La delicatezza del canto
di Fabiana Crepaldi
L'Accademia rossiniana di Pesaro in tournée in Brasile conquista il pubblico con pagine da Guillaume Tell, Tancredi, Semiramide, Il barbiere di Siviglia e La cenerentola interpretate da Martina Russomanno,Chiara Tirotta, Pietro Adaìni e Giuseppe Toia.
SAN PAOLO del BRASILE, 16 giugno 2024 - Per onorare Pesaro, la città natale di Gioachino Rossini, scelta come Capitale Italiana della Cultura nel 2024, il Rossini Opera Festival (ROF) sta portando un po' dell'arte del compositore e icona della città in giro per il mondo. Fortunatamente, San Paolo e Rio de Janeiro, le due città più grandi del Brasile, sono state tra le tappe del gruppo di cantanti italiani guidati dal famoso tenore e sovrintendente del ROF Ernesto Palacio - una delle massime autorità in materia di Rossini.
I recital di Rio de Janeiro (14 giugno alla Sala Cecília Meireles) e di San Paolo (16 giugno al Theatro Municipal de São Paulo, a cui ho assistito) hanno visto protagonisti quattro giovani cantanti, tutti diplomati all'Accademia rossiniana del ROF, il cui direttore è lo stesso Palacio. Si trattava del soprano Martina Russomanno, del mezzosporano Chiara Tirotta, del tenore Pietro Adaìni e del basso-baritono Giuseppe Toia. Erano accompagnati dal pianista brasiliano Daniel Gonçalves.
Nel suo breve discorso all'inizio dello spettacolo, Palacio ha sottolineato che l'Accademia Rossiniana si sforza di insegnare il modo corretto di cantare le opere di Rossini. Questo è esattamente ciò che abbiamo sperimentato durante il recital: il canto rossiniano più autentico e raffinato. Devo confessare al lettore: non sono un'appassionata di Rossini. O meglio, non lo ero. Durante il recital, la bellezza e, soprattutto, la delicatezza, la poesia dell'autentico canto rossiniano, senza esagerazioni, senza esibizionismi, senza alcun elemento che ricordasse il grottesco - come spesso si vede - mi ha sedotto. Il caloroso e appassionato pubblico lirico di San Paolo, che domenica ha gremito il Municipal de São Paulo e ha applaudito con il consueto entusiasmo, ha lasciato il teatro sapendo esattamente cosa sia il Belcanto.
Il programma, molto ben strutturato, non si è limitato al repertorio buffo e popolare di Rossini, ma ha permesso al pubblico di confrontare questo repertorio (estratti da La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia) con l'altra faccia del compositore: l'opera seria (Guillaume Tell, Tancredi e Semiramide). E qui sta la delicatezza più profonda, trasmessa soprattutto dall'interpretazione dell'eccellente giovane soprano Martina Russomanno (solo 26 anni!), il pezzo forte della serata. Potrebbe sembrare rischioso iniziare un recital con "Sombre forêt" di Guillaume Tell - dopo tutto, cosa potrebbe cantare la Russomanno dopo una delle più belle arie scritte da Rossini? Tuttavia, in ognuna delle arie successive - "No, che il morir non è", da Tancredi e "Bel raggio lusinghier", da Semiramide - siamo stati rapiti dalla bellezza della musica e dall'interpretazione del soprano, ricca di legato e con una marcata dinamica rossiniana. Martina Russomanno - che già in giovane età si è esibita all'Opéra de Paris, al Mozarteum di Salisburgo, con l'Accademia Rossiniana al ROF e ha già interpretato ruoli comprimari alla Scala - è un nome di cui sentiremo sicuramente parlare molto.
Nel repertorio buffo, si è distinto il basso-baritono Giuseppe Toia, con il suo irresistibile canto sillabato in "Sia qualunque delle figlie" (da La Cenerentola), e ha dato un'ottima prova nei due estratti dal Barbiere: il celebre "Largo al factótum" - che ha mandato il pubblico in delirio - e "A un dottor della mia sorte".
Con bei timbri luminosi e un'ottima tecnica, il mezzosoprano Chiara Tirotta e, soprattutto, il tenore Pietro Adaini hanno contribuito a far brillare la serata, senza però eguagliare i colleghi già citati. Tirotta si è distinta in "Una voce poco fa" e Adaini ha conquistato il pubblico con la sua tecnica raffinata in "Cessa di più resistere".
Ancora una volta, noi brasiliani dobbiamo applaudire il Consolato Generale d'Italia San Paolo e l'Istituto Italiano di Cultura San Paolo (e anche quello di Rio de Janeiro) non solo per aver organizzato il recital, ma per aver messo San Paolo e Rio de Janeiro sulla rotta delle celebrazioni in onore di Pesaro. Presenti a San Paolo il Console Generale Domenico Fornara e il Vice Console Livia Satullo, assidui sostenitori e promotori dell'opera italiana qui da noi - oggi, mentre scrivo, un altro progetto del Consolato e dell'Istituto, denominato "In cammino verso l'interno", sta portando brani del Barbiere di Siviglia nelle città dell'interno dello Stato di San Paolo.
Da sottolineare anche la ricettività dell'organizzazione sociale Sustenidos, che gestisce il Teatro Municipale di San Paolo, e di Andrea Caruso Saturnino, direttrice del teatro. Il recente tentativo di collocarelo sul palcoscenico dell'opera mondiale è stato notorio. Questo è di fondamentale importanza per il teatro, per il pubblico e per gli artisti locali.
Nulla, tuttavia, sarebbe stato possibile senza Paulo Esper, direttore della Cia Ópera São Paulo e direttore di produzione del Gala Rossini. E la delicatezza che ha caratterizzato il recital gli si addice molto! Esper è stato l'anello di congiunzione tra il ROF e Pesaro e i teatri brasiliani. Appassionato di opera, soprattutto di quella italiana, non risparmia sforzi per produrre spettacoli con giovani cantanti brasiliani o per portare in Brasile nomi affermati, sia per esibirsi, sia per tenere masterclass o per far parte della giuria del Concorso Brasiliano di Canto Maria Callas, di cui è direttore. Non a caso, nel 2022 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere dell'Ordine della Stella d'Italia per i servizi resi all'opera italiana in Brasile. Per gli amanti dell'opera di San Paolo, le iniziative di Esper fanno la differenza. Fortunatamente, il Consolato e l'Istituto Italiano, così come l'attuale direzione del Teatro Municipale, stanno sostenendo questo lavoro. Il canto lirico, patrimonio dell'umanità, vince e il pubblico di San Paolo vince.