L’Ape musicale

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I SETTANTA ANNI DELL'ISTITUZIONE UNIVERSITARIA DEI CONCERTI

Nel 1945, al termine di una guerra disastrosa, su iniziativa di un gruppo di studenti dell’Università “Sapienza” nasceva l’Istituzione Universitaria dei Concerti: l’obiettivo era quello di far ascoltare ai giovani e universitari musica in modo meno formale di quello proposto dalle società concertistiche tradizionali.

Grazie alla sua programmazione di livello internazionale e al capillare lavoro di sensibilizzazione culturale attuato con costanza e determinazione in 70 anni, la IUC rappresenta oggi una delle più vivaci e importanti realtà della vita musicale italiana. Ancora adesso continua a svolgere la propria attività in favore della promozione della cultura musicale fra i giovani, ponendo grande cura nella scelta dei programmi, che spesso escono dai territori più battuti e si rivolgono alle sperimentazioni, al jazz, alla musica di confine, alla multimedialità e alle contaminazioni dei linguaggi.

Già negli anni '50 la IUC ha presentato il Modern Jazz Quartet e il Dave Brubeck Quartet, quando il jazz era tenuto a debita distanza dalle istituzioni musicali classiche. Questa linea non si è affievolita col passare dei decenni ma anzi si è rafforzata e rinnovata, come dimostrano le tante proposte nuove e fuori dai ranghi delle stagioni più recenti. In particolare dagli anni ’90 ad oggi è stato offerto al pubblico uno spaccato sulle più recenti tendenze della musica, portando spesso per la prima volta a Roma e in Italia, artisti e gruppi di ‘rottura’ come Piano Circus, Gavin Bryars, Bang on a Can, Jan Garbarek e artisti sperimentali come MEV e Diamanda Galás. Tra le presenze insolite in un cartellone cameristico Franco Battiato, Eugenio Bennato, Peppe Barra, Paolo Conte e Nicola Piovani. La IUC ha fatto anche divertire con le acute e irriverenti satire sulla musica classica di Elio, Igudesman & Joo e Mnozil Brass. La musica contemporanea ha sempre avuto una posizione privilegiata: memorabili la prima esecuzione assoluta dell’integrale dei Mikrokosmos di Bartók nel 1973 e le tante serate monografiche dedicate a compositori come Luciano Berio, Salvatore Sciarrino, Ennio Morricone, Wolfgang Rihm e Michael Nyman fino alla giovane Silvia Colasanti.

Massima attenzione nella scelta degli interpreti, tutti di livello internazionale. Oltre a presentare grandi artisti ormai leggendari (come non ricordare Edwin Fischer, Alfred Cortot, Artur Rubinstein, Arturo Bendetti Michelangeli, per limitarsi ai pianisti), la IUC ha scoperto e fatto debuttare a Roma innumerevoli giovani destinati a un grande avvenire. Senza risalire ad anni lontani, come quel 1959 che vide esordire alla IUC Maurizio Polllini e Uto Ughi, in anni più recenti hanno esordito in Aula Magna Mario Brunello, Andrea Lucchesini e Alexander Lonquich. Ultimamente vanno ricordati i debutti romani di Rafal Blechacz, Sol Gabetta, Boris Berezovsky, Alison Balsom e inoltre Fazil Say e Janine Jansen nei loro primi recital a Roma.

In questa settantesima stagione le linee programmatiche non vengono semplicemente portate avanti ma sono ulteriormente sviluppate nella direzione di una grande apertura ai cambiamenti che avvengono continuamente nella musica sono la garanzia che la IUC mantiene sempre la sua personalità.


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