L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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SERSE

In Zabriskie point, il film di Michelangelo Antonioni, una coppia di ragazzi, negli anni della contestazione provano a fuggire dal mondo. Cercano di proteggere l’autenticità della loro giovinezza in un mondo che sembra costringerli insopportabilmente. Il film di Antonioni è del 1970, due anni dopo il sessantotto. Periodo di grandi cambiamenti.

Nel film c’è la famosa scena della discesa a Zabriskie Point. I protagonisti, Daria e Mark, fanno l’amore in quel luogo desertico, ridonandogli la vita. Ma quello che mi ha fatto pensare ad una relazione con l’opera di Handel è un piccolo scambio di battute tra i due, mentre stanno scendendo nella valle della morte. Mark dice a Daria: - fai finta che le tue idee siano piante. – e lei risponde: - Sarebbe bello piantare i pensieri nelle teste. –

Il Serse comincia con la celebre aria “Ombra mai fu”. E’ una sorta di patto che il protagonista dell’opera stringe con la maestà della natura. Una congiunzione con l’autenticità del creato. Siamo nel settecento, periodo di grandissimi cambiamenti. Il momento in cui abbiamo cominciato a guardarci intorno, provando ad abbandonare magie e superstizioni, per comprendere la concretezza razionale dell’esistere. I personaggi di Handel, Serse, Romilda, Arsamene, Atalanta… Sono giovani alle prese con l’esplodere fisico dei loro sentimenti. E, fuori, le responsabilità di una mondo che li costringe insopportabilmente. Sarebbe bello se le idee fossero piante, se ci si potesse abbandonare ai desideri, alle emozioni. Se si potessero piantare i pensieri nelle teste, proteggendo l’autenticità della giovinezza da un mondo che ci imprigiona in convenzioni, doveri, promesse, impegni...

La messinscena del Serse si articola su tre piani:

orchestra / cantanti / palcoscenico.

L’orchestra è sollevata dal piano platea di circa 30 cm.

I cantanti sono in proscenio (collocazione acusticamente migliore in rapporto anche all’orchestra).

Sul palcoscenico, protetto da un sipario neutro, schermo su cui si proiettano immagini, agiscono una trentina di ragazzi e ragazze, una sorta di “scenografia vivente”.

Il proscenio, abitato dai cantanti, è un salotto senza tempo, arredato con petineuses e poltroncine, come camerini in cui i cantanti si preparano. Molte lampade (siamo nel secolo dei lumi, l’opera è del 1738… l’illuminismo sta arrivando: cantanti e orchestra sono la società aristocratica illuminata che tesse le proprie trame, che “ispira” i borghesi rampanti, il nuovo che avanza…)

Le relazioni tra i personaggi saranno appena accennate dai cantanti a cui si chiederà una presenza discreta. In altre parole: l’opera offre momenti straordinari, che vanno ascoltati (e cantati) con grande concentrazione. La drammaturgia si attorciglia in un vortice di intrighi amorosi complicati e fini a sé stessi: È così facile l'intreccio di questo dramma, che farebbe annoiare il lettore col presentargli un lungo argomento per fargliene la spiegazione. Qualche debolezza e temerità di Serse (come il suo amore appassionato per un platano, e la costruzione del ponte sopra il mare per unire l'Asia all'Europa) fanno il fondamento dell'istoria. Il resto si finge.

L’idea è di tenere vicini orchestra e cantanti per evidenziarne l’interazione: si potranno creare giochi comuni tra cantanti a musicisti: il gioco concreto della musica quando non c’è di mezzo l’interpretazione. Piuttosto che costringere i cantanti ad “interpretare” situazioni ordinarie, facciamo scaturire la gioia di questa musica dal rapporto reale tra le voci e gli strumenti, finchè la voce diventa uno strumento dell’orchestra. Senza distrazioni, senza compromessi.

L’interpretazione di ruoli maschili da parte di voci femminili moltiplica l’effetto ludico, senza bisogno di ricorrere ad enfatizzazioni interpretative: il semplice travestirsi fornirà spunti giocosi.

Per questo i costumi saranno indossati come un travestimento di bambini che giocano. Le cantanti proveranno e indosseranno gli abiti maschili come se dovessero scegliere il loro abito da sposa…

Il libretto suggerisce il gioco: Se cangio spoglia,

non cangio core,

ma nell'amore

son pur l'istessa.

La relazione tra i cantanti, durante i recitativi, sarà quella di un gruppo di amici che chiacchiera e spettegola in una serata che si protrae. Probabilmente è appena finita una festa, una serata danzante. Sono rimasti i fantasmi dell’allegria obbligata. E’ rimasto il gruppo dei tiratardi. Quei sette personaggi che hanno una frequentazione antica, che sanno tutto l’uno dell’altro. Quelli che non vedono l’ora che se ne vadano tutti perché cominci la festa vera. E la festa vera è l’intrattenimento delle passioni, i sentimenti come passatempo, l’amore come svago. Gl’intrecci dell’attrazione di SERSE anticipano i giochi crudeli delle Liaisons dangereuses di De Lacsos. Atalanta che corteggia spudoratamente Arsamente in presenza di Romilda è un gioco di società che da un momento all’altro può degenerare, ma che, invece, la musica di Handel riesce a tenere costantemente sul filo del divertimento, dell’ironia.

I testi spesso non richiamano l’azione e quando la richiamano (perché non accade mai che la producano, che la facciano scaturire), ne fanno un’illustrazione che poi si perde nella filigrana sonora di finissime decorazioni, che valgono proprio nella loro vanità, che se ne nutrono fino a denunciarla, ma sempre con infinita eleganza. Questo dilata tempi e spazi (per dire: Tu le dirai che l'ami, ma non ti ascolterà; quella beltà che brami solo di me sarà. Arsamene ci mette quasi due minuti…)

L’orchestra sarà in scena, quindi il pubblico, oltre che ascoltarla, la vedrà.

Sul palcoscenico un gruppo di danzatori/figuranti metteranno discretamente “in azione” la musica. Tutta l’opera racconta gli intrighi amorosi di personaggi che possono dedicarsi a coltivare le loro passioni aldilà di ogni obbligo, di ogni contingenza. Serse è un imperatore che si occupa delle sue pulsioni piuttosto che della Ragion di Stato. Un adolescente in preda agli istinti più “naturali”. Handel mette al centro dell’opera il platano, albero maestoso che sovrasta i sentimenti e li “ispira”. Serse e Romilda adorano questa pianta, si identificano con essa, ne fanno parte, come ogni molecola va a comporre l’universo della natura. La musica di Handel, è “illuminista” perché celebra la natura dei corpi, dei corpi fisici come elementi del gioco vitale. I ragazzi che si muoveranno nello spazio scenico saranno la celebrazione di questo “sentire”

Gabriele Vacis


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