L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La storia in tv

DOMENICA 16/06/2024

Grandi della Tv
Enzo Tortora

“Che non sia un’illusione” recita il suo epitaffio. Parole scolpite nel marmo così come l’eredità di un gigante che in trent’anni ha gettato le basi per la televisione di oggi. A “Grandi della TV”, in onda domenica 16 giugno alle 17.30 e lunedì 17 giugno alle 22 su Rai Storia, l’innovatore, lo sperimentatore, l’uomo dei “mille format”, Enzo Tortora. Giornalista colto e ricercato, non ha mai temuto di mescolarsi con il “basso” e di gettarsi nel divertimento più puro. Ne ha pensate cento, ne ha fatte altrettante: nella sua Genova esordisce come percussionista in un night club, poi fa il comico en travestì accanto a un giovane Paolo Villaggio nella compagnia “Baistrocchi”; la Rai gli apre le porte della radio del ’51, per poi buttarlo sul palcoscenico come valletto di Silvana Pampanini per Primo applauso del ’56. Recita in Carosello e per i fotoromanzi. Ma il pensiero corre più veloce: conduce “Telematch”, il primo programma a prevedere collegamenti esterni; “Campanile sera”, che fa scoprire la provincia italiana, fino al trionfo di “La domenica sportiva” del ’65, programma che per la prima volta parla di sport facendo anche interviste, intrattenimento e spettacolo. Ma è con “Portobello” che arriva la consacrazione. Tra il ’77 e l’83 Tortora trasforma la TV in un mercatino che si tiene ogni venerdì sera e che raduna fino a 25 milioni di telespettatori. La voglia di sperimentare e osare si accompagna anche al coraggio di esporsi e mettersi a rischio. È infatti del 1969 l’intervista rilasciata a un noto settimanale nella quale attacca frontalmente la Rai, definendola “Una corazzata guidata da Boy Scout”. Viene allontanato ma nel 1972 inaugura un’esperienza che farà storia: la collaborazione con TeleBiella, un rapporto che esprime al meglio quanto credesse fermamente nella necessità della fine del monopolio di Stato e nella creazione delle tv private. Una convinzione che vede il proprio riconoscimento con la sentenza della Corte Costituzionale del 1974 che stabilisce il diritto di radio e TV private a trasmettere. Poi il vento cambia. È l’alba del 17 giugno 1983 quando i Carabinieri bussano alla sua stanza di albergo e lo portano via in manette, immagini che rimarranno indelebili. Dietro l’arresto con l’accusa di spaccio e associazione a delinquere di stampo mafioso ci sono dichiarazioni di pentiti del tutto inattendibili. Lotterà con forza, anche quando e nonostante la società e moltissimi gli voltano le spalle, anche quando il pm nell’aula del Tribunale di Napoli, il 17 settembre del 1985, lo definirà “un cinico mercante di morte”. L’assoluzione con formula piena arriverà dopo un anno “infame” – proprio come “La storia della colonna infame di Manzoni” romanzo con cui viene cremato e in cui trova l’essenza di una società pronta a gridare al colpevole – nel processo d’appello dell’86. Torna a Portobello nel 1987 con un celebre “Dove eravamo rimasti?” ma ormai è un uomo diverso. Muore a 59 anni nel 1988 lasciando – in un’intervista a Leonardo Sciascia da cui è tratto il suo epitaffio – la speranza che il suo sacrificio fosse valso a rendere l’Italia più giusta, quell’Italia che ha voluto portare a tutti i costi in TV. Lunedì 17 giugno alle 22 “Grandi della TV” con Edoardo Camurri riproporrà la storica puntata di “Portobello”, andata in onda il 2 gennaio 1982, in cui il pappagallo, finalmente, parlò.

Iconologie quotidiane
Iperrealismo statunitense coast to coast

L’iperrealismo è una corrente artistica che si afferma in America negli anni '60-'70 e persegue un ritorno alla raffigurazione della realtà nei suoi dettagli più mpeticolosi. Ne parla Rodolfo Papa nell’ultimo appuntamento con la nuova serie di “Iconologie quotidiane” in onda domenica 16 giugno alle 20 su Rai Storia. L’obbiettivo è produrre opere d’arte di carattere figurativo capaci di proporsi concorrenziali con la fotografia, sul piano della resa realistica. Questa maniacale ricerca della adesione al dato oggettuale crea però una sospensione irreale e astratta in cui il tempo sembra fermarsi. I più importati esponenti di questa corrente sono Robert Becthel e Richard McLean nella costa est, Robert Cottingham e Don Eddy nella west coast.

Passato e Presente
Marc Bloch, il mestiere dello storico

In una delle sue tante frasi rimaste famose, Marc Bloch paragonò lo storico “all’orco della fiaba” che sa che “là dove fiuta carne umana”, troverà “la sua preda”. Era un modo suggestivo di dire che l’oggetto di studio della storia sono gli uomini e il trasformarsi della loro vita nel tempo. Ogni traccia di questa vita, “tutto ciò che l'uomo dice o scrive, tutto ciò che costruisce, tutto ciò che sfiora, può e deve fornire informazioni su di lui”. Si tratta di un’idea che tanti decenni dopo possiamo, forse, dare per scontata ma che nella prima metà del ‘900 rappresentò una vera e propria rivoluzione negli studi storici. Una rivoluzione raccontata da Paolo Mieli e dal professor Alessandro Barbero a “Passato e Presente”, riproposto domenica 16 giugno alle 20.30 su Rai Storia a 80 anni dalla scomparsa, il 16 giugno 1944. Bloch fu uno dei grandi innovatori che si posero il problema di trasformare la storia in una disciplina scientifica, allargandone i confini e sottraendola alle infinite manipolazioni cui era stata sottoposta, nel corso dei secoli, per fini politici, estetici o letterari. Il programma ripercorre la vita del grande storico francese fino al tragico epilogo della fucilazione per mano dei nazisti nel 1944.

Binario cinema
Terra e libertà

Spagna 1936. In piena guerra civile, la storia della passione politica e civile di David, diviso tra l’amore per Blanca e la fedeltà alla rivoluzione: è il film “Terra e Libertà", diretto da Ken Loach, in onda domenica 16 giugno alle 21.10 su Rai Storia per il ciclo “Binario cinema”. Nel cast Ian Hart, Icíar Bollaín, Rosana Pastor, Tom Gilroy, Angela Clarke (II), Frédéric Pierrot.

LUNEDI’ 17/06/2024

Passato e presente
La Papessa Giovanna, storia di una leggenda

Anno 855. Alla morte di Leone IV, una donna travestita da uomo viene eletta pontefice. A condurla sulla cattedra di Pietro è stata una cultura fuori dal comune che le ha consentito una carriera sfolgorante all’interno della curia romana. Ma dopo due anni, sette mesi e quattro giorni di pontificato, mentre si dirige da San Pietro al Laterano, è colta prematuramente dalle doglie e costretta a partorire per strada. Una storia riletta da Paolo Mieli e dal professor Tommaso Di Carpegna a “Passato e Presente”, in onda lunedì 17 giugno alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia.

Il frutto di un amore nascosto svela inequivocabilmente che sotto le vesti liturgiche c’è una donna, e la reazione inferocita della folla ne provoca la morte. È questa la leggenda della papessa Giovanna, una leggenda nata nel corso del XIII secolo e destinata a restare impressa nella memoria più di un fatto reale. Perché di realtà, questa leggenda, ne contiene moltissima. E regalando uno spaccato dell’immaginario medievale, racconta i sogni, le idee, i sentimenti, i timori e le aspirazioni di un mondo lontano che parla ancora.

Italia. Viaggio nella bellezza
Diario di uno scavo in Sicilia

Scavare nel passato – fianco a fianco con archeologi, storici, medici, genetisti, studenti - per “riparare” il presente e costruire un futuro. È un “esperimento” archeologico unico quello della campagna di scavi a Chiaramonte Gulfi, Ragusa, dove a lavorare sono stati anche alcuni ragazzi della cooperativa “Nostra Signora di Gulfi” che gestisce in affido minori stranieri richiedenti asilo e ragazzi che sperimentano un percorso di alternativa al carcere minorile. Nata da un gruppo di giovani nel 2009, a poche centinaia di metri dal Santuario della Madonna di Gulfi, la cooperativa ha da sempre avuto un intento chiaro: lanciare sul territorio progetti di forte impatto sociale. Una storia di archeologia “partecipata” e integrazione raccontata dallo Speciale “Diario di uno scavo in Sicilia” di Amalda Ciani Cuka, con la regia Eugenio Farioli Vecchioli, in onda lunedì 17 giugno alle 21.10 su Rai Storia per “Italia. Viaggio nella bellezza”.Dall’area archeologica gestita dalla cooperativa – nel progetto che ha visto protagonisti anche Comune, Università di Bologna e Soprintendenza dei Beni Culturali di Ragusa - è emersa una ricchissima necropoli con oltre 230 tombe che vanno dal III al VI secolo d.C., ma anche oggetti di vita quotidiana e soprattutto una corniola, una pietra rosso-arancio a forma di rana che è diventata simbolo dell’intero progetto. “All’inizio - spiega l’archeologo siciliano Francesco Cardinale - non è stato semplice. Dovevamo spiegare ai ragazzi cosa fosse l’archeologia. Molti provenivano dall’Africa e non sapevano cosa fosse o a cosa servisse”.

Prima dell’archeologia, per i ragazzi, c’era stato il lavoro nei campi. Poi cooperazione e socialità si sono trasformati anche in recupero del patrimonio storico e culturale: “con questo tipo di rapporto che abbiamo instaurato con i privati, con la cittadinanza - spiega Antonino De Marco, soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Ragusa - vogliamo raccontare anche che tutto quello che noi riusciamo a trovare negli scavi diventa patrimonio di tutti e non un luogo da ingessare per pochi, ma un luogo dove tutti possono riconoscersi e dove tutti possono disegnare uno sviluppo per il territorio”. Mentre i ragazzi scavano nel passato, parlano con gli archeologi e con gli antropologi del loro futuro. Uno sogna di fare il meccanico, un altro l’operaio, ma una cosa li accomuna: il desiderio di futuro. Così, l’archeologia ha ridefinito i suoi confini e ha scoperto, giorno dopo giorno, che la ricerca del passato può diventare progetto di integrazione, strumento di inclusione, esempio di convivenza: “Perché - sottolinea Santo Ippolito, Direttore del Centro per la giustizia minorile per la Sicilia del Ministero della Giustizia - se questi ragazzi escono e si ritrovano nello stesso ambiente dal quale sono venuti, non abbiamo fatto nulla”. “Questo – conclude Gianvito Distefano, presidente della cooperativa “Nostra Signora di Gulfi” – e quanto io sto cercando di realizzare, per cui sto spendendo quasi tutta la mia vita. È l’atto d'amore che posso fare per la mia terra, per la mia Sicilia”.

Grandi della Tv - Enzo Tortora
Portobello 2 gennaio 1982

MARTEDI’ 18/06/2024

Storie della TV – Raffaella Carrà (Anniversario nascita)

La vita di una grande figura del piccolo schermo, declinata nelle varie fasi della sua carriera televisiva: cantante, ballerina, autrice, conduttrice, talent scout. In due parole, Raffaella Carrà. “Storie della Tv”, il programma di Rai Cultura con la consulenza e la partecipazione di Aldo Grasso, in onda martedì 18 giugno alle ore 13 su Rai Storia, in occasione dell’anniversario della nascita, propone un viaggio nella carriera della regina della tv e nelle emozioni che ha regalato agli italiani in 60 anni di carriera.

Passato e Presente
India 1991, la svolta neoliberista

Nel 1991 il primo ministro indiano Rajiv Gandhi, figlio di Indira e nipote del fondatore della Repubblica Federale Indiana, Jawaharlal Nehru, viene assassinato da un’attentatrice suicida durante un comizio elettorale in territorio Tamil. L’attentato segna anche la fine di un’epoca. A “Passato e Presente”, in onda martedì 18 giugno alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia, Paolo Mieli ne parla con professoressa Matilde Adduci.

Il governo di Narasimha Rao, eletto subito dopo, avvia un percorso di riforme di stampo neoliberista. L’India compie una svolta epocale nella sua storia, pari come entità a quella iniziata dallo stesso Nehru negli anni ’50. Una trasformazione profonda conduce il Paese da un’economia con un forte controllo statale a un’economia di libero mercato, integrata nel nuovo ordine economico mondiale. La svolta liberista porta risultati macroeconomici importanti, facendo dell’India uno dei principali competitor al mondo in alcuni settori, come, ad esempio, quello informatico. Questo però non significa un aumento diffuso del benessere e una maggiore equità nella distribuzione delle risorse. Disoccupazione, povertà, e malnutrizione persistono, mentre si acutizzano gli squilibri sociali.

5000 anni e più. La lunga storia dell’umanità
Costantino: la nuova Roma

Riparte dall’imperatore Costantino la nuova serie di “5000 anni e più. La lunga storia dell’umanità”, con Giorgio Zanchini, in onda martedì 18 giugno alle 21.10 in prima visione su Rai Storia. A Roma, il tirannico Massenzio consulta gli dei Giove, Apollo e Marte per farsi dire che il nemico di Roma sarà sconfitto mentre fuori dalla città Lattanzio cerca di convincere Costantino a convertirsi al cristianesimo. Costantino inizialmente respinge Lattanzio ma, dopo aver visto quello che sembra essere un segno del dio cristiano alla vigilia dell'attacco, segue il consiglio di Lattanzio di adottarne il simbolo. Le due forze si scontrano nella battaglia di Ponte Milvio, dove Massenzio annega nel Tevere a causa del crollo del ponte e il vittorioso Costantino entra a Roma con il simbolo cristiano. Costantino crea un'alleanza facendo sposare sua sorella Costanza con l'imperatore d'Oriente Licinio e i due emanano l'Editto di Milano come decreto congiunto di tolleranza religiosa. Il rifiuto di Costantino degli dei pagani e il finanziamento della Chiesa di San Pietro mettono Licinio e il Senato contro di lui. Il fallito tentativo di assassinio di Costantino da parte del senatore Bassiano scatena una guerra santa tra l'impero d'Oriente e quello d'Occidente. Costantino sconfigge il suo avversario nella battaglia di Crisopoli e l'impero viene unito sotto l'unico Dio cristiano al Concilio di Nicea. Giorgio Zanchini intervista la professoressa Tessa Canella.

Il viaggio del Treno del Ricordo
Da Trieste a Taranto

Un lungo e appassionante viaggio in treno da Trieste a Taranto, attraverso le principali città italiane, per ricordare uomini e donne che non volevano perdere la loro identità. È il Treno del Ricordo, un progetto della Presidenza del Consiglio, realizzato in occasione del 10 febbraio, “Giorno del Ricordo”. Si tratta di una mostra itinerante dedicata alla tragica vicenda dell’esodo giuliano-dalmata raccontata ne “Il viaggio del Treno del Ricordo” in onda martedì 18 giugno alle 22.10 in prima visione su Rai Storia. Attraverso filmati di repertorio e interviste a testimoni - Ireneo Giorgini, Clelia Giurin, Sergio Leonardelli, Elio Menegotti, Aldo Pugliese, Eufemia Sponza, Giovanni Stipcevich - rivive il viaggio degli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia che oltre 70 anni fa furono costretti a fuggire per vivere in libertà e non sotto il regime comunista di Tito.

MERCOLEDI’ 19/06/2024

Passato e Presente
Charles De Foucauld, il fratello universale

È una vita scapestrata e sregolata negli anni giovanili quella del visconte Charles de Foucauld: un personaggio raccontato da Paolo Mieli e dal professor Andrea Riccardi a “Passato e Presente”, in onda mercoledì 19 giugno alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. De Foucauld intraprende la carriera militare e si dà alla bella vita, ma in lui cresce giorno dopo giorno un’inquietudine che lo porta prima ad avventurarsi come esploratore nel nord Africa, poi a un altro passo, molto più impegnativo, che lo porterà a essere ordinato sacerdote nel 1901 e fondatore della famiglia dei fratelli di Gesù, una congregazione che intende ispirarsi alla vita di Gesù a Nazareth, un Cristo nascosto vicino alla sofferenza degli uomini, degli ultimi, dei più deboli ed emarginati. Ma non sarà lui a proseguire il progetto spirituale che ha elaborato: Charles de Foucauld viene ucciso nel 1916 a 58 anni da una banda di predoni.

L'avversario. L’altra faccia del campione
Paolo Maldini

Mercoledì 19 giugno alle 21.10 su Rai Storia torna "L’Avversario", un format originale prodotto da Rai Cultura e Stand by me e condotto da Marco Tardelli, con una puntata dedicata a Paolo Maldini, per ripercorrere la sua carriera attraverso una prospettiva nuova: il racconto dei suoi più acerrimi avversari, siano essi persone in carne ed ossa o demoni interiori. 
Si parte dal racconto del primo grande avversario di Paolo Maldini: il mito di suo padre Cesare, anche lui bandiera del Milan e capitano della Nazionale. Da ragazzino Paolo ha dovuto scontrarsi con i pregiudizi di chi credeva che avesse avuto il posto nelle giovanili del Milan non per il suo talento ma perché figlio di suo padre. Dopo l’esordio da titolare a soli 16 anni nel 1985 tuttavia fu chiaro a tutti che sarebbe stato uno dei più importanti difensori della sua generazione. Il Milan, squadra della quale diventa capitano nel 1997, ottiene risultati senza precedenti, ben oltre quelli che aveva raggiunto con Cesare: è il Milan degli "invincibili", quello dei sette scudetti e dei trionfi in Europa con cinque trofei tra Coppe dei Campioni e Champions League. A quel punto Paolo non sarà più considerato solo perché " il figlio di Cesare"  e  sarà Cesare a diventare "il padre di Paolo", anche quando nel 1997 dirigerà la Nazionale di cui suo figlio è capitano.
Ma i più grandi avversari di Paolo Maldini nella sua immensa carriera sono stati i calci di rigore: quelli del Mondiale 1994 sfumato all’ultimo, quelli che hanno eliminato l’Italia ai quarti di finale contro la Francia nel 1998, quello sbagliato contro l’Olanda agli Europei del 2000 e anche quelli della finale di Champions League persa nel 2005 contro il Liverpool.
Tra gli intervistati ci sarà Alessandro Costacurta, legato al Milan sin dai tempi delle giovanili, come Maldini. Furono loro la mitica difesa dei rossoneri dei tempi d'oro, i leggendari quattro Paolo Maldini, Alessandro Costacurta, Franco Baresi e Mauro Tassotti. Quest'ultimo, pur avendo esordito nella Lazio nel 1978, si trasferisce al Milan nel 1980 dove resterà fino alla fine della sua carriera nel 1997, condividendo con Maldini l'esperienza della Nazionale fino al 1994.
Giuseppe Bergomi invece è campione del mondo con la Nazionale italiana nel 1982.  Nella sua lunga carriera da difensore dell’Inter è stato uno dei grandi avversari di Maldini, ma è stato anche suo compagno in maglia azzurra Europei del 1988, ai Mondiali del 1990 e ai Mondiali del 1998, è uno dei grandi avversari di Maldini all’Inter.

Dino Zoff è stato una pietra angolare della Nazionale italiana dal 1968, anno in cui vinse il campionato europeo, al 1982 quando contribuì al trionfo dell’Italia ai Mondiali di Spagna. È stato CT della Nazionale italiana dal 1998 al 2000, anno in cui con Paolo Maldini capitano l’Italia sfiorò il suo secondo titolo europeo. 
Marco Tardelli, campione del mondo del 1982, cinque volte campione d’Italia con la Juventus e vincitore di tutte e tre le principali competizioni UEFA, nonché ex allenatore, nella seconda edizione di "L’Avversario" torna a raccontarci il mondo sportivo che lui ben conosce attraverso un punto di vista inedito, in cui la fragilità e la sensibilità sono al centro della narrazione, più di una prestazione fisica da record o di una vittoria consegnata agli annali.

"L’Avversario", una produzione Rai Cultura e Stand by me, è condotto da Marco Tardelli. Prodotto da Simona Ercolani. A cura di Riccardo Chiattelli. Capoprogetto: Andrea Felici. Scritto da Giulia Soi. Delegati Rai: Mario Sagna e Serena Valeri; Produttore esecutivo Stand by me: Simona Meli. Regia di Daniele Babbo. 

Laura Antonelli, la diva malinconica

Chi era davvero Laura Antonelli? Lo racconta il documentario di Bernard Bédarida e Nello Correale, “Laura Antonelli, La diva malinconica”, prodotto da Tipota Movie Company in collaborazione con Rai Documentari e con il sostegno dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in onda mercoledì 19 giugno alle 22 su Rai Storia. Un ritratto delle diverse sfaccettature dell’attrice, dagli inizi della sua vita alla sua scomparsa, a Ladispoli, il 22 giugno 2015.
Prima di diventare la “Divina creatura” da tutti conosciuta, Laura Antonelli aveva avuto “un'infanzia disperata ed infelice”, come lei stessa amava dire. Proveniva da una famiglia di sfollati istriani, profughi in giro per l’Italia nell’immediato Dopoguerra. Ambiziosa e intraprendente, grazie anche a una bellezza indiscutibile, approda a Roma all’inizio degli anni 60 e insegna educazione fisica, professione piuttosto inusuale per una ragazza dell’epoca. Grazie al suo aspetto estremamente fotogenico arrivano le pubblicità televisive, i primi fotoromanzi e alcuni piccoli ruoli cinematografici in una successione di film d’autore e commediole “osées”. Nel 1972 sceglie il ruolo che la segnerà per la vita intera: quello di Angela La Barbera nel film “Malizia” di Salvatore Samperi, che oggi compie 50 anni e che le valse il David di Donatello e il Nastro d'Argento come miglior attrice protagonista. Fortemente voluta dal regista, Laura Antonelli, che aveva appena girato “Il merlo maschio”, con Malizia sbanca i botteghini. Da quel momento la sua vita personale ed artistica non sarà più la stessa. Finiscono le interpretazioni serie, come l’intrigante Gradiva di Giorgio Albertazzi. Sono gli anni della vita mondana, del successo e delle copertine dei rotocalchi. I viaggi da Roma a Parigi e a Londra, i flirt veri e presunti, il grande amore con Jean-Paul Belmondo. Per Luchino Visconti era “la donna più bella dell’Universo”, i maggiori registi italiani Risi, Comencini, Bolognini e Scola se la contendevano. Le viene così cucita addosso la pelle del sex-symbol, un’immagine che delizierà il pubblico maschile di mezza Europa.E poi è successo quel che succede spesso. Con l’età, quella bellezza, che era il suo fascino, diventa la sua dannazione. Lo stesso strepitoso successo che ne aveva fatto l’icona sexy dell’Italia la porterà, dopo 19 anni, ad una scelta infelice, Malizia 2000, il sequel della pellicola che le aveva dato la notorietà, ma che in breve tempo la trascina verso l’oblio e una fine tragica. Quando smette di recitare ha solo 50 anni. Dei seguenti 24 anni della sua vita – un terzo della sua esistenza – si sa poco o nulla. Il documentario è arricchito dalle testimonianze di molte personalità del mondo del cinema che hanno recitato con lei, tra cui Jean-Paul Belmondo - nella sua ultima e toccante intervista - Giancarlo Giannini, Michele Placido, Claudia Gerini e Daniela Poggi, e dagli aneddoti raccontati dagli pochi amici, Marco Risi, Francesca D’Aloja, Ivan Pavicevac e Simone Cristicchi. Le loro voci, alternate alle fotografie, agli estratti dei film e all’analisi del critico cinematografico Valerio Caprara, hanno permesso di raccontare i diversi aspetti dell’attrice ed evocare, con garbo e rispetto, gli ultimi anni di un artista che il pubblico non ha mai dimenticato.

Cinecittà, la fabbrica dei sogni
Storie della città del cinema

Tutte le contraddizioni storiche italiane viste attraverso le luci degli studi televisivi più iconici di sempre con le preziose testimonianze d’archivio e di personaggi che ne hanno costruito la leggenda. Mercoledì 19 giugno alle 22.50 Rai Storia propone “Cinecittà. La fabbrica dei sogni”, una produzione Palomar con Rai Documentari e Luce Cinecittà. Dalla sua inaugurazione nel 1937 agli anni Sessanta, da "Scipione l’Africano" a "La dolce vita", Cinecittà è stata un vero laboratorio politico. Sfuggendo al controllo fascista e grazie ai capitali americani del Piano Marshall, Cinecittà, ribattezzata “Hollywood sul Tevere”, e l’Italia intera videro una miracolosa rinascita. Gli studi sono così passati da strumento di propaganda a fulcro simbolico dell’intera società italiana, nonché teatro della sua rappresentazione. Trasformata in un immenso set cinematografico, la Città Eterna vantava un cast eccezionale: da Ava Gardner a Charlton Heston, da Humphrey Bogart ed Elizabeth Taylor fino a Kirk Douglas, le star di Hollywood non seppero resistere all’antica bellezza e all’atmosfera festosa che elettrizzava le notti romane. Un ambiente effervescente e cosmopolita, che sanciva la rinascita dell’Italia e che verrà immortalato a Cinecittà da un regista in particolare: fu nell’enorme Teatro 5, infatti, che Federico Fellini nel 1959 iniziò a girare l’opera che sarebbe diventata molto più di un cult, un vero e proprio mito. Cinecittà diede vita a un fenomeno che Fellini, cogliendone l’essenza, denominò: “La Dolce Vita”. Cinecittà è stata il teatro di un cinema nuovo, capace di rappresentare la realtà dell’Italia e diventare uno dei principali ambasciatori del Paese nel mondo.

GIOVEDI’ 20/06/2024

Passato e Presente
Storia delle olimpiadi invernali

La prima Olimpiade invernale di Chamonix è datata 1924, esattamente 28 anni dopo la prima Olimpiade moderna svoltasi ad Atene nel 1896. Un ritardo dovuto al fatto che gli sport invernali erano appannaggio dei soli paesi nordici, che avevano gran dimestichezza con la neve e il ghiaccio. Le prime gare riguardarono il bob, il pattinaggio di figura e di velocità, l’hockey, il salto con gli sci e il fondo. Per lo sci di discesa bisognerà invece aspettare l’appuntamento di Garmisch in Germania nel 1936. A “Passato e Presente” - in onda giovedì 20 giugno alle 13.15 su Rai 3 e domenica 23 giugno alle 20.30 su Rai Storia in occasione dell’Olympic Day - Paolo Mieli e il professor Gioachino Lanotte analizzano le competizioni sportive all’interno dei contesti storici nelle quali avvengono, come la guerra fredda, con il confronto simbolico oltre che sportivo tra le squadre dei due blocchi contrapposti; o il secondo dopoguerra italiano nel quale, in occasione delle Olimpiadi di Cortina del 1956, l’Italia alle soglie del miracolo economico mostra al mondo la straordinaria capacità organizzativa e l’efficienza degli impianti e delle infrastrutture costruite per la kermesse iridata.

Passato e Presente
Apolidi tra due guerre

Alla fine della Prima Guerra Mondiale la carta geografica del mondo si trasforma radicalmente. Sono crollati tre imperi: l’impero russo, quello austro-ungarico e l’impero ottomano. Dopo i trattati di pace postbellici siglati a Versailles, centinaia di migliaia di persone si ritrovarono sprovviste della protezione di un governo statale, raccolte in minoranze nazionali allogene rispetto agli Stati d’appartenenza o abbandonate a sé stesse. Sono i cosiddetti Apòlidi, raccontati da Paolo Mieli e dalla professoressa Daniela Caglioti a “Passato e Presente” nella puntata riproposta giovedì 20 giugno alle 20:30 su Rai Storia in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. Nel 1922, l’Alto commissario per i profughi della Società delle Nazioni istituisce il passaporto Nansen, certificato di identità emesso dal paese ospitante per garantire l’accesso ai servizi minimi di assistenza. Con l’avvento al potere dei nazionalsocialisti in Germania, il problema dell’apolidia si rinnova e si aggrava. Nel 1935, con le leggi di Norimberga, le politiche antiebraiche spingono verso la denaturalizzazione degli ebrei tedeschi. Per loro non c’è solo la perdita della cittadinanza, ma anche la confisca dei beni e il tragico destino dei Lager.

a.C.d.C”, Apocalissi del passato
Il mistero dei popoli del mare e la città perduta di Helike

Intorno al 1200 a.C. tutti i grandi regni dell’età del bronzo subiscono una crisi profonda: la civiltà micenea, l’impero Ittita, l’Egitto dei faraoni vengono travolti da una serie di catastrofi naturali e dalla migrazione dei misteriosi “popoli del mare”. Pagine di storia antica rilette dal professor Alessandro Barbero in “Apocalissi del passato”, in onda giovedì 20 giugno alle 21.10 su Rai Storia per “a.C.d.C.”. Le tavolette d’argilla incise con caratteri cuneiformi rinvenute nell’antica città di Ugarit forniscono importanti testimonianze sul collasso delle civiltà del Mediterraneo orientale. A seguire, alle 22.10, uno dei più grandi misteri dell’archeologia: la distruzione e la scomparsa della città greca di Helike, sommersa dalle onde nel 373 avanti Cristo. Quella di Helike, una città di cui non si conosce neppure l’esatta posizione, fu una catastrofe di tali dimensioni da apparire sovrannaturale, provocata - secondo il mito - dall’ira del dio Poseidone.

VENERDÌ 21/06/2024

Nec recisa recedit
Storia della Guardia di Finanza

Un titolo e un motto che riassumono una storia: quella della Guardia di Finanza, raccontata dallo speciale prodotto da Rai Cultura “Nec recisa recedit”, in onda venerdì 21 giugno alle 16 su Rai Storia nel giorno dell’anniversario della Fondazione. Un percorso lungo duecentocinquant’anni i cui snodi principali accompagnano le tappe fondamentali della storia d’Italia. Tutto inizia a Torino nel 1774. Nella capitale del Regno sabaudo, Vittorio Amedeo III istituisce la Legione Truppe Leggere della Guardia di Finanza. È un corpo specializzato nella tutela dell’erario, nel mantenimento dell’ordine pubblico, nella difesa delle frontiere e nel controllo del “cordone doganale”. Organismi simili, con gli stessi compiti istituzionali, sorgono anche negli altri Stati in cui è suddivisa l’Italia. Per la maggior parte, sono d’ispirazione liberale, come dimostra la partecipazione alle guerre risorgimentali. Con la nascita del Regno d’Italia, un nuovo ordinamento fonde in un’unica struttura le organizzazioni di finanzieri presenti negli Stati preunitari. Nasce così la Guardia Doganale, dal 1881 ribattezzata Guardia di Finanza, che oggi, come allora, porta avanti la sua missione: la battaglia contro l’evasione, il contrabbando, la criminalità organizzata e per la legalità. Una lotta che oggi ha il volto di tanti giovani finanzieri come Emanuele Schifani, figlio di un uomo della scorta di Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci. Una lotta che le Fiamme Gialle sono determinate a vincere. È un excursus che si avvale del prezioso contributo di esponenti della Guardia di Finanza, dello storico Nicola Labanca e di testimonianze conservate nell’archivio delle Teche Rai - che restituiscono il senso della costante presenza del Corpo nella vita del Paese - e con le conclusioni affidate a Giorgio Toschi, Comandante Generale della Guardia di Finanza (2016-2019), Generale di Corpo d’Armata.

Passato e Presente
Le Fiamme Gialle nella storia d’Italia

Duecentocinquanta anni fa, nel 1774, a Torino, la capitale del Regno sabaudo, Vittorio Amedeo III istituisce la Legione Truppe Leggere della Guardia di Finanza. In occasione dell’anniversario della Fondazione, Passato e presente dedica una puntata alle Fiamme Gialle nella storia d’Italia. Ne parlano in studio Paolo Mieli e il prof. Nicola Labanca venerdì 21 giugno alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. Specializzate nella tutela dell’erario, nel mantenimento dell’ordine pubblico e nella difesa delle frontiere, costituiscono il primo esempio in Italia di un Corpo speciale creato, oltre che per la difesa militare, per il servizio di vigilanza finanziaria ai confini. Organismi analoghi e coi medesimi compiti istituzionali sorgono anche negli altri Stati preunitari. Per la maggior parte, sono d’ispirazione liberale, come dimostra l’attiva partecipazione alle guerre risorgimentali. Con la nascita del Regno d’Italia, dalla fusione delle organizzazioni di finanzieri preesistenti nasce la Guardia Doganale, dal 1881 ribattezzata Guardia di Finanza, che oggi, come allora, porta avanti la sua missione al servizio dello Stato e della popolazione.

Grandi disastri: 10 errori fatali
Il disastro del dirigibile Hindenburg

Difetti di progettazione, errori di giudizio e protocolli falliti: così sono nati alcuni dei peggiori disastri che il mondo abbia mai visto. Li racconta “Grandi disastri: 10 errori fatali” la serie Rai Cultura in onda da venerdì 21 giugno alle 21.10 su Rai Storia. Dall’incidente dell’Hindenburg alla Deepwater Horizon, le catastrofi umane più famose del mondo hanno una cosa in comune. Ciascuna fu il prodotto di una catena di errori. La serie si concentra su un disastro diverso in ogni episodio e rivela come i fallimenti spesso iniziarono sul tavolo da disegno e continuarono fino al momento in cui si verificò il disastro. Dall'assassinio di JFK alla distruzione delle Torri Gemelle, agli incidenti aerei del Boeing 737, ogni catastrofe viene messa a nudo, rivelando i momenti cruciali che ne hanno segnato il destino. Nel primo appuntamento, introdotto e contestualizzato dal professor Gregory Alegy il fatale incidente al dirigibile Hindenburg. Il 6 maggio 1937, alle 19:25, l'Hindenburg prese fuoco e venne completamente distrutto, nel giro di circa mezzo minuto, mentre cercava di attraccare al pilone di ormeggio della Stazione Aeronavale di Lakehurst, New Jersey.

14-’18: la Grande Guerra cento anni dopo
La Belle Époque finisce a Sarajevo

Il secolo che si era aperto con l'esibizione di ottimismo del grande Expò di Parigi, con lo sfarzo spensierato della Belle Époque, vede crescere i semi del nazionalismo e diventare più profonde le ingiustizie sociali che porteranno l'Europa al più grande conflitto di sempre. Comincia da qui il viaggio nella storia di “’14 – ‘18: Grande Guerra 100 anni dopo”, la serie presentata da Paolo Mieli con la conduzione di Carlo Lucarelli e la consulenza storica di Antonio Gibelli e Mario Isnenghi, in onda da venerdì 21 giugno alle 22.10 su Rai Storia. Venti episodi per raccontare la Prima Guerra Mondiale, alla luce delle nuove interpretazioni storiografiche in un percorso biografico e tematico: la politica e la diplomazia, le alleanze e il contesto internazionale, le nuove armi e le strategie militari, il fronte interno e l’economia di guerra, le battaglie e i grandi rivolgimenti come la Rivoluzione russa. 

SABATO 22/06/23

Scritto, letto, detto

Giovanni Paolo Fontana intervista scrittori, giornalisti e testimoni. La scrittrice Raffaella Romagnolo racconta una storia ligure del primo dopoguerra, tra macerie e ricostruzioni. Appuntamento con una nuova puntata di “Scritto, letto, detto” sabato 22 giugno alle 8.45 su Rai Storia.

Inimitabili – Giuseppe Mazzini (Anniversario nascita)

Giuseppe Mazzini è giovanissimo quando vede nel porto di Genova degli uomini chiedere delle monete per i proscritti d’Italia. Da quel momento si affaccerà in lui il pensiero della libertà della patria che non lo avrebbe mai più abbandonato. Profeta del Risorgimento, esule per quasi tutta la vita, ha cercato di realizzare quell’Italia repubblicana che vedrà il suo compimento soltanto nel 1946. È lui il protagonista di “Inimitabili”, il programma di Rai Cultura con Edoardo Sylos Labini che intreccia il documentario storico all’interpretazione teatrale, riproposto sabato 22 giugno alle 16.15 su Rai Storia in occasione dell’anniversario della nascita. Fondatore della Giovine Italia, il patriota genovese cospira per gran parte della sua esistenza infiammando gli animi di tanti giovani che si immolarono per la causa italiana. Dal carcere di Priamar all’esilio, dalle barricate delle Cinque Giornate di Milano alla strenua difesa della Repubblica Romana fino al ritorno in Italia, Edoardo Sylos Labini racconta la vita di una delle figure centrali della storia d’Italia.

La puntata è arricchita da interviste (gli storici Elena Bacchin, Roberto Balzani, Giovanni Belardelli e Alessandro Campi) e dalle riprese dei luoghi di Mazzini: la Fortezza del Priamar di Savona, il Palazzo della Cancelleria di Roma e il cimitero Staglieno di Genova.

"Inimitabili", prodotto da Rai Cultura, è un programma di Sylos Labini e Angelo Crespi, con la consulenza di Clemente Volpini, scritto con Roberto Fagiolo e Massimiliano Griner, per la regia di Claudio Del Signore e con le musiche originali del Maestro Sergio Colicchio. Consulenza scientifica: Francesco Perfetti (puntata D’Annunzio, Marinetti, Guareschi), Giovanni Berardelli (puntata Mazzini).

Passato e Presente
I martiri di Belfiore

Un caso fortuito, il classico imprevisto, porta nel 1852 alla scoperta di una vasta cospirazione di patrioti italiani che lotta per l’indipendenza dalla dominazione austriaca. La repressione, spietata, guidata dal feldmaresciallo Radetzky porta a centinaia di arresti e all’esecuzione di diverse condanne a morte per impiccagione, a Mantova, nella valletta di Belfiore. Ne parlano Paolo Mieli e il professor Ernesto Galli Della Loggia a Passato e presente in onda sabato 22 giugno alle ore 20.30 su Rai Storia.

Cinema Italia
Cristo si è fermato ad Eboli

L’esperienza vissuta in Lucania tra il 1935 e il 1936 da Carlo Levi, medico e pittore torinese, condannato al confino per attività antifascista. Dall’omonimo romanzo autobiografico pubblicato nel 1945, con Gian Maria Volonté, Paolo Bonacelli, Alain Cuny, Lea Massari, Irene Papas, François Simon, di Francesco Rosi, “Cristo si è fermato ad Eboli” andrà in onda per “Cinema Italia” sabato 22 giugno alle 21.10 in prima visione su Rai Storia.

Documentari d' autore
Le mura di Bergamo”

Nei primi mesi del 2020 una vasta zona del Nord d'Italia viene colpita dal Covid e Bergamo e la sua provincia diventano l'epicentro della pandemia. Ma dopo l'abisso dei giorni più duri comincia una sfida forse ancora più difficile: l'elaborazione del lutto. Un periodo ricostruito da “Le mura di Bergamo” In onda sabato 22 giugno alle 22.45 su Rai Storia per il ciclo “Documentari d’autore”. Il doc – firmato da da Stefano Savona in collaborazione con Danny Biancardi, Sebastiano Caceffo, Alessandro Drudi, Silvia Miola, Virginia Nardelli, Benedetta Valabrega, Marta Violante - racconta fedelmente quanto accaduto nella bergamasca tra la primavera e l’inizio dell’estate del 2020 a causa della “peste nera” dei nostri giorni.


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