Hakhnazaryan fra Otto e Novecento
Narek Hakhnazaryan è il nuovo astro del violoncello, a cui la stampa di tutto il mondo ha pronosticato un grande avvenire: a distanza di tre anni torna alla IUC con un impegnativo programma, che lo mette alla prova in cinque grandi autori del diciannovesimo e ventesimo secolo
Quando Narek Hakhnazaryan debuttò alla IUC nell'autunno del 2011, subito dopo aver vinto il prestigioso Concorso "Ciajkovskij" di Mosca, fu facile pronosticargli un grande futuro: a distanza di soli tre anni quella previsione si è realizzata e il giovane violoncellista armeno è una star internazionale. Torna ora a Roma, sempre per la IUC, martedì 3 febbraio alle 20.30 nell'Aula Magna della Sapienza.
Nato nel 1988 da una famiglia di musicisti, Narek Hakhnazaryan è apparso sulla scena internazionale dopo aver vinto il Primo Premio e la Medaglia d’Oro al XIV Concorso Internazionale Ciajkovskij di Mosca nel 2011. In seguito a quest'affermazione ha debuttato con prestigiose orchestre, tra cui la London Symphony Orchestra e l’Orchestra del Teatro Mariinskj di San Pietroburgo, entrambe dirette da Valery Gergiev, l’Orchestra Sinfonica di Tokyo, la Chicago Symphony, la Filarmonica della Scala. Si è inoltre esibito in numerosi recital in tutta Europa e negli Stati Uniti.
Il Washington Post ha scritto di lui: "è un violoncellista fenomenale,... destinato a una carriera stellare" e il Guardian, all'indomani del suo debutto a Londra, l'ha definito “la stella più brillante della serata".
A Roma suonerà in duo con la giovane pianista kazaka Oxana Shevechenko, che, dopo gli studi a Mosca e Londra, è stata premiata in importanti concorsi in Gran Bretagna, Italia, Giappone, Russia e Lituania e ha intrapreso una brillante carriera di concertista in Europa, America ed Asia. Dunque non è una semplice accompagnatrice ma è in grado di far dialogare il pianoforte col violoncello da pari a pari.
Sono in programma cinque capolavori dell'Ottocento e del Novecento, da Beethoven a Stravinsky.
Apre il concerto l'Adagio e Allegro op. 70 di Robert Schumann, che aveva una predilezione particolare per il violoncello, la cui voce intensa e pensosa corrispondeva perfettamente alle sue romantiche meditazioni.
Ludwig van Beethoven scrisse cinque sonate per il violoncello, che sono tra le sue opere più importanti, sebbene non tra le più note. Le due Sonate op. 102 - di cui si ascolterà la seconda, in re maggiore - inaugurano la sua ultima ed esaltante fase creativa e offrono una vasta gamma di idee geniali e fortemente innovative sotto tutti gli aspetti, formale, armonico e melodico.
Sono poche le musiche di Frédéric Chopin che non abbiano il pianoforte come protagonista esclusivo e tra queste la maggior parte è dedicata al violoncello, come l'Introduzione e Polacca Brillante in do maggiore op. 3, in cui il violoncello ha modo di sfoggiare la sua ampia cantabilità in raffinate ed eleganti melodie, sul fluido e arabescato accompagnamento del pianoforte.
La Sonata per violoncello e pianoforte di Claude Debussy appartiene ai suoi ultimi anni, quando videro la luce alcune delle sue opere più profondamente moderne e allo stesso tempo più attente a riallacciare i rapporti con la musica francese del periodo d'oro, quello di Luigi XIV. È una musica calma, intima, sognante, venata qua e là da momenti di inquietudine, che ben si spiegano con le preoccupazioni per le vicende della prima guerra mondiale e con l'acuirsi della malattia che in pochi anni avrebbe condotto il compositore alla morte.
Igor Stravinsky ricavò la Suite italienne, ricavata dal suo balletto Pulcinella, a sua volta basato su musiche italiane del Settecento. Destinati originariamente al violino, gli otto brevi pezzi di questa suite sono talvolta eseguiti anche dai violoncellisti e in questo caso il loro carattere brillante e apertamente virtuosistico diventa una vera sfida alle possibilità dello strumento.