Handel, Spontini e Puccini in cartellone
La Stagione d’Opera e Danza 2025 del Teatro Alighieri si aprirà il 17 gennaio con il nuovo allestimento di Giulio Cesare firmato da Chiara Muti e Ottavio Dantone
Portano a Roma tutte le strade della Stagione d’Opera 2025 del Teatro Alighieri di Ravenna: la città eterna – osservata attraverso le diverse lenti dell’antica repubblica, dell’Egitto di Cleopatra e della Roma del 1800, contesa fra austriaci, truppe napoleoniche e patrioti italiani – è l’orizzonte dei tre titoli in scena a partire dal 17 gennaio, quando la Stagione si aprirà con il debutto di Giulio Cesare (replica 19 gennaio), un nuovo allestimento che vede Chiara Muti alla regia e Ottavio Dantone alla guida di Accademia Bizantina. La scena, ha anticipato la regista, si aprirà su “uno spazio metafisico, le cui tinte ricordano l’oro delle sabbie e dei metalli preziosi d’Egitto e degli enigmatici volti delle maschere dei faraoni. All’orizzonte otto frammenti si stagliano tra cielo e terra, silenti rovine d’un mondo che fu, formando un cerchio vagamente reminiscente del mistico sito di Stonehenge, il cui nome significherebbe pietre sospese”. Se il dramma musicale di Händel è un’altra importante tappa del percorso di eccellenza alla riscoperta del repertorio barocco, in scena all’Alighieri ci sono anche La vestale (28 febbraio, 2 marzo) e Tosca (28, 30 marzo), nuove coproduzioni che hanno per capofila rispettivamente Jesi e Lucca. Per il capolavoro di Gaspare Spontini, del quale ricorrono i 250 anni della nascita, il regista Gianluca Falaschi ha tracciato un parallelo fra la protagonista dell’opera e Maria Callas (diretta da Luchino Visconti nel ruolo della vestale Giulia), donne segnate dal sacrificio della propria identità a favore del ruolo che rappresentano; in buca La Corelli diretta da Alessandro Benigni. Nel titolo pucciniano, la regia di Luca Orsini vede invece una storia di riscatto femminile finito in tragedia, proiettata su una Roma oscura e decadente; sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini c’è Henry Kennedy, già allievo dell’Accademia dell’opera italiana di Riccardo Muti nel 2021. Sono due gli appuntamenti a Teatro con la danza: People della DaCru Dance Company (1, 2 febbraio) è una riflessione sulla solitudine sociale, mentre la Trilogia dell’estasi con la Compagnia Zappalà Danza (22, 23 febbraio) vede il coreografo Roberto Zappalà affrontare un trittico di classici del Novecento – L’après-midi d’un faune, il Boléro e Le Sacre du printemps. Per la prima volta, il cartellone si arricchisce di due fuori abbonamento alle Artificerie Almagià il 13 marzo e il 15 aprile, grazie a Impromptus: arie, danze e improvvisazioni, un progetto di improvvisazioni in musica e danza in anteprima a Ravenna e concepito in collaborazione con il Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto.
“Negli anni, abbiamo cercato di fare della qualità dell’interpretazione musicale la condizione sine qua non delle produzioni che nascono all’Alighieri – sottolinea Angelo Nicastro, Direttore Artistico della Stagione d’Opera e Danza – E grazie al rapporto privilegiato con Accademia Bizantina, fiorita a Ravenna ma oggi vera e propria ambasciatrice della musica barocca nel mondo, abbiamo l’opportunità di dare spazio a un repertorio in parte ancora poco conosciuto e apprezzato nel nostro Paese. E di farlo con un profilo d’eccellenza, in questa Stagione raddoppiato grazie al coinvolgimento di Chiara Muti per la regia di Giulio Cesare di Händel. Non a caso abbiamo voluto includerne la prova generale nel percorso A scuola in teatro, che anche quest’anno ‘incontra’ alcuni dei titoli destinati al pubblico generale e si completa con appuntamenti su misura per gli studenti, come BRIMBORIUM! L’armadio dei ricordi, nato in seno al Conservatorio Verdi e all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, o il Falstaff di Opera Domani. La Stagione d’Opera si completa invece con La vestale e Tosca, due nuove coproduzioni in omaggio a compositori italiani – Spontini e Puccini, di cui quest’anno ricorrono rispettivamente i 250 anni dalla nascita e il centenario della morte.”
“Da sempre cerchiamo di rendere la nostra programmazione sensibile ai nuovi linguaggi e ai nuovi pubblici – commenta invece Antonio De Rosa, Sovrintendente di Fondazione Ravenna Manifestazioni – e siamo pertanto molto felici che quest’anno la collaborazione con il Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto e il suo direttore generale e artistico Gigi Cristoforetti ci offra occasione di ampliare gli orizzonti della Stagione, attraverso sperimentazioni nei territori dell’improvvisazione, all’incontro fra musica e danza. Grazie al coinvolgimento di interpreti di qualità, approdiamo alle Artificerie Almagià, il ‘magazzino dello zolfo’ dove cercheremo nuove alchimie. E non dobbiamo dimenticare di ringraziare quanti rendono possibile la Stagione d’Opera e Danza 2025, che può contare sul sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Emilia-Romagna e sul contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.”
Opera
Il 17 e 19 gennaio la Stagione Opera si apre con Giulio Cesare di Händel, con Ravenna in testa alla cordata che include Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Lucca e la Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Dopo il Tamerlano del 2023 e la Trilogia d’Autunno 2024, continua la felice collaborazione con Accademia Bizantina e Ottavio Dantone per portare in scena al Teatro Alighieri il repertorio melodrammatico del Seicento e primo Settecento, meno frequentato di quello dei secoli successivi; un sodalizio in questo caso impreziosito dalla regia di Chiara Muti. Èproprio la regista a sottolineare come il Cesare barocco sia “un simbolo di marmorea giustizia e temperanza. Non ha nulla di ambivalente e si disumanizza per glorificare, nell’apoteosi di Roma, le virtù dell’illuminato monarca,” vale a dire Giorgio I e la nuova dinastia regnante degli Hannover, a cui il compositore intendeva rendere omaggio con l’opera presentata proprio al King’s Theatre di Londra nel 1724. Ma grazie “all’intensità delle linee vocali e al dinamismo cromatico orchestrale,” continua Chiara Muti, “si riscatta la staticità dell’azione e arricchisce di senso i caratteri. Scavando nella materia umana e svelandone la complessità di contrasti, Händel ci offre momenti di tale tensione emotiva da farci dire che raggiunse, con la musica, le vette che Shakespeare toccò con la parola. La regia, avvalorata dalla melodia, si piega dunque alla dimensione simbolico evocativa”. Il ruolo di Giulio Cesare è stato affidato a Raffaele Pe, mentre Cleopatra è Marie Lys. Delphine Galou veste i panni della moglie di Pompeo, Cornelia, mentre Tolomeo, fratello e rivale di Cleopatra per il trono d’Egitto, è Filippo Mineccia. Completano il cast Davide Giangregorio come Achilla, Federico Fiorio come Sesto, Andrea Gavagnin come Nireno e Clemente Antonio Daliotti come Curio. Firma le scene Alessandro Camera, mentre Tommaso Lagattolla cura i costumi e Vincent Longuemare le luci.
Il 28 febbraio e il 2 marzo è in scena La vestale di Gaspare Spontini, nel nuovo allestimento della Fondazione Pergolesi-Spontini che ha debuttato a ottobre a Jesi (nella coproduzione, oltre a Ravenna, anche Piacenza e Pisa). Composto su libretto in francese di Victor-Joseph-Étienne de Jouy e rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1807 in presenza dell’Imperatrice Giuseppina, il titolo è da considerarsi il capolavoro di Spontini per la possente ispirazione drammatica, la raffinatezza della parte strumentale e la stretta aderenza tra valori musicali, psicologia dei personaggi e azione scenica. La vestale conobbe un revival nel 1954, quando Visconti ne diresse una storica produzione scaligera con Maria Callas e Franco Corelli e Antonino Votto sul podio. Proprio a partire dall’incontro fra Visconti e Callas il regista Gianluca Falaschi, che cura anche scene e costumi, immagina che la vestale romana e il soprano greco si rispecchino l’una nell’altra; perché “come Maria Callas, Giulia è una figura osservata, giudicata e spinta verso una perfezione insostenibile, un peso che alla fine si rivela schiacciante”. Nel ruolo della giovane destinata al tempio c’è Carmela Remigio, mentre Bruno Taddia è Licinio, che di Giulia è innamorato; Joseph Dahdah è l’amico Cinna, mentre Daniela Pini è la Gran Vestale (nella replica del 2 marzo il ruolo è di Lucrezia Venturiello) e Adriano Gramigni interpreta il Gran Pontefice. Se Alessandro Benigni guida l’Orchestra La Corelli, Corrado Casati è maestro del Coro del Teatro Municipale di Piacenza e le coreografie sono firmate da Luca Silvestrini.
Il 28 e 30 marzo il percorso Opera si completa con Tosca, nuovo allestimento del Teatro del Giglio di Lucca, in ricordo della regista Cristina Pezzoli e in coproduzione con Ravenna, Pisa, Livorno, Modena e Ferrara. Parte del cartellone lucchese in omaggio a Puccini nel centenario della morte, l’allestimento è dedicato “a tutte le donne che lottano nella vita con coraggio,” sottolinea il regista Luca Orsini: “le cronache contemporanee raccontano ogni giorno storie di tante Tosca che affrontano o hanno affrontato purtroppo la loro versione di Scarpia”. La Roma dei sotterfugi e degli intrighi è evocata dalle scene di Giacomo Andrico, dai costumi di Rosanna Monti e dalle luci di Tiziano Panichelli in un chiaroscuro segnato dal rosso del sangue e delle passioni. Nei panni della protagonista c’è Clarissa Costanzo, mentre Mario Cavaradossi e Scarpia sono rispettivamente Vincenzo Costanzo e Massimo Cavalletti. Omar Cepparolli interpreta Angelotti, Alfonso Zambuto è Spoletta, Nicolò Ceriani un sagrestano e Paolo Breda Bulgherini è Sciarrone. Mentre Henry Kennedy occupa il podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, il Coro Archè è preparato da Marco Bargagna e il Coro di voci bianche Puccini 100 da Angelica Ditaranto e Lorenzo Corsaro.
Prima dell’opera accompagna anche quest’anno il calendario, con tre incontri di approfondimento dedicati a ciascuno dei titoli in programma e affidati a Luca Baccolini per Giulio Cesare (16 gennaio), Emilio Sala per La vestale (27 febbraio) e Carla Moreni per Tosca (27 marzo). Tutti gli appuntamenti – sempre alle 18 nella nobile cornice di Palazzo Rasponi (Piazza Kennedy) – sono a ingresso libero.
Danza
L’1 e il 2 febbraio, la Stagione Danza parte dalla proposta della DaCru Dance Company, il progetto nato dal sodalizio fra Marisa Ragazzo e Omid Ighani e votato a esplorare le possibilità di incontro fra danza urbana e teatro – uno urban theatre all’insegna della contaminazione. Dopo aver dato prova del loro approccio in occasione della produzione di Tamerlano che ha debuttato nella Stagione Opera 2023, i DaCru tornano all’Alighieri con People, analisi di un’umanità sempre più esposta a contatti fittizi, fatti di gradimento, status, condivisione sui social…e solitudine. La scena è semplice, senza effetti speciali; frammentata in camere che diventano un’allegoria di case, corpi e menti. All’interno di questi spazi ben delimitati, ognuno disegna la propria comfort zone, scegliendo di non vedere quanto accade oltre il confine. Così i DaCru indagano sulla straordinaria potenza (e a volte violenza) delle distanze sociali, per interrogare gli spettatori: vi siete mai sentiti soli?
Il 22 e 23 febbraio, la Compagnia Zappalà Danza propone la Trilogia dell’estasi, ovvero il progetto con cui il coreografo Roberto Zappalà – che ne cura anche regia, scene e luci e i costumi in collaborazione con Veronica Cornacchini – rende omaggio a tre composizioni per lui “sacre”, capaci di segnare il percorso coreografico e musicale del secolo scorso. Lungo la drammaturgia di Nello Calabrò e con Fernando Roldán Ferrer assistente alle coreografie, L’après-midi d’un faune di Debussy, il Boléro di Ravel e Le Sacre du printemps di Stravinskij vengono trasfigurati in danza in un unico set scenico, passando per l’esclusione, il corteggiamento e l’erotismo del primo brano, l’inclusione, il vizio e la lussuria del Boléro e infine la persecuzione e il sacrificio nel Sacre. La sfida affrontata da Zappalà è trovare un nuovo immaginario che non neghi il passato né lo modernizzi a tutti i costi; piuttosto, si tratta di personalizzare un mondo che già possiede un immenso potere evocativo, con un forte accento sulle relazioni umane.
Grazie al dialogo con il Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto, la Stagione Danza 2025 del Teatro Alighieri include due appuntamenti fuori abbonamento…e fuori sede. Sono infatti le Artificerie Almagià, fra i luoghi più caratterizzanti e vivaci della Darsena di Città, a ospitare in anteprima Impromptus: arie, danze e improvvisazioni, che sarà riproposto anche a Reggio Emilia. Il progetto si propone di esplorare nuovi modi di interazione tra movimento e suono, favorendo una relazione fluida e spontanea tra le due discipline in uno spazio creativo dove coreografi e musicisti lavorano fianco a fianco, dando forma a opere che nascono dall’improvvisazione e dalla reciproca ispirazione. Il primo appuntamento, giovedì 13 marzo, vede Daniele Di Bonaventura al bandoneon e Alfredo Laviano alle percussioni; a danzare sono Saul Daniele Ardillo e Gador Lago Benito. Martedì 15 aprile, sarà invece il Quartetto di violoncelli dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini a dialogare con i danzatori Leonardo Farina e Arianna Ganassi.
Info e prevendite: Biglietteria Teatro Alighieri – tel. 0544 249244 – www.teatroalighieri.org
Campagna abbonamenti da sabato 9 novembre (nuovi e rinnovi)
fino al 5 dicembre per l’Opera (da 35 a 100 Euro, Carta Giovani Nazionale 18-35 anni e UNIPASS: 60 Euro)
fino al 21 dicembre per la Danza (da 18 a 50 Euro, Carta Giovani Nazionale 18-35 anni e UNIPASS: 30 Euro)
Prevendita biglietti
Da lunedì 9 dicembre biglietti Opera da 15 a 45 Euro
Da martedì 7 gennaio biglietti Danza da 10 a 30 Euro | Impromptus: posto unico non numerato 10 Euro
Under 18: 5 Euro; Carta Giovani Nazionale 18-35 anni (platea e palchi): Opera 20 Euro, Danza 15 Euro