Tutto Mozart
di Vincenza Caserta
Giuliano Carella guida I Solisti Veneti con Paolo Grazia, Massimo Mercelli al flauto e Agnese Coco in un programma tutto mozartiano
PADOVA, 16 maggio 2023 - Tutto è silenzio nelle strade di Padova, nel centro storico non è un vivace brusio a ravvivare i vicoli, ma un tintinnare leggero e cadenzato di pioggia, mentre il tetro colore di queste giornate, quasi reminiscenza autunnale, potrebbe fare dimenticare per un attimo il fiorito mese di maggio. Il concerto inaugurale del Veneto Festival con i Solisti Veneti diretti daGiuliano Carella affida al Mozart più solare il compito di diradare le nubi nel gremito Auditorium Pollini di Padova. Dedicare un intero programma al genio salisbughese è una sfida che richiede coraggio: nessun autore come Mozart è, infatti, un attento conoscitore dell’animo umano ed altrettanto capace di raccontare uno scorcio di vita in tutta la sua complessità, plasmandone ogni aspetto, in dimensione di racconto dal sapore teatrale. Carella e i Solisti Veneti, nell’incipit scandito dalla Sinfonia in sol maggiore n. 17 K 129, presentano la vivacità del Mozart giovanile, con il suo piglio brioso immediatamente dirompente negli archi e nei tocchi di brillantezza del clavicembalo. La narrazione ha già la sua voce convincente, ribadita in un puntuale crescendo che conferisce un piglio spensierato sulla robusta presenza dei fiati. La spontaneità di Mozart sa essere disarmante mentre trova nell’artifizio teatrale la chiave capace di unire l’inventiva di dinamiche ben dosate al taglio descrittivo proprio di un racconto. La narrazione degli interpreti cattura nel vivo della trama musicale facendo pensare a un succedersi di personaggi, vivi nei loro dialoghi, delineati nei chiari colori d'orchestra. Nell'Andante c'è tutto il sapore dell'aria operistica, definito nella leggiadria con cui prosegue l'aggraziata esposizione del tema degli archi. Fa capolino un accennato contrappunto, intonato con docile mobilità dai fiati per poi assumere consistenza leggera nella variazione, abilmente sottolineata. Il finale è proprio dell'azione brillante, nell'interpretazione proposta da Carella è evidente che la Sinfonia si affacci sull'opera buffa con soluzioni che possono far pensare a vivaci pagine di Plauto.
Un solista d'eccezione per il concerto K 314 in do maggiore è Paolo Grazia all'oboe. Mozart riserva alla tonalità di do maggiore la maestosità, mai rinnegata dall'orchestra dei Solisti Veneti, resa ancora più spigliata nel presentare un tema pieno ed aggraziato al tempo stesso in cui l'oboe solista irrompe con procedere vivace ed espressivo attraverso un virtuosismo che non teme l'esposizione nel funambolico equilibrio mozartiano. Sono le sfumature a giocare il ruolo predominante, Paolo Grazia rende giustizia nello sviluppo alla vena di malinconia che Mozart non sottrae neppure alle sue pagine più luminose. La cadenza al primo movimento unisce la libertà espressiva alla ricchezza di un suono raffinato, frutto della fantasiosa ricerca di Grazia, vincitore del primo premio al prestigioso International Oboe Competition di Tokyo e autore delle cadenze che propone in questa occasione. L'Adagio unisce il mistero alla speranza, tingendosi di gioia mesta e svelando l'umanità più vera e complessa di Mozart nel raccontare quella dolcezza che si fa poesia. Ogni elemento è sussurrato dall'oboe mentre dialoga con un'orchestra dalla corale limpidezza, preannunciando un finale animato che inneggia alla danza. L'ironia che aleggia con disinvoltura tra le pieghe di un'analisi attenta mostra ogni aspetto della ricerca timbrica d'orchestra, forti vigorosi non sottraggono enfasi al vivacissimo finale. E, come ogni incipit che si rispetti, questo Concerto inaugurale strizza l'occhio alla Musa Euterpe ed al suo flauto, con il Concerto K 299 per flauto ed arpa per un Mozart di danzante sinfonismo. Delicatezza e flessibilità si snodano rapidamente nel fitto dialogo tra i solisti Massimo Mercelli al flauto e Agnese Coco all'arpa con l'orchestra di Carella. Questa volta la narrazione mozartiana assume più un tono fiabesco in cui i temi ondeggianti e leggiadri si animano nella voce delicata dei due strumenti solisti. Si percepisce la grande cura del dettaglio di un Mercelli abilissimo anche nei più ostici e scoperti acuti. L'Andantino sembra provenire da un pianeta lontano tanta è la grazia con cui si articola l'insieme rendendo giustizia a una delle più belle pagine mozartiane. In una fiaba dalla trama così fitta non può mancare l'elemento di magia, sottolineato attraverso l'equilibrato gioco di risposte tra i solisti e l'orchestra fino al Rondò finale dall'elegante gioiosità. Bis generosi e vari: nel primo i tre solisti sono protagonisti con l'Entr'acte dalla Carmen di Bizet. Gli altri due Bis sono un vero e proprio omaggio da parte dell'orchestra dei Solisti Veneti con Haydn e il Terremoto dalle Sette parole di Cristo sulla croce; terzo ed ultimo bis, la Ciaccona dalla Sinfonia n 12 di Boccherini, Casa del diavolo. Applausi fragorosi a questa serata di solare musicalità.
Vincenza Caserta