L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Dall'impero romano ai giorni nostri

DOMENICA 23/06/2024

Grandi della Tv con Edoardo Camurri
Renzo Arbore – ore 17.30

“Fatti più in là” forse è il suo imperativo categorico. Allontanarsi nel senso di guardare e andare oltre, di spostare l’asticella del verosimile e del possibile sempre più in alto, dove nessuno è mai stato. Alla vigilia dei suoi 87 anni, nell’ultimo appuntamento con Edoardo Camurri e con “Grandi della TV”, domenica 23 giugno alle 17.30 e lunedì 24 giugno alle 22 su Rai Storia, un omaggio al dottore della goliardia, a lui, “altro” sempre, rispetto a sé e al resto del mondo, Renzo Arbore.

“Stai sempre appresso alla musica” lo rimprovera il padre che lo vuole dentista. Ma lui, alla musica, è sempre andato dietro, da quando, sfollato sotto le bombe, si calma solo con le canzoni della tata, a quando rimane folgorato dal dixieland, dal jazz, dai nuovi ritmi americani per festeggiare la Liberazione. Note jazz in contrappunto alla campagna pugliese lo accompagnano da Foggia a Roma, per fare il disc jockey e sfondare in Rai. Ci arriva su una 500 acquamarina di Gabriele D’Annunzio, omonimo nipote del vate che gliel’ha ceduta perché in partenza per l’America. Incredibile ma vero, quanto le sue camicie sgargianti che illuminano una Capitale che lo accoglie e lo traghetta subito in Rai, dove diventa programmatore di musica leggera. La svolta arriva un Venerdì Santo, giorno in cui avrebbe dovuto diffondere solo musica sacra. Lo fa, ma dagli altoparlanti si sentirà spirituals, gospel, Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald. Un deputato della DC chiama al telefono Ettore Bernabei: è entusiasta, finalmente un po’ di novità. A quel punto Renzo inizia a lavorare con un ragazzo di nome Gianni Boncompagni. Che la rivoluzione abbia inizio. Prima con Bandiera Gialla, e poi dal 1970 con Alto Gradimento, diventano i primi disc jockey italiani, mandando per primi in onda i Beatles e suggerendo a un tipo di nome Lucio Battisti di cantare le sue canzoni. Dalla radio si fa “più in là” in TV, dove inventa ben 21 format. Da Speciale per voi del ’69, il primo talk show a L’altra domenica, programma “altro” per l’appunto, pura avanguardia e sperimentazione. C’è il primo cruciverbone, le prime donne “parlanti” - Milly Carlucci, Fiorella Gentile, Irene Bignardi, Stella Pende, Silvia Annicchiarico, nonché Isabella Rossellini – le Sorelle Bandiera, il primo trio en travesti, e una fucina di talenti e artisti da lui scoperti. Onnivoro in materia di show, decide di lanciarsi nel 1980 alla regia dell’avventura vaticana de “Il Pap’occhio”, con Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Mariangela Melato e Martin Scorsese, pellicola di cui “Grandi della TV” mostrerà il backstage. Un film inizialmente sequestrato per vilipendio, e ritenuto 30 anni dopo persino “film apostolico” dall’Opus Dei. Nulla di miracoloso se non la lucida lungimiranza di Arbore e la sua ferma convinzione che non ci sia nulla di intoccabile, nemmeno i santi. D’altronde un anno dopo terrà finte sedute spiritiche a Telepatria international con personaggi della risma di San Giuseppe, Dante e Cristoforo Colombo. E ancora: un’agenzia turistica russa lo contatta per intrattenere gli ospiti a bordo in una cosiddetta “Crociera d’autore”. Accetta, anzi accettano: si presentano in quaranta. Da lì – come l’ha definita lui “a metà tra una festicciola e una riunione di condominio a Foggia” – nascerà nel 1985 Quelli della notte. Per la prima volta in seconda serata, il programma diventerà una mania collettiva, toccando spesse volte il 51% di share. E se più avanti non si può andare, tanto vale andare indietro con Indietro tutta, programma che chiude l’11 marzo 1988 cantando commosso I’ faccio ‘o show, lo show per cui avrebbe tutto il diritto di sentirsi chiamare “maestro”, appellativo che rifiuta perché c’è sempre modo di imparare, di andare oltre. Mai fermarsi. Infatti, a quasi 87 anni, Renzo è sempre lì, appresso al suo pubblico, e appresso alla musica. Lunedì 24 giugno alle 22 la puntata n. 100 de L’altra domenica, intitolata “Una tantum”, andata in onda la sera del 4 marzo 1979, con un giovane Roberto Benigni che esegue l’”Inno del corpo sciolto”.

Passato e Presente
Storia delle olimpiadi invernali

La prima Olimpiade invernale di Chamonix è datata 1924, esattamente 28 anni dopo la prima Olimpiade moderna svoltasi ad Atene nel 1896. Un ritardo dovuto al fatto che gli sport invernali erano appannaggio dei soli paesi nordici, che avevano gran dimestichezza con la neve e il ghiaccio. Le prime gare riguardarono il bob, il pattinaggio di figura e di velocità, l’hockey, il salto con gli sci e il fondo. Per lo sci di discesa bisognerà invece aspettare l’appuntamento di Garmisch in Germania nel 1936. A “Passato e Presente” - riproposto 23 giugno alle 20.30 su Rai Storia in occasione dell’Olympic Day - Paolo Mieli e il professor Gioachino Lanotte analizzano le competizioni sportive all’interno dei contesti storici nelle quali avvengono, come la guerra fredda, con il confronto simbolico oltre che sportivo tra le squadre dei due blocchi contrapposti; o il secondo dopoguerra italiano nel quale, in occasione delle Olimpiadi di Cortina del 1956, l’Italia alle soglie del miracolo economico mostra al mondo la straordinaria capacità organizzativa e l’efficienza degli impianti e delle infrastrutture costruite per la kermesse iridata.

Binario cinema
Una giusta causa

La storia vera di Ruth Bader Ginsburg, una delle nove donne che nel 1956 viene accettata al corso di legge dell’Università di Harvard, ma che, nonostante il suo talento, viene rifiutata da tutti gli studi legali proprio perché donna. La racconta il film di Mimi Leder “Una giusta causa”, in onda domenica 23 giugno alle 21.10 su Rai Storia per “Binario cinema”. Sostenuta dall’avvocato progressista Dorothy Kenyon, la Bader Ginsburg apre un processo sul proprio controverso caso di discriminazione di genere e, nonostante il grande numero di oppositori, riesce a ottenere la sua vittoria in tribunale, creando con il processo un precedente nella storia legale statunitense. Il film è un tributo a una grande giurista che, non solo in America, è stata un punto di riferimento per la difesa delle minoranze, dei diritti dei più deboli e di quelli delle donne, dapprima come giovane docente di diritto, poi avvocata, magistrata e infine giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti. Le lotte di Ruth per ottenere la parità dei sessi sul lavoro sono un invito, più attuale che mai, a ogni donna a non farsi sopraffare dalla cultura maschilista.

LUNEDI’ 24/06/2024

Passato e presente
Giulia maggiore, figlia di Augusto

La storia di Giulia Maggiore, unica figlia dell’imperatore Augusto, da sempre cattura il pubblico degli appassionati per il coraggio della sua resistenza alla politica restauratrice del padre e per la parabola sfortunata che ne seguì. Quanto c’è di vero su quanto ci riporta la storiografia antica a proposito di Giulia? E quanto invece è stato inventato da quella cultura improntata a un severo maschilismo, che fatica tutt’oggi a tramontare? Ne discute con Paolo Mieli la professoressa Francesca Cenerini a “Passato e Presente”, in onda lunedì 24 giugno alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.

Italia. Viaggio nella bellezza
Giorgio Vasari. Vita e Vitedi un artista

A 450 anni dalla morte, Rai Cultura celebra Giorgio Vasari, figura centrale del Rinascimento italiano, con una puntata di Keti Riccardi e la regia di Federico Cataldi per “Italia. Viaggio nella bellezza” in onda lunedì 24 giugno alle 21.10 in prima visione su Rai Storia.

Nato ad Arezzo nel 1511, architetto, pittore prolifico, Giorgio Vasari operò in varie parti d’Italia, a Roma al servizio di diversi pontefici, ma soprattutto a Firenze dove sotto il principato di Cosimo de’ Medici realizzò le sue opere più importanti: i monumentali cicli di affreschi di Palazzo Vecchio, gli Uffizi e il Corridoio vasariano.

A Firenze fu anche fondatore, sotto gli auspici del vecchissimo Michelangelo, dell’Accademia delle Arti del Disegno, la prima accademia d’arte della storia.  

Ma ciò che lo ha reso eccezionale è stata la scrittura delle Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architettori, un libro che contiene più di centottanta biografie di artisti da Cimabue fino a Michelangelo. Un testo letterario che ha segnato la nascita della storia dell’arte e in qualche modo l’ha forgiata.

Le sue Vite, ancora oggi studiate, commentate, dibattute, scritte per rendere immortali le opere dei più eccellenti artisti, hanno reso immortale anche lui, collocandolo al centro del suo secolo con una evidenza davvero speciale. 

Grandi della Tv – Renzo Arbore
L'Altra domenica una tantum – ore 22.00

MARTEDI’ 25/06/2024

Passato e Presente
Le colonie estive

Nel corso di oltre cento anni le colonie estive hanno ospitato generazioni di bambini. Ne parlano Paolo Mieli e il professor Stefano Pivato nell’appuntamento con “Passato e Presente”, in onda martedì 25 giugno alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. Nate nella seconda metà del 1800 con scopi terapeutici, sono state utilizzate dal Fascismo per plasmare, nel corpo e nell’anima, i “nuovi italiani”. Nel dopoguerra, la loro gestione è stata affidata all’associazionismo religioso e laico ma, negli anni del boom economico, con il cambiamento di stile di vita degli italiani dovuto all’incremento dei consumi, le colonie hanno dovuto cedere progressivamente il passo a nuovi modelli di vacanza. 

5000 anni e più. La lunga storia dell’umanità
Gengis Khan. La storia segreta

Il più famigerato guerriero del XII secolo: “Gengis Khan. La storia segreta” – in onda martedì 25 giugno alle 21.10 in prima visione su Rai Storia per “5000 anni e più. La lunga storia dell’umanità”, ripercorre l'ascesa di Khan dall'oscurità fino a diventare il leader che unì le tribù mongole in guerra, prima di minacciare la civiltà occidentale con le sue campagne. Un personaggio di cui Giorgio Zanchini parla con lo storico Lorenzo Pubblici.

L’Altro Adige

Rai Cultura presenta uno speciale che racconta e ricostruisce la storia e il processo di autonomia dell’Alto Adige dando voce ad esperti e protagonisti di questa importante vicenda: è “L’Altro Adige”, in onda martedì 25 giugno alle 22 in prima visione su Rai Storia. Un esempio per tutto il mondo di come sia stato possibile superare un conflitto di carattere etnico e di confine, garantendo lo sviluppo socioeconomico di un territorio nell’interesse di tutti i gruppi che convivono. Un’autonomia definita dal Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano “specialissima”: un accordo bilaterale tra due Stati, raggiunto con il sostegno delle Nazioni Unite che presenta al suo interno strumenti di tutela delle minoranze interessanti anche per altre situazioni simili. Con l’introduzione e le considerazioni finali di Giovanni Bernardini.

MERCOLEDI’ 26/06/2024

Passato e presente
Le sorelle Mitford

Quotidiani, romanzi, pièce teatrali, musical, sceneggiati e serie televisive hanno raccontato e continuano a raccontare le vite straordinarie delle sei sorelle Mitford. Sei donne brillanti, determinate e anticonformiste che, tra colpi di testa, passioni, successi e cadute, danno scandalo nell’aristocrazia britannica del secolo scorso e che, ancor oggi, vengono celebrate e ricordate non senza un pizzico di nostalgia per la Gran Bretagna di un tempo. Ne parlano Paolo Mieli e il professor Francesco Perfetti a “Passato e Presente”, in onda mercoledì 26 giugno alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. Se Nancy si dedicherà per sempre alla scrittura, e Pamela e Diana opteranno per un’esistenza dai ritmi cadenzati nella rigogliosa campagna inglese, pur senza rinunciare a una buona dose di stravaganza, Diana, Unity e Jessica compiranno scelte difficili e, animate da ideali contrapposti, parteciperanno senza riserve al conflitto totale tra Nazismo e Comunismo. Tre donne cresciute insieme che ricevono la stessa educazione ma che interpreteranno la Storia e i suoi tragici sviluppi in modo antitetico, percorrendo strade distanti destinate a non incontrarsi.

Il segno delle donne
Titina de Filippo

Titina De Filippo, Maria Montessori, Marta Abba, Ada Pace, Maria Signorelli, Ave Ninchi. Sei donne esemplari della Storia italiana che si sono distinte per il loro talento in ambiti diversi, dallo spettacolo allo sport, dal cinema alla scienza, dando un importante contributo alla cultura del nostro Paese. Le fanno rivivere 6 attrici intervistate da Angela Rafanelli nella quarta edizione de “Il segno delle donne”, una coproduzione Rai Cultura – Anele, prodotta da Gloria Giorgianni, riproposta da mercoledì 26 giugno alle 21.10 su Rai Storia. Nella conversazione con Angela Rafanelli, in cui si affrontano gli aspetti importanti della vita professionale e di quella privata, emergono la storia, la personalità e il carattere di ciascuna. Le interviste, infatti, sono realizzate mettendo in scena parole realmente usate dalle protagoniste, accuratamente verificate, grazie all’uso di fonti dirette come lettere, diari, colloqui con giornalisti e discorsi pubblici, portati alla luce dagli autori con la consulenza della storica Elvira Valleri. Ad arricchire il racconto, anche immagini inedite e filmati di repertorio, e testimoni come Carlo Verdone, Sergio Rubini, Ennio Coltorti e i familiari delle protagoniste, tra cui la figlia di Maria Signorelli Giuseppina Valpolicelli e Arianna Ninchi, nipote di Ave Ninchi. Tra le altre testimonianze anche quella dell’ex pilota Arturo Merzario, della Presidente dell’Istituto Pirandelliano e degli studi sul teatro contemporaneo Annamaria Andreoli, della storica del teatro e studiosa di Titina De Filippo Simona Scattina, della Dottoressa di ricerca in storia del teatro presso La Sapienza Chiara Pasanisi, della Docente di storia della pedagogia presso la Lumsa Paola Trabalzini e della Presidente Associazione Romana Montessori Daniela Dabbene. 
Si comincia con Titina De Filippo, figlia naturale del commediografo Eduardo Scarpetta, nata a Napoli nel 1898. Titina calca il palcoscenico fin da piccola insieme ai suoi fratelli minori Eduardo e Peppino. È un’attrice moderna, intensa, naturale, eclettica, a cui piace cimentarsi in ogni genere teatrale, dalla rivista alla sceneggiata fino alla commedia. Nel 1921 conosce l’attore Pietro Carloni, con il quale si sposa nel 1922, stringendo un inossidabile sodalizio artistico e sentimentale che durerà tutta la vita. Dal loro amore nascerà nel 1923 il loro amatissimo figlio, Augusto. Nel 1924 Titina viene scritturata al Teatro Nuovo di Napoli in cui recitano tutti gli attori più talentuosi della scena napoletana dell’epoca, conquistando nel tempo il ruolo di prima attrice. Nella stagione teatrale 1929/1930 del Teatro Nuovo è al fianco di Totò. I due formano una coppia comica straordinaria, ma il grande attore lascia la compagnia prima del termine della stagione teatrale. Titina così propone al suo impresario di rimpiazzare Totò non con uno, ma con tre attori: il trio De Filippo, formato da lei e dai suoi fratelli Eduardo e Peppino, anche loro ormai attori affermati. Dopo tredici anni di successi in tutta Italia il trio si scioglie nel 1944 e per Titina inizia la stagione della maturità artistica, in cui avrà la sua definitiva consacrazione nel 1946 nel ruolo di Filumena Marturano.
“Il Segno delle Donne” è una co-produzione Rai Cultura - Anele con Angela Rafanelli, realizzata da Anele. Prodotta da Gloria Giorgianni. Regia di: Michele Imperio (Maria Signorelli, Titina De Filippo, Maria Montessori) e Marco Spagnoli (Ada Pace, Ave Ninchi, Marta Abba).

Luci per Ustica

Il 27 giugno 1980, un DC9 dell’Itavia scompare improvvisamente dai radar quando si trova sul cielo dell’isola siciliana di Ustica. È partito da Bologna con 81 persone a bordo tra equipaggio e passeggeri, sta per arrivare a Palermo, ma non ci arriverà. Si inabissa dopo essere precipitato in mare colpito da un missile. Oggi le luci per Ustica sono 81 lampadine, volute dall’artista Christian Boltanski, che si accendono e si spengono come un cuore pulsante nel Museo per la Memoria di Ustica di Bologna. Sono anche, però, ciò che ha rischiarato il buio sui motivi dell’abbattimento dell’aereo, fino ad arrivare a una verità giudiziaria seppur parziale. Il documentario, prodotto da Sonne Film in collaborazione con Rai Documentari, lega il percorso compiuto dai familiari delle vittime della strage di Ustica e il museo che è stato voluto e concepito perché rimanesse memoria della tragedia. “Luci per Ustica”, in onda mercoledì 26 giugno alle 22.10 su Rai Storia, ha sullo sfondo la Bologna di allora; in primo piano una serie di testimoni d’accezione che accompagnano la ricostruzione dei fatti del giugno 1980.

Carlo Lucarelli, l’avvocato Alessandro Gamberini e Walter Veltroni inquadrano il periodo storico rievocando gli scenari inquietanti dei conflitti internazionali che si stavano consumando sul Mediterraneo. Marco Damilano e Marco Paolini tracciano un quadro sul comportamento che la politica assunse, nel dubbio che sia stata ingannata o complice del disastro. Sulla Bologna dell’epoca parlano Romano Prodi, l’ex sindaco di Bologna Walter Vitali, lo scrittore Loriano Macchiavelli. Il cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Cei, e il teologo Vito Mancuso spiegano come si elabora un lutto davanti a un evento traumatico e trattano le implicazioni filosofico-morali di una perdita senza un perché e, in molti casi, senza una tomba sulla quale piangere. Infine, lo scrittore e sociologo Luigi Manconi riflette sulla giustizia fatta e su quella ancora da compiere alla ricerca di chi diede l’ordine di sparare il missile e di chi premette il pulsante. In chiusura, la poetessa Mariangela Gualtieri legge una sua poesia scritta appositamente per il documentario.

Il mare dell’emergenza

Cosa avviene quando un barcone alla deriva, con centinaia di persone a bordo, invia una chiamata di soccorso alla Guardia Costiera italiana? Cosa significa trovarsi nell’insostenibile situazione di dover scegliere tra chi lasciare vivere e chi morire? Riconoscere il terrore e la disperazione negli occhi delle persone, il senso di impotenza ma anche la gioia di salvare vite e la tristezza, a volte, nel diventare consapevoli che non si può più fare nulla. “Il mare dell’emergenza”, in onda mercoledì 26 giugno alle 23 su Rai Storia, è un racconto inedito, corale, emozionante dei protagonisti che attraverso la loro esperienza in mare, restituiscono il senso profondo della vita, spesa al servizio degli altri e del Paese. Il documentario offre uno sguardo diverso, una descrizione dall’interno del sistema del soccorso in mare facendo emergere l’importanza e la straordinarietà del lavoro degli uomini e delle donne della nostra Guardia Costiera. “Il mare dell’emergenza” segue la quotidianità dei salvataggi, alternati con la presa diretta e descrive la tensione dell’emergenza dal punto di vista dei soccorritori, portando lo spettatore nel cuore dei target. Il documentario, attraverso il racconto dei protagonisti, con il contributo di accademici, esperti del fenomeno migratorio e testimonianze dirette, mette in luce l’impegno, lo spirito di servizio, l’abnegazione con cui la Guardia Costiera svolge l’attività di soccorso in mare giorno e notte, lontano dai propri affetti, tra turni massacranti. Non supereroi ma donne e uomini generosi che hanno deciso di mettere in gioco se stessi per salvare gli altri. Il viaggio de “Il mare dell’emergenza” inizia a Lampedusa, terra di frontiera e isola simbolo, dove fare il soccorritore marittimo assume un valore diverso.

GIOVEDI’ 27/06/2024

Passato e presente
Il Medioevo crudele dei fratelli Grimm

I fratelli Jacob e Wilhelm Grimm sono stati più che semplici collezionisti di storie; hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione di un'identità nazionale tedesca. A “Passato e Presente”, in onda giovedì 27 giugno alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli ne parla con la professoressa Chiara Mercuri. Anche se la traduzione delle loro fiabe del focolare in tutte le lingue del mondo è superato solo dalla Bibbia in termini di diffusione, le fiabe dei Grimm hanno spesso un'ambientazione perturbante e oscura, fatta di foreste popolate da streghe, orchi e lupi in cui accadono terribili fatti di sangue, così come voleva la tradizione popolare medievale tedesca. Sono queste le 156 storie originali, scritte tra il 1812 e il 1815, dove non si trova traccia di principesse spensierate o di eroi coraggiosi, ma di personaggi sadici e grotteschi protagonisti di trame violente e crudeli.

a.C.d.C” e le apocalissi del passato
La scomparsa dei Maya e la terra sommersa di Doggerland

Tra il 250 e il 900 d.C. la civiltà Maya fiorisce nel centro America, sfruttando le avanzate conoscenze matematiche e astronomiche per realizzare imponenti centri urbani e una complessa organizzazione sociale. Ma a partire dall’ottavo secolo un rapido declino e l’abbandono delle grandi città segnano la fine di quella civiltà. Una parabola raccontata da “Apocalissi del passato”, in onda giovedì 27 giugno alle 21.10 su Rai Storia per “a.C.d.C.”. L’archeologia è ancora alla ricerca di una spiegazione esauriente dello spettacolare crollo dei Maya. A seguire alle 22.10 la terra sommersa di Doggerland.

Ottomila anni fa una terra fertile e rigogliosa univa le Isole Britanniche all’Europa continentale: un Eden dell’età della pietra, cancellato da un evento devastante. Un’antica ipotesi trova conferma grazie alle nuove tecnologie e il fondale del Mare del Nord svela i suoi segreti agli archeologi: nell’età della pietra una porzione di terra collegava l’Europa continentale alle Isole Britanniche, un paradiso abitato da un’abbondante selvaggina e da società umane di cacciatori-raccoglitori. La ricerca archeologica ha ricostruito le pratiche di vita in questo Eden del Mesolitico, sepolto sotto le onde del mare da quasi ottomila anni.

VENERDÌ 28/06/2024

La Grande Guerra 110 anni fa
Da “Passato e Presente” a “Storie della Grande Guerra”

Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, viene ucciso l’arciduca Francesco Ferdinando. È l’inizio della crisi che porterà alla Prima Guerra Mondiale. A 110 anni da quella data fatidica Rai Cultura dedica alla ricorrenza alcuni programmi a partire da “Passato e Presente”, in onda venerdì 28 giugno alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. Paolo Mieli e il professor Alessandro Barbero analizzano un evento

Isolato, ma capace di scatenare conseguenze inimmaginabili: 28 nazioni coinvolte, milioni di morti, il primo conflitto considerato mondiale dalla storiografia, tutto questo messo in moto dall’omicidio di un unico uomo, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero d’Austria-Ungheria.

Alle 21.10 su Rai Storia il secondo episodio della serie “’14-’18. Grande Guerra cento anni dopo” - prodotta da Rai Cultura, presentata da Paolo Mieli, con la conduzione di Carlo Lucarelli e la consulenza storica di Antonio Gibelli e Mario Isnenghi – racconta lo scoppio del conflitto dopo ultimatum dell’Austria alla Serbia, il 23 luglio. L’Italia, rimasta inizialmente neutrale, il 24 maggio 1915 si schiera contro gli ex alleati mitteleuropei: troppo forti il sentimento antiaustriaco della popolazione e la spinta del movimento irredentista per rispettare la firma della Triplice Alleanza.

A seguire – sempre su Rai Storia – “Storie della Grande Guerra” ha per protagonista Luca Comerio, cineasta ufficiale della Grande Guerra e prima ancora della guerra in Libia. Raccontare la singolare storia di questo pioniere del reportage cinematografico significa raccontare la storia dell’unico civile, in Italia, a ottenere il privilegio di assistere con un terzo occhio alla guerra. Il programma ripercorre anche la storia di un’arte, quella del cinema, assoggettata ben presto al regime di Stato. Dopo la disfatta di Caporetto nel 1917, infatti, venne costituita la Sezione Cinematografica del Regio Esercito che assunse il monopolio delle riprese.

29 giugno 1944. La strage di Civitella
Il portafoglio di Giuseppe

«L’avete visto il mio babbo?». Tra la folla che scappa e le case in fiamme, la quattordicenne Ida Balò cerca il padre Giuseppe. Invano. Di lui rimane ancora oggi il portafoglio, impregnato di sangue e bucato dagli spari: «Lo tengo come la cosa più cara che ho». Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio, 80 anni fa: oltre 200 vittime, donne, uomini, bambini. Il più piccolo aveva un anno. La strage, tra le più drammatiche di quel 1944, è ripercorsa da Emanuela Lucchetti in «29 giugno 1944. La strage di Civitella», venerdì 29 giugno alle 21.10 su Rai Storia.

Ida Balò, 94 anni, è una delle ultime testimoni dirette dell’eccidio. Lei si ricorda di quella domenica, alla messa per i Santi Pietro e Paolo. I nazisti della divisione Hermann Göring fanno irruzione in chiesa e urlano in tedesco: «Uscite, uscite». L’arciprete Don Alcide Lazzari si sacrifica: «È il mio popolo». Non basterà a salvarli. Don Lazzari sarà fucilato insieme agli altri uomini.

Vittoria Lammioni ha 5 anni ed è a casa quando una bomba incendiaria uccide mamma e sorelline. Lei e il padre Luigi scappano dal tetto. Per strada lui implora un ufficiale tedesco: «Abbiate pietà di questa bambina». Si salvano. Tra le testimonianze raccolte nelle inchieste inglesi e conservate nella sala della memoria di Civitella c’è anche quella di Luigi: solo il primo luglio recupererà i corpi di sua moglie e di una figlia, dell’altra non rimane traccia.

Una memoria divisa per 70 anni, quella di sopravvissuti e partigiani – ritenuti corresponsabili della rappresaglia nazista per aver ucciso tre tedeschi al locale del dopolavoro di Civitella –, riconciliata simbolicamente nell’abbraccio tra Ida Balò e il comandante partigiano Edoardo Succhielli «Renzino» nel 2013. Per anni lui porta il peso della responsabilità dell’eccidio: «Tanti di quelli che sono morti erano fratelli miei. Io so di aver cercato di fare il mio dovere, ma a volte è difficile farlo senza errori». Nel 2006 arriva il processo al tribunale militare di La Spezia. Tardi perché – come spiega il procuratore militare Marco De Paolis – i fascicoli erano stati insabbiati. Gli imputati sono tre: gli ufficiali Karl Stolleisen e Siegfried Böttcher – usciti di scena rispettivamente per ragioni di salute e per decesso – e il sottufficiale Max Josef Milde, condannato all’ergastolo.

Verità storica e processuale riconciliano la comunità. Tra chi è sopravvissuto c’è anche Enzo Panzieri, che a 6 mesi ha perso tutta la famiglia a San Pancrazio, dove oggi c’è un museo della memoria. Lui lì ci ha piantato un roseto, che ogni maggio fiorisce.

SABATO 29/06/23

Passato e presente
Juan Peron presidente

E’ il 4 giugno 1943. Mentre in Europa le sorti della guerra stanno per cambiare a favore degli alleati, in Argentina un colpo di stato rovescia il governo conservatore e pone alla guida del paese il generale Fàrrell. La personalità più in vista del nuovo governo, però, è il colonnello Juan Domingo Peron, ministro del lavoro, che conquista il consenso delle masse diseredate con misure che ne migliorano le condizioni di lavoro e di vita. Il 24 febbraio 1946, Peròn stravince le elezioni e diventa il nuovo presidente dell’Argentina. A “Passato e Presente”, in onda sabato 29 giugno alle 20.30 su Rai Storia – a 50 anni dalla scomparsa - Paolo Mieli e il professor Raffaele Nocera raccontano la sua storia. Insieme alla popolarissima moglie Evita, che morirà prematuramente nel 1951, impone una politica di riforme che, grazie alla congiuntura economica mondiale, regala al paese un periodo di prosperità. Venerato dalle masse popolari e odiato dall’oligarchia, Peròn viene a sua volta deposto da un golpe militare il 19 settembre 1955, mentre l’ombra della crisi si allunga sull’Argentina. Una nave della Marina lo trasferisce in Uruguay, prima tappa di un esilio che durerà diciotto anni. 

Cinema Italia
I banchieri di Dio. Il caso Calvi

Gli ultimi mesi del banchiere Roberto Calvi raccontati a partire dallo scandalo del Banco Ambrosiano, che coinvolse il mondo finanziario milanese, il Vaticano, la P2, la massoneria, i servizi segreti italiani e inglesi, il mondo della politica, la mafia e la camorra. Calvi viene ritrovato appeso sotto il Blackfriars Bridge a Londra nel giugno 1982. È il film di Giuseppe Ferrara “I banchieri di Dio – Il caso Calvi” in onda sabato 29 giugno alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Cinema Italia”. Nel cast, Omero Antonutti, Giancarlo Giannini, Alessandro Gassmann, Rutger Hauer, Pamela Villoresi, Vincenzo Peluso, Alessandra Bellini, Francesco Cordio, Pier Paolo Capponi, Franco Diogene

Documentari d' autore
Una giornata nell'Archivio Piero Bottoni

La storia dell’architetto, urbanista, pittore e fotografo Pietro Bottoni che nel secondo dopoguerra del ‘900 regalò a Milano una montagna alta cento metri (e non solo). Un personaggio al centro di “Una giornata nell'Archivio Piero Bottoni” di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti in onda sabato 29 giugno alle 23.15 su Rai Storia per “Documentari d’autore”.


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