L’ITALIANA IN ALGERI
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Angelo Anelli
Musica di Gioachino Rossini
Personaggi Interpreti
Isabella, signora italiana mezzosoprano Martina Belli
Lindoro, giovane italiano,
schiavo favorito di Mustafà tenore Xabier Anduaga
Mustafà, bey d’Algeri basso Carlo Lepore
Taddeo, compagno d’Isabella basso Paolo Bordogna
Elvira, moglie di Mustafà soprano Sara Blanch
Haly, capitano dei corsari algerini baritono Benjamin Cho
Zulma, schiava confidente di Elvira mezzosoprano Rosa Bove
Direttore d’orchestra Alessandro De Marchi
Regia Vittorio Borrelli
Scene Claudia Boasso
Costumi Santuzza Calì
Luci Andrea Anfossi
riprese da Vladi Spigarolo
Maestro del coro Andrea Secchi
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO
Allestimento Teatro Regio
PRESENTING PARTNER
Teatro Regio
Mercoledì 22 Maggio 2019ore 20
Venerdì 24 Maggio 2019ore 20
Domenica 26 Maggio 2019ore 15
Martedì 28 Maggio 2019ore 15
L’ITALIANA IN ALGERI
di Gioachino Rossini
Nel 1805 i giornali milanesi riportarono con grande evidenza la notizia che una dama milanese, Antonietta Frapolli, era stata rapita ed era prigioniera di Mustafà-ibn-Ibrahim, il bey di Algeri. Forse fu proprio questa notizia a dare lo spunto ad Angelo Anelli per il libretto dell’Italiana in Algeri che scrisse per Luigi Mosca e che andò in scena alla Scala nel 1808. Cinque anni dopo, Rossini scelse quello stesso libretto per scrivere, in tutta fretta (chi dice 27 giorni, chi dice 18) una nuova opera per Giovanni Gallo, impresario del Teatro San Benedetto di Venezia. Nel 1813, in cinque mesi, Rossini compose tre opere per tre teatri veneziani: Il signor Bruschino per il San Moisè, Tancredi per la Fenice e L’italiana per il San Benedetto. L’opera andò in scena il 22 maggio 1813 con due protagonisti come Marietta Marcolini nel ruolo di Isabella (per lei Rossini aveva già composto L’equivoco stravagante, Ciro in Babilonia e La pietra del paragone) e Filippo Galli come Mustafà.
L’opera è una sorta di specchio rovesciato del Turco in Italia che Rossini scriverà un anno dopo: là un turco che arriva a Napoli, qui un’italiana che fa naufragio e viene rapita ad Algeri. Per raccontare le turcherie in musica, Rossini prevede in orchestra un insieme di strumenti come piatti, triangoli, cassa, glockenspiel militare e cappello cinese raggruppati sotto il nome di “Gran Banda Turca” e “catuba”. Ammiratore divertito delle gag dell’opera fu Stendhal, che nella sua Vie de Rossini scrisse: «i nostri gravi letterati del Journal des débats hanno trovato folle l’azione senza vedere, poveretti, che se non fosse folle non si converrebbe a un tal genere di musica, la quale in se stessa non è altro che una follia organizzata e completa». A riportare stabilmente in repertorio l’opera nel secolo scorso fu, nel 1925 al Teatro di Torino, un allestimento diretto da Vittorio Gui con Conchita Supervia come protagonista.
ATTO I
Mustafà, bey di Algeri, vuole liberarsi della moglie Elvira e decide di darla in sposa a Lindoro, il suo schiavo italiano. Lindoro, che continua a pensare alla sua fidanzata Isabella, cerca invano di opporsi al volere del bey. Sulla costa è naufragato un vascello e Haly, il capitano dei corsari, scopre che gli scampati sono italiani: finalmente potrà soddisfare il volere del bey che sognava una “preda” italiana. Vengono infatti imprigionati Isabella, la fidanzata di Lindoro partita proprio alla ricerca dell’amato e Taddeo, suo spasimante e compagno di viaggio: i due fanno credere ad Haly di essere zio e nipote. Mustafà vorrebbe far partire per l’Italia Lindoro ed Elvira, ma proprio mentre i due vanno a congedarsi dal bey, Isabella vede Lindoro. La scaltra italiana convince il bey che è usanza barbara ripudiare la moglie e si fa concedere Lindoro come schiavo.
ATTO II
Lindoro spiega alla gelosa Isabella che non aveva nessuna intenzione di tradirla con Elvira, ma che non poteva disubbidire a Mustafà. Il bey, per ingraziarsi Isabella, decide di insignire suo zio Taddeo del ruolo di kaimakan, una sorta di luogotenente, e così avviene una buffa cerimonia di investitura dello sconsolato Taddeo. Elvira comunica a Isabella che sta per arrivare il bey a prendere il caffè; l’italiana le spiega che gli uomini vanno “educati” e che non bisogna subire passivamente i loro voleri. Il bey istruisce il novello kaimakan: quando starnutirà, Taddeo dovrà lasciare la stanza per permettergli di restare solo con Isabella, ma ai ripetuti starnuti Taddeo finge di non capire e non si allontana. Mustafà si sente preso in giro ma Lindoro e Taddeo lo tranquillizzano: Isabella lo ama e ha deciso di nominarlo “Pappataci”, titolo che in Italia viene concesso agli amanti irresistibili. Devono solo mangiare, bere e divertirsi e non preoccuparsi di quello che succede intorno a loro. Per metterlo alla prova, Isabella e Lindoro fingono di amarsi e il Pappataci Mustafà non reagisce, continuando a mangiare; non reagisce nemmeno quando Isabella, Lindoro e gli schiavi italiani si imbarcano su un vascello e si allontanano. Troppo tardi scopre di essere stato vittima della burla ordita dall’astuta italiana, chiede perdono alla moglie Elvira e promette: «Non più italiane».
L’ITALIANA IN ALGERI
Prezzi dei biglietti
Recite del 22, 24 e 26 maggio: € 90 - 75 - 70 - 65 - 55 - 29
Recita del 28 maggio: € 60 - 55 - 50 - 45 - 40 - 29
Biglietti ridotti del 20% per gli under 30 e del 10% per gli over 65
(riduzioni non valide per la recita del 28 maggio)
Un’ora prima degli spettacoli, eventuale vendita di posti con una riduzione del 20% sul prezzo intero
(riduzione non valida per la recita del 28 maggio)
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