Rimbocchiamoci le maniche e guardiamo al futuro
di Roberta Pedrotti
Il Teatro Coccia di Novara risponde al blocco dell'attività imposto dall'emergenza sanitaria con un'opera nata appositamente per le piattaforme online. Abbiamo chiesto agli interpreti e agli artefici di raccontarcela. Nicola Ulivieri interpreta la parte del ladro in Alienati e ci racconta questa esperienza ma anche le sue prospettive in questo momento di passaggio.
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Nicola, parlaci un po' del tuo personaggio, che rappresenta un punto di vista molto particolare sulla quarantena! Hai contribuito a crearlo?
Cerchiamo di sfruttare al meglio il tempo, il lavoro di sceneggiatura e il libretto sono eccellenti e il regista sa il fatto suo! I personaggi sono già stati creati su di noi, cerco di attenermi alle loro indicazioni, poi è naturale metterci del proprio, ognuno con la propria indole artistica e vocale. È un “divertimento musicale” in chiave ironica, i personaggi sono “archetipi”, non c’è molta introspezione in questo caso.
Qual è il tuo rapporto con la musica contemporanea e prime esecuzioni assolute? Come ti trovi a collaborare direttamente con i compositori?
Ho già cantato opere contemporanee, trovo molto gratificante il confronto diretto con il compositore. Ogni cantante dovrebbe avere un’esperienza di questo tipo.
Un'opera in “smart working” come hai accolto la proposta? Come sta andando questo esperimento?
È un passatempo tra amici, “un’evasione” (come direbbe il mio personaggio). Le cose si sono fatte nel rispetto per il nostro mestiere, con un contratto in regola e il coinvolgimento dei nostri agenti.
Come stai vivendo questo periodo, da artisti ma non solo? Che timori e che speranze hai per il futuro?
Sono lontano dai miei affetti, non è facile! C’è l’incognita lavorativa per il prossimo futuro ma cerco di essere ottimista, di questo devo ringraziare mio padre che mi ha insegnato a guardare al lato positivo delle cose, sempre!
Cos'è per te il teatro dal vivo, il rapporto con il pubblico?
Abbiamo studiato per proiettare la voce verso l’ultima fila della platea e del loggione, non esiste alternativa che possa competere con lo spettacolo dal vivo. È quello il mio mestiere, il palcoscenico è il mio luogo di lavoro!
Il mondo dell'arte si è mobilitato in vari modi, esprimendo grandi preoccupazioni, cercando di sfruttare in ogni modo i mezzi tecnologici e i social, a volte cercando di trasferire la fruizione on line con streaming in diretta o di registrazioni, a volte, come in questo caso, sperimentando strade nuove. Cosa ne pensi? Cosa resterà insostituibile e irrinunciabile e quali potranno essere nuove esperienze utili?
Si sono fatte troppe congetture sul futuro, fin dai primi giorni di chiusura. Siamo stati tre mesi a casa, bene, chi più e chi meno ha inventato e creato “passatempi”. Qualcuno a preferito riflettere e qualcuno ha preferito stracciarsi le vesti. Ora rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti. L’Opera si fa in Teatro, quei luoghi meravigliosi sono pronti a tornare attivi, non ho dubbi.
Vogliamo parlare un po' di progetti futuri? Come auspicio per un ritorno alla normalità.
Sto incrociando le dita per Il barbiere di Siviglia a Roma questa estate che spero si faccia, se pure in forma di concerto, c’è il Così fan tutte a Berlino questo autunno, la Lucia di Lammermoor in inverno... vedremo.