L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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ettore majorana

Il mistero di Majorana in musica al Teatro Grande

ETTORE MAJORANA

Cronaca di infinite scomparse

ROBERTO VETRANO

13 ottobre 2017 ore 20.30 – 15 ottobre 2017 ore 15.30

Il 13 e 15 ottobre (rispettivamente alle 20.30 e alle 15.30) andrà in scena l’opera contemporanea EttoreMajorana. Cronaca di infinite scomparse, progetto costruito per intero da un team artistico di under35 selezionato attraverso il concorso internazionale indetto nel 2015 dal Circuito OperaLombardia.

Per il triennio 2015-2017 i Teatri di OperaLombardia hanno scelto di inserire all’interno della propria Stagione, tradizionalmente dedicata al grande repertorio operistico, un titolo inedito, esito di un progetto di nuovo teatro musicale. Una nuova commissione, quindi – in coproduzione con Theater Magdeburg (Germania), il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia (Spagna) e Fondazione Haydn di Bolzano e Trento – per un progetto di opera totale che prevede la stesura del libretto poetico, la creazione musicale e la regia.

Il team artistico, che include librettista, compositore, regista, scenografo e costumista, è costituito come detto da artisti under 35 e l’obiettivo richiesto dal concorso era quello di ideare un progetto comunicativo, dialettico e capace di rivolgersi a un pubblico nuovo, il più trasversale possibile. Un’opera capace di raccontare il presente attraverso il linguaggio proprio del melodramma, un progetto che nella sua completa innovatività mantenesse comunque una linea di congiunzione con la tradizione.

La commissione internazionale – presieduta dal Maestro Giorgio Battistelli e che ha visto come componenti grandi personalità del mondo dell’Opera – ha analizzato gli oltre 50 progetti pervenuti da tutta Europa e ha proclamato vincitore l’opera Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse: un lavoro dall’ampio respiro che affronta, alle soglie dell’80° anniversario della scomparsa di Ettore Majorana, una delle storie più incredibili e misteriose del ‘900.

La scelta di lavorare sulla figura del fisico italiano, definito un genio al pari di Galileo Galilei ed Isaac Newton, ha molteplici ragioni e conduce a interessanti risvolti nell’ambito della realizzazione dell’opera. L’attualità del personaggio e della sua ricerca scientifica sono indiscusse, infatti, nonostante Majorana sia vissuto ormai un secolo fa, fu un fisico profetico per la sua epoca. Alcuni dei suoi lavori sulle particelle elementari, sulle forze nucleari e sull’antimateria sono tutt’oggi oggetto di studio. La scelta del soggetto pone inoltre l’interessantissima messa a confronto tra due mondi, quello della scienza – in particolar modo della fisica – con quello della musica.

La partitura dell’opera è composta da Roberto Vetrano su libretto di Stefano Simone Pintor che firma anche la regia, mentre scene e costumi sono di Gregorio Zurla e le luci di Fiammetta Baldiserri. In tutto il lavoro di creazione dell’opera, di fondamentale importanza è stato il tutoraggio scientifico del prof.Erasmo Recami che ha sin dall’inizio sostenuto il progetto fornendo anche immagini e documentioriginali. Ispirati dalle teorie di Ettore Majorana sulla fisica teorica e sulla meccanica quantistica, il team creativo ha scelto di raccontare la storia con un taglio quasi noir, poliziesco, nel tentativo di scrivere una nuova opera lirica e rompere gli schemi, smentire gli stereotipi che oggi separano il largo pubblico da questo genere artistico, così come dalla fisica teorica che, a causa della sua complessità, risulta ai più

tutt’altro che popolare. Il tutto avviene proprio all’interno di uno ‘spazio musicale’ dal momento in cui, anche la musica, segue leggi matematiche e fisiche.

L’opera vedrà impegnati nel cast i vincitori del 68° Concorso per Giovani Cantanti Lirici d’Europa, in particolare Federica Livi e Lucas Moreira Cardoso rispettivamente per i ruoli di La Fisica e Ettore Majorana. Negli altri ruoli si esibiranno Alessandra Masini (La Cantante), Monica Tiberia Naghi (La Fisica), Ugo Tarquini (L’Antimajorana) e Pietro Toscano (Dio), Roberto Capaldo (il Barbone) e DavidePaciolla (la Particella Ombra). A dirigere l'Orchestra I Pomeriggi musicali ed il Coro OperaLombardia saràil giovane Maestro Jacopo Rivani.

L’opera, oltre ad essere inserita nel cartellone 2017 di OperaLombardia, verrà rappresentata nella Stagione Lirica 2018 del Theater Magdeburg e del Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia.

A corollario del progetto d’opera, la Fondazione del Teatro Grande realizza nei giorni 9, 10, 11, 12, 14ottobre (ore 17.00, 18.30, 20.00, 21.30) una speciale Room Escape in un luogo segreto del Teatro: ungioco di gruppo con enigmi legati al mondo dell’opera e della scienza che ha suscitato grande successo soprattutto tra il pubblico giovane e che in pochi giorni ha riscosso il soldout dei turni disponibili.

La Fondazione del Teatro Grande mette inoltre a disposizione sul proprio sito teatrogrande.it materiali di approfondimento sull’opera e sulla figura di Ettore Majorana.

I biglietti per Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Grande (dal martedì al venerdì 13.30-19.00, sabato 15.30-19.00, domeniche di spettacolo 13.30-15.30), on line su vivaticket.it e nelle filiali abilitate di Ubi Banca in Brescia e provincia.

BIGLIETTI

INTERO

UNDER30 OVER65

STUDENTI

PREZZI TEATROGRANDECARD

       

UNDER18

INTERO

UNDER30 OVER65

Platea e Palchi I-II-III ordine

€ 60,00

€ 35,00

€ 48,00

€ 15,00

€ 51,00

€ 30,00

€ 41,00

I^ Galleria e Palchi IV ordine

€ 35,00

€ 24,00

€ 30,00

 

€ 30,00

€ 20,50

€ 25,50

II^ Galleria

€ 20,00

€ 15,00

€ 15,00

 

€ 17,00

€ 13,00

€ 13,00

Capienza palchidal n.1 al n.3: 2 persone | dal n.4 al n.8 e prosceni: 3 persone | dal n.9 al n.14: 4 persone

Per l’acquisto di ulteriori biglietti/abbonamenti in palco (massimo 2) in aggiunta a quelli stabiliti dalla capienza sopra indicata è prevista l’emissione solo in Biglietteria di ingressi ridotti al 50% per scarsa visibilità.


ETTORE MAJORANA

Cronaca di infinite scomparse

NOTE DEL DIRETTORE

LA FINE È UN NUOVO INIZIO: LA VITA È CIRCOLARE

di Jacopo Rivani

La semiografia della musica contemporanea è la disciplina che studia il codice compositivo di tutta la musica che è stata composta dalla rottura con il mondo tonale, quando le consuetudini armoniche del sistema temperato sono state considerate obsolete e insufficienti per rappresentare in modo vero ciò che il compositore desiderava mettere in musica. Questo studio porta alla realizzazione di un nuovo dizionario di simboli che ritroviamo nell’opera in analisi, la quale pertanto si schiera nel panorama contemporaneo a tutti gli effetti esigendo quindi uno studio approfondito sia sull’ambito estetico che su quello semiografico e analitico.

Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse è la summa dell’opera poetica di Stefano Simone Pintore di quella musicale e sinfonica di Roberto Vetrano, ossia un’opera che racchiude in modo ciclico le possibili soluzioni di uno dei più noti casi irrisolti del nostro Paese e non solo.

Costruita sull’idea della forma ciclica, dove la formula musicale e teatrale di apertura dell’opera ricorre in cinque scene, seppur con alcune modifiche, l’opera propone in forma teatrale una catarsi che attraverso la morte torna alla nascita, creando un vortice ciclico che, per assurdo, potrebbe portare a eseguire l’opera infinite volte.

La ripetizione della scena dell’imbarco e del concerto sul ponte della nave, rese musicalmente e scenicamente sempre più intense da una partitura di suoni e di gesti teatrali più densi e significativi, nella seconda metà dell’opera lascia il passo a momenti di struggente abbandono lirico, seppur non si abbandoni l’alea e le sonorità atonali.

L’aria della matriarca, insieme al duetto tra il prete e il fratello di Ettore Majorana, danno alla partitura un taglio intenso, a tratti ‘neo-verista’, in cui la durata della parola cantata corrisponde alla reale durata dialogica.

Le altezze dei suoni, talvolta emessi con tecniche contemporanee come lo Sprechgesang, rendono vera e viva l’interazione dei personaggi comprimari nella drammatica storia che quest’opera racconta.

Le linee melodiche assegnate ai vari personaggi di quest’opera, ridotti a un quintetto vocale formato da soprano, mezzosoprano, tenore, baritono e basso, custodiscono al proprio interno una cantabilità e un’espressività strettamente legate alla parola, senza risparmiare difficoltà tecniche e interpretative. La richiesta di suoni bianchi, stimbrati e diafani, oltre all’assenza di vibrato, si contrappone a coloriti e nuances che si collocano perfettamente in quel 1938, anno della scomparsa del protagonista,ricordando talvolta colori del periodo verista, così legato alla Sicilia di Majorana, colori che sembra non possano che appartenere a questa drammatica vicenda. Non manca però, grazie all’elegante mano di Roberto Vetrano, una strumentazione densa e talvolta contrappuntistica, come nella settima scena, e una ricerca di colore e stile musicale che ricorda la Belle Époque, come nella ricorrente ‘Ballata dei trenta giorni’ interpretata dal mezzosoprano.

Il nutrito organico strumentale scelto da Roberto Vetrano per questa pagina comprende, oltre agli archi divisi in otto parti e svariate percussioni: ottavino, flauto, flauto basso, oboe, clarinetto, clarinetto basso, sax baritono e fagotto per i legni; corno, tromba, trombone e tuba per gli ottoni; e fisarmonica, pianoforte, tastiera MIDI e arpa, tra gli strumenti a tastiera e a corde. Gli strumenti a fiato sono impegnati anche nell’utilizzo di utensili come canaline di tubo corrugato per ricreare l’effetto del sibilo

del vento, mentre gli strumentisti a tastiera sono chiamati a suonare clusters e agglomerati sonori non definibili, come fossero allineati alla vasta gamma degli strumenti a percussione.

L’opera di concertazione di una partitura in prima esecuzione mondiale conferisce al direttore d’orchestra la responsabilità assoluta della fruibilità della composizione. Non è sufficiente premurarsi di tenere in ordine gli elementi musicali riportati sulla partitura, ma è doveroso trovare la cifra stilistica per scavare oltre allo studio semiografico, portando in auge quell’espressività che ancora oggi non è possibile scrivere attraverso nessuna notazione musicale contemporanea. Ogni segno in partitura e ogni richiesta in sede di concertazione devono necessariamente portare all’obiettivo di rappresentare un personaggio vero ed estremamente credibile e identificabile dal pubblico.

In una partitura come questa, il temperamento italico, lo stile belcantista e quello talvolta melodrammatico e verista vengono posti in stretta relazione con un canto privo di vibrato e di risonanza, che fine a se stesso risulta inopportuno, ma, unito invece alla suggestiva messinscena, conferisce un effetto vero e mai scontato. I portamenti e le legature talvolta strisciate dai solisti acquisiscono un valore popolare e lamentoso, includendo quasi il pianto nella voce.


ETTORE MAJORANA

Cronaca di infinite scomparse

NOTE DI REGIA

IN n VARIABILI. APPUNTI PER UN'OPERA CONTEMPORANEA di Stefano Simone Pintor

Cosa vuol dire fare opera lirica oggi? Se è vero che il ’900 ci ha portati verso il concetto di ‘frammentazione’, dove ci sta portando il XXI secolo? Sono queste le domande che ci siamo posti quando abbiamo deciso di aderire al bando di concorso Opera Oggi per la composizione e la realizzazione di un’opera lirica contemporanea. Il progetto, indetto da OperaLombardia, in coproduzione con Theater Magdeburg e il Palau de les Arts di Valencia e in collaborazione con Casa Ricordi, era a tema libero, ma lo stesso titolo del concorso richiedeva già implicitamente una profonda indagine sull’oggi. Fondamentale era dunque domandarsi se l’opera lirica potesse ancora costituire un linguaggio in grado di parlare al pubblico odierno e, se sì, in che modo, e quali potessero essere degli argomenti validi a rappresentare il nostro mondo.

Una personale risposta a queste questioni l’abbiamo ottenuta indagando sopra alle nozioni di ‘serialità’ e ‘realtà aumentata’, due concetti oggi pressoché onnipresenti in ogni ambito della nostra vita. Con ‘serialità’ intendiamo sì la tendenza narrativa odierna della produzione di episodi in successione, ma anche e soprattutto lo sviluppo (in qualsiasi campo) di diverse strutture o modelli posti uno in seguito all’altro e collegati fra loro da una certa circolarità. Questi modelli, che esistono da sempre in natura, sono stati largamente riprodotti anche dalle tecnologie umane: basti pensare al funzionamento dei circuiti elettrici o delle telecomunicazioni. Il concetto di ‘realtà aumentata’ è legato, invece, sia all’arricchimento della percezione sensoriale umana tramite informazioni convogliate elettronicamente, sia a tutte quelle realtà abitate oggi dall’uomo e che vanno al di là di quella fisica: parliamo della realtà del pensiero o del sogno e di quella, appunto, virtuale. Queste due realtà effettivamente aumentano o, piuttosto, completano la nostra realtà fisica, ed esistono parallelamente a essa. In poche parole, oggi viviamo una vita basata su una sorta di sistema seriale, fatto di uno sviluppo verticale e contemporaneo di più realtà parallele (quella fisica, quella del sogno e quella virtuale), ma collegate fra loro circolarmente, dove ognuna di esse dipende strettamente dall’altra.

Se volevamo restare fedeli a queste nostre riflessioni, il soggetto da scegliere doveva allora racchiudere in modo unitario tutti questi concetti. Fisiologico è stato l’avvicinamento al mondo della fisica quantistica che, fra le altre cose, ha avuto il merito di aprire le porte del pensiero umano alla complementarietà, ovvero sia alla coesistenza, all’interno di uno stesso sistema fisico, di diversi stati, talvolta opposti, in correlazione fra loro. Fra i più illustri iniziatori di queste teorie ci fu un fisico teorico italiano che, già negli anni ’30, influenzò profondamente la ricerca internazionale in questo campo. Il suo nome era Ettore Majorana.

Majorana fu un fisico profetico per la sua epoca. Alcuni dei suoi lavori sulle particelle elementari, sulle forze nucleari e sull’antimateria sono tutt’oggi oggetto di studio; ma ai ricercatori contemporanei Majorana è soprattutto noto per una complessa e affascinante teoria: ‘L’equazione a infinite componenti’. Nello sviluppo di questa equazione, Majorana si lasciò guidare dal principio della relatività, e pose come condizione iniziale che la sua equazione non descrivesse un solo elettrone, bensì qualsiasi cosa che possedesse uno spin, ossia la rotazione di una particella intorno al proprio asse. Majorana scoprì così una torre infinita di particelle, tutte descritte dalla stessa equazione e unificabili in un’unica onda quantomeccanica. A basse energie queste particelle parevano distinguersi e acquisire differenti valori di spin e massa, ma a un livello più profondo tutte quante erano in realtà diverse facce della stessa entità, manifestatesi in diverse ‘dimensioni’ (intendendo qui questo termine in senso figurato, come aspetto o carattere con cui una qualche cosa si presenta). Nel tentativo di ‘fotografare’ queste particelle,

nei decenni seguenti, studiosi di tutto il mondo svilupparono tecnologie rivoluzionarie poi riutilizzate nel campo medico o delle nanotecnologie informatiche.

Tutto questo dà già un’idea dell’importanza e del peso degli studi di Majorana. Eppure, ci fu anche un altro aspetto che contribuì a renderlo ancora oggi un soggetto attuale. Secondo le parole di Enrico Fermi, infatti, Majorana era un genio «paragonabile solo a Galileo o Newton», un genio che aveva «doni che era il solo al mondo a possedere». Tuttavia, doni del genere hanno i loro contrappesi: infatti, Majorana non sapeva vivere fra gli uomini e all’età di soli 31 anni decise di sparire per consegnarsi a una ‘dimensione altra’. Nella notte fra il 26 e il 27 marzo 1938, s’imbarcò su un postale che collegava Palermo a Napoli e, da lì, si volatilizzò per sempre. Il suo corpo non fu mai ritrovato, alimentando così il famoso ‘caso Majorana’, tutt’oggi vivo e apertissimo. Innumerevoli sono le ipotesi su quale possa essere stata la sua fine: dal suicidio alla fuga in Venezuela e Argentina, dal ritiro in convento a una nuova vita da clochard… e si potrebbe ancora andare avanti. La cosa singolare è che, benché qualche prova a riguardo di una sua vita dopo la sparizione esista, nessuna di queste prove permette di invalidare realmente le altre. Anzi: tutte queste ipotesi sono plausibili e valide contemporaneamente; e questo è stato, forse, l’aspetto che ha maggiormente illuminato i nostri pensieri a riguardo.

Ci sembra, infatti, che la fine di Majorana costituisca in un qualche modo un concreto esempio della sua stessa equazione. Così, ispirandoci anche formalmente alla sua matematica, abbiamo pensato a un’opera dove il contenuto potesse completamente aderire alla forma; e questo soggetto-oggetto del racconto è divenuta proprio l’infinita fine di Majorana. Poiché non si trattava qui di rappresentare una normale biografia, un’opera del genere non poteva certo essere pensata in maniera lineare. Così, abbiamo optato per una ‘torre verticale’ di più variabili di uno stesso avvenimento o episodio, per l’appunto la sparizione di Majorana, declinato in tutte le più o meno probabili versioni che, negli anni, sono state ipotizzate. Ne è nato uno spettacolo operistico atipico, fatto di loop narrativi dove spazio e tempo si muovono costantemente: si va avanti, ma si torna anche indietro nel tempo, si salta in realtà parallele o distorte, in futuri distopici, in passati anacronistici... il tutto pur sempre coerentemente rispetto a un’immaginaria visione ‘in contemporanea’ di tutto lo spazio-tempo che ha circondato e che tuttora circonda la figura di Majorana. Quale sia stata poi realmente la sua fine, in fondo, poco importa, anche ai fini dello spettacolo. Quel che importa maggiormente è semmai l’insieme di interrogativi con cui ci ha lasciato e che ancora oggi ci spronano a volgere lo sguardo all’infinito, a guardare al progresso.

E' in virtù di questo progresso che abbiamo anche noi tentato, nel nostro piccolo, un rinnovamento degli stilemi operistici, sia portando in campo i concetti sopra citati, sia cercando un proficuo incontro di più linguaggi, solo apparentemente distanti fra loro. Anche se, da questo punto di vista, dovremmo forse dire che quest’opera non potrebbe essere più tradizionale di così nell’affermare, come si soleva fare nell’antica Grecia, che musica, poesia e scienza fanno in fondo parte della stessa famiglia.


ETTORE MAJORANA

Cronaca di infinite scomparse

TRAMA

Palermo, 26 marzo 1938.

Ettore Majorana sta per imbarcarsi sul traghetto Tirrenia per Napoli delle ore 22.30, sul quale farà perdere definitivamente le proprie tracce.

Giunto al momento calcolato della propria sparizione, osservando il moto ondoso del mare, Majorana riflette su tutte le possibili varianti della sua fine e viene colto da una nuova folgorante intuizione: l’Universo è circolare.

In quello stesso istante tutto intorno a lui sembra ripartire. Il giovane scienziato si trova allora a ripercorrere lo stesso imbarco avvenuto pochi istanti prima.

Ben presto Majorana realizza di essere intrappolato in una sorta di limbo che lo porta a vivere tutte le variabili ipotizzabili sulla sua fine una dopo l’altra: il suicidio, la fuga, la scelta di una vita di strada, il ritiro in convento… Man mano che prosegue in questo straniante viaggio, il giovane scienziato è sempre più spettatore della coesistenza di differenti stati di sé e, come in una sorta di grande incubo, incontra alcune delle persone che hanno influenzato maggiormente la sua vita: i suoi colleghi scienziati, sua madre, il fratello, una sua studentessa e diversi altri.

Nel tentativo di superare il classico dualismo della vita e della morte, Majorana teorizza per se stesso infiniti stati intermedi fra l’essere e il non essere. In quello stesso istante prende corpo una nuova figura che si rivela essere una sorta di suo riflesso o alter ego: l’Antimajorana.

Non riuscendo ad accettare quegli assurdi eventi, disperato, Majorana dichiara di voler per sé solamente l’oblio, ma l’Antimajorana lo mette di fronte all’ineluttabilità del suo destino: non è lui a scegliere quale sarà la sua fine, ma chi negli anni futuri lo cercherà, elaborando teorie sulla sua scomparsa e in questo modo determinandolo. L’Antimajorana lo spinge dunque nuovamente al momento dell’imbarco.

Questa volta, al molo di Palermo, i portuali hanno lasciato il posto a infiniti Ettore Majorana, come se il nostro protagonista potesse ora assistere a tutti i suoi possibili destini simultaneamente, in un vorticoso crescendo che termina solo con l’apparizione delle due massime forze che reggono il suo mondo: Dio e la Fisica.

Mostrandogli le sue stesse teorie sotto una nuova luce, queste due entità lo mettono di fronte alla grandezza del suo genio e lo invitano a scegliere fra il buio eterno dell’annichilazione o la luce cosmica della creazione.

Majorana, intravedendo l’infinito, lo attraversa.

Il tempo ritorna indietro al 5 agosto 1906. Su un molo deserto, una madre sta cullando il proprio bambino davanti al mare. Giunge l’alba.


ETTORE MAJORANA

Cronaca di infinite scomparse

CHI ERA ETTORE MAJORANA

Articolo a cura di Enrico Giannetto, tratto dall’Enciclopedia Treccani

Ettore Majorana nacque a Catania nel 1906. Trasferitosi a Roma, nel 1923 intraprese gli studi di ingegneria; all’inizio del 1928, seguendo Emilio Segrè ed Edoardo Amaldi, raccolse l’invito di Orso Mario Corbino e passò al corso di fisica, entrando a far parte del gruppo dei ‘ragazzi di via Panisperna’. Laureatosi nel 1929 con Enrico Fermi con una tesi su La teoria quantistica dei nuclei radioattivi, negli anni seguenti pubblicò ricerche in fisica atomica e molecolare, per poi redigere quelli che possono essere considerati i lavori che segnano la nascita della fisica teorica dei nuclei (Sulla teoria dei nuclei, 1933, posteriore all’analogo lavoro di Werner Karl Heisenberg solo come pubblicazione) e delle particelle elementari (Teoria relativistica di particelle con momento intrinseco arbitrario, 1932). Dopo aver soggiornato a Lipsia e Copenaghen, rientrò a Roma, ma non frequentò più l’Istituto di fisica. Nel novembre 1937 venne tuttavia nominato, per chiara fama, professore di fisica teorica all’università di Napoli. Scomparve misteriosamente l’anno seguente – cosa che da allora suscita continue speculazioni riguardo al possibile suicidio o allontanamento volontario, e le sue reali motivazioni, a causa anche della sua personalità e fama di geniale fisico teorico.

L’articolo su Il valore delle leggi statistiche nella fisica e nelle scienze sociali (pubblicato postumo nel 1942), in cui è proposta una ‘sociologia quantistica’, indeterministica, è specchio della vastità di interessi di Majorana, vicino più alla tradizione di ‘fisici-filosofi’ come Heisenberg, Niels Bohr e Albert Einstein che alla fisica italiana del tempo, più sperimentalmente orientata. Per la sua ritrosia a pubblicare, un’enorme quantità di ricerche è rimasta in forma di manoscritti, in parte perduti. L’impatto diretto della sua opera sulla comunità scientifica è stato pertanto molto più ridotto di quanto avrebbe potuto essere, a prescindere dalla sua prematura scomparsa. Sono state scoperte nei suoi manoscritti equazioni tipo Dirac (quanto-relativistiche) a finite componenti per particelle di spin qualunque, formulate entro il 1932, ed equivalenti a quelle scritte da Paul Dirac e Wolfgang Pauli fra il 1936 e il 1939. La sua equazione a infinite componenti pubblicata nel 1932 costituisce la prima teoria unitaria quanto-relativistica delle particelle elementari, descritte attraverso un unico campo bosonico o fermionico, secondo una linea di ‘algebrizzazione’ della dinamica. Sia la teoria del 1932, sia la Teoria simmetrica dell’elettrone e delpositrone del 1937, risolvono il problema degli stati a energia negativa della teoria di Dirac del 1928;questa tentava di unificare meccanica quantistica e relatività speciale per il solo caso dell’elettrone ed è stata considerata uno dei più grandi lavori del secolo e paragonata alle unificazioni teoriche di Newton, Maxwell, Einstein. L’opera di Majorana, come già intuito da Enrico Fermi, ha avuto un ruolo molto più rilevante di quanto a suo tempo riconosciuto; anche per questo essa attende ancora di essere valutata in tutta la sua portata.


Venerdì 13 ottobre ore 20.30 (TURNO A)

Domenica 15 ottobre ore 15.30 (TURNO B)

ETTORE MAJORANA

Cronaca di infinite scomparse

Libretto di Stefano Simone Pintor

Musica di ROBERTO VETRANO

Ettore Majorana

Lucas Moreira Cardoso

Insieme di personaggi α, detto delle “interazioni deboli”

Il barbone Roberto Capaldo

La cantante Alessandra Masini

nelle vesti de: la Cantante indi Una Madre

Insieme di personaggi β, detto delle “interazioni forti”

Dio Pietro Toscano

nelle vesti de: il Generale, il Frate e, infine, Dio stesso

La Fisica Tiberia-Monica Naghi (13 ottobre) / Federica Livi (15 ottobre)

nelle vesti de: la Studentessa, la Matriarca e, infine, la Fisica stessa

L'Antimajorana

Ugo Tarquini

nelle vesti de: il Comandante, il Fratello e, infine, l'Antimajorana stesso

La particella ombra

Davide Paciolla

Le infinite componenti

coro di voci miste maschili e femminili

nelle vesti de: i Passeggeri, Passanti, Marinai e Portuali, gli Scienziati,

i Frati e, infine, gli Infiniti Majorana

Le altre particelle elementari

attori e attrici

nelle vesti de: i Passeggeri, Passanti, Marinai e Portuali, gli Scienziati e,

infine, gli Infiniti Majorana

Maestro concertatore e Direttore

Regia

Scene e costumi

Luci

Video

Maestro del Coro

Jacopo Rivani

Stefano Simone Pintor

Gregorio Zurla

Fiammetta Baldiserri

Studio Antimateria

Diego Maccagnola

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Coro OperaLombardia

Nuovo allestimento in Coproduzione Teatri di OperaLombardia, Theater Magdeburg e Palau de les Arts Reina Sofía Valencia

Coproduzione Teatri di OperaLombardia e Fondazione Haydn di Bolzano e Trento


ETTORE MAJORANA

Cronaca di infinite scomparse

ROBERTO VETRANO

Compositore

Diplomato in pianoforte e composizione presso il Conservatorio ‘T. Schipa’ di Lecce, si diploma in composizione presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sotto la guida di Ivan Fedele con il massimo dei voti e la lode, vincendo il Premio Petrassi 2013, consegnato direttamente dal Presidente della Repubblica. Ha studiato con alcuni dei più importanti compositori della scena internazionale: Salvatore Sciarrino, Beat Furrer, Tristan Murail, Toshio Hosokawa, Marco Stroppa e Hugues Dufourt. Approfondisce gli studi di musica elettronica frequentando l’Atelier IRCAM a Metz nel 2010. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, risultando vincitore di numerosi concorsi e selezioni internazionali (tra questi: Biennale di Venezia 2016; Torino, EstOvest Festival 2013; Milano, Premio San Fedele 2010 e 2012; Barcellona, Festival Mixtur 2014; Perugia, Festival Segnali 2014). Nell’ottobre 2016 viene messo in scena alla Biennale di Venezia il primo lavoro operistico: l’opera buffa Il flauto tragico su libretto di Stefano Simone Pintor, che ne ha curato anche la regia con la scenografia e i costumi di Gregorio Zurla. I suoi lavori sono stati commissionati ed eseguiti da alcuni dei più prestigiosi ensemble, direttori e solisti (tra questi: Hilliard Ensemble, Quartetto Prometeo, Alda Caiello, Xenia Ensemble, Massimo Quarta, Ensemble Novecento, Jacques Mercier, Orchestre National de Lorraine, Orchestra Tito Schipa, JuniOrchestra e coro di voci bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Mariagrazia Bellocchio, Marco De Lisi, Vittorio Cerasa) e sono stati inoltre programmati nelle più importanti istituzioni e festival musicali internazionali (Osaka, Audio Art Circus; Roma, Camera del Parlamento italiano e Auditorium Parco della Musica; Cordoba, Istituto superiore di musica; Cipro, 4th International Contemporary Music Festival of the Pharos Arts Foundation; Metz, Festival Acanthes; Milano, Centro San Fedele; Barcellona, Festival Mixtur; Kromeriz, XVII Foresfest International Festival of Contemporary Arts). La sua musica è stata trasmessa da RaiTre, RadioRai ed Euroclassical. È tra i fondatori e protagonisti del collettivo di ricerca musicale MOA-Project.

JACOPO RIVANI

Direttore

Classe 1989, già diplomato brillantemente in tromba, si laurea a pieni voti in Direzione d’Orchestra sotto la guida di Manlio Benzi. Nel corso dell’attività professionale ha conosciuto Riccardo Muti e Alberto Zedda, con i quali ha avuto possibilità di confrontarsi ed intavolare interessanti discussioni nell’ambito interpretativo ed esecutivo, riscuotendo da loro importanti consensi. Di Zedda è stato assistente per la produzione de Il barbiere di Siviglia, in occasione del bicentenario della composizione, a Pesaro. Ha preso parte ad importanti manifestazioni come Ravenna Festival, Festival Como città della musica, Festival Arena delle balle di paglia, Concerti del Sabato, Concerto di Santa Cecilia dell’Auditorium Pedrotti di Pesaro e gli European Opera Days. È stato inserito nei cartelloni dei maggiori teatri italiani tra cui Arcimboldi di Milano, Sociale di Como, Manzoni di Bologna, Pavarotti di Modena, Alighieri di Ravenna, teatri di Bergamo, Cremona, Piacenza, Pavia, Bolzano, Trento, Roma (Olimpico), Napoli (Politeama), Reggio Emilia, Vicenza, Pordenone, Jesi, Chiaravalle, Osimo, Urbino, Ancona, Lugo di Romagna. Ha diretto l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, la FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana, il Sineforma Ensemble, l’Italian Chamber Opera Ensemble, l’Orchestra Sinfonica della Repubblica di San Marino, l’Orchestra Lettimi, l’Orchestra 1813 di Como, l’Ensemble Tempo Primo e l’Orchestra Arcangelo Corelli, della quale è attualmente direttore artistico e musicale.

STEFANO SIMONE PINTOR

Librettista e regista

Autore, regista e musicista. Nel 2005 inizia il proprio percorso teatrale come assistente di registi quali Francesco Micheli, Franco Ripa di Meana, Luca Ronconi, Laurent Pelly, Damiano Michieletto, Daniel McVicar e Robert Carsen, e lavorando in molti teatri di prestigio come il Teatro alla Scala di Milano, l’Opera di Firenze, il NCPA di Pechino e il Bol’šoj di Mosca. Come regista, oltre a una doppia menzione al Festival di regia teatrale Fantasio, nel 2011 vince il concorso EOP di Camerata Nuova, grazie al quale nel 2012 dirige Il flauto magico. Sconfiggere mostri, seguito nel 2014 dall’Aida. Amore è coraggio (medaglia dirappresentanza del Presidente della Repubblica Italiana), entrambe per il progetto AsLiCo Opera domani. Dal 2015 Il flauto magico è stato acquisito dalla ROH di Muscat, Oman, come spettacolo di repertorio fisso. Nel 2014 è la volta del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, dove ha diretto con grande successo Orfeo ed Euridice. Nel 2015 fonda il primo teatro virtuale al mondo, The Social Opera House, con il quale produce The Banker, il primo esperimento internazionale di web opera series (Best Musical al Web Series Festival Global, Hollywood). Nell’estate 2017 dirige invece I vespri siciliani presso i prestigiosi Festspiele Immling in Germania. In campo letterario, nel 2011 pubblica il suo primo libro: Il teatro degli zoppi, mentre dal 2016 è librettista residente presso l’Opera di Roma. Nel 2016 è vincitore di due concorsiinternazionali per la composizione di nuove opere liriche: la Biennale di Venezia College – Musica e Opera Oggi International Contest. Per la Biennale ha scritto e diretto Il flauto tragico, un’opera comica andata in scena presso il Teatro Arsenale di Venezia.

MARIA CONCETTA GRAVAGNO

Assistente alla regia

Classe 1984, si forma alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano come attrice. Dal 2014 collabora come assistente alla regia per diversi allestimenti lirici. Nel 2015 per l’opera Idroscalo Pasolini di Stefano Taglietti, presentata al 40° Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, diretta da Marco Angius con la regia di Carlo Pasquini. Collabora con Federico Grazzini come assistente alla regia in diversi allestimenti all’Opera di Nizza e con Roberto Pizzuto al Teatro Comunale di Bologna. Nel 2016 partecipa alla 60a edizione della Biennale College – Musica di Venezia firmando la regia di Troposfera, opera prima di Francesco Ciurlo e con libretto di Tobia Rossi. Tra gli spettacoli in cui ha partecipato come attrice: Occhigettati di Francesco Saponaro sull’omonimo testo di Enzo Moscato; Romulus – Correct Politically Show diAndrei Feraru per Outis – Centro di drammaturgia contemporanea a Milano; ¡Ay, Carmela! di José Sanchis Sinisterra, regia di Manuel Renga, produzione Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano; Illutto si addice ad Elettra per la regia di Marco Plini; La trilogia di Belgrado con la regia di Massimo Navone; La signorina Else di Arthur Schintzler, regia di Isa Traversi, prodotto del Teatro Sociale di Como; Amleto il lunatico di Guido Almansi, regia di Silvia Rigon, produzione Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi incollaborazione con il Teatro Franco Parenti di Milano. Ha collaborato con Stefano Pintor come attrice per lo spettacolo Piccoli crimini coniugali di Éric-Emmanuel Schmitt prodotto dalla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi nel 2008.

GREGORIO ZURLA

Scene e costumi

Laureato con lode in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 2007 al 2014 è stato assistente scenografo lavorando a numerosi progetti nei principali teatri italiani (La Fenice di Venezia, Opera di Roma, Comunale di Bologna, Teatro delle Albe di Ravenna, ecc). Come scenografo inizia firmando le scene di alcuni progetti per Opera domani AsLiCo e per il Cantiere internazionale d’arte di Montepulciano. Nel 2011 vince il secondo premio al 6th European Opera-directing Prize. Dal 2014 collabora con il regista Federico Tiezzi per il quale ha firmato le scene de Il pappagallo verde, L’apparenza inganna, La signorina ElseCalderón di Pasolini per il Teatro Argentina di Roma (finalista premio UBU miglior scenografia 2016). Nel2016 firma le scene de Il giardino dei ciliegi (regia di Valter Malosti) al Teatro Carignano di Torino. Nel settore della moda ha lavorato per Etro e Zegna firmando diversi allestimenti per eventi e sfilate. Attualmente lavora al progetto dell’Antigone, regia di Federico Tiezzi.

FIAMMETTA BALDISERRI

Light designer

Si laurea a Bologna in Geofisica. Frequenta un corso per illuminotecnici al Teatro Regio di Parma. Partecipa come tecnico e operatore alla consolle al Rossini Opera Festival di Pesaro e al Festival dei Due Mondi a Spoleto. Svolge attività come assistente luci a diversi light designer: Sergio Rossi con Pier Luigi Pizzi, Guido Levi con Luca Ronconi, Valerio Tiberi in The Mission al National Theater of Seul, Giuseppe di Iorio in Guillaume Tell con la regia di Graham Vick. Inizia l’attività di light designer ne La traviata per la regia diFranco Zeffirelli al Teatro di Busseto e al Bol’šoj di Mosca. Con Stefano Simone Pintor illumina Il flautomagico. Sconfiggere mostri progetto AsLiCo Opera domani a Como e alla Royal Opera House di Muscat(Oman). Con Jacopo Spirei Così fan tutte e La clemenza di Tito al Theater Akzent di Vienna. Con Andrea Cigni L’Orfeo e Paride ed Elena all’Opera Royal Wallonie (Liegi), La Medium, Gianni Schicchi, Ernani, Nabucco e La traviata al Teatro Fraschini di Pavia, La cambiale di matrimonio e L’occasione fa il ladro alTeatro Regio di Parma, Fedra e La straniera al Teatro Bellini di Catania, Tosca al Minnesota Opera House. Al Maggio Musicale Fiorentino Madama Butterfly per la regia di Fabio Ceresa. Il barbiere di Siviglia per la regia di Damiano Michieletto. Con Pier Francesco Maestrini Nabucco al Teatro Alighieri di Ravenna, Les pêcheursde perles al Teatro di Bilbao, Otello per il Teatro San Carlo di Napoli con Mauro Carosi, Manon Lescaut alTeatro Bellini di Catania. Per il Ravenna Festival Don Pasquale diretto da Riccardo Muti al Teatro Stanislavskij di Mosca. Con Lamberto Puggelli Rigoletto al Teatro Municipale di Piacenza. Con Nicola Berloffa Le nozze di Figaro progetto AsLiCo Pocket opera. Con Carmelo Rifici I puritani al Teatro Ponchielli di Cremona. Cura l’illuminazione dei musei di San Domenico a Forlì. Insegna illuminotecnica teatrale all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

DIEGO MACCAGNOLA

Maestro del coro

Ha compiuto gli studi musicali presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘G. Donizetti’ di Bergamo, dove ha conseguito il diploma di pianoforte con il massimo dei voti e il diploma accademico di secondo livello con lode. Si è esibito come solista e in formazioni da camera in importanti rassegne e festival italiani e stranieri e in sale da concerto quali il Teatro Ponchielli di Cremona, il Teatro Comunale di Ferrara, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Théâtre entre des Bords de Marne di Parigi, il Théâtre du Merlan di Marsiglia, il Théâtre de la Balsamine di Bruxelles, il Théâtre Pole Sud di Strasburgo e la Maple Hall di Osaka. Dedica particolare attenzione alla musica del Novecento, partecipando tra l’altro all’esecuzione dell’integrale dell’opera pianistica di György Ligeti nel 2003, 2006 e 2007 e di Luciano Berio nel 2013 presso il Museo del Novecento di Milano. Nel 2012, insieme a Lena Yokoyama (violino) e Alessandro Copia (violoncello), fonda il Trio Kanon, ensemble che sta riscuotendo lusinghieri successi in Italia e all’estero. Affianca ad un’intensa attività didattica e concertistica come pianista, quella di maestro di coro. Dal 1998 è cantore e assistente alla direzione nelle produzioni del Coro Costanzo Porta di Cremona, fondato da Antonio Greco e vincitore di numerosi premi in concorsi nazionali e internazionali. Dal 2007 collabora con OperaLombardia come maestro del coro per diverse produzioni operistiche. È pianista accompagnatore presso il Conservatorio ‘G. Verdi’ di Como e docente di pianoforte presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘G. Donizetti’ di Bergamo.

LUCAS MOREIRA CARDOSO

Baritono

Nasce a Divinópolis (Brasile) nel 1991 e si trasferisce in Italia nel 2001. Dal 2011 studia con Maria Mastino presso il Conservatorio ‘G. Verdi’ di Milano, dove nel 2016 consegue con il massimo dei voti il diploma accademico in canto lirico. Si perfeziona con Fabio Tartari e Gianluca Valenti, con il quale studia attualmente. Nel 2015 è tra i finalisti del concorso lirico internazionale ‘G. B. Rubini’ e interpreta DonPasquale. Nel 2016 è stato tra i protagonisti di due opere inedite presso la Biennale di Venezia: Trascrizione di un errore di Alexander Chernyshkov per la regia di Wolfgang Nägele e Il flauto tragico di Roberto Vetranoper la regia di Stefano Pintus. A gennaio 2017 è tra i vincitori del 68° Concorso per giovani cantanti lirici, aggiudicandosi il ruolo protagonista di Ettore Majorana.

ALESSANDRA MASINI

Mezzosoprano

Ha conseguito il diploma in canto lirico con il massimo dei voti al Conservatorio ‘G. B. Martini’ di Bologna. Ha frequentato masterclass con Alberto Zedda, Bruna Baglioni, Daniela Dessì, Fiorenza Cedolins. Si perfeziona con Sergio Bertocchi. Ha debuttato nei ruoli di Berta (Il barbiere di Siviglia) per il Bologna Festival, Clarina (La cambiale di matrimonio) al Teatro Mazzavillani di Bologna e di Tisbe (La Cenerentola) presso il Teatro Rossini di Lugo. Sempre nello stesso teatro interpreta il ruolo di Clotilde (Norma), successivamente ripreso al Teatro Coccia di Novara. Di rilievo nel 2013 il debutto nel ruolo di Assunta (Napoli milionaria) al Teatro del Giglio di Lucca e al Teatro Goldoni di Livorno. Nel 2015 ha interpretato Ciesca (Gianni Schicchi) al Sarzana Opera Festival e nello stesso anno Zanetto (Zanetto di Mascagni) al Teatro Goldoni di Livorno. Nel 2016 ha interpretato Praskowia (La vedova allegra) nel circuito teatrale toscano e nel 2017 debutta con la Baronessa di Champigny (Il cappello di paglia di Firenze), sempre per lo stesso circuito. Per il repertorio vocale antico e barocco ha studiato con Gloria Banditelli e Sara Mingardo e si perfeziona in prassi e semiologia del canto gregoriano sotto la guida di Bruna Caruso e Nino Albarosa. Esecutrice come contralto solista di numerose opere sacre (Stabat Mater di Caldara, Te Deum di Lully, Krönungsmesse di Mozart, La resurrezione di Händel), ha inciso diversi album di musica barocca per l’etichetta Tactus. È attiva anche nel repertorio contemporaneo e si è esibita in varie rassegne a fianco di prestigiosi artisti, fra cui il Kronos Quartet.

PIETRO TOSCANO

Basso

Nato a Termoli, successivamente agli studi di flauto inizia canto lirico a 18 anni con Alberto Bastoni, proseguendo poi al Conservatorio ‘G. Rossini’ di Pesaro con Robleto Merolla. Ha seguito corsi e masterclass con Bonaldo Giaiotti, Ildelbrando D’Arcangelo, Mario Melani e William Matteuzzi. Attualmente si sta perfezionando a Genova con Laura Bulian e Marco Zambelli. Nel marzo 2006 ha debuttato come Don Giovanni (Don Giovanni) allo Sheldonian Theatre di Oxford. Nel novembre 2008 ha interpretato Colline (Labohème) al Teatro del Fuoco di Foggia. Nel maggio 2009 ha debuttato ne La notte di un nevrastenico di Rota(Il nevrastenico) al Teatro Savoia di Campobasso. Nell’agosto 2009 è risultato vincitore del Concorso internazionale di canto ‘Silvano Pagliuca’ e ha debuttato nel ruolo di Escamillo (Carmen) al Teatro Guaíra di Curitiba (Brasile). Nell’ottobre 2009 è stato Lodovico (Otello) nel circuito teatrale delle Marche e dell’Abruzzo. Nel gennaio 2010 ha cantato il Requiem di Fauré e la Krönungsmesse di Mozart alla Carnegie Hall di New York. Nel febbraio 2010 è stato di nuovo Colline (La bohème) al Teatro Massimo di Palermo. Nell’ottobre 2010 ha debuttato in Leporello (Don Giovanni) in una coproduzione del Teatro del Giglio di Lucca, Donizetti di Bergamo e Coccia di Novara. Nel 2010 ha ricoperto il ruolo di Gran Sacerdote (Nabucco) al Teatro Marrucino di Chieti. Nel 2012 ha debuttato nei ruoli di Basilio (Il barbiere di Siviglia) al Teatro del Fuoco di Foggia e di Raimondo (Lucia di Lammermoor) all’Opera di Craiova, di Zuniga (Carmen) allo

Sferisterio di Macerata. In maggio/giugno 2013 ha ricoperto il ruolo del Dottor Grenvil (La traviata) al Festival di Savonlinna in Finlandia. Nel febbraio 2014 è stato lo Zio Bonzo (Madama Butterfly) al Teatro Verdi di Trieste, ruolo cantato anche in aprile all’Opéra di Nizza. Nell’agosto 2014 è stato Sparafucile/Monterone (Rigoletto) al Teatro Comunale di Feltre. Nel novembre/dicembre 2014 ha ricoperto il ruolo di Danieli (Das Liebesverbot di Wagner) e nel febbraio 2015 è stato il Gran Sacerdote (Nabucco) al Teatro Verdi di Trieste. Nel 2016 ha partecipato al progetto AsLiCo Pocket opera Rigoletto (Sparafucile).

FEDERICA LIVI

Soprano

Nata a Jesi nel 1985, fin da piccola appassionata di canto, nel 2006 entra presso il Conservatorio ‘G. Rossini’ di Pesaro e studia con Luisa Macchinizzi, Rossella Marcantoni ed Evghenia Dundekova. Si diploma nel 2012 con il massimo dei voti. Durante gli anni di formazione partecipa a varie attività promosse dal Conservatorio stesso. Nel maggio 2012 è risultata vincitrice del IX Concorso Internazionale ‘Città di Pesaro’. Nell’ottobre 2013 debutta nel ruolo di Nannetta (Falstaff) presso i teatri di Pesaro, Cesena e Ferrara; nell’aprile 2014 debutta come solista nei Carmina Burana di Carl Orff presso il teatro Rossini di Pesaro con l’Orchestra Sinfonica Rossini; nell’aprile/maggio 2014 esegue prima lo Stabat Mater di Pergolesi a Ravenna poi il Requiem di Fauré a Bologna e a Ravenna diretta da Jacopo Rivani con l’Orchestra Corelli di Ravenna, con cui successivamente canta anche l’Exultate, jubilate di Mozart. Nel gennaio/febbraio 2015 esegue la Quarta Sinfonia di Mahler al Teatro Pergolesi di Jesi e all’Auditorium Pedrotti presso il Conservatorio ‘G. Rossini’ di Pesaro, accompagnata dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta da Manlio Benzi. Nel settembre 2015 debutta nel ruolo di Barbarina (Le nozze di Figaro) al Teatro Rossini di Pesaro. Nel febbraio 2016 risulta vincitrice del 70° Concorso ‘Comunità Europea’ per giovani cantanti lirici di Spoleto. Nel settembre 2016 debutta come Oscar (Un ballo in maschera) al Teatro Sperimentale di Spoleto. Nel gennaio 2017 vince il ruolo de La Fisica al 68° Concorso per giovani cantanti lirici. Nel febbraio/marzo 2017 debutta con Modista (Il cappello di paglia di Firenze) nei teatri di Pisa, Livorno e Lucca. Nell’aprile 2017 esegue a Faenza e Ravenna lo Stabat Mater di Boccherini diretta da Jacopo Rivani. Sempre diretta da Jacopo Rivani nel maggio 2017 esegue i Carmina Burana di Carl Orff al Teatro Masini di Faenza.

TIBERIA MONICA NAGHI

Soprano

Intraprende gli studi di canto in Romania con Mariana Nicolesco per poi proseguirli in Italia con Gianni Fabbrini e Annamaria Dell’Oste. Nel 2016 ultima gli studi di canto al Conservatorio di musica ‘L. Cherubini’ di Firenze. Frequenta le masterclass di Stanisław Daniel Kotliński, Alessandro Corbelli, Eva Marton e Mariella Devia. Attualmente studia con Bianca Maria Casoni. Dopo aver vinto nel 2008 il premio per il miglior giovane cantante al Concorso internazionale ‘Hariclea Darclée’, debutta sul palcoscenico con il Trittico (Lauretta/Gianni Schicchi, Giorgetta/Il tabarro, Suor Angelica/Suor Angelica), Bastien und Bastienne e Hänsel und Gretel. Nel 2015 partecipa a Die Fledermaus al Maggio Musicale Fiorentino e debutta nel ruolo di Donna Anna (Don Giovanni) a Budapest. Ottiene ottimi piazzamenti in diversi concorsi internazionali e prende parte a numerosi concerti del repertorio barocco e cameristico principalmente in Romania, ma anche in Italia. In repertorio ha ruoli quali La contessa di Almaviva (Le nozze di Figaro), Fiordiligi (Così fan tutte), Mimì (La bohème), Liù (Turandot), Micaëla (Carmen). Nel 2017 ha vinto al 68° Concorso per giovani cantanti lirici il ruolo de La Fisica nell’opera Ettore Majorana di Roberto Vetrano, che debutterà in prima esecuzione mondiale nel prossimo autunno per OperaLombardia e il Teatro Sociale di Trento. Nel 2017 ha partecipato al progetto AsLiCo Opera domani Il barbiere di Siviglia (Berta) e al progetto 200.com Nabucco (Anna).

UGO TARQUINI

Tenore

Inizia l’attività corale e lo studio del pianoforte all’età di 8 anni. Intraprende lo studio accademico del canto presso il Conservatorio ‘L. Refice’ di Frosinone diplomandosi brillantemente con Silvia Ranalli. Compie successivamente gli studi di perfezionamento con Nicola Martinucci, Alfredo Zanazzo e Lucetta Bizzi. Ha all’attivo collaborazioni con importanti enti e fondazioni liriche (tra le quali il Festival Pucciniano, AsLiCo, Teatro Regio di Parma, Teatro Regio di Torino, Muscat Opera House, Arena di Verona, Bol’šoj di Mosca, Seoul Arts Center) prendendo parte a produzioni sotto la direzione di direttori quali Stefano Montanari, Matteo Beltrami, Carlo Goldstein, Andrea Battistoni, Valerio Galli, Bruno Nicoli e prestigiosi registi come Mario Martone, Ettore Scola, Vivien Hewitt, Ivan Stefanutti. Ha interpretato ruoli principali quali Rodolfo (La bohème) a Viareggio (produzione del Festival Pucciniano di Torre del Lago, 2014) e presso il Teatro Ariston di Sanremo; nel 2015 ricopre il ruolo di Tamino (Die Zauberflöte) presso la Muscat Opera House in Oman, nel 2016 Don Basilio-Curzio (Le nozze di Figaro) presso il Teatro Regio di Parma e OperaLombardia, Goffredo (Rinaldo) presso il Seoul Arts Center; ha inoltre interpretato i ruoli di Pinkerton (MadamaButterfly) e Don Carlo (Don Carlo). È Kalaf (Turandot di Busoni) per il 62° Festival Pucciniano di Torre delLago, dopo aver ricoperto l’anno prima il ruolo di Rinuccio (Gianni Schicchi). A seguito del Concorso per giovani cantanti lirici 2013 viene selezionato per prendere parte al progetto AsLiCo Opera domani L’Olandese volante (Erik).

ROBERTO CAPALDO

Attore

Attore e autore teatrale. Nel 2004 vince il Premio Manfredi Mastroianni De Sica come miglior spettacolo e miglior attore protagonista. Nel 2007 vince il Premio Calandra e nel 2008 il Premio Borsellino per l’impegno sociale e civile. Nel 2011 si aggiudica il Premio Storie di lavoro. Nel 2013 il premio europeo Small size, big citizens dedicato alla prima infanzia e nel 2015 il premio Otello Sarzi come migliore novità nel teatro ragazzi. Da sempre impegnato in progetti di teatro sociale, dal 2015 collabora con la scuola di teatro diretta da Dacia Maraini.

DAVIDE PACIOLLA

Attore

Classe 1985, napoletano di nascita, ma milanese d’adozione, nel 2011 si diploma alla scuola del Piccolo Teatro di Milano. Durante la sua formazione incontra nomi importanti del teatro italiano tra cui Luca Ronconi, Franca Nuti, Lydia Stix, Gianfranco De Bosio, Mariangela Melato, Ruggero Cappuccio, Carmelo Rifici, Mauro Avogadro, Fabrizio Gifuni e Roberto Herlitzka. Nel 2013 vince il Premio Hystrio e nello stesso anno vince il Festival Inventaria di Roma con il corto Io sugno, di cui è scrittore e interprete. Tra le esperienze più significative come attore, prende parte presso il Piccolo Teatro di Milano al Mercante diVenezia, regia di Luca Ronconi, e nel Giulio Cesare, regia di Carmelo Rifici. Partecipa poi, tra le altre cose, al Ragazzo di Trastevere di Patroni Griffi, regia di Peppe Sollazzo, presso il Teatro Mercadante, e a Le convulsioni di Capacelli, regia di Mauro Avogadro. La passione per la musica e gli studi di canto e flautotraverso lo spingono verso il teatro musicale e nel 2016 è nel cast di Mimì è una civetta – divertissement da La bohème, regia di Cristina Mazzavillani Muti, produzione Ravenna Festival, e nel 2012 nel cast italiano di Ghost il Musical, produzione M.A.S. Entra a far parte nel 2015 della Sus Babi Teatro, con la quale mette inscena Il duello di Conrad, La mandragola di Machiavelli e il Giulio Cesare, per la regia di Alessandro Marmorini. A tutto questo alterna anche un percorso di ricerca che lo vede collaborare con le realtà del panorama romano sperimentale come Vuccirìa Teatro e con il regista e drammaturgo Vincenzo Manna.


 

 

 
 
 

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