L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Se questo avviene nei lavori meno noti, si potrà immaginare lo sviluppo nel Grand opéra, grandioso per definizione. Ecco un maestoso romanzo storico in musica costruito per grandi pannelli a se stanti e onnicomprensivi, nei quali non ci basta sapere che l'ugonotto Raoul e la cattolica Valentine si amano per dedurre che le cose con tutta probabilità, nella notte di san Bartolomeo, non andranno a finire benissimo. Attorno ai due amanti abbiamo una regina vanitosa e un po' svampita, un paggio brillante, un pedante basso devoto ugonotto, un assortito campionario di nobili cattolici congiurati e variamente libertini. Abbiamo un compositore che non parteggia per nessuna delle due fedi in campo, ma che deve avere una certa qual vaga idea dei pregiudizi e delle persecuzioni religiose e ne offre un ritratto spietato. Il primo quadro del terzo atto vi sembra un pittoresco obbligo per mostrare ai gentiluomini dei palchi le gambe delle ballerine? Certamente è anche così, ma se si ascolta bene cosa dicono i versi di Eugène Scribe e come li intona Meyerbeer ci si renderà ben conto che cattolici e ugonotti amano disturbarsi a vicenda e cercano ogni pretesto per lo scontro. La ferocia dei sicari cattolici nel finale è sconvolgente, e, poco prima, il basso Marcel si era comportato da saggia guida spirituale per i morituri protestanti, ma non possiamo dimenticare che altrove il suo moralismo poteva risultare di una pesantezza ai limiti del grottesco.

Considerazioni simili sulla follia del fanatismo religioso in ogni sua forma, sull'ipocrisia e sull'ambiguità di personaggi che contengono in sé forze e debolezze, male e bene, si possono fare anche per Le prophète, storia del massacro di anabattisti a Münster nel 1535.

Ma anche quando non si parla di storia, bensì di leggenda, il Grand opéra crea un mondo: se, infatti, il cavaliere siciliano Robert ama riamato la principessa Isabelle, non dovrà vedersela con i rivali pretendenti alla sua mano, ma con un padre fin troppo condiscendente ai suoi desideri, essendo questi il diavolo in persona (e in incognito) che ambisce affettuosamente ad assicurarsi l'anima del figliuolo. Una sorella di latte, con fidanzato tenore cantastorie al seguito, lo salverà brandendo una lettera della madre di Robert e raggiungendolo fin sulle montagne più aspre. Non ricorda nessuno? Più d'una pagina di Robert le diable doveva esser ben presente a Bizet, quando scrisse Carmen. Ma anche Verdi conosceva le danze orgiastiche degli spettri delle novizie risvegliate dalla tomba dal demonio nella celebre aria “Nonnes, qui reposez” e se ne ricordò bene quando mise in musica gli incantesimi delle streghe del Macbeth.


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