L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Il gusto del cammino

di Roberta Pedrotti

Con il tradizionale concerto conclusivo dei corsi dell'Accademia Rossiniana si apre il conto alla rovescia per il Rof 2024. In attesa di riascoltarli nel Viaggio a Reims e in altri concerti, i ragazzi provenienti da tutto il mondo non mancano di risercare soddisfazioni.

PESARO, 15 luglio 2024 - Come andrà a finire non possiamo dirlo. Non siamo qui a celebrare star prodotte in serie per il mercato, prodigi predestinati dimenticabili nello spazio di un mattino con la stessa rapidità con cui erano stati consacrati per essere sostituiti con altri. Molto meglio seguire percorsi passo per passo, gustare promesse e premesse, attendere sorprese e maturazioni. Per questo è interessante, più che prevedere il finale, godersi la trama dell'Accademia Rossiniana, che con il concerto finale dei corsi ci conduce direttamente nel clima del Rof. Non pretendiamo l'epifania di nuovi Blake e nuove Horne; semmai ragioniamo su come i miti delle precedenti generazioni si muovessero in un terreno battuto da pochi pionieri, quando anche gli epigoni volenterosi erano un gruppo circoscritto e Rossini, con tutte le sue esigenze tecniche, estetiche e musicali, non era ancora parte integrante e diffusa della formazione di un cantante. Ora, invece schiere di giovani da tutto il mondo si cimentano in un repertorio un tempo dimenticato (e tuttora non troppo considerato dalle nostre dirigenze teatrali) sbrogliando con cognizione di causa parti ritenute in precedenza pressoché inaccessibili. Era un'eccezione, per esempio, ascoltare un Barbiere completo di “Cessa di più resistere”; oggi è normale chiedere a un tenore che studi la parte di Almaviva di prepararla integralmente. Non tutti ne saranno interpreti eccelsi, ma fra l'eccelso e il mediocre (o il nulla) abbiamo inserito varie sfumature di qualità e professionalità ben più rappresentate che in passato.

La carrellata di arie rossiniane affidate a giovani provenienti da Italia, Olanda, Spagna, Cina, Giappone, Cuba, Messico, Kazakhstan, Georgia, Russia e Ucraina è già di per sé una gioia, in attesa di vederli alla prova scenica nel Viaggio a Reims.

Al momento, i tre italiani destano buone impressioni: Chiara Boccabella affronta l'aria di Mathilde “Pour notre amour plus d'espèrance” senza temere una scrittura fitta e frastagliata, che dipana con nobile chiarezza; Giuseppe De Luca è un Dandini di bella pasta baritonale e articolazione nitida, al pari del basso Francesco Leone, che come Don Basilio si fa apprezzare per la naturalezza d'emissione e l'interpretazione personale senza cadute di gusto. Notevole è il baritono russo Maxim Lisiin, che offre una cavatina di Figaro di indubbio impatto, sia sotto l'aspetto strettamente vocale, sia per la bella comunicativa e le giuste intenzioni. La sua compatriota Aleksandra Meteleva sembra più incline al repertorio Falcon (o Colbran) che a quello schiettamente contraltile, ma anche in “Pensa alla patria” dimostra smalto e musicalità degne d'attenzione. C'è poi il basso baritono georgiano Irakli Pkhaladze, poco più che ventenne e forte, oltre che di un buon italiano, di una voce di prima qualità: pastosa, omogenea, estesa. da lui si attendono grandi cose e se una critica si potrà muovere alla sua grande aria di Assur non sarà tanto al cantante quanto a una scelta di tempi un po' troppo serrati, questione invero veniale in questo contesto e dettata forse anche da una comprensibile emozione.

Fra i tenori il kazako Alikan Zeinolla e il russo Aleksey Kursanov mostrano buona disinvoltura nelle arie acutissime di Lindoro e Don Ramiro; il cubano Bryan Lopez Gonzales ha intonato “Ecco ridente in cielo” e lo spagnolo Marcelo Solis “D'ogni più sacro impegno” dall'Occasione fa il ladro. Citiamo poi ancora il Taddeo di Aleksei Makshantsev, il Guillaume Tell di Gonghao Zhang e il Germano di Carlos Reynoso. La cinese Yiqian Heng è una fresca, azzeccata Rosina, Kilara Ishida canta il Rondò di Elena, Eleonora Hu la cavatina di Semiramide e Viktoriia Shamanska “D'amore al dolce impero” declinando con dedizione vari aspetti del repertorio concepito per Isabella Colbran. Nanami Yoneda è invece una delicata Giulia della Scala di seta e Marina Fina Monfort una delicatissima Berenice dall'Occasione fa il ladro. Il baritono Dario Sogos, atteso come Slook nella Cambiale di matrimonio, purtroppo è stato colpito da un attacco allergico e quindi l'ascolto è rimandato alle recite del Viaggio a Reims. Frattanto, come da tradizione, in chiusura tutti i cantanti si uniscono proprio nel Gran pezzo concertato a 14 voci: al pianoforte c'è sempre Rubén Sanchez-Vieco, ma dalla prima fila si alza a guidare i ragazzi il maestro Davide Levi, che dirigerà le recite di agosto. Tutto è pronto: ormai siamo entrati nel clima del Festival.


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