L’Ape musicale

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Un successo trionfale è invece spettato alle Danaïdes, spettacolo nato grazie all’instancabile attività del centro veneziano di musica romantica francese Palazzetto Bru Zane: dopo il debutto nel Theater an der Wien, seguono a stretto giro l’incisione discografica e due repliche nell’Opéra royal di Versailles e nell’Arsenal di Metz (27 e 29 novembre). Ottimi gli auspicii. Il primo: l’esecuzione in forma di concerto esonera pubblico e critica dallo stress di seguire e valutare una regìa non all’altezza dell’opera; e tale è la forza narrativa della partitura da Salieri, da non far mai rimpiangere la mancanza di un’azione visibile. Il secondo: la direzione è affidata a Christophe Rousset, il più raffinato ed erudito tra i musicisti-filologi francesi, ambidestro nel suo stile nazionale come in quello italiano, abilissimo dunque nel mettere a fuoco un Salieri a cavaliere di due scuole operistiche. Per queste Danaïdes la sua orchestra colorata di pastelli e soffiata nel cristallo, Les Talens Lyriques, è stata affiancata dai cantori del Centro di Musica barocca di Versailles, i quali ne condividono l’impalpabile e struggente materia sonora. Non si potrebbero dunque ascoltare airs e divertissements – ossia le brevi arie e i quadri corali-coreutici tipici della tradizione francese – più soavemente zuccherosi, alla Fragonard, o più festosamente pomposi di quelli mossi da Rousset.

Ma Les Danaïdes è anche altro rispetto all’estrema estetizzazione rococò mutuata, per esempio e sul campo, dall’Écho et Narcisse di Gluck. Nella sua brevità (due ore scarse), l’opera di Salieri ha per oggetto il fosco mito delle cinquanta figlie di Danao, maritate ai cinquanta figli di Egitto con l’ordine paterno di ucciderli: la sola Ipermestra disubbidisce e salva il suo Linceo, cui spetterà poi vendicare i fratelli. In musica, ciò si traduce in momenti di frenesia e veemenza inauditi: ed ecco che Rousset sa trarre in modo inedito dai Talens Lyriques tarterei turbini di zolfo strumentale, in impetuoso ed esaltante contrasto con il delicato contorno. Una compagnia di canto sorprendente fa il resto dell’ottimo lavoro. Il soprano Judith van Wanroij ha voce piccina e acidula, ma dai toni queruli dell’atto I a quelli eroici del V la sua Hypermestre accampa un’evoluzione psicologica e gode di una varietà espressiva entrambe rimarchevoli. Magnifico interprete è anche il basso-baritono Tassis Christoyannis, che a dispetto dell’acuta tessitura di Danaüs conserva sempre accento autorevole e colore uniforme. La tessitura diventa acutissima nella parte da haute-contre di Lyncée, e Philippe Talbot vi si muove a sua volta con disinvoltura tecnica, luminosità timbrica e pregnanza espressiva fuori dal comune. L’alta qualità non viene meno neppure nelle parti di fianco, dove il soprano Katia Velletaz come Plancippe e il baritono Thomas Dolié come Pélagus fanno valere timbri personali e piglio espressivo. Entusiasmo del pubblico e attesa dell’incisione discografica, mentre già il 27 novembre si potrà seguire la diretta televisiva da Versailles (dalle pagine Culturebox e Medici TV).


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