Lucia di Lammermoor
Gaetano Donizetti
Maggio 2018
29 (20.30 A), 30 (20.30 F.A.), 31 (20.30 B)
Giugno 2018
1 (20.30 L), 3 (15.30 C), 5 (20.30 F.A.)
Direttore d’Orchestra Andriy Yurkevych
Regia Lorenzo Mariani
Scene Maurizio Balò
Costumi Silvia Aymonino
Luci Linus Fellbom
Personaggi e interpreti principali
Lucia Elena Mosuc (29, 31, 3/6)/ da definire (30, 1/6, 5/6)
Edgardo Andrea Bocelli (29, 31, 3/6)/ Luciano Ganci (30, 1/6, 5/6)
Enrico Stefano Antonucci (29, 31, 3/6)/ Federico Longhi (30, 1/6, 5/6)
Raimondo Mariano Buccino (29, 31, 3/6)/ Alessio Cacciamani (30, 1/6, 5/6)
Nuovo allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice – Fondazione TeatroComunale di Bologna – Slovak National Theatre Opera – ABAO-OLBE di Bilbao
Mentre veniva trasportata al di là della soglia, ella guardò giù e proferì le sole parole articolate che avesse pronunziato fin allora, dicendo con un ghigno di esultanza: – Allora, lo avete raccolto il vostro bello sposo?
Walter Scott, “La sposa di Lammermoor”, cap. XXXIV
Scozia, XVI secolo: Lucia, costretta, su pressione del fratello, a rinunciare a Edgardo, il suo vero amore, precipita nella follia, assassinando il marito il giorno delle nozze e morendo di dolore. Nessuna delle tante “scene della pazzia” che si incontrano nel teatro d’opera è realistica e toccante come quella del terzo atto della Lucia di Lammermoor, ispirata a un romanzo di Sir Walter Scott. Donizetti va oltre la convenzione, dando voce a quel disagio psichico che la psicoanalisi, poco più di mezzo secolo dopo (l’opera è del 1835), cercherà di comprendere e guarire. Una pazzia moderna: non quella epica di Orlando, iraconda, fatta di sguardi infuocati, urla animalesche e capelli strappati con le mani, “maschile” e a suo modo eroica; una follia al femminile, che si manifesta in insistiti gorgheggi, esili e filiformi. Come ha scritto Alberto Savinio, la pazzia di Lucia «è il soffio più sottile, più leggero, più aereo che si possa dare, e il più gelido, pure.» La regia di Lorenzo Mariani parte dal celebre quadro di Everett Millais, raffigurante Lucia che si sostiene al braccio di Edgardo: «Capisco dallo sguardo di lei – spiega il regista – un’anima che respira, dall’intimo, una trasparente bontà, ma troppo delicata e indifesa, pericolosamente pura, fino all’estremo.»