COSÌ FAN TUTTE
Note di regia
di Yamal das Irmich
Così fan tutte è una pedissequa e precisa descrizione dell’animo umano nella sua vita quotidiana vacua e piena di contraddizioni, forse l ’ opera più “tragica” e potente dell’intera trilogia Mozart - Da Ponte, proprio perché parla di sensazioni vere, anche ordinarie, di tutti noi.
Tuttavia, lo sviluppo drammaturgico dell’opera ha condotto la mia attenzione verso la negazione di un realismo naturalista: quattro fidanzati giovani, borghesi e insicuri vengono messi ad una prova di fedeltà reciproca da una specie di Cherubino o Don Giovanni cresciuto e disilluso, Don Alfonso, affiancato dalla complice Despina, femminista antesignana, il tutto in una sequela di situazioni improbabili e prive di legame logico. Mozart e Da Ponte hanno dunque voluto toccare l ’ interiorità dell’io nel profondo della sua psiche e le dinamiche contraddittorie che lo guidano nel quotidiano.
Parlando appunto di verità, ho scelto di collocare lo spettacolo in un apparente realismo patinato anni Cinquanta, ove il contesto borghese sopra-indicato trova la sua per me ideale collocazione: tutto è in bianco e nero all’inizio, siamo in una specie di America da pubblicità patinata dove tutto sembra essere perfetto. I giovani vivono una vita borghese precostituita, anche i sentimenti sono più guidati da un comodo percorso fatto di fidanzamento, matrimonio e prole; non a caso le coppie originali della vicenda sono soprano-baritono e tenore-mezzosoprano, musicalmente “ errate” nell’armonia delle tessiture vocali e nella loro combinazione convenzionale.
Tutto è apparentemente perfetto, ma quando arriva Eros, l ’ Amore quello vero, cadono tutte le barriere e tutte le regole assurde nelle quali ci incaselliamo e la vita all’improvviso si colora e diventa finalmente “ vera”. Ed ecco che le coppie “ vere” che si formano nel secondo atto sono musicalmente quelle ideali (soprano-tenore, baritono-mezzosoprano) e decisamente più affiatate di quelle originali.
Ad un primo atto nel quale la finzione interpersonale impera in ogni angolo, dove i personaggi cantano perlopiù a coppie e all’unisono, segue un secondo atto nel quale si osservano sotto una lente di ingrandimento le conseguenze delle azioni svolte in precedenza, ove i personaggi si scoprono nella loro natura più intima, le due sorelle e i due ragazzi finalmente si separano e nuotano tutti nella verità del sentire più autentico.
Alla fine della storia, tuttavia, prevale il buonsenso borghese che tutto paralizza e le vecchie coppie sono costrette a ricostituirsi. Il finale è triste, ma la potenza di Eros saprà andare oltre?
Stiamo per assistere a un viaggio in cui si lasciano andare le barriere borghesi e si esce dalla comfort-zone per poter abbracciare il colore vero del proprio sentire, affinché la mente e la ragione possano trovare pace e tacere almeno per un po’.