Il barocco, casa mia
di Roberta Pedrotti
Robin Johannsen, giovane soprano statunitense perfezionatosi in Germania, è una delle voci emergenti del repertorio barocco, coltivato con direttori del calibro di René Jacobs, Federico Maria Sardelli e Ottavio Dantone, ma soprattutto in una consolidata collaborazione con Alessandro De Marchi e l'Academia Montis Regalis. Proprio con questi ultimi è impegnata in questi giorni nelle prove del Don Trastullo di Jommelli (che verrà presentato a Innsbruck il prossimo agosto) e di un concerto con musiche di Vivaldi e Pergolesi che si terrà a Torino l'11 giugno.
Abbiamo colto l'occasione di uesta parentesi italiana per rivolgere alcune domande a questa artista piena di entusiasmo e passione.
In Italia finora non ti abbiamo potuta ascoltare di frequente: ricordiamo soprattutto Die Entführung aus dem Serail a Perugia, mentre ti sei esibita spesso in altri paesi europei, fra Germania, Austria, Belgio. Come ti presenteresti al pubblico italiano?
Ho cantato alcuni concerti in Italia, soprattutto con la splendida orchestra barocca, Academia Montis Regalis, di Alessandro De Marchi, a Torino e Milano. Una volta ho cantato Haydn in Vaticano con Helmuth Rilling! Die Entführung aus dem Serail a Perugia con René Jacobs all'inizio di questa stagione è stata un'altra grande esperienza. Io amo l'Italia, gli Italiani e la vostra musica!
Hai comunque affrontato molti titoli in cui la recitazione, e quindi anche la conoscenza della lingua, è fondamentale, da Mozart a Cavalli: come hai studiato l'italiano? Lo parli oltre a cantarlo?
Ho prestato molta cura allo studio dei libretti italiani e ho analizzato ogni parola che non conoscessi. Ho anche avuto l'opportunità di lavorare a Berlino con un fantastico preparatore che mi ha aiutata con la pronuncia e anche a comprendere gli aspetti più complessi di questi libretti. Sono stata, poi, fortunata a lavorare con straordinari direttori come Alessandro De Marchi, e ho cercato di riservare la maggiore attenzione a quel che mi dicevano, chiedendo sempre quando non ero sicura. Vorrei parlare meglio questa lingua. Mi piacerebbe cantare anche delle opere in Italia oltre ai concerti, così da poter passare qui un paio di mesi alla volta e migliorare veramente il mio italiano!
Dal tipico repertorio per soprano lirico leggero fra Mozart e l'800 vediamo che ti sei sempre più avvicinata al barocco. Come è nata questa passione e come l'hai approfondita? Ci sono incontri artistici particolari che hanno influito sulle tue scelte e sulla tua evoluzione come musicista e interprete?
Ho iniziato la mia carriera cantando un po' di tutto da Mozart ai ruoli leggeri di Verdi e anche Puccini (Musetta). Solo più tardi ho scoperto il barocco! Tutto è cominciato con alcuni Messiah e il mio amore per il barocco ha continuato a svilupparsi dopo aver lavorato con Alessandro [De Marchi, ndr] alla Komische Oper di Berlino nel 2008. Sono stata ispirata dalla creatività e dalla libertà tipiche dell'interpretazione della musica barocca e sono felice di aver trovato qui uno spazio in cui la mia voce si sente veramente a casa!
Hai lavorato con alcuni fra i principali specialisti del barocco: De Marchi, Jacobs, Sardelli, Dantone, per citarne alcuni. Cambia molto l'approccio musicale, interpretativo, stilistico con diversi direttori?
Penso che i grandi direttori non si aspettino e non vogliano che tu cambi il tuo personale approccio quando lavori con loro. Se ti scelgono, significa che che c'è qualcosa nella tua voce e nel tuo modo di interpretare che a loro piace. Sebbene non si possa cambiare radicalmente se stessi, è molto importante essere mentalmente e vocalmente flessibili e disponibili a provare nuove idee. Nei casi migliori, il lavoro con un direttore è un'autentica collaborazione.
Cosa cambia quando canti Cavalli o Wagner, Donizetti o Pergolesi? L'emissione, la tecnica rimane la stessa o si rimodella sullo stile e il repertorio?
Io non penso assolutamente a cambiare la mia tecnica, oggi. La cosa più importante nel cantare diversi compositori e generi è avere una buona comprensione dello stile. Per esempio, se tu stai cantando Adina, farai molti più portamenti che non cantando Haendel! Mi è stato di grande aiuto ascoltare grandi interpreti di differenti stili e studiare la musica finché non diviene una parte di me, e non devo più pensare a cose come "qui più vibrato", "qui di meno", ma piuttosto al testo e al carattere del brano.
Abbiamo visto il bel DVD del Giasone di Cavalli, in cui interpreti Isifile. Ci puoi raccontare qualcosa su quest'opera e questa produzione? Oltre a questa ci vuoi ricordare quali sono le esperienze a cui sei più legata?
Ho molto amato cantare Isifile nel Giasone di Cavalli. È uno dei più bei ruoli che io abbia mai affrontato, ed è stata anche una delle migliori produzioni a cui io abbia preso parte. Ho avuto difficoltà a non piangere in scena, perché il personaggio è veramente triste e ama Giasone in maniera totale, non importa come lui si comporti con lei.
Nondimeno ho amato Emma und Eginhard di Telemann, che ho cantato in aprile e maggio alla Berliner Staatsoper diretta hda René Jacobs. Emma è un altro personaggio che deve cantare musica musica meravigliosa ed esprime un amore così assoluto che potrebbe spezzarti il cuore. Mi piace cantare questi ruoli così appassionati da farmi quasi dimenticare me stessa!
Come è nata la tua collaborazione con l'Academia Montis Regalis?
Ho incontrato Alessandro[De Marchi] cantando il Teseo di Haendel alla Komische Oper di Berlino. Aveva bisogno di sostituire un soprano per l'incisione di Davidis pugna et victoria di Scarlatti con l'Academia Montis Regalis, e mi sono sentita davvero fortunata ed eccitata quando mi ha invitata. È stata la mia prima esperienza artistica in Italia e la mia prima incisione in assoluto: ho imparato più in questa settimana di registrazioni che per il mio Masters Degree in Opera.
Ora sei impegnata con le prove del Don Trastullo di Jommelli e con un concerto di musica sacra di Pergolesi e Vivaldi. Cosa ci puoi raccontare in proposito?
Don Trastullo è molto divertente e leggera, stiamo passando un bellissimo periodo insieme per le prove. Per le recite avremo bisogno di un barattolo gigante, grande abbastanza per contenere il nostro Don Trastullo, Federico Sacchi, che è un uomo molto alto e un collega spassosissimo. Lo Stabat Mater di Pergolesi è uno dei più bei brani sacri che io conosca e crea un forte contrasto con Don Trastullo. E Laudate pueri di Vivaldi è parimenti assai ricco musicalmente. Non vedo l'ora di cantare il mio primo Vivaldi!
Prossimi impegni? Quali sono ora i tuoi orizzonti artistici?
Il mio prossimo impegno è un progetto chiamato Still e dedicato alla musica antica con danzatori e liuto, compresa musica rinascimentale inglese e brani di John Dowland. Non vedo poi l'ora di debuttare alla Monnaie di Bruxelles nell'Opera seria di Gassmann e di cantare Giuturna in Amor vien dal destino di Steffani alla Berliner Staatsoper, in entrambi i casi con René Jacobs sul podio. Tornerò a Torino al Teatro Regio per La creazione di Haydn diretta da Antonello Manacorda in autunno e canterò il Messiah con l'orchestra di Andrea Marcon, La Cetra, a Basilea questo inverno.
Dunque, in bocca al lupo, e speriamo a presto!