L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

I CONCERTI

29, 30 settembre e 1 ottobre 2020

Filarmonica della Scala

Direttore Zubin Mehta

Richard Strauss

Vier letzte Lieder

per soprano e orchestra

Camilla Nylund, soprano

Richard Strauss

Ein Heldenleben

poema sinfonico

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14, 16, 17 ottobre 2020

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Direttore Zubin Mehta

Gustav Mahler

Sinfonia n. 3 in re min.

Daniela Sindram, contralto

Maestro del Coro Bruno Casoni

Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala

Grande attesa per il ritorno alla Scala, questo autunno, di uno dei maestri più amati, Zubin Mehta, che oltre alla Traviata di Verdi dirige due serie di concerti per la Stagione Sinfonica del Teatro. Nelle date del 29 e 30 settembre e 1 ottobre esegue con la Filarmonica della Scala un programma straussiano che accosta il tono crepuscolare e melanconico dei Vier letzte Lieder all’autobiografismo eroico del poema sinfonico Ein Heldenleben. Nei quattro Lieder, dalle sonorità solenni e al contempo intime, in cui risalta luminosa e netta la parte vocale, si ascolta la voce calda e duttile di Camilla Nylund, soprano lirico-drammatico di origini finlandesi, apprezzata a livello internazionale specialmente come interprete di titoli straussiani e wagneriani.

Nei concerti del 14, 16 e 17 ottobre Mehta eseguirà la Sinfonia n. 3 in re min. di Gustav Mahler con l’Orchestra e il Coro della Scala e il Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala. La parte solista è affidata a Daniela Sindram, già applaudita alla Scala ne Les Contes d’Hoffman (Niklausse / La Muse, 2012) e Ariadne auf Naxos (Der Komponist, 2019).

La cronologia della feconda collaborazione tra Zubin Mehta e la Scala comprende Il trovatore nel 1978 nell’allestimento di Luchino Visconti, Jérusalem per l’anno verdiano 2001, ospiti i complessi della Wiener Staatsoper con il memorabile spettacolo di Robert Carsen, Aida nell’allestimento di Peter Stein e Falstaff con Ambrogio Maestri e la regia di Damiano Michieletto ambientata a Casa Verdi; inoltre un titolo pucciniano, Turandot nel 1976 con l’allestimento di Margherita Wallmann, uno wagneriano, Tannhäuser con la Fura dels Baus, e uno mozartiano, Die Entführung aus dem Serail nel 2017, per ricordare il ventennale della scomparsa di Giorgio Strehler e il decennale di quella di Luciano Damiani, riprendendo lo storico spettacolo che proprio Mehta aveva battezzato al Festival di Salisburgo.

21, 22, 24 novembre 2020

Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici

Direttore Giovanni Antonini

Controtenori

Max Emanuel Cencic, Christophe Dumaux, Carlo Vistoli,

Negli ultimi anni in seno all’Orchestra del Teatro alla Scala è nato un complesso dedito all’interpretazione del repertorio preclassico e classico secondo prassi esecutive storicamente informate. Le Stagioni hanno incluso ogni anno un titolo barocco, con crescente successo di pubblico. Nel 2019 Giulio Cesare in Egitto di Händel, diretto da Giovanni Antonini con la regia smaliziata e affettuosa di Robert Carsen (Premio Abbiati come miglior regista del 2019 per questa e altre produzioni), ha spinto la stampa internazionale a parlare di Händel-mania a Milano. Il trionfo di Giulio Cesare costituiva tra l’altro la definitiva affermazione del timbro del controtenore anche nel gusto del pubblico milanese meno avvezzo alla filologia musicale. In scena se ne ascoltavano quattro, diversissimi per tecnica, timbro e intenzioni, ma tutti sfolgoranti per virtuosismo ed espressività.

Dal 21 novembre Giovanni Antonini torna alla Scala per un concerto barocco che si presenta come un nuovo agone tra voci maschili acute. Christophe Dumaux, che per la sua interpretazione di Tolomeo in Giulio Cesare ha vinto il Premio Abbiati 2019 come miglior cantante, nel 2019 è stato Orlando con Antonini a Vienna e Caino ne La Morte d’Abel a Salisburgo con Capuano, oltre a festeggiare il 40° anniversario delle Arts Florissants. Il timbro caldo di mezzosoprano cresciuto tra i Wiener Sängerknaben ha conquistato a Max Emanuel Cencic il consenso delle platee di tutta Europa in un repertorio che da titoli come Orlando e Armino di Händel e Gismondo re di Polonia di Vinci si estende fino a La donna del lago di Rossini. Acclamato nei mesi scorsi alla Scala in Semele di Händel con Sir John Eliot Gardiner e all’opera di Roma con Orfeo di Gluck con Gianluca Capuano e la regia di Carsen, Carlo Vistoli è tra le migliori voci italiane di oggi, proiettato sulla scena europea grazie a una particolare intensità espressiva e a una versatilità che lo porta a interpretare da Cavalli a Sciarrino.

Giovanni Antonini, nato a Milano, ha studiato alla Civica Scuola di Musica e al Centre de Musique Ancienne di Ginevra ed è membro fondatore dell’ensemble barocco "Il Giardino Armonico", che dirige dal 1989. Ospite regolare dei Berliner Philharmoniker, del Concertgebouworkest e del Gewandhausorchester di Lipsia, alla Scala ha diretto, oltre a Giulio Cesare, Le nozze di Figaro di Mozart e Alcina di Händel, e al Festival di Salisburgo Norma di Bellini con Cecilia Bartoli.

27 settembre 2020

Maurizio Pollini, pianoforte

Johannes Brahms

Tre intermezzi op. 117

Arnold Schönberg

Drei Klavierstücke op. 11

Ludwig van Beethoven

Sonata n. 31 in la bem. magg. op. 110

Sonata n. 32 in do min. op. 111

Tra gli appuntamenti imperdibili della stagione autunnale il ritorno del grande Maurizio Pollini, uno dei personaggi cardine dell’identità stessa del nostro Teatro, che presenta pagine su cui è tornato per tutta la vita: i Tre Intermezzi op. 117 di Brahms, i Drei Klavierstücke op. 11 di Schönberg e le ultime due Sonate di Beethoven, oggetto di una recente registrazione.

Maurizio Pollini ha debuttato alla Scala nel 1958 sotto la bacchetta di Thomas Schippers e da allora è tornato costantemente, in recital o in concerto con direttori come Celibidache, Abbado, Muti, Barenboim e Boulez, presentando un repertorio vastissimo che spazia dal Romanticismo alla musica contemporanea. Proprio al superamento delle barriere tra repertorio storico e musica d’oggi sono stati dedicati i numerosi “Progetti Pollini” che l’artista ha presentato nelle maggiori sale da concerto internazionali (l’ultimo alla Scala risale alla Stagione 2013/2014).

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5 dicembre 2020

Daniel Barenboim, pianoforte

Ludwig van Beethoven

Trentatré Variazioni su un Valzer di Diabelli

L’ultimo concerto pianistico, il 5 dicembre, si presenta come un evento musicale da non perdere: Daniel Barenboim esegue le Variazioni Diabelli di Beethoven, autentico monumento della musica occidentale.

Si tratta di un ciclo di 33 variazioni su un valzer piuttosto banale di Anton Diabelli, compositore austriaco ed editore dello stesso Beethoven. Il progetto di Diabelli consisteva nel raccogliere variazioni sul proprio tema scritte da importanti compositori dell’impero asburgico col fine di creare una sorta di "associazione di compositori della madre patria" (Vaterländischer Künstlerverein). Al progetto aderirono una cinquantina di nomi, tra i quali Franz Xaver Wolfgang Mozart (il figlio di Wolfgang Amadeus), Franz Schubert e l’undicenne Franz Liszt. Beethoven inizialmente non si mostrò interessato all’idea. Solo in un secondo momento decise di contribuire con un intero ciclo di variazioni, che però avrebbe dovuto fare opus a sé.


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