L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 


Un amore da lontano

di Fabiana Crepaldi

Un ricordo della compositrice finlandese Kaja Saariaho, spentasi il 2 giugno a Parigi.

La prematura scomparsa della compositrice finlandese Kaija Saariaho, all'età di 70 anni, il 2 giugno scorso, nella sua casa di Parigi, dopo due anni di lotta contro un cancro al cervello, mi ha portato a rivisitare alcune delle sue opere, sempre così notevoli, e ad ascoltare alcune interviste che aveva rilasciato negli ultimi anni. Tra le interviste, la serie disponibile su France Musique (consiglio), registrata nel 2017 e condotta con delicatezza da Corinne Schneider, che da tempo era in coda alla mia playlist. La serie mi ha fatto scoprire una persona introspettiva e sensibile all'estremo. Non c'è da stupirsi che sia stata una delle più grandi compositrici del nostro tempo. Nel campo dell'opera, oserei dire che negli ultimi vent'anni, dal 2000, quando è stata presentata la prima di L'Amour de Loin, al 2021, quando è stata creata Innocence, nessun compositore o compositrice l'ha eguagliata. Il suo nome fa già parte della storia dell'opera.

Kaija Saariaho è nata a Helsinki nell'ottobre del 1952. La sua famiglia era semplice e per nulla musicale. Nell'intervista rilasciata a France Musique, ha raccontato di essere stata una bambina timida e fragile. Poiché era allergica alla penicillina e gli antibiotici non erano ancora in uso, quando si ammalava passava lunghi periodi a casa. Ricorda con un certo piacere i molti pomeriggi trascorsi, da sola, ad ascoltare la radio. È attraverso la radio che entrava in contatto con la musica di tutto il mondo, con i compositori che amava e che l'avevano influenzata, soprattutto Bach. Quando arrivava la primavera, le piaceva guardare fuori dalla finestra e fingere che fosse già estate, che presto sarebbe potuta partire.

Della sua infanzia in Finlandia, Kaija ricorda le lunghe vacanze estive trascorse in campagna nel villaggio della madre: "È lì che ho i ricordi più belli, perché ero davvero nella natura, ed è stata la natura a portarmi molte cose, anche l'acustica: la foresta dopo la pioggia, che era così riverberante". Durante le vacanze, rifugiandosi con il padre nella quiete del lago, appoggiava l'orecchio alla barca di alluminio e ascoltava il suono delle onde che si infrangevano sulla barca. Secondo lei, è probabilmente da qui che è nato il suo interesse per i filtri di risonanza, per le modifiche subite dal suono quando si propaga attraverso diversi supporti. Le sue dichiarazioni e la sua musica chiariscono che ciò che la interessava non erano tanto le melodie, quanto i suoni, gli ambienti sonori, la propagazione e le trasformazioni. La sua scrittura è come un quadro impressionista in forma sonora, è quasi possibile vedere le pennellate che costruiscono quell'ambiente. Anche la sonorità dell'organo, strumento al quale ha pensato di dedicarsi, ha lasciato segni udibili nelle sue composizioni.

A sei anni i genitori la iscrissero a una scuola steineriana, affinché il gioco con gli altri bambini e l'insegnamento artistico la liberassero dalla timidezza. Impara a dipingere, disegnare, suonare il violino, il pianoforte e l'organo. Nella pittura, scoprì che le immagini non erano rappresentate in modo realistico, ma astratto. Da lì si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, ma scoprì di voler diventare compositrice. Suo padre era contrario all'idea: se avesse avuto davvero talento, vocazione, questa vocazione si sarebbe manifestata prima, ma lei non suonava bene nessuno strumento, non si era mai esibita suonando nulla. Nel dramma, Kaija pensò di abbandonare l'idea, perché per lei la musica era molto importante, temeva di essere una compositrice mediocre, ma non poteva separarsi dalla musica. Pensò allora di diventare organista. Riuscì, tuttavia, a raccogliere le forze per combattere contro la mentalità del padre e contro le proprie paure. A diciannove anni decise di sposarsi per emanciparsi, ma scoprì presto di aver solo cambiato l'indirizzo dell'oppressione. Di quel primo matrimonio, durato solo pochi mesi, il frutto fu solo il nome con cui si consacrò: Saariaho.

Nel 1976, all'età di 24 anni, entrò all'Accademia Sibelius di Helsinki. Quando si diplomò nel 1980, andò a Darmstadt, dove scoprì la musica spettrale, e nel 1982 si trasferì a Parigi, dove si stabilì con la famiglia ed entrò a far parte dell'IRCAM (Institut de recherche et coordination acoustique/musique), l'istituto di ricerca musicale e acustica dedicato alla musica contemporanea, creato da Pierre Boulez.

La lettura faceva parte della sua vita. Nella sua casa di Parigi, uno spazio speciale era riservato ad alcuni libri che erano sempre presenti nella sua vita quotidiana. Erano libri di poesia, sulle "divine proporzioni", libri di Tarkovskij, di Virginia Wolf, sui temi più disparati. Kaija amava leggere in diverse lingue (francese, finlandese, inglese e tedesco).

Vedeva la sua musica quasi come qualcosa di vivo, o meglio, che prendeva vita quando veniva eseguita bene: tutto dipendeva dall'esecutore. "Ogni musica, anche quella contemporanea, ha il suo modo di essere eseguita. La mia musica, per esempio, ha bisogno di respirare. Ci sono molte persone che, se non hanno fatto molta musica contemporanea, hanno la sensazione che la musica contemporanea debba essere metronomicamente esatta e che sia sufficiente essere precisi nell'esecuzione. La mia musica è completamente morta se viene suonata così".

James Jolly del podcast Musicmakers, disponibile su Medici TV, in un'intervista condotta nel 2022 con Kaija visibilmente indebolita dalla malattia, ma sempre con un delicato sorriso sulle labbra, le ha chiesto dello status di compositore. "Chi fa la musica? Il compositore, evidentemente!" affermò Jolly. "Beh, è uno sforzo comune", rifletté Kaija. "La musica non esiste senza i musicisti. Sono sempre grato ai musicisti (...) e vorrei sempre condividere il successo della mia musica con i musicisti".

Kaija Saariaho e l'opera

L'opera non era nel suo radar, ma la situazione è cambiata quando ha visto le produzioni di Peter Sellars: Don Giovanni nel 1989 a Bobigny e Saint François d'Assise di Messiaen nel 1992 al Festival di Salisburgo.

Nelle sue opere, ciò che mi colpisce è la capacità di trattare temi pesanti e contemporanei in modo delicato, riflessivo e per nulla manicheo. Per quanto duro possa essere l'argomento, la sua musica crea un'atmosfera spesso cupa, ma sempre meditativa, e non manca mai di offrire una scintilla di luce, di speranza. Come ha ben definito Peter Sellars, in una dichiarazione riprodotta in un articolo del New York Times del 2 giugno, "(...) sia Bach sia Kaija hanno creato musica che riguarda la luce che brilla nell'oscurità. La musica comprende l'oscurità, e allo stesso tempo l'oscurità ci fa iniziare a capire e riconoscere la luce".

La sua prima opera, L'Amour de loin, ha debuttato nel 2000 al Festival di Salisburgo, con la regia di Sellars. L'idea dell'opera è nata ancor prima che Kaija entrasse in contatto con il suo librettista. Infatti, Kaija ha contattato per primo Sellars, ed è stato lui a suggerirle il nome di Amin Maalouf. Lei lo conosceva come scrittore, ma non aveva mai pensato a lui come librettista. Tra le opere di Kaija, è quella con il tema più poetico: l'amore platonico. L'opera racconta la storia del trovatore Jaufré Rudel, che una volta sentì parlare di una contessa "bella senza l'arroganza della bellezza; nobile senza l'arroganza della nobiltà; devota senza l'arroganza della devozione" e cantò senza sosta il suo amore per lei. Un giorno, un pellegrino gli dice di conoscerla. Per lui, la realizzazione di questo amore è dapprima uno shock. Peggio ancora: il pellegrino dice all'amata che lei è la musa di un trovatore. Per Jaufré questa è una grave offesa, ma si abitua all'idea e decide, guidato dal pellegrino, di attraversare l'oceano per incontrare la sua amata, che vive in terre così lontane. Evidentemente l'amore platonico, per definizione, non può essere realizzato, ed è questa impossibilità che viene affrontata nella conclusione dell'opera. La musica di Kaija avvolge l'intera storia in una sonorità fluida e acquatica. Guardando la barca del pellegrino che naviga nell'oceano sonoro di Kaija, è impossibile non ricordare la sua storia d'infanzia, ascoltando il suono dell'acqua nella barca di alluminio del padre.

Dopo la prima di Salisburgo, l'opera è stata rappresentata al Théâtre du Châtelet di Parigi e nel 2016 ha debuttato al Metropolitan. All'epoca si trattò di una pietra miliare storica: la prima opera composta da una donna a calcare il celebre palcoscenico newyorkese, dopo oltre un secolo di egemonia maschile.

Adriana Mater, l'opera successiva, è stata presentata per la prima volta nel 2006 all'Opéra Bastille, sempre su libretto di Maalouf e con la regia di Sellars. Il tema non è più così poetico come in L'Amour de loin. L'opera affronta il tema della maternità, ma, come ha detto la stessa Kaija, non nel modo stereotipato in cui questo argomento viene solitamente affrontato nelle opere. Nel bel mezzo di una lunga guerra civile, Adriana viene violentata da un soldato ubriaco, al quale aveva negato ogni vicinanza fino a quando non aveva smesso di bere. Dopo aver riflettuto, decide di avere il bambino, anche se frutto di uno stupro. Il soldato, che non sapeva nulla della gravidanza, era partito per la guerra. Il grande dubbio di Adriana, la sua grande paura, riguardava il carattere del figlio. Chi sarebbe stato? Sarebbe stato violento, senza controllo, come suo padre? O sarebbe stato come lei, come lo avrebbe cresciuto? La musica di Kaija offre un'atmosfera di una certa suspense e di riflessione non solo per Adriana, ma anche per lo spettatore. L'unico momento di violenza durante l'opera si verifica nella scena dello stupro, che non vediamo, ma che sentiamo chiaramente nell'orchestra. Nessun personaggio è condannato o divinizzato: tutti hanno le loro debolezze, i loro drammi, le loro paure.

Kaija era una lettrice della filosofa e attivista francese Simone Weil fin dalla giovinezza. Gravità e grazia di Weil fu uno dei pochi libri che Kaija portò con sé quando andò a studiare in Germania. "La combinazione tra il severo ascetismo della Weil e la sua appassionata ricerca della verità mi ha attratto fin dalla prima volta che ho letto le sue riflessioni", afferma Kaija nelle note di programma dell'oratorio La Passion de Simone, disponibili sul suo sito web. È a partire dai suoi studi sugli scritti della filosofa che Kaija ha composto questo oratorio nel 2008, sempre al fianco di Maalouf e Sellars. "Mentre sono sempre stata affascinata dalla ricerca di Simone di ideali astratti (matematici) e spirituali e intellettuali, Peter ci ha fatto conoscere la sua preoccupazione sociale e le sue attività politiche. Amin ha evidenziato la grande discrepanza tra la sua filosofia e la sua vita, mostrando il destino del fragile essere umano in mezzo alle grandi idee".

Composta nel 2008 per il grande soprano finlandese Karita Mattila, Émilie è stata presentata in prima assoluta nel 2010 all'Opéra National de Lyon. Nelle note di programma, Kaija afferma che l'immagine di Mattila "(la sua voce, naturalmente, ma anche la sua presenza intensa, appassionata e calorosa) in piedi da sola sul palcoscenico ha costituito la mia prima visione del pezzo ancor prima di conoscere il tema, l'orchestrazione o la musica". Chiunque abbia avuto l'opportunità di vedere Mattila dal vivo può capirlo perfettamente. Su libretto di Maalouf, l'opera si basa sulla vita e sugli scritti della marchesa Émilie du Châtelet, vissuta nella prima metà del XVIII secolo.

Nel 2015, Kaija ha attinto a due drammi di Nôh per comporre Only the Sound Remains. Con un testo in inglese di Ezra Pound, l'opera è stata presentata in anteprima nel 2016 all'Opera Nazionale Olandese. In Always Strong, un giovane suonatore di liuto ritorna come spirito dopo essere morto in circostanze violente. In Feather Mantle, un pescatore va a pesca con i suoi compagni e trova un bellissimo vestito appeso al ramo di un pino. Quando cerca di portarlo a casa, appare una fanciulla celeste che gli chiede di restituirglielo.

Quando James Jolly ha detto che Innocence parlava di terrorismo, Kaija ha protestato sul posto: "Non era questo il tema. Secondo l'autrice, l'idea era di affrontare il tema di come persone diverse vivano un evento epocale in modo sempre diverso, a prescindere da quale sia l'evento. In questo caso, l'evento è un attacco terroristico a una scuola internazionale di Helsinki, in cui vengono uccisi dieci studenti e un insegnante. L'autore della sparatoria è uno studente minorenne che usa la pistola del padre. Essendo minorenne, non viene condannato. Dieci anni dopo, il fratello del terrorista sta per sposare una ragazza che non conosce le origini della famiglia. Una cameriera assunta dalla società che organizza il matrimonio, però, è la madre di una delle vittime dell'attentato. L'opera è stata scritta in diverse lingue - tra cui il finlandese -, poiché ogni lingua suggerisce un diverso tipo di musica. E ogni personaggio, ogni situazione, acquista un suono diverso nell'orchestra. Della durata di meno di due ore, in modo da poter essere messa in scena in un colpo solo, senza intervallo, Innocence è stata presentata in anteprima nel 2021 al Festival d'Aix-en-Provence. È un'opera d'impatto e indimenticabile, che nel 2022 è valsa a Kaija il premio Victoires de la Musique Classique come compositore dell'anno.

Il catalogo delle composizioni di Kaija Saariaho è ampio, ma l'elenco delle sue opere termina qui. Che peccato: non avremo più nuove opere, né prime assolute di opere di Kaija.

Al lettore che non ha ancora avuto contatto con la sua opera, spero di essere riuscit a trasmettere un po' di desiderio, o almeno di curiosità, di esplorare questa vera e propria foresta sonora che è la musica di Kaija Saariaho. Il suo sito ufficiale (https://saariaho.org/) e i video qui proposti sono un buon punto di partenza.



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