L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Estro vivo

di Vincenza Caserta

I Solisti veneti e Giuliano Carella completano l'esecuzione integrale dell'Estro armonico di Vivaldi

PADOVA, 20 novembre 2022 - Il 20 novembre l’Auditorium Pollini di Padova si trasforma in un tempio sacro della musica dedicato a Vivaldi. La sala è gremita per il secondo appuntamento con L’estro armonico, c’è attesa e curiosità di scoprire la nuova chiave interpretativa con cui il maestro Carella ed i Solisti veneti plasmeranno questo imponente blocco di marmo, vera sintesi dell’opera di Vivaldi. A introdurre il concerto le parole toccanti del maestro Bepi De Marzi, caro amico di Claudio Scimone: “Meraviglia” è la parola utilizzata per sintetizzare cosa Vivaldi rappresentasse per il maestro, ed è con la stessa meraviglia di chi osserva ed ascolta qualcosa per la prima volta che si ritrova questa fantasia e modernità di scrittura del prete rosso. De Marzi offre un ricordo agli ascoltatori, legato alla prima esecuzione dei Solisti Veneti dell’Estro Armonico in Giappone, quando Claudio Scimone sorprese per le sonorità, l’intensità e la passionalità che aveva fatto emergere nella sua lettura di Vivaldi. Le opere più grandi sono quelle che non finiscono mai di raccontare qualcosa di nuovo e una delle più apprezzate caratteristiche degli interpreti è senza dubbio il coraggio di esplorare il segno, umanizzandolo e rendendolo vivo nell’estro creativo che aleggia in un’opera d’arte.

Quel piglio fantasioso che ammalia gli ascoltatori è come un tesoro nascosto che va ricercato, alla stregua di un incantesimo che riesce a condurre in luoghi differenti e Carella con i suoi Solisti Veneti svelando questa formula fa coesistere mondi ed atmosfere diverse. “ La musica del futuro” era questa secondo Johann Sebastian Bach, così ricca di contrasti ed ecco che la seconda parte dell’Estro armonico riesce a rappresentare sia paesaggi idilliaci di quiete sia turbinii improvvisi e parentesi mistiche. Il Concerto il fa maggiore n 7 con solisti al violino Lucio Degani, Glauco Bertagnin, Enzo Ligresti e Michelangelo Lentini ed al violoncello Gianantonio Viero presenta immediatamente una grazia danzante, un timido osservare mondi nuovi ed è il dialogo fantasioso tra i solisti sul brillante basso continuo di Loreggian ad iniziare questo racconto. La continuità di idee musicali che procedono intrecciate tra loro crea tra i solisti una particolare tensione e le parentesi di recitativi diventano incantevoli nell’attesa di quella vitalità in cui emerge tutto l’estro originale di Vivaldi. Già dopo il primo Allegro esplode l’applauso in sala e l’Adagio con il suo contrasto improvviso è una vera e propria ode al canto nel dialogo tra Ligresti e Lentini prima di procedere con un nuovo scenario pastorale di graziosa cantabilità. Il Concerto n 8 in la minore, con soliste Chiara Parrini ed Antonella Defrenza, presenta un Vivaldi dalla diversa tensione, resa anche con moto danzante da parte delle due soliste sul marziale scandire dei bassi assieme all’espressività del disegno nell’Allegro della Defrenza. Una intensità struggente riesce ad introdurre nel Larghetto un elemento nuovo, si manifesta così un paesaggio in cui sembra arrestarsi il dinamismo per lasciare spazio, assieme alle voci delle soliste Parrini e Defrenza, a uno scenario che è fatto di colori evanescenti ed un discorso musicale pronto a tingersi di novità tra gli arabeschi fantasiosi del clavicembalo. L’originalità di un Vivaldi capace di stupire sta nel dettaglio ed è nella brillantezza ritrovata di una “giga fugata” che gli elementi compositivi vengono proposti con vivacità nella narrazione di Carella.

Il Concerto in re maggiore n 9 con solista Lucio Degani da un incipit di soave brillantezza ricerca una maestosità scolpita. In un deciso re maggiore il virtuosismo si anima, impreziosito da attente sfumature. Non mancano le distese sonore ed il Larghetto cattura suono intenso e colore. La delicatezza con cui Degani presenta i temi è attenta a una “ornamentazione cantata”, poesia e virtuosismo lasciano traccia evidente nel lirismo spiegato che vive nel contrasto tra tempi lenti e vivaci. Convince questa lettura energica dei solisti di Carella in cui la capacità di cantare diventa elemento protagonista ed innovativo.

Il Concerto n 10 in si minore con solisti Degani, Parrini, Bertagnin, Ligresti e Viero è decisamente votato ad una nuova prospettiva del suono e l’originalità con cui il tema iniziale viene presentato dai solisti rende queste pagine ricche di un pathos più intenso, quasi teatrale, che si piega alla bellezza del suono. Gli effetti di colore predominano e la prospettiva diventa una vera e propria descrizione paesaggistica. L’intensità narrativa è ricercata da Vivaldi in un nuovo utilizzo della progressione armonica ed i Solisti veneti riescono a valorizzare questo elemento sfruttando tutto il dinamismo che può esservi nascosto. L’attenzione al dettagli risulta essere un effetto ricercato ed efficace nelle sospensioni, così da rendere ancora più dinamico il risvolto danzante che segue ai tempi lenti. Vivacità e spiccato senso del colore rendono giustizia a una carrellata di immagini che inevitabilmente si affacciano davanti agli occhi di chi ascolta ed è così che tutto diventa evocazione di un sogno e di un’epoca passata in prospettiva del futuro. Il Concerto in re minore è imponente: l’idea più originale sta in quella creatività che trasforma l’incipit quasi in un capriccio e immerge in una prospettiva nuova le parti dei solisti Chiara Parrini e Michelangelo Lentini ai violini e Carlo Teodoro al violoncello. L’espressività trae forza dalla bellezza del suono ricercata nel tema fugato sussurrato dai bassi d’orchestra. Leggerezza brillante prevale nella lettura dei solisti ad aprire le porte verso l’intenso mondo che gira attorno al tema struggente del Largo e spiccato. Il procedere dialogato tra i tre solisti è animato di una vitalità contagiosa nel brillante Allegro conclusivo.

Un luminoso Concerto n 12 in mi maggiore conclude il viaggio vivaldiano con il solista Enzo Ligresti. La prospettiva è quella di un autore che con fantasia riesce ad inglobare un intero iter di espressività e attenzione al dettaglio. Ligresti ricerca un virtuosismo plasmato con chiarezza del suono senza dimenticare una vena fantasiosa e lirica. Nel Largo la coralità lascia spazio a un cantabile descrittivo e delicato ed è quel filo di malinconia che lo pervade a commuovere ed offrire un’immagine atemporale in questo Vivaldi prima che la danza dell’Allegro finale con grazia trasporti ogni elemento in prospettiva circolare. Interessanti le sfaccettature con cui le sonorità luminose cercate nel Largo da Ligresti, pur restando coerenti per brillantezza e densità del suono, riescano a offrire immagini differenti nel finale. Ampiezza di fraseggio e sonorità coinvolgenti rendono il dialogo dell’orchestra di Carella dinamico nel rapportp vivace con il solista per la conclusione di un interessante viaggio nel Vivaldi più frizzante ed originale.

Le parole del maestro Carella a conclusione dell’esecuzione integrale dell’Estro Armonico manifestano emozione e nel pubblico tutta l’energia ed il senso del colore di Vivaldi aleggiano assieme all’entusiasmo per questi mondi svelati.

Il primo movimento del Divertimento K 138 di Mozart è il primo bis in cui sonorità accese e reminiscenze teatrali dominano con briosa fantasia; il secondo bis è di Albinoni, l'ultimo movimento dall'Op 5 n 2, che nel suo tema fugato trasmette un’idea gioiosa del plasmare la materia sonora con brillantezza.


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