L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Uno spettacolo concreto con alcuni risvolti simbolici

Note di regia di Joan Anton Rechi, a cura di Leonardo Mello

Che opinione ha sulla storia che Fidelio racconta? Qual è il tema centrale? L’amore, la libertà, la politica?

La storia si basa su un fatto reale, anche se trattato con una certa libertà, accaduto in Francia durante la Rivoluzione Francese. A mio parere l’opera presenta diversi temi, a cominciare da quello determinante dell’amore coniugale. Leonora/Fidelio è il personaggio principale e questo appare evidente sin dal titolo. Ci sono volte in cui gli autori non possono, per vari motivi, intitolare i propri lavori come vorrebbero. Ad esempio è capitato a Verdi, che in principio voleva intitolare La zingara quello che poi è divenuto Il trovatore. Altre volte questa possibilità invece esiste. I titoli ci forniscono una spiegazione di ciò che per un autore è davvero importante. In fondo Fidelio racconta la grande determinazione di questa donna, che intende salvare suo marito sebbene ignori perfino se quest’ultimo sia ancora in vita. Naturalmente occupa una posizione centrale anche l’intrigo politico. Florestan viene imprigionato per aver denunciato la corruzione di Pizarro. Io lo vedo proprio così, come un prigioniero politico.

L’opera combina questi due elementi, ma la mia sensazione è che sia soprattutto intimista, con una straordinaria caratterizzazione dei personaggi.

Quali sono gli elementi principali di questo spettacolo e da quali spunti e ispirazione nasce l’ambientazione?

Sono partito dall’idea di realizzare una messinscena che avesse una sua ovvia e necessaria concretezza, ma che lasciasse anche una porta aperta ad altre interpretazioni. In secondo luogo, dato che l’opera si svolge a Siviglia, ci tenevo che avesse una caratterizzazione ‘spagnola’.

Esiste un fatto storico che tutti noi spagnoli abbiamo in mente e che fa ormai parte della nostra cultura, la Valle dei Caduti (Valle de los Caídos), un monastero che si trova vicino all’Escorial costruito subito dopo la fine della guerra civile, negli anni Quaranta. Coloro che avevano perso la guerra, ovvero i repubblicani, erano prigionieri politici e lavoravano alla costruzione di questo monastero, riducendo con questo lavoro la propria pena da scontare. Non erano affatto dei criminali, semplicemente avevano lottato dalla parte degli sconfitti. Si trattava di una vera e propria prigione di Stato all’aria aperta, situata in un luogo molto inospitale e questo elemento mi è tornato in mente perché mi sembrava che l’idea di un carcere a cielo aperto funzionasse bene, soprattutto nel Primo atto e in contrapposizione al secondo, che invece è piuttosto oscuro essendo ambientato nei sotterranei. Vorrei però chiarire che non si tratta di una riflessione storica su quegli anni, quanto invece di una semplice suggestione, un punto di partenza che mi ha permesso di immaginare l’intero spettacolo. In quel luogo avviene la costruzione di una statua gigantesca che rappresenta un leader (potrebbe trattarsi ad esempio del Sovrano di cui si parla nell’opera). Questa statua, di cui non si giunge mai alla realizzazione finale, viene in effetti costruita dai prigionieri.

Questo elemento scenico dona alla mia lettura del Fidelio una caratterizzazione un po’ mitologica, penso alle grandi opere scultoree di un tempio romano. D’altronde l’opera di Beethoven ha già in sé un impianto mitologico, poiché richiama da vicino il mito di Orfeo che finisce agli inferi per riscattare Euridice. In questo contesto Leonore ricorda da vicino il mitico cantore, poiché in un certo senso anche lei scende all’inferno per trarre in salvo il proprio amato. È dunque piuttosto evidente che la protagonista dell’opera sia questa donna coraggiosa. A lei si contrappone come sempre una figura antagonista, Don Pizarro.

Che interpretazione dà di questo personaggio?

È un politico che compie azioni illegali e cerca di annientare i suoi rivali. È privo d’ogni scrupolo, tutto proteso verso il suo personale potere e i propri interessi. Figure del genere sono sempre esistite e le abbiamo incontrate molte volte e in molti luoghi diversi. Gioca sporco e dal suo agire opaco non si comprende mai se sia spinto dal bene per il suo Paese o dal bene per se stesso e per la sua fazione politica.


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