L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Fantasia senza freni

di Irina Sorokina

Il nuovo allestimento di Der Freischütz realizzato da Philipp Stölzl per il Bregenzer Festpiele è un trionfo di fantasia straripante, che eccede talvolta i limiti, ma non si può dire che non offra uno spettacolo divertente e ben fatto, grazie anche alla buona prova del cast e alla sicurezza della direzione di Enrique Mazzola.

Bregenzer, 19 luglio 2024 - Negli ultimi vent’anni il Bregenzer Festspiele ha prodotto una serie di allestimenti spettacolari e unici che a pieno diritto entreranno negli annali della manifestazione musicale estiva sulle rive del Bodensee e verranno citate dagli storici del teatro dell’opera. Chi ha assistito ad almeno una o due produzioni non le scorderà mai e, quasi sicuramente, tornerà nella città austriaca. L’anno 2024 viene segnato dall’allestimento che colpisce l’immaginazione anche di quella fetta di pubblico affezionata ai miracoli di scenografia e tecnologia nel capitale della regione del Vorarlberg: benvenuto Der Freischütz di Carl Maria von Weber, l’opera romantica per eccellenza, che non vizia con la sua presenza nei cartelloni dei teatri. A Bregenz la messa in scena è affidata al regista Philipp Stölzl che si ricorda per la versione lacustre del Rigoletto verdiano, l’ultima produzione pre-covid.

Il Bregenzer Festspiele ama stupire: questo è il suo vero credo. Andando a vedere le produzioni lacustri, bisogna essere pronti a qualsiasi cosa: scenografie fantasiose e maestose, effetti speciali, largo uso delle acque del lago, partecipazione di una squadra di stuntman, acrobati dalle capacità e dal coraggio senza paragoni. Ma Der Freischütz-2024non si limita di spettacolarità; Philipp Stölzl non è solo regista, scenografo e uno dei light designer (cioè il vero “costruttore” dello spettacolo), ma dà un’interpretazione diversa alla storia d’amore, di rivalità, di sfida, di cattiveria, di magia che, secondo il suo pensiero, richiede musica aggiunta per cembalo (Anja Marchwinska), contrabbasso (Daniel Schober) e fisarmonica (Atanas Dinivski). Per i frequentatori del Bregenzer Festspiele vedere una scenografia gigantesca e complessa è all’ordine del giorno, ma la première del 2024 è realmente fuori dal comune. I ricordi della testa grandiosa di Marat che emergeva dal lago in Andrea Chénier o di tre draghi colorati nella Zauberflötesvaniscono quando si vede questa scenografia cupa e dai colori invernali che sussurra qualcosa di misterioso, pericoloso e doloroso e addirittura è penetrata dal presagio di morte. L’occhio si muove da destra a sinistra o viceversa nel tentativo di avere la visione completa della creazione di Stölzl che rappresenta un villaggio abbandonato con le case diroccate e una chiesa inclinata: qui la Guerra di trent’anni lasciò dei segni ben visibili. L’inverno trasforma quel poco che rimane dopo il terribile conflitto in un quadro spettrale, dai colori sbiaditi, la luna sembra ferma per sempre, gli edifici danneggiati, l’orologio rotto. Ed è anche l’inverno, al freddo si aggiungono le sensazioni di insicurezza, tristezza, disperazione, le acque ghiacciate del lago giocano la propria parte, non promettono che malattie e morte. Nessuna consolazione, pure l’ouverture viene soppressa per dare spazio alle voci dei corvi e ai tuoni.

Lo spettacolo sul Bodensee c’entra poco o nulla con il singspiel di Weber, all’inizio si vedono due cadaveri, Agathe uccisa con un fucile da Max e lo stesso Max impiccato, quindi la storia del franco cacciatore (come lo chiamano in italiano) e della sua amata non ha un lieto fine, ma termina con la morte di entrambi. Il libretto originale di Johann Friedrich Kind viene sostituito da un altro, scritto da Jan Dvořák, che mette in risalto la figura di Samiel, facendolo onnipresente, mentre Der Freischütz originale prevede la sua apparizione solo nella Gola del lupo. Si mette fortemente in dubbio l’amore tra Agathe e Max, vista l’attrazione reciproca tra due fanciulle, Ännchen e la stessa Agathe – incinta di Max! - che verso la fine della storia vogliono scappare insieme. A questo punto Max spara ad Agathe, la uccide e viene condannato all’impiccagione: ecco svelato il segreto della scena iniziale che si presenta agli occhi del pubblico. Esempio travolgente ed esilarante del Regie Theater, Der Freischütz lacustre non fa mancare nulla allo spettatore e, per farlo divertire in pieno, concede uno spazio all’interno dello spettacolo addirittura a un dio simile ad un’icona ortodossa antica e al mitico re di Baviera Ludwig, sostenitore e finanziatore di Richard Wagner. Presenta molte cose esagerate e del dubbio gusto, questo nuovo Freischütz, ma garantisce un divertimento davvero folle anche se tutt’altro che gioioso.

Ottima la resa vocale, nonostante la solita osservazione che al palcoscenico lacustre le voci sono microfonate e non si sa come sarebbero andate al chiuso. Non ci sono i dubbi, il cast del Freischütz è selezionato con la massima cura e al pubblico non rimane che godersi una serie di voci perfettamente adatte allo stile e alla scrittura dell’opera romantica di Weber. Il primo posto nella classifica, se così si può dire, va al dolcissimo soprano Nikola Hillebrand, una vera sorpresa e un’autentica delizia. La voce morbida, rafforzata da una tecnica eccellente e da una raffinata musicalità, fornisce una gamma infinita di sfumature. Al suo fianco, è il tenore Mauro Peter nel ruolo di Max, anche lui dotato di uno strumento piacevole e ben educato, molto adatto a descrivere un personaggio follemente innamorato e dall’animo gentile, se non addirittura insicuro. Kaspar interpretato da Christof Fischesser è agli antipodi di Max sul piano vocale e attoriale, un vero demone con la voce “da demone”, imponente e secca, che vola facilmente e produce un effetto paralizzante. Katharina Ruckgaber è una graziosa, vivace e intelligente Ännchen che ha i tratti di una ragazza emancipata (il regista la vede attratta dalle rappresentanti del suo stesso sesso) e seduce con la sua voce argentata. Christof Fischesser disegna un Kaspar giustamente “cattivo” con l’aiuto di una voce cupa e potente. Moritz von Treunfels, una specie di diavolo vestito di rosso, si rivela un artista poliedrico che veste anche i panni di conduttore e di narratore e intona pure i couplets sui versi scritti da Dvořák. Completano il cast Liviu Hollender (Ottokar), una presenza di lusso come Franz Hawlata (Kuno), Andreas Wolf (un eremita), Maximilian Krummen (Kilian). Tutti gli artisti impegnati nella nuova produzione lacustre mostrano anche un bel coraggio: la messa in scena di Stölzl non risparmia a nessuno l’obbligo di bagnarsi nelle acque gelide del lago. Come se non bastasse, l’assolo d’Agathe è accompagnato dall’apparizione di otto graziose fanciulle esperte nel nuoto sincronizzato. In poche parole, la fantasia e la maestria di Stölzl sono sconfinate, tuttavia la messa in scena lacustre risulta sovraccarica e ha tutte le possibilità di stancare l’occhio.

Sul podio Enrique Mazzola, direttore musicale del Bregenzer Festspiele, risponde prontamente alle sfide che pone il festival lacustre. Si sa, i Wiener Symphoniker suonano dal Festspielhaus e i cantanti vedono il direttore nei monitor, fatto che da sempre mette il direttore d’orchestra in condizioni difficili. Mazzola vince ogni sfida e guida i suoi musicisti con energia, ottiene sonorità decise e brillanti e mantiene un ferreo controllo del ritmo: insomma, si dimostra adatto al genere del blockbuster in forma d’opera all’aria aperta. Seguire la sua direzione attraverso i monitor e contemporaneamente tenere gli occhi attaccati al palcoscenico lacustre non è impresa facile per il pubblico, ma lo sforzo vale la pena.

Grandissimo il contributo del coro del Bregenzer Festspiele sempre sotto direzione di Lukáš Vasilek e Benjamin Lack e della squadra di stuntman, acrobati aerei.

Non può che essere un successo grandissimo: la voglia di applaudire impedisce al pubblico di lasciare il teatro in tempi ragionevoli. Ma con tutte le contraddizioni e le cose discutibili, il nuovo Freischütz questo successo lo merita.


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