, ma la situazione per strada degenera in guerriglia urbana. Così irrompe sulla scena mediatica il movimento no-global, tanto che i partecipanti alle contestazioni dei successivi summit internazionali verranno spesso definiti come il “Popolo di Seattle”.

I “Cari amici vicini e lontani” di Arbore
Quando si ballava con la radio

L’omaggio a una delle rubriche più popolari degli anni ‘50 “Ballate con noi”, trasmessa di pomeriggio per animare le feste in casa, al ritmo dei “lenti” ballati dal pubblico di “Cari amici” apre il sesto appuntamento con Renzo Arbore e con “Cari amici vicini e lontani” in onda mercoledì 6 novembre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia.
Si torna poi a parlare di “radio di guerra”: Renzo Arbore, dopo la sigla di “Italia combatte”, che seguì l’avanzata della Liberazione degli Alleati, intervista Vito De Anna, Adriana Sala e Ruggero Maccari di Radio Bari, Maurizio Ferrara (Radio Napoli); il regista Steno che parla “Radio Stella Bianca” legata al PWB delle forze armate americane; Giovanna Fabbri Saldi, speaker della Radio della Repubblica di Salò e infine Arnoldo Foà, che rilegge, quarant’anni dopo, la cronaca di un bombardamento che lesse a “Radio Napoli” nel 1943-44.
Una rappresentanza dei DJ delle Radio Private, che sono sorte in Italia a partire dal 1975, viene introdotta da Arbore a eseguire un brano inciso da loro “Good times”.
Sul palco di “Cari amici” arrivano Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che ricordano i loro trascorsi radiofonici e cantano un medley di “Rosamunda” con due canzoni siciliane “Vitti ‘na crozza” e “Ciuri Ciuri”.
La puntata si conclude con un omaggio di Gianni Mazza e dall’orchestra Rai a Gorni Kramer e con due voci degli anni ’40, Ernesto Bonino e Narciso Parigi, che ricordano i loro successi: il primo è stato lanciato a Radio Torino da Pippo Barzizza, specializzandosi nel jazz all’italiana, il secondo debutta a Radio Firenze nel 1944, lanciando motivi legati alla ”città del giglio” come “Madonna fiorentina” e “Mattinata fiorentina”.
Un programma di Renzo Arbore, Ugo Porcelli ed Enrico Salvatori, con la collaborazione di Lucia Ciancaglini. Produttore esecutivo Alessandra Giorgi. Regia di Luca Nannini e Agostino Pozzi.

GIOVEDI’ 07/11/2024

Passato e Presente
Il corpo come simbolo. Eroi o tiranni

Il culto dei morti e il trattamento riservato ai defunti rivestono, da sempre, capitale importanza per i vivi. Ne parlano Paolo Mieli e il professor Alessandro Campi a “Passato e Presente”, in onda giovedì 7 novembre alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia.
Vi sono corpi cui si attribuiscono poteri salvifici e miracolosi, come quelli dei santi, e corpi che rappresentano il regime, la causa o l’ideale che hanno incarnato da vivi con una tale forza simbolica da divenire oggetto di interminabili contese. C’è chi vorrebbe venerarli e chi cancellarne la memoria. Le tempeste della storia possono così trasformare il più amato ed ammirato dei leader in un cadavere oltraggiato, nascosto, trafugato e poi nuovamente onorato e celebrato. Al contrario, gli anonimi resti di chi era stato considerato un traditore possono diventare quelli di un eroe per il quale si erigono monumenti e si affiggono targhe.

5000 anni e +. La lunga storia dell'umanità – 1^TX
Il tesoro di Tutankhamon: il segreto del tesoro

La vicenda e soprattutto i segreti di uno dei tesori tra i più famosi della storia, quello del faraone Tutankhamon. A “5000 anni e più. La lunga storia dell’umanità”, in onda giovedì 7 novembre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia, Giorgio Zanchini con l’egittologa Professoressa Paola Buzi, introduce ad un appassionante viaggio nel mistero, dove i pochi reperti scoperti e rinvenuti nella tomba del faraone, si rivelano gli indizi di un’indagine che nel raccontare il tesoro svela aspetti del suo regno e del periodo storico che coprì.

a.C.d.C.
Apocalissi del passato
La scomparsa dei Maya pt.5

Tra il 250 e il 900 d.C. la civiltà Maya fiorisce nel centro America, sfruttando le avanzate conoscenze matematiche e astronomiche per realizzare imponenti centri urbani e una complessa organizzazione sociale. Ma a partire dall’ottavo secolo un rapido declino e l’abbandono delle grandi città segnano la fine di quella civiltà. Una parabola raccontata da “Apocalissi del passato”, in onda giovedì 7 novembre alle 22.10 su Rai Storia per “a.C.d.C.”. L’archeologia è ancora alla ricerca di una spiegazione esauriente dello spettacolare crollo dei Maya.

VENERDÌ 08/11/2024

Passato e Presente
La caduta del Muro e i paesi dell’Est

Il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino, per quarant’anni simbolo della Guerra fredda. L’abbattimento di questa frontiera avviene in un anno che vede molti paesi dell’est Europa – Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria… – deporre i governi dipendenti da Mosca e avviare un processo democratico di stampo occidentale, insieme all’adozione di un’economia di mercato. A Passato e Presente, in onda venerdì 8 novembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli e lo storico Adriano Roccucci ripercorrono quel drammatico e fondamentale snodo del Novecento dal punto di vista dei Paesi dell’Est.
La caduta del Muro avvia anche il processo di riunificazione tra le due Germanie, che pur tra ostacoli e difficoltà si conclude positivamente il 3 ottobre 1990. Parallelamente, la crisi del blocco comunista produce il progressivo sfaldamento dell’Unione sovietica, che deve fronteggiare le richieste di indipendenza di molte repubbliche della sua federazione e come conseguenza di questo si dissolve nel dicembre 1991.

Le ragazze
Generazioni a confronto

“Le Ragazze” tornano venerdì 8 novembre alle 21.10 su Rai Storia con nuove storie di vita. Sei donne di diverse generazioni: si parte con la decana e si chiude con una giovane di oggi. In mezzo storie di chi è stata ventenne tra gli anni ’50 e gli anni ’90. Ad aprire la seconda puntata sarà Anna Maria Novaretti, classe 1928, ex centralinista della Stipel, società telefonica piemontese che operò tra gli anni ‘20 e gli anni ’60, prima di fondersi con la Sip. Un pezzo di storia della telefonia italiana, attraverso la testimonianza di una delle giovanissime impiegate, cui fu affidato il compito di mettere in comunicazione – per la prima volta – persone lontane tra loro, diventate il simbolo di un periodo storico. Seguono due Ragazze degli anni ‘60. La prima è Viviana Vazza, sopravvissuta al disastro del Vajont del 9 ottobre 1963, quando la frana del monte Toc fece esondare il lago artificiale formato dalla diga sul fiume Vajont, causando la morte di oltre 2000 persone. Viviana aveva 16 anni, si trovava in collegio a Belluno e nel disastro perse padre, madre e due fratelli. La sua storia si intreccia con quella di Giacinta Francione, cresciuta nei sassi di Matera, in una stalla senza acqua corrente, senza bagno, senza finestre, con la porta di ingresso come unica fonte di luce. Un ricco repertorio degli archivi Rai correda queste due straordinarie incursioni nella nostra storia recente. Dopo di loro ci si addentra negli anni Ottanta. A raccontarli saranno la virologa Ilaria Capua, nota per i suoi recenti e puntuali interventi sulla pandemia causata dal Covid-19, che proprio negli anni ’80 si è formata, laureata in Veterinaria e ha poi deciso di diventare ricercatrice. Seguiremo tutta la sua storia e anche la terribile vicenda che l’ha vista ingiustamente accusata di essere una trafficante di virus e vaccini. L’altra Ragazza degli anni ’80 è Barbara Boncompagni, figlia di Gianni Boncompagni, che dopo l’abbandono della moglie si occupò da solo di lei e delle sue sorelle, per molto tempo aiutato da Raffaella Carrà che all’epoca era la sua compagna nella vita e nel lavoro. Giovanissima, Barbara ha iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo passando poi dietro alle telecamere per scrivere programmi televisivi di successo. In chiusura il toccante racconto della giovane Alessandra Clemente, oggi Assessore alle Politiche Giovanili di Napoli, che a 10 anni ha perso la mamma uccisa davanti ai suoi occhi dalla camorra.

SABATO 09/11/24 -1989 35° caduta Muro Berlino

L’ombra del muro”

Dagli anni della costruzione del Muro di Berlino nel 1961, fino all’abbattimento il 9 novembre 1989. Un viaggio attraverso intrecci di immagini di repertorio, che descrivono la divisione delle due Germanie, e di testimonianze sulla memoria di oggi intorno al Muro. Quali ricordi restano di quell’esperienza di divisione? Le parole, i volti, i luoghi, i microcosmi delle persone incontrate e intervistate, spaccati di vita vissuta, autoritratti di storie di vita sono al centro di “L’ombra del muro”, uno speciale in due parti, ideato e diretto da Francesco Conversano e Nene Grignaffini, riproposto sabato 9 novembre dalle 18.00 su Rai Storia in occasione dei 35 anni dalla caduta del muro di Berlino. In veste di consulente storico-scientifico, il giornalista Stefano Vastano, firma de “L’Espresso”, che da più di trent’anni vive e lavora a Berlino. Il cuore della prima parte dello speciale, dal titolo “Vite recluse” ruota intorno al sistema carcerario della DDR, in particolare le carceri di Bautzen in Sassonia e di Cottbus nel Brandeburgo. Il carcere di Bautzen II che ospitava i prigionieri politici del Regime e Bautzen I, denominato “Gelbes Elend”, la Miseria gialla, per i suoi tristi mattoni gialli. In questa prima parte, “L’ombra del muro”, ci conduce in un viaggio nei luoghi e nei ricordi di quanti hanno vissuto gli anni della divisione: si intrecciano così i racconti e le immagini del carcere politico di Bautzen II nelle parole di Sven Riesel (storico e Vicedirettore del carcere) e le memorie di Georg Kanig (ex dipendente Ferrovie e attivista Neues Forum). Si susseguono poi le memorie dell’attore Jochen Stern, di Manfred Matthies e di Gilbert Furian che hanno trascorso, come dissidenti politici, parte della loro vita nelle carceri della DDR.
A seguire alle 19.00, la seconda parte dal titolo “Vite spiate”: un viaggio a Berlino, per scoprire cosa resta del Muro, che divise la città dalla costruzione nel 1961 fino all’abbattimento il 9 novembre 1989. A Berlino si intrecciano le memorie e le testimonianze di Brigitta Heinrich (ex insegnante) che ha vissuto in un’enclave della Germania dell’est dentro a Berlino ovest; Joachim Rudolph, ottantenne che nel 1962, insieme ai due italiani Domenico Sesta e Gigi Spina, scavò sotto il Muro, in Bernauer Strasse, il famoso Tunnel 29, liberando un gruppo di 29 persone. E poi Bert Konopatzky (fotografo e guida turistica); Gina Pietsch (nota cantante e attrice di teatro brechtiano vicina al regime della DDR); Manon Strache (attrice); Susanne Schädlich, figlia dello scrittore Hans-Joachim Schädlich che per decenni fu spiato dal fratello Karl, collaboratore della Stasi. La sua storia fu raccontata da Susanne nel suo drammatico libro “Sempre dicembre”, dopo la pubblicazione dei documenti segreti della Stasi. In veste di consulente storico-scientifico, il giornalista Stefano Vastano, firma de “L’Espresso”, che da più di trent’anni vive e lavora a Berlino.

Passato e presente
Grande Guerra: il re e il generale Diaz

Dopo la disfatta di Caporetto del 24 ottobre 1917 e il conseguente sbandamento delle truppe italiane, due personaggi occupano la scena: Vittorio Emanuele III, il re soldato, e il generale Armando Diaz, il duca della vittoria, chiamato dal sovrano l’8 novembre 1917 a sostituire il generale Luigi Cadorna come Capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano. Due personaggi raccontati dal professor Marco Mondini ospite di Paolo Mieli a “Passato e Presente”, in onda sabato 9 novembre alle 20.30 su Rai Storia. Nel momento peggiore del conflitto, in un clima di sfiducia e di diffidenza da parte degli alleati sulla determinazione dell’Italia a resistere e a riscattarsi dalla terribile sconfitta, il re soldato e il generale Diaz sapranno riportare l’esercito italiano sulla strada giusta, fino alla liberazione di Trento e Trieste e alla conclusione vittoriosa del conflitto.

Cinema Italia
Disamistade

Sardegna, anni ‘50. Dopo anni di assenza Sebastiano Catte, figlio di pastore, decide di tornare a casa per aiutare la madre; un giorno viene derubato di tutte le pecore rimaste in mano alla sua famiglia. Aggregarsi a una banda di ladri di bestiame sembra la soluzione migliore per rifarsi. Regia di Gianfranco Cabiddu, con Joaquim de Almeida, Massimo Dapporto, Laura del Sol, Maria Carta, Pablo Alarcon, “Disamistade” andrà in onda sabato 9 novembre alle 21.10 per il ciclo “Cinema Italia”.

Documentari d’autore
Pino Daniele. Il tempo resterà

Un viaggio attraverso la musica, i concerti e la vita del grande artista partenopeo con una straordinaria serie di immagini, testimonianze e performance musicali. Un ritratto inedito del cantautore, che vuole raccontare il suo rapporto intimo e profondo con la città di Napoli e la sua capacità di essere un artista apprezzato a livello internazionale.Regia di Giorgio Verdelli, Pino Daniele. Il tempo resterà andrà in onda per “Documentari d’autore” sabato 9 novembre alle 23.00 su Rai Storia.


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