Ritorno agrodolce
di Suzanne Krekel Daumann
Torna, con tutti gli accorgimenti necessari, Così fan tutte alla Staatsoper di Monaco di Baviera. La partecipazione di tutti gli interpreti si trasmette al pubblico in una serata di gioia e commozione.
MONACO di BAVIERA, 27 settembre 2020 - In questi giorni, abbiamo il cuore spezzato per l'orchestra e i lavoratori del Metropolitan di New York, che dovranno sopravvivere per una stagione intera senza stipendio né prospettive. In questi giorni, è particolarmente commuovente vedere una rappresentazione dal vivo, e si è particolarmente riconoscenti a tutti colore che hanno reso ciò possibile.
Forse è questa stessa gratitudine che anima cantanti e musicisti stasera, tanto dispiegano energie, tanto sono presenti.
Per rendere possibile uno spettacolo senza intervallo, l'opera ha subito tagli severi, che non impediscono il buon funzionamento della drammaturgia, benché, in questa maniera, sia il lato farsesco dell'intrigo a prendere il spravvento. (Presto, si potranno confrontare le differenti versioni "Covid-19" si tutte le opere del repertorio...) Così, ritroviamo Don Alfonso, Guglielmo e Ferrando direttamente nel momento in cui stipulano la famosa scommessa, siamo privati di una buona parte delle arie, di qualche recitativo e assieme, e il coro. L’orchestra intona i suoi interventi.
La produzione del 1993 è atemporale ed elegante. Le scene di Jürgen Rose sono pure seducenti grazie alle luci di Max Keller: una facciata esterna con una finestra ad arco, la sagoma di un ulivo, una luce azzurrina o dorata, una sedia da bistrot - siamo in un giardino all'italiana. Per le scene d'interno, un tendaggio e dei paraventi bianchi si aggiungono, una tavola e delle sedie bastano come mobili. Tutto ciò è affascinante, un contesto degno della musica di Mozart, interpretata da cantanti e orchestra favolosi. Edwin Crossley-Mercer è un Don Alfonso impeccabile, elegante nel suo abito con culotte e redingote in grigio, gilet multicolore e e cappello tondo. La sua vocalità leggera si dispiega magnificamente nel terzetto "Soave sia il vento" e si mescola in armonia alle voci femminili. Le signore sono vestite sono vestite prima in bianco innocente e virginale, poi con una fantasia floreale - fiorite nella loro femminilità - per tornare infine al bianco. Christiane Karg come Fiordiligi è splendida, maliziosa e toccante. Con la sua voce sopranile cristallina e luminosa, ci fa condividere tutte le emozioni del suo personaggio. Non meno splendida, la Dorabella di Angela Brower. È la più intraprendente delle due sorelle, la prima a lasciarsi sedurre, e il mezzosoprano l'interpreta con grande finezza. Dorabella è la fidanzata di Ferrando, che si volge a Fiordiligi quando il fidanzato di lei, Guglielmo, si ritrova fra le braccia di Dorabella. Questi signori appaiono d'apprima in uniforme, poi camuffati da «albanesi». Per una volta, l'autore dei costumi, Jürgen Rose, ha rispettato l'idea che non si debbano veramente riconoscere e li drappegia in caffetani e turbanti nei toni del grigio. Ioan Hotea canta Ferrando. Lui pure bilancia perfettamente insolenza ed emozione. La sua vocalità è chiara e duttile e si unisce a quella di Christiane Karg nel duetto della capitolazione, quel magnifico duetto che ci è sempre parso il finale segreto dell'opera, carico d'emozioni. Altrettanto credibili, il baritono Andrè Schuen quale Guglielmo. Dotato di voce calda, musicale e potente, con la sua recitazione vigorosa, risulta davvero impressionante quando Guglielmo monta in collera. NOn stupisce che le ragazze cedano le armi alla scoperta della loro infedeltà, senza recriminare sull'inganno da cui tutto è nato. Ultima ma non ultima, la Despina di Tara Erraught. Piccante e vivace, con una voce ampia e calda, è una Despina ideale. Ciascuno, stasera, è ben presenta, dà senso a ogni parola cantata e merita ampiamente lodi e applausi. Come l'orchesta e il suo direttore, Antonello Manacorda. Sceglie talvolta dei tempi di una lentezza che non sentivamo dai tempi di Harnoncourt. Se una o due volte si avverte un leggero scollamento, una piccola esitazione fra voci e orchestra, ciò è largamente compensato dall'eleganza sensibile della concertazione. È soprattutto nei duetti nei quali le nuove coppie si uniscono che i cantanti seducono. Raramente si è inteso con tanta chiarezza il battito cardicaco alla base di «Il Core vi dono», raremente Ferrando può cantare la seducente «sposo, amante, e più se vuoi…» con tanta intensità.
Una serata d'opera da amare, dove tutto è coerente. Una serata d'opera da cui si esce riconoscenti per aver potuto vivere questi momenti colmi di musica e bellezza, e desolati pensando a tutti coloro che ne saranno privati per una stagione intera.
Grazie di cuore a tutti coloro che rendono queste serate possibili!