Inno alla vita
di Antonino Trotta
La suggestiva cornice di Palazzo Farnese ospita l’ultimo appuntamento della rassegna estiva del Teatro Municipale di Piacenza: così Leo Nucci battezza la neonata Orchestra Farnesiana, diretta dal maestro Alvise Casellati.
Piacenza, 5 settembre 2020 – Nella «Primogenita» nulla sembra essere cambiato: il calore dell’accoglienza al Municipale, ovunque esso si ricostituisca, si avverte ancor più rasserenante dopo i mesi di gelida lontananza; nel perimetro descritto dall’indefessa attività teatrale, la città di Piacenza accorre al solito numerosissima e animata da sincero entusiasmo; nel focolare intorno al quale la comunità ama ricongiungersi, la musica alimenta un fuoco che arde di vita. Qui dove la pandemia ha azzannato con ferocia il territorio, il concerto lirico sinfonico, ospitato dalla suggestiva cornice del cortile di Palazzo Farnese quale ultimo appuntamento della rassegna estiva E quindi uscimmo a riveder le stelle, è un commosso inno alla vita. Un inno alla vita che si dissigilla sì nel quarto movimento della Nona di Beethoven, ma radica il proprio valore nel battesimo dell’Orchestra Farnesiana, una ricca compagine strumentale – cinquantadue elementi – riunita attingendo al giovanissimo patrimonio locale. Al padrino d’eccezione, un battitore libero nell’eccellente scuderia Ferrari – nomen omen! –, basta poi davvero poco per infiammare la serata.
Leo Nucci non canta Rigoletto, Nabucco o Figaro. Li evoca. Essi si manifestano come spiriti dell’immaginario collettivo, frutto di oltre mezzo secolo di esperienza, riflessi di leggi consolidatesi negli anni a cui questi ruoli tengono tenacemente fede. In quanto autentico animale da palcoscenico, il suo tormentato giullare, il suo istrionico barbiere, il suo smarrito sovrano babilonese, ereditano forza e carisma al punto sicché piuttosto far interrogare sull’aderenza alla parte musicale e al personaggio, Nucci stesso decide in cosa essi debbano consistere, quasi questi possano convivere come alter-ego delle idee originali. Nella neonata Orchestra Farnesiana, diretta con premura da Alvise Casellati, il celebre baritono trova poi un valido sostegno al suo canto prepotente, ricco di tonitruanti acuti tenuti sino ai limiti del concesso polmonare e agilità appena accennate a fior di labbra. I giovani musicisti, a onor del vero, ben figurano anche nelle impegnativa sinfonie di repertorio. Particolarmente apprezzata, tra le altre – La gazza ladra e Luisa Miller –, quella dei Vespri siciliani, concertata da Casellati con bacchetta energica e evidente ricerca di colore.
Certo, il quarto movimento della Sinfonia n. 9 è un osso più duro da affrontare, tuttavia il Coro del Teatro Municipale di Piacenza in splendida forma – istruito dal maestro Corrado Casati, prima di Beethoven ha dato dimostrazione di sé con un’emozionate «Va', pensiero» – e l’affidabilissimo il parterre di solisti – Silvia della Benetta, Marco Ciaponi, Graziano Dellavalle e Anna Maria Chiuri, a cui rivolgiamo un affettuoso augurio di pronta guarigione per l’infortunio che le impone l’utilizzo delle stampelle – sanno farsi garanti, nel contesto in cui un testo s’inebria di così profondi significati, di un’esecuzione vibrante nell’animo di quelle moltitudini che, seppur nel rigoroso rispetto delle leggi vigenti, sanno, ancora una volta, abbracciarsi per celebrare insieme la vita.