L’Ape musicale

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Pier Luigi Pizzi: 90 anni, 63 alla Scala

Lunedì 15 giugno direttori, cantanti, sovrintendenti e critici celebrano il grande uomo di teatro sulla pagina Facebook della Scala. Nato a Milano nel 1930, Pizzi ha debuttato alla Scala nel 1957 e ha realizzato 31 spettacoli, incluse 7 inaugurazioni (due come regista).

Nel prossimo novembre si inaugura la nuova mostra da lui curata al Museo Teatrale.

Lunedì 15 giugno Pier Luigi Pizzi compie 90 anni. Il Teatro alla Scala, nell’impossibilità di organizzare una festa al Piermarini, raccoglie sui social media le testimonianze e gli auguri di artisti, critici, personalità e amici. Sulla pagina Facebook del Teatro a partire dalle 13.30 sarà disponibile un video curato da Mattia Palma che intreccia un’intervista allo stesso Pizzi con le testimonianze di Anna Caterina Antonacci, Natalia Aspesi, Philippe Daverio, Mariella Devia, Juan Diego Flórez, Carlo Fontana, Carla Fracci, Raina Kabaivanska, Dominique Meyer, Carla Moreni, Carmela Remigio, Katia Ricciarelli, Liliana Segre.

Testimonianze speciali sono arrivate da Riccardo Muti, che alla Scala ha realizzato con Pizzi 5 produzioni tra le quali tre Inaugurazioni (I vespri siciliani, Armide, Europa riconosciuta insieme a Ronconi), e dal decano dei critici italiani Lorenzo Arruga.

Infine Pizzi approfondisce in una conversazione con la direttrice Donatella Brunazzi la sua attività al Museo Teatrale, dal disegno del nuovo percorso espositivo nel 2004 alla cura e allestimento delle mostre “Gioachino Rossini al Teatro alla Scala” (2018), “Nei palchi della Scala - Storie milanesi”, fino al prossimo progetto. La mostra “Va’, pensiero”, attualmente in preparazione, sarà inaugurata nel prossimo novembre e indagherà il mito della Scala nella letteratura e nella critica in corrispondenza del 40° anniversario del Premio Abbiati.

La carriera di Pizzi alla Scala sarà ripercorsa anche da un nuovo approfondimento curato da Mattia Palma sul portale del Teatro alla Scala nella piattaforma Google Arts and Culture, il cui testo anticipiamo di seguito.

Pier Luigi Pizzi alla Scala

La carriera di Pier Luigi Pizzi è divisa in due percorsi: dapprima come scenografo e costumista, a partire dalla fine degli anni Settanta anche regista, artefice unico dei suoi spettacoli. Il suo primo 7 dicembre, nel 1962, è Il trovatore diretto da Gianandrea Gavazzeni, ma Pizzi alla Scala ha già debuttato curando scene e costumi per Il signor Bruschino e il balletto Le donne di buon umore.

Dopo Il trovatore, alla Scala Pizzi allestisce altri sette spettacoli con il regista Giorgio De Lullo, fondatore della Compagnia dei Giovani con cui Pizzi ha da tempo avviato un sodalizio artistico nel teatro di prosa. Nel 1964 ambienta La Cenerentolarossiniana nell’ampio atrio di un palazzo napoletano, da cui si intravede il mare sullo sfondo, oltre gli archi.

Sullo stravinskiano Oedipus Rex, presentato insieme all’Edipo di Sofocle con musiche di Andrea Gabrieli e con la direzione di Claudio Abbado, incombe un coro mummificato sui gradoni di un anfiteatro. Su due alti piedistalli stanno Edipo, il cui involucro specchiante irradia luce, e Giocasta, chiusa in un guscio incastonato di uova rosse e viola divenuto famoso.

Suscita grande discussione la messinscena “risorgimentale” deiVespri siciliani che inaugurano la Stagione nel 1970, in cui Pizzi decide, con Gavazzeni e De Lullo, di spostare l’azione dal Medioevo della vicenda al tempo in cui Verdi ha composto l’opera: una pratica allora nuova, divenuta poi assai comune.

L’ultima opera di Pizzi con De Lullo alla Scala è Aida, diretta da Abbado nel 1972. Lo spettacolo coglie di sorpresa un pubblico abituato alla fastosa produzione di Franco Zeffirelli del 1963. Per la prima volta si assiste a una Aida intimistica e sobria, con l’apparato decorativo ridotto al minimo e il clima cupo di un dramma psicologico.

Nel 1976 Pizzi ambienta Così fan tutte nella calda atmosfera napoletana: panni stesi sulla vasta terrazza e una cupola che spunta al di là di un muro. La regia è di Giuseppe Patroni Griffi, drammaturgo più volte autore di commedie scritte per la Compagnia dei Giovani.

Al decennale sodalizio tra Pier Luigi Pizzi e Luca Ronconi si devono alcuni risultati passati alla storia del teatro, anche per gli scandali che hanno provocato. È il caso di Die Walküre, presentata alla Scala nel 1974 con tanto di bagarre la sera della prima. Per la prima volta il Ring viene affrontato in chiave borghese, aprendo la strada a un nuovo modo di interpretare Wagner.

L’anno successivo, con Siegfried, le tensioni e le polemiche si inaspriscono, tanto che il direttore d’orchestra Wolfgang Sawallisch si ritira dal progetto, che viene sospeso prima dell’ultima giornata. L’intera Tetralogia sarà poi riallestita e completata al Maggio Musicale Fiorentino.

In occasione della riapertura della Scala nel 2004, dopo i lavori di ristrutturazione, Riccardo Muti vuole ricostituire la squadra che l’aveva accompagnato in alcuni grandi successi dei suoi anni fiorentini. Così Pizzi e Ronconi si ritrovano a lavorare insieme un’ultima volta per Europa riconosciuta di Antonio Salieri.

Il rapporto privilegiato tra Pizzi e il teatro barocco emerge fin dalle sue prime prove da regista. Nel 1981, nello spazio esiguo della Piccola Scala, ambienta Ariodante di Händel all’interno di una colonna che ruota su se stessa e che, aprendosi, rivela magicamente un’altra colonna rotante, generando via via nuove immagini.

Nel 1985 a Reggio Emilia va in scena Rinaldo, una produzione che segna un nuovo punto di riferimento per l’opera händeliana, in cui la macchina scenica barocca si umanizza e viene visualizzata. I personaggi agiscono trasportati sullo spazio scenico da carrelli azionati da mimi. Dopo aver girato l’Europa, nel 2005 lo spettacolo approda anche alla Scala, nel Teatro degli Arcimboldi.

Ma la prova di teatro che probabilmente meglio sintetizza l’universo barocco e l’invenzione figurativa di Pizzi è Armide di Gluck, inaugurazione di stagione diretta da Muti e premiata come miglior spettacolo del 1997 dall’Associazione Critici Musicali.

Un discorso a parte meritano gli allestimenti dei titoli più classici di Gluck, come Alceste, che nel 1987 ritrova un’ambientazione architettonica neoclassica, con direzione di Muti, dopo la versione post-cubista del 1972 diretta da Gavazzeni.

Nel 1980 nasce il Rossini Opera Festival e già nel secondo anno invita Pizzi, dando inizio a un rapporto che non si è mai esaurito e che ha contribuito in modo significativo alla Rossini renaissance, per la riscoperta di opere dimenticate o in edizione critica. Tra le tante produzioni, due sono state riprese alla Scala: Le Comte Ory e Maometto II.

Nel 1983 Pizzi ritorna da regista sulla donizettiana Lucia di Lammermoor, dopo averla già affrontata alla Scala come scenografo con De Lullo per il primo 7 dicembre di Abbado, nel 1967. Per reinventare il mondo scozzese di Lucia, Pizzi chiede per i costumi la collaborazione di Rosita e Ottavio Missoni.

Alla Scala Pizzi affronta un altro titolo di Donizetti nel 2008:Maria Stuarda, una coproduzione con lo Sferisterio di Macerata, festival di cui Pizzi in quegli anni è direttore artistico.

Il debutto da regista di Pizzi alla Scala avviene con due opere giovanili di Verdi, entrambe dirette da Riccardo Chailly non ancora trentenne. Nei Masnadieridel 1978 le scene evidenziano un romanticismo essenziale sia negli esterni sia negli interni, dove si può notare una citazione della finestra di Caspar David Friedrich.

L’anno successivo, con I due Foscari, Pizzi indaga uno dei temi verdiani per eccellenza: il conflitto tra il cinismo crudele del potere e l'amore impotente e straziato di un padre.

Pizzi affronta ancora I vespri siciliani, ma da regista, per l’Inaugurazione di Stagione del 1989, con la direzione di Muti. Resta il clima patriottico risorgimentale in una Sicilia malinconica: un’isola aperta sul mare insofferente all'oppressione.

Sarebbe ingiusto dimenticare i successi di Pizzi nel repertorio comico. Una delle sue produzioni più amate alla Scala, nata a Reggio Emilia, è Il cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, che il regista chiude con il film delle sospirate nozze tra i protagonisti, spettatori del loro lieto fine.

Cronologia

Il signor Bruschino, 1957 (regia Sandro Bolchi, direzione Gavazzeni)

Le donne di buon umore, 1961 (coreografia Luciana Novaro, direzione Umberto Cattini).

Il trovatore, 1962 (regia De Lullo, direzione Gavazzeni) INAUGURAZIONE

La Cenerentola, 1964 (regia De Lullo, direzione Gavazzeni)

Lucia di Lammermoor, 1967 (regia De Lullo, direzione Abbado) INAUGURAZIONE

Edipo re/Oedipus Rex, 1969 (regia De Lullo, direzione Abbado)

Ernani, 1969 (regia De Lullo, direzione Votto) INAUGURAZIONE

I vespri siciliani, 1970 (regia De Lullo, direzione Gavazzeni) INAUGURAZIONE

Aida, 1972 (regia De Lullo, direzione Abbado)

Alceste, 1972 (regia De Lullo, direzione Gavazzeni)

La Valchiria, 1974 (regia Ronconi, direzione Sawallisch)

Sigfrido, 1975 (regia Ronconi, direzione Sawallisch)

Così fan tutte, 1976 (regia Patroni Griffi, direzione Böhm)

I masnadieri, 1978 (direzione Chailly)

I due Foscari, 1979 (direzione Chailly)

Ariodante, 1981 (direzione Curtis)

Lucia di Lammermoor, 1983 (direzione Maag)

Alceste, 1987 (direzione Muti)

I Capuleti e i Montecchi, 1987 (direzione Muti)

I vespri siciliani, 1989 (direzione Muti) INAUGURAZIONE

Le Comte Ory, 1991 (direzione Campanella)

Tancredi, 1993 (direzione Gatti)

Maometto II, 1994 (direzione Ferro)

Armide, 1996 (direzione Muti) INAUGURAZIONE

Il cappello di paglia di Firenze, 1998 (direzione Campanella)

Un giorno di regno, 2001 (direzione Rovaris)

Der Rosenkavalier, 2003 (direzione Tate)

Europa riconosciuta, 2004 (regia Ronconi, direzione Muti) INAUGURAZIONE

Rinaldo, 2005 (direzione Dantone)

Maria Stuarda, 2008 (direzione Fogliani)

Die lustige Witwe, 2008 (direzione Fisch)


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