L’Ape musicale

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Svetlana Zakharova

Amore

presentazione di Valentina Bonelli

L’inaugurazione della nuova stagione di balletto del Teatro Comunale di Bologna è affidata all’étoile Svetlana Zakharova, protagonista insieme a Primi ballerini e Solisti del Balletto Bol’šoj di Mosca dello spettacolo Amore, in scena mercoledì 27 e giovedì 28 febbraio alle ore 20.30.

Prima ballerina del Teatro Bol’šoj di Mosca ed Étoile del Teatro alla Scala di Milano, Svetlana Zakharova è oggi all’apice della fama, contesa dai maggiori teatri per la tecnica impeccabile, lo stile squisito, l’avvenenza scenica. Interprete ineguagliabile del repertorio classico e del Novecento, nelle ultime stagioni la ballerina russa si è dedicata con passione a spettacoli da lei stessa ideati, per i quali ha scelto preziose coreografie di repertorio e commissionato nuove, esclusive creazioni, per sé e per le étoiles che la accompagnano.

«Continuo ad adorare i balletti classici, che vorrei danzare sempre e il più a lungo possibile» ha confidato Zakharova. «La mia voglia di cambiare invece riguarda le creazioni contemporanee: sono per me come vestiti, ne vorrei provare sempre di nuove! Ho capito che cresce in me il desidero di conoscere nuovi coreografi, confrontarmi con stili a me ignoti, senza paura degli esperimenti. Mi piace anzi, e persino mi diverte, mostrarmi diversa da come il pubblico si aspetta di ritrovarmi, rivelare aspetti insospettabili della mia personalità scenica. Certo è difficile e rischioso sperimentare, ma per un ballerino nulla è più stimolante».

Da questa voglia di mettersi in gioco è nato il trittico Amore, titolo italiano ovunque comprensibile, scelto dalla stessa artista in omaggio al nostro paese dov’è sempre accolta con grande affetto.

Tre i titoli presentati, assai diversi per stile e temperamento, eseguiti con l’accompagnamento dal vivo dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna.

Yuri Possokhov, coreografo russo formatosi alla grande scuola del Bol’šoj e affermatosi in America, firma il petit ballet Francesca da Rimini sull’omonima fantasia sinfonica di Čajkovskij. Creato nel 2012 per il San Francisco Ballet è stato specialmente riallestito per Svetlana Zakharova e i ballerini del Bol’šoj. L’étoile, che del coreografo è stata musa per i balletti Cinderella e Un Eroe del nostro tempo, ha trovato in lui le doti che cercava: quell’attitudine al racconto propria degli artisti russi, la forza drammatica radicata nel dance-drama sovietico, il gusto per l’intrattenimento affinatosi nelle permanenza americana. Dalla vicenda dantesca, Possokhov tratteggia una Francesca che nell’interpretazione di Svetlana Zakharova diventa figura antica dal virginale candore, prima sospinta e poi travolta dalla passione. Paolo ha l’avvenenza del Primo ballerino del Bol’šoj Denis Rodkin, che manifesta il suo temperamento con l’aitanza della giovinezza, mentre Gianciotto ha la forza virile e le tinte fosche di Michail Lobuchin, anch’egli Primo ballerino del Bol’šoj. Intorno a loro un coro di damigelle stilizzate alla maniera medievale e di figure maschili simili a spettri infernali.

Con Patrick De Bana, coreografo tedesco formatosi con Béjart, Kylián, Duato, il primo incontro di Svetlana Zakharova è stato per un breve passo a due, interpretato insieme. È diventato il nucleo creativo di Rain Before it Falls, creazione per tre protagonisti su musiche barocche e sudamericane. Misteriosa l’atmosfera che pervade il brano, indecifrabili le figure che abitano la scena, un interno buio, legate da chissà quale rapporto: Svetlana Zakharova, che appare in lungo un abito viola, forse una parca con il destino dei due uomini tra le mani, lo stesso Patrick De Bana e Denis Savin, Solista del Balletto Bol’šoj. Passi a due, duetti maschili, assoli: la coreografia ha un’espressività nervosa, il gusto estetico è a tinte forti. Protagonista di un lungo assolo, Zakharova danza due pas de deux con De Bana creando un’alchimia strana tra se stessa, così delicata e algida, e il suo partner, fisionomia possente e tratti esotici. Tanto che i due hanno detto l’uno dell’altro: «Con lei si ha l’impressione di camminare nella città proibita, dove l’ultima imperatrice cinese ti invita a danzare» e «ballare con lui è come sentirsi in acqua, tuffarsi senza vederne il fondo».

La firma femminile del programma ha il nome di Marguerite Donlon, coreografa irlandese dal gusto eclettico e dallo stile estroso. Del suo repertorio Svetlana Zakharova ha scelto il balletto “signature”, Strokes Through the Tail, composto sulla Sinfonia N. 40 di Mozart. Esplicativo dello spirito della coreografia il titolo, che allude alla libertà lasciata dal compositore ai musicisti di eseguire le note lunghe o brevi proprio attraverso quelle “codine” segnate in partitura. Creato un decennio fa per la Hubbard Street Dance e divenuto un hit con altri ensembles per “la meravigliosa musicalità” e “il fine umorismo”, il balletto è stato specialmente riallestito per l’étoile russa e per i danzatori del Teatro Bol’šoj, capeggiati del Primo ballerino Michail Lobuchin. Invertiti i generi, nella nuova variante protagonista è la ballerina, in frac e gambe scoperte, attorniata da cinque uomini in tutù bianchi e torso nudo. Così il gioco dei ruoli funziona ancora meglio e l’umorismo irresistibile vira a tratti nel comico: per Svetlana Zakharova un registro inedito, e anche questo le riesce benissimo.


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