Adieu, et merci
di Roberta Pedrotti
C'è sempre una prima volta, anche per i titoli più famosi, quelli che "non si studiano, si sanno" e sembra di averli frequentati da sempre. Del mio primo Gianni Schicchi in teatro ricordo bene che era in dittico con le Tre commedie goldoniane di Malipiero, che avevo diciassette anni, che eravamo al Grande di Brescia, che la regia era del compianto Gigi Dall'Aglio, scomparso lo scorso 5 dicembre, e che il cast di giovani virgulti AsLiCo era capitanato da un protagonista d'eccezione e d'esperienza. Ricordo che la mia vicina era francofona e alla fine, mentre applaudivo, mi chiede "Avez-vous aimé cela?" "Oui, bien sur!" "Et savez-vous que monsieur Trempont a soixante-onze ans?". Il mio primo Gianni Schicchi fu Michel Trempont, veniva da un contado un po' lontano, dal Belgio, ma non ci fu bisogno di concedergli attenuanti.
Qualche anno più tadi l'avrei rivisto, con la sua classe impagabile come Bailli in un Werther torinese per il resto non indimenticabile nonostante la presenza di spicco di Roberto Alagna protagonista.
Ora, alla notizia che monsieur Trempont non c'è più, si è spento all'età di novantadue anni il 30 gennaio 2021, possiamo ricordare tante memorabili interpretazioni soprattutto d'opèra bouffe e opèra comique, ma poiché un artista non è un curriculum e una discografia, ma è quel che ha dato al pubblico, lasciatemi versare una lacrima riconoscente sul mio primo Gianni Schicchi.