L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La danza apre i cuori

di Michele Olivieri

Grandi étoiles in scena e grandi ospiti in platea uniti in un armonico spettacolo benefico, diretto da Alessio Carbone, per supportare l’apertura della nuova Scuola Internazionale gratuita in India.

MILANO, 17 giugno 2024 – Creare il giusto equilibrio tra artisti e opere coreografiche per qualsiasi serata di gala può essere complicato, soprattutto quando si tratta di eventi internazionali che registrano grandi attese. Al Teatro Carcano c’era anche l’intento benefico, e infatti più di seicento persone hanno riempito la platea e la galleria per assistere alle virtuose performance dei sedici ospiti provenienti dalle principali compagnie europee. Dopo un saluto e un discorso di presentazione di Nicolò Govoni, che ha raccontato al pubblico l’impegno e i progetti nei Paesi in cui Still I Rise opera, il sipario si è alzato su una parata di stelle durata settantacinque minuti senza intervallo.

Alessio Carbone, figlio d’arte, al fianco dei suoi genitori (i maestri Giuseppe Carbone ed Iride Sauri, presenti alla serata con la sorella Beatrice Carbone, già solista della Scala) dopo la conclusione della sua carriera nel novembre 2019 all’Opéra di Parigi si adopera a tempo pieno all’organizzazione di spettacoli di danza ed oggi i suoi eventi sono sinonimo di garanzia in quanto conosce le dinamiche dall’interno, gode di autorevoli amicizie nei prestigiosi teatri e sa andare incontro al gusto di un pubblico composto da appassionati, esperti e neofiti dell’arte tersicorea.

Tutto ciò si è visto nel programma scelto che si è aperto con un grande classico tratto da La Sylphide su coreografia di August Bournonville nell’interpretazione di Cristina Gómez e Mario Galindo dalla Compañía Nacional de Danza. La coppia ha messo in mostra una tecnica frizzante con una consonanza perfetta tra i canoni dell’estetica classica grazie alla partitura visibile di Jean Schneitzhoffer nell’equilibrio tra forma e contenuto. Questo estratto ha preparato il terreno con la delicatezza spirituale e il trionfo del romanticismo alle esibizioni successive.

A seguire il passo a due Aria Suspended su coreografia di Mauro de Candia (presente in platea) con interpreti Claudia D’Antonio e Danilo Notaro dal Teatro San Carlo di Napoli; il movimento fluido dei danzatori ha le musiche di Bach scelte in una continuità armonica e bilanciata. Per il terzo brano si è ritornati al grande accademismo con un estratto dal secondo atto del Lago dei cigni su coreografia di Marius Petipa squisitamente interpretato da Anna Muromtseva dell’Hungarian Ballet e Alban Lendor del Royal Danish Ballet. È stata poi la volta di Paganini di Mauro De Candia che aveva visto il suo debutto al Teatro Curci di Barletta su musiche del grande violinista: una creazione brillante che ripensa l’uso della tecnica classica con inedite direzioni e un’abilità palese di Dinu Tamazlacaru dalla Staatsoper di Berlino. Si tratta di una coesistenza armoniosa e di sicura teatralità con risvolti sentimentali. Quindi, uno dei tre movimenti di Windgames sul Concerto per violino e orchestra op. 35 di Čajkovskij con la coreografia di Patrick De Bana interpretata da Federica Maine e Michele Satriano del Teatro dell’Opera di Roma, dopo la creazione a Vienna nel 2013 per il Wiener Staatsballett in omaggio ai Ballets Russes di Diaghilev e al suo interprete per eccellenza Vaslav Nijinsky. La danza contemporanea è una fusione di stili che combina la tecnica classica e il movimento astratto non convenzionale. I due bravissimi interpreti hanno fluito sul palco nello spazio teatrale vuoto raggiungendo un livello di connessione quasi ci fosse un filo invisibile che si avvolgeva insieme al loro battito.

Sesto pezzo in programma, un estratto da Signes di Carolyn Carlson sulla musica di René Aubry magistralmente interpretato dalle étoile dell’Opéra di Parigi, Hannah O’Neill e Germain Louvet. Capolavoro di perfezioni e incastri, creato nel 1997 per il Balletto Garnier, la coreografia mette in movimento i due straordinari ballerini dando origine ad un pezzo surreale nell’incarnare i legami estendendoli al palcoscenico. Suono e dinamica hanno fatto vibrare lo spazio come un insieme completamente integrato da cui è risultato difficile distogliere lo sguardo. Nella creazione la flessibilità e il senso di equilibrio sono il Leitmotiv ritmico. Hannah O’Neill ha riempito la scena con il suo carisma e il notevole Germain Louvet ha incantato con piccoli movimenti accennati, rotazioni della mano o del braccio, sguardo interiorizzato, spostamento delle positure in corrispondenza di un millimetrico calcolo che conferiva a ogni minimo gesto incisività e fascino.

Non poteva mancare un pezzo di Roland Petit e ciò è avvenuto con L’Arlesienne su musica di Bizet nell’interpretazione di Denys Cherevychko dalla Wiener Staatsoper, che intreccia il virtuosismo e racchiude tanta potenza acrobatica in un disperato e struggente assolo che si conclude con un immaginario volo “liberatorio” verso la finestra nel fondale che tanto ricorda al contrario il volo in entrata di Nijinsky in Le spectre de la rose. Il pezzo nella sua completezza racconta il drammatico amore tra due giovani promessi sposi: Viviette e Frederi. Lui è ossessionato dal ricordo dell’arlesiana amata in passato. È un giovane infelice che fa i conti con la sua pazzia e inseguendo il fantasma della diletta si esaurisce fino a lanciarsi dalla finestra, togliendosi la vita. Seguiva Sinking di Sasha Riva e Simone Repele con gli stessi coreografi interpreti per la Riva & Repele Company su musica di Gavin Bryars. Un pezzo che ha commosso per l’intrinseca poesia, teatralità e gestualità. Solamente con il pathos dell’interpretazione più che mai espressiva, senza una narrazione ben definita, ha catturato la concentrazione lasciando l’evocazione alle suggestioni dello spettatore. Nei loro movimenti si respira il profumo delle emozioni, delle tensioni dopo un qualcosa di terribile, e di quei sentimenti che si sprigionano dall’incontro. Le sensazioni sono percettibili nel contatto umano grazie ad un lavoro di ricerca sull’architettura coreografica e ad uno stile che ben contraddistingue i due artisti da tempo.

Immancabile Bourgeois su musica di Jacques Brel nella coreografia di Ben Van Cauwenbergh con l’esibizione di Dinu Tamazlacaru dalla Staatsoper di Berlino. Tecnicamente sicuro e pulito, ironico e simpatico, ha confermato il suo essere un istrionico danzatore.

Penultimo pezzo in programma è Árbakkinn, su coreografia di Simone Valastro con Claudia D’Antonio e Stanislao Capissi dal Teatro San Carlo di Napoli (pas de deux creato nel 2019 per l’étoile Laetitia Pujol e per Alessio Carbone, ai tempi primo ballerino dell’Opéra), in cui l’andamento da molto veloce si placa lentamente con abbracci fugaci prima della separazione su una toccante melodia dell’islandese Ólafur Arnalds. Le movenze si ispirano alla disciplina accademica con accenti più naturali e moderni lasciando allo spettatore il significato della narrazione.

In chiusura un classico immancabile, il pas de deux dallo Schiaccianoci nella coreografia di Vassili Vainonen con Anna Muromtseva e Vlacheslav Gnedchilk dall’Hungarian Ballet. Il titolo rievoca la combinazione di gusto e di eleganza dove non c’è mai nulla di “vecchio” e i ricchi virtuosismi tecnici alzano il livello qualitativo per tramite dei due interpreti e della fioritura dei capisaldi del repertorio storico.

Gran finale con tutti gli artisti in proscenio sulle note degli Etudes di Carl Czerny (sarebbe stato bello come ciliegina sulla torta vederli danzare tutti insieme). Applausi copiosi su cui spiccavano le presenze in platea di Roberto Bolle, Luciana Savignano e Anna Maria Prina, oltre ad una nutrita partecipazione degli allievi e diplomandi della Scuola di Ballo della Scala accompagnati dai maestri Leonid Nikonov, Tatiana Nikonova, Giulia Rossitto, Walter Madau, Amelia Colombini, Eliane Arditi a testimonianza di quanto l’arte coreutica sia un veicolo di educazione e di sana aggregazione per i giovani, esattamente come l’impegno di questo Gala nel portare istruzione ai bambini più vulnerabili da parte di Still I Rise.

L’augurio che sia il primo di altre collaborazioni tra Alessio Carbone e l’organizzazione no-profit per far sì che possa diventare un appuntamento annuale nel nome della buona danza e della filantropica raccolta fondi.

Michele Olivieri


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