L’Ape musicale

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LA STAGIONE DA CAMERA

Nella stagione da camera spicca la presenza di importanti nomi del pianismo internazionale, che con ben nove recital solistici costituiranno uno dei fili conduttori dei ventidue concerti in programma. Una novità saranno alcuni programmi che offriranno al pubblico la possibilità di ascoltare in un’unica data, ma in differenti fasce orarie, opere imponenti la cui durata richiede di solito una suddivisione temporale in più giornate.

Si inizia l’11 ottobre con il pianista israeliano Saleem Abboud Ashkar, che torna a Santa Cecilia dopo quasi un decennio con una maratona Beethoven, sulla scia dei numerosi omaggi che negli ultimi mesi hanno scandito il cartellone di tutte le più importanti istituzioni musicali, nazionali e internazionali, per i festeggiamenti dedicati all’anniversario del musicista renano. Una full immersion suddivisa in tre fasce orarie che a partire dalle 12 (con un secondo appuntamento alle 17), culminerà alle 20.30 con il concerto inaugurale della nuova Stagione, nel corso del quale Ashkar ripercorrerà l’evoluzione dello stile beethoveniano attraverso le Sonate più significative, da quelle scritte negli anni giovanili e dedicate ad Haydn, fino alla celebre Sonata n. 31 op. 110 paradigmatica dell’estrema libertà formale raggiunta dal compositore nella sua maturità. Sarà Piero Monti – direttore del Coro di Santa Cecilia alla sua seconda stagione in carica – a dirigere il 29 ottobre un programma dedicato ad autori russi nel quale il Coro sarà accompagnato da un organico costituito da violoncello (suonato da Luigi Piovano, prima parte dell’orchestra), percussioni, celesta e pianoforte. In apertura il suggestivo Vocalise di Rachmaninoff, ultimo di una raccolta di brani vocali composta tra il 1912 e il 1915 per il soprano Antonina Nezhdanova. Segue un brano del compositore georgiano, recentemente scomparso, Giya Kancheli del quale è in programma l’evocativo Lulling the sun per coro e percussioni, e infine Sonnegesang di Sofia Gubaidulina, dedicato all’indimenticato violoncellista Mstislav Rostropovich. 

L’8 novembre sarà la volta del secondo recital pianistico che vedrà protagonista il francese Jean-Yves Thibaudet e che, dopo un’acclamata presenza nella stagione sinfonica 2019, torna a Santa Cecilia in un doppio appuntamento, alle 12 e alle 18. Nello stesso giorno offrirà al pubblico la rara occasione di ascoltare l’integrale delle due raccolte dei Préludes di Claude Debussy, brevi composizioni di differente colore e ispirazione, in cui momenti più intimi e dolenti si alternano a pagine di puro virtuosismo pienamente nelle corde di Thibaudet che ha, tra l’altro, all’attivo l’incisione dell’integrale delle composizioni per pianoforte solo di Debussy. Il 16 novembre, per il secondo anno consecutivo torna Joshua Weilerstein che, alla guida de l’Orchestre de Chambre de Lausanne, terrà a battesimo la prima volta a Santa Cecilia del violoncellista franco-tedesco Nicolas Altstaedt, interprete con un vasto repertorio che spazia dal barocco al contemporaneo. Rinomato per il suo virtuosismo e per la bellezza del suono, è considerato una delle voci più creative e versatili del panorama attuale. In programma una delle pagine più trascinanti del repertorio classico romantico - il Concerto per violoncello di Robert Schumann nel quale il solista dialoga intensamente con l’orchestra -  e la Sinfonia n. 7 di Ludwig van Beethoven. Al debutto di Altstaedt fa da contraltare Mario Brunello uno dei più affermati violoncellisti di fama internazionale, presenza abituale delle Stagioni di Santa Cecilia. Portavoce da diversi anni di progetti monografici e di approfondimento, impegnato da tempo nell’esplorazione del mondo bachiano, Brunello continuerà anche nel corso di questa stagione a rendere partecipe il pubblico del suo punto di vista, spiegando perché considera la musica di Bach “baricentro della nostra vita musicale”. Un itinerario divulgativo molto apprezzato dal pubblico, avviato lo scorso anno con due concerti dedicati alle Sonate per violino di J. S. Bach, eseguite con un violoncello piccolo a quattro corde, che quest’anno prevede due ulteriori appuntamenti dedicati alle Suites per violoncello n. 1 e n. 3 e al Concerto n.3 per violino nel concerto del 23 novembre, e alle Suites per violoncello n. 2 e n. 4 e la Partita n. 2 per violino nel concerto del 3 marzo. Il 29 novembre torna un altro habitué, il violinista greco Leonidas Kavakos che insieme al pianista Enrico Pace propone l’integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Beethoven suddivise in quattro appuntamenti. Anche in questo caso si tratta del proseguimento di un progetto avviato con successo nella scorsa stagione. Due date in cartellone per l’atteso ritorno di un big della tastiera il cui nome evoca inevitabilmente la strepitosa carriera che lo ha portato sui palcoscenici di tutto il mondo. Dopo tre anni di assenza Maurizio Pollini, in un doppio appuntamento che lo vedrà sul palcoscenico il 30 novembre e il 22 febbraio, torna a incontrare il pubblico romano con il quale ha consuetudine da più di mezzo secolo. Nel primo incontro, il programma propone in apertura i poetici Intermezzi op. 117 di Brahms, per passare poi ai Tre Klavierstücke op. 11, composizione in cui Schönberg sperimentò per la prima volta la scrittura atonale. Nella seconda parte ascolteremo quattro celebri capolavori di Chopin (la Polacca op. 44, la Barcarola op. 60, la Mazurka op. 56 n.3 e lo Scherzo op. 39), autore che incarna la figura del pianista romantico, cavallo di battaglia di Pollino, salito alla ribalta internazionale appena diciottenne proprio con la vittoria del Concorso Chopin di Varsavia nel 1960. Ancora in definizione il programma che Pollini suonerà a febbraio. 

Un’occasione da non perdere per gli amanti della musica di Bach sarà il 13 dicembre, quando un ensemble composto dalle prime parti dell’Orchestra, Carlo Maria Parazzoli (violino), Raffaele Mallozzi (viola), Hans Eberhard Dentler (violoncello), Antonio Sciancalepore (contrabbasso) e Francesco Bossone (fagotto) si cimenterà – sempre seguendo la formula del doppio appuntamento quotidiano (alle 12 e alle 18) – nella monumentale (e incompleta) Arte della Fuga alla quale Johann Sebastian lavorò l’ultimo decennio di vita.

L’anno nuovo si aprirà con un concerto, l’11 gennaio, del Sestetto Stradivari formato dai Professori dell’Orchestra di Santa Cecilia David Romano e Marlène Prodigo (violini), Raffaele Mallozzi e David Bursack (viole), Diego Romano e Sara Gentile (violoncelli). Nato in occasione di una mostra dedicata a Stradivari (dalla quale ha preso il nome), il Sestetto nel 2021 festeggia i primi venti anni insieme e rende omaggio a questa ricorrenza eseguendo nella prima parte del concerto un brano dal valore affettivo, il Sestetto per archi n. 1 op. 18 di Brahms, uno dei primi suonati insieme agli esordi del gruppo. Nella seconda parte del concerto l’omaggio è invece a Beethoven con un adattamento della Sinfonia n.6 nella versione per sestetto d’archi elaborata dall’organista e compositore tedesco Michael Gottard Fischer, contemporaneo ed entusiasta ammiratore del genio di Bonn, che nel 1811 trascrisse la sinfonia nella versione da camera. Il mese prosegue con due appuntamenti dedicati al pianoforte. Nel primo, il 18 gennaio, il giovane pianista canadese di origine polacca Jan Lisiecki che vanta una regolare collaborazione con l’Accademia di Santa Cecilia sia in recital, sia come solista in produzioni sinfoniche e incisioni discografiche (nel 2016 Lisiecki ha inciso con l’Orchestra di Santa Cecilia, per Deutsche Grammophon, il Concerto per pianoforte di Schumann sotto la direzione di Antonio Pappano), renderà omaggio alla tradizione pianistica dell’Ottocento. Attraverso l’opera di autori emblematici come Chopin e Mendelssohn, ma anche precedenti all’epoca romantica come Bach e Beethoven, Lisiecki eseguirà in apertura il Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo, uno dei primi lavori conosciuti di J. S. Bach, seguito dal Rondò a capriccio op. 129 di Ludwig van Beethoven per poi passare ad alcune delle pagine pianistiche più note di Mendelssohn - il compositore che insieme a Chopin più coincide con l’ideale romantico  – i sei Lieder ohne Worte op. 67, il Rondò Capriccioso op. 14 e le Variations sérieuses op.54. Di Chopin – autore del quale Lisiecki è raffinato interprete di riferimento – sono in programma, infine, alcune delle pagine dal lirismo più intenso come i Notturni op. 27 e op. 62 e la Ballata n. 4. Imperdibile appuntamento con Maria João Pires, una delle più celebri e raffinate pianiste in attività, rara presenza nelle stagioni concertistiche romane, che sarà sul palco di Santa Cecilia il 25 gennaio. Una prestigiosa carriera internazionale, con incisioni per le più note etichette discografiche e collaborazioni con grandi artisti, già pupilla di Claudio Abbado che in numerose occasioni la volle al suo fianco in interpretazioni mozartiane, nel concerto ceciliano, la pianista portoghese presenterà al pubblico La Suite Bergamasque, due Prèludes di Debussy e la imponente Sonata n. 32 op. 111 di Beethoven.

Il 3 febbraio debutto a Santa Cecilia per Angela Hewitt, considerata uno degli interpreti contemporanei di riferimento delle composizioni bachiane, autore del quale Hewitt ha all’attivo numerose incisioni definite dalla critica “una delle glorie discografiche di tutti i tempi” che le hanno valso l’ammissione nel 2015 nella Hall of Fame di Gramophone. Dal 2016 la pianista canadese ha avviato un importante progetto intitolato “The Bach Odyssey” che prevede l’esecuzione dell’opera omnia per tastiera delle composizioni di J. S. Bach suddivise in dodici recital, in quattro anni, nelle più prestigiose sale da concerto del mondo. In quest’ottica, il suo intervento nella Stagione da Camera ceciliana la vedrà interprete di un programma interamente dedicato a Bach, dalla Partita n. 1 - prima delle sei composte da Johann Sebastian dopo il trasferimento a Lipsia - alla Toccata in do minore, dalle Le Suites Francesi n. 5 e 6 fino al trascinante Concerto italiano stilisticamente riferito al Concerto Grosso italiano, in cui l’alternanza dialettica dei soli e dei tutti è riproposta sulla tastiera dal genio di Bach. Il pianista ungherese András Schiff, leone della tastiera apprezzato in tutto il mondo, noto per le sue interpretazioni delle Sonate di Beethoven e delle Suites Inglesi di Bach che negli anni gli hanno valso riconoscimenti prestigiosi (come il Grammy Award e il Premio Abbiati), di casa a Santa Cecilia da molti anni, torna in stagione il 15 febbraio con un programma antologico che, in un confronto di stili, dopo l’Ouverture francese di J.S. Bach, prosegue con il virtuosismo brillante della Sonata op. 10 n. 3 di Beethoven, per passare alla purezza della Sonata n.32 di Haydn alla quale fa contrasto l’impeto della Sonata D.850 di Franz Schubert.

Il 17 marzo quinto appuntamento legato al progetto Haydn 2032 – portato avanti in collaborazione con la Fondazione Haydn di Basilea – per il quale il direttore e flautista Giovanni Antonini sta eseguendo e incidendo con cadenza regolare l’integrale delle Sinfonie di Haydn entro il 2032, ricorrenza dei trecento anni dalla nascita del compositore considerato il ‘padre’ del genere sinfonico, per la prolificità del suo contributo (104 Sinfonie). Alla guida della Kammerorchester Basel, compagine di riferimento per l’interpretazione del repertorio barocco, Antonini dirigerà le Sinfonie n.32, 54 e 53 detta l’Imperiale. Il mese si chiude con il concerto di Grygory Sokolov, che il 29 marzo terrà il suo consueto e attesissimo recital per il pubblico di Santa Cecilia che partecipa sempre numeroso all’appuntamento annuale con il grande pianista russo, amato per la maestria tecnica e la varietà timbrica che rendono le sue interpretazioni uniche.

L’appuntamento cameristico di aprile, vede in campo una brillante formazione di fiati costituita dalle prime parti dell’Orchestra di Santa Cecilia – Alessandro Carbonare (clarinetto), Andrea Oliva (flauto), Francesco Di Rosa (oboe), Francesco Bossone (fagotto), Guglielmo Pellarin (corno), Pietro De Maria (pianoforte) – che il 19 aprile daranno vita a una effervescente Soirée Poulenc. Concerto dedicato all’estro di uno dei compositori del primo Novecento francese che si pone con originalità rispetto alla musica tardo-romantica. Un crescendo di brani in cui ciascuno strumento dialoga dapprima esclusivamente con il pianoforte (Sonata per flauto e pianoforte, Elégie per corno e pianoforte, Sonata per clarinetto e pianoforte, Trio per oboe, fagotto e pianoforte), fino all’esuberante tutti del Sestetto finale.

La stagione da camera si conclude il 3 maggio con Salvatore Accardo che insieme a Laura Gorna e Sofia Manvati (violino), Francesco Fiore e Simonide Braconi (viole), Cecilia Radic (violoncello) e Laura Manzini (pianoforte) eseguirà il Quintetto in do maggiore op. 29 di Beethoven e il Concerto per violino, pianoforte e quartetto d’archi op. 21 del francese Ernest Chausson allievo di Massenet e Franck. 


 

 

 
 
 

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