Servire l’autore e il compositore
di Suzanne Daumann
Prima di cantare la Winterreise, Werner Güra mi ha concesso una mezz'ora per un incontro. Mi ha accolta nel salone del suo hotel parigino. Stiamo per sistemarci per l'intervista quando una voce maschile chiama il Maestro Güra: Johannes Weisser attraversa la sala agrandi passi. I due uomini si abbracciano e Johannes Weisser ci racconta la tournée che ha appena fatto con Don Giovanni e René Jacobs. Siamo alla Biennale d’Art Vocal alla Philharmonie de Paris, e l’hotel è pieno di musicisti. Eccoci in medias res!
Maestro Güra, avrà il tempo di andare ad ascoltare qualche collega? Sono tutti qui in questi giorni...
No. In effetti, non sapevo nulla sul contesto del concerto.
Si dedica ai suoi concerti senza guardarsi intorno?
No, non è questo. L'organizzazione mi ha chiesto una Winterreise, ero libero, avevo voglia di cantarla, ecco tutto. Non si tratta di avere i paraorecchie, solo che in questi casi il centro della mia attenzione è il concerto.
Appunto, come si sente in questo momento? Un po' di apprensione prima del concerto, o verrà più tardi, o magari mai?
Sa, nel corso degli anni ho imparato come prepararmi per un concerto. Innanzitutto mi occupo della mia voce, un po' di riscaldamento. In un programma come questo, è Christoph (Berner, le pianiste) ad avere più da lavorare. Deve prendere ogni volta la misura di un nuovo strumento.
Un po' come quando si cambia l'auto? Non cambiano i principi, ma tutto è un po' differente.
Esattamente, proprio questo. Dunque, un po' di prove, poi so che devo fare attenzione a conservare uno spazio per me stesso. Questa è la cosa più importante.
Fa qualche differenza cantare la Winterreise in piena estate, come adesso?
No, assolutamente. Abbiamo provato ieri a Zurigo, con un caldo torrido, ed è stata rinfrescante (ride), ma, no, non fa alcuna differenza.
Che musica ascolta a casa?
Nessuna, non ascolto affatto musica a casa!
Niente musica? Silenzio totale?
Silenzio totale no. Talora, se ci sono ospiti, posso mettere un po' di musica. Altrimenti, no. È un po' come nel caso di molti musicisti professionsti che ascoltano generi del tutto differenti in casa. Il silenzio assoluto è qualcosa che non esiste praticamente più ai nostri giorni, no? Per questo bisognerebbe andare veramente lontani per vivere l'esperienza del silenzio autentico. Basta poco, e poi si sente un solo suono, e tutto cambia. Voglio dire, io ascolto musica più ore al giorno in conservatorio, allora non ho bisogno di tornare a casa per sentirne altra.
Il silenzio è un criterio determinante anche per scegliere il luogo delle vacanze?
Sì… sì infatti. A fine mese andremo in Italia per due settimane ; abbiamo affittato una casetta a dieci chilometri dal mare, un ritiro davvero tranquillo, in effetti.
Che ruolo ha il pubblico nel suo lavoro?
Per ciascuno è differente. Ci sono persone che hanno bisogno di un pubblico per dare il meglio, altri meno. Personalmente sono uno che non ama su tutto cantare per un pubblico. O, diciamo meglio, non ne sento la necessità. Diciamo che l'autore, il poeta e il musicista, soprattutto quando si tratta di Schubert, sono artisti a un livello talmente al di sopra di noi che avvicinare il pubblico al loro lavoro, ecco, è la sfida per me. È questo che m'interessa, non tanto impressionare la gente. Il recital è un tipo di spettacolo talmente minimalista, un piano e un cantante, non abbiamo proprio effetti speciali a disposizione in questo contesto. Un po' di gioco scenico, sì, ma abbastanza contenuto. Dunque, se la musica va bene, ecco che si crea il legame attraverso il quale l'ascoltatore può veramente coglierne la potenza. Un bel suono non è un obbiettivo in sé, è il mezzo per far passare un messaggio, il poeta, il compositore.
Lei è anche insegnante – trova che la giovane generazione sia più superficiale?
No, gli studenti non lo sono affatto. D'altra parte, oggi abbiamo a che fare con un mondo in cui l'immagine, l'effetto visivo è ovunque predominante. Notiamo veramente ovunque che la priorità non è più data alla qualità del canto, ma a criteri puramente superficiali. La superficialità sta diventando generale, e poi c'è questa follia della magrezza. Nulla, davvero.
Dice ai suoi allievi di prepararsi a questo?
Non ne ho bisogno, nella mia classe ci sono solo belle ragazze (ride)! In conservatorio è successo, però, una volta che fossimo obbligati a dire a qualcuno «devi perdere peso se vuoi avere una chance».
Al di là del canto, pratica qualche altra attività come la pittura, la scrittura?
No, non ne avrei il tempo. Per ricaricarmi mi immergo nella natura. Ci sono le montagne, intorno a Zurigo, dove d'inverno posso sciare, poi ci sono delle meravigliose piscine… Ma non vuol dire che non m'interessino altre attività. Più avanti, quando avrò smesso di cantare, può darsi che mi metta a dipingere.
E cosa sta leggendo?
(Ride) Francamente non saprei dirglielo! L'altro ieri, prima di partire, ho preso un libro a caso dallo scaffale, per il treno, ma alla fine non l'ho aperto e non saprei nemmeno dire quale fosse.
E segue l'attualità?
Certo, mi tengo aggiornato almeno a grandi linee. Per contro, trovo che oggi ci sia un eccesso di informazioni, siamo sommersi da notizie che non servono a nessuno. Che io sappia tutto quel che succede a migliaia di chilometri di distanza non giova né a me né alle persone coinvolte. Cerco di proteggermi da certe reazioni inutili.
Ultima domanda. C'è un nuovo CD che sta per uscire per Harmonia Mundi?
Sì! È stato registrato, mixato, montato e deve uscire in autunno. Si tratta di Beethoven.
Beethoven?
Sì, Beethoven! Ci sono dei Lieder e Christoph suona anche dei brani per piano solo, delle bagatelle.
Come nel CD dedicato a Mozart allora?
Esattamente, come nel CD mozartiano.
Meraviglioso, attendiamo l'autunno. Grazie per la conversazione!
Grazie a lei, spero che il CD le piacerà.