L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

C'era una volta, anzi: oggi

 di Roberta Pedrotti

M. Glinka

Ruslan i Ludmila

Shagimuratova, Petrenko, Minenko, Silpa, Pendatchanska, Workman, Zaremba, Ognovenko

direttore Vladimir Jurowski

regista Dmitri Tcherniakov

Orchestra e Coro del Teatro Bolshoj di Mosca

Mosca, Teatro Bolshoj, novembre 2011

2DVD BelAir Classique BAC120, 2017

C'era una volta la principessa Ludmila, contesa da tre pretendenti: Ruslan fu il prescelto, ma il giorno delle nozze la fanciulla fu rapita da un nano innamorato di lei e il re promise la sua mano a chi l'avrebbe liberata e riportata a palazzo. Con l'aiuto del mago Finn, Ruslan superò prove e insidie e liberò Ludmila, contando anche sull'alleanza con Ratmir, un altro pretendente nel frattempo ricongiuntosi al suo primo amore, mentre il terzo rivale, Farlaf, sostenuto dalla strega Naina cercò fino all'ultimo, seppur invano, di impedire alla coppia di coronare il proprio amore. Ci sono oggi due giovani ricchi e felici, immersi in un'esistenza da dorata e superficiale, che festeggiato il loro matrimonio con un pranzo sfavillante e kitsch ispirato alle illustrazioni delle raccolte di Afanas'ev e con una compagnia di saltimbanchi che rievoca i personaggi e le vicende della fiaba di Ruslan e Ludmila. C'è anche una coppia di mezza età, Finn e Naina, dalla storia difficile, che ha reso lei sempre più cinica e disillusa mentre lui crede ancora, romanticamente, al vero amore: loro decidono di mettere in atto, come nella fiaba, il rapimento della fanciulla per mettere alla prova il sentimento dei due giovani. Il moderno Ruslan dovrà conoscere l'orrore del mondo, la paura, la violenza, ma anche le tentazioni, mentre la sua Ludmila alle lusinghe di doni, delizie, piaceri sensuali affiancherà l'esperienza della gelosia. Il sonno catatonico in cui, in ultimo, Naina la sprofonda è per Ruslan la prova estrema: amare “nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia”.

Il sottinteso della fiaba come percorso inziatico e romanzo di formazione diviene, dunque, per Dmitri Tcherniakov la chiave per dare vita teatrale alla fantasmagorica fiaba musicale di Mikhail Glinka (1842), la seconda opera russa propriamente detta (la precede, dello stesso Glinka, Una vita per lo zar, 1836). Come Tamino e Pamina, Ruslan e Ludmila si amano fin da subito, secondo il copione dei principi e delle principesse dei regni lontani lontani, ma solo attraverso tentazioni, sofferenze, difficoltà e pericoli diverranno una coppia autentica e dimostreranno a Naina che la fiducia di Finn nel vero amore è ben riposta. Tcherniakov ci mostra tutto questo con una naturalezza eloquentissima, senza che la ricollocazione in una sorta di odierno realismo magico, iperrealista e metafisico, sfoci in una radicale rielaborazione drammaturgica; al contrario, l'incedere bizzoso di un libretto tormentato (e pesantemente criticato al debutto) trova un'insospettabile coerenza nell'incastro fra realtà e finzione, inganno, sogno e verità. A reggere le fila, Finn (che nella festa nuziale veste anche i panni del bardo) e Naina compaiono come i protagonisti di un film di Bergman, come due attori shakespeariani di lungo corso e quasi non si crederebbe che si tratti di un tenore e di un mezzosoprano: Charles Workman ed Elena Zaremba recitano in maniera superba e cantano benissimo. In particolare Workman, le cui prove belcantiste avevano messo viceversa in luce un timbro aspro e granuloso, sorprende per un'emissione suadente, levigata nel ricercare alcuni suoni quasi diafani, accattivante nell'articolazione. Da parte loro, Albina Shagimuratova e Mikhail Petrenko tratteggiano a meraviglia, anche in un canto sempre a fuoco e profondamente sentito, l'evoluzione di Ludmila e Ruslan da ragazzina viziata un po' indisponente e bamboccio di buona famiglia a donna e uomo maturi e consapevoli.

Almas Silpa, l'irruente Farlaf, comunica un'energia musicale e scenica irresistibile nel suo gradasso rondò, mentre Yuri Minenko giustifica la scelta di un contraltista, invece del mezzosoprano en travesti, per Ratmir sia per l'eleganza del canto, sia per la presenza scenica da dandy perfettamente a suo agio nel mondo bamboleggiante, sensuale e infantile, evocato dalla tentatrice Naina e pur tuttavia sincero, tenero e appassionato nel graduale riavvicinamento a Gorislava. Di quest'ultima un'Alexandrina Pendatchanska in gran forma fa un'altra perla della produzione: intensa, magnetica, dal timbro peculiare, inconfondibile e libero da quel vibrato che in passato, e in altro repertorio, l'aveva contraddistinta. 

Vladimir Ognovenko, Svetosar, e Alexander Polkovnikov, la Testa, completano degnamente il cast solistico di una produzione in tutto all'altezza della riapertura del Bolshoj dopo i recenti restauri. Non a caso, per l'opera fantastica del padre del teatro musicale russo a inaugurare il restaurato massimo moscovita, si è chiamato sul podio uno dei più grandi direttori russi degli ultimi decenni. Vladimir Jurowski è l'uomo giusto al momento giusto: pochi come lui sanno imprimere alle più brillanti danze slave il giusto spirito, quell'accento saporito e misterioso che si combina, nel dipanarsi della partitura fra influssi belcantisti occidentali e tradizioni popolari russe, con un lirismo dal fascino a tratti inquietante. Riflette, così, non solo l'anima più profonda della fiaba di Glinka, ma anche l'educazione sentimentale che Tcherniakov vi riconosce con acuta analisi psicologica.

Una bella intervista al regista, che ripercorre nel dettaglio, con chiarezza e intelligenza, tutto lo spettacolo, completa un eccellente DVD, degna testimonianza di una produzione storica.


 

 

 
 
 

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