Salonen, Bartók e Sibelius
Il Costanzi ospita il direttore Esa-Pekka Salonen, in tournée italiana con la Philarmonia Orchestra, in un bel concerto dal programma accattivante: il Concerto per orchestra di Béla Bartók e la Sinfonia n. 1 in mi minore op. 39 di Jean Sibelius.
ROMA, 11 novembre 2024 – La celebre Philarmonia Orchestra, assieme al suo ex direttore stabile, Esa-Pekka Salonen, all’interno di una tournée italiana fanno tappa anche a Roma, al Teatro Costanzi. Il programma prevede il Concerto per orchestra di Béla Bartók e la Sinfonia n. 1 di Jean Sibelius. Un concerto equilibrato, profondamente bipartito, nel senso che Bartók e Sibelius si guardano da due isole sensibilmente distanti: proiettato nel futuro del Novecento il primo, l’ultimo dei romantici il secondo.
L’orchestra ha un suono eccellente, presentando un amalgama ben armonizzato nelle varie compagini, purtroppo non valorizzato da un’acustica, quella del Costanzi, che non si presta adeguatamente a concerti di questo tipo; eppure, il risultato è certamente d’effetto. Salonen sa mettere in evidenza, del Concerto per orchestra di Bartók, l’eclettismo ritmico, volto a stupire l’ascoltatore con materiale cangiante, una chimera sonora sensuale e grottesca che il direttore lascia vivere con un certo garbo, un’eleganza mai sforzata. Il risultato è che l’esecuzione di Salonen ha il pregio di essere precisa al millimetro – si pensi all’Allegretto scherzando del Giuoco delle coppie, con i suoi zampilli ritmici che rielaborano lo stile galante settecentesco –, molto attenta alla sensualità della musica bartókiana, come dimostra l’Elegia (III), carica di screziati echi marini, e pure rutilante, come si è ascoltato nel Finale (V). L’effetto che vuol raggiungere Salonen, però, è quello di una studiata uniformità, differente, per esempio, rispetto ad altre rese possibili, di cui una delle più celebri è quella, più decisa, d’effetto, di Pierre Boulez.
Il secondo tempo vede una riuscita esecuzione della Prima di Sibelius. Probabilmente, Salonen è uno dei migliori esecutori al mondo delle partiture di Sibelius: sarà una consonanza spirituale, dovuta anche alla loro patria comune, ma la Prima di Sibelius sotto la bacchetta di Salonen assume un fascino del tutto particolare. Il direttore coglie tutte le sfumature di una partitura tipicamente tardo-romantica, carica ed intensa. Si pensi allo svettare epico del tema principale del I movimento, che porta in sé tutto il valore degli eroi delle saghe nordiche, come tale tema, poi, sia sorretto e reso vibrante dagli interventi degli archi; con quanta compartecipazione, poi, Salonen dà vita alle atmosfere naturali, come un paesaggista, nel II movimento; il guizzare dei legni, appesantito dalla tessitura ritmica degli ottoni, informa di sé lo Scherzo (III) che prelude al trascinante finale, in forma di fantasia, con un energico sviluppo a più riprese, assai ben diretto da Salonen che conclude la sinfonia fra gli applausi del pubblico. Il successo è straordinario, tanto che direttore e orchestra regalano due bis apprezzatissimi: l’intermezzo sinfonico dall’atto II de Le Villi di Giacomo Puccini, “La Tregenda”, e “Alla marcia”, III movimento dalla suite Karelia op. 11 di Sibelius, pezzo che lo stesso Salonen, in un buon italiano, definisce famosissimo in Finlandia.
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