L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Tosca divina, Tosca eterna

di Irina Sorokina

Successo assicurato per Tosca all'Arena di Verona, grazie alla concertazione di Daniel Oren, l'allestimento di Hugo De Ana e una compagnia stellare capeggiata da Anna Netrebko, Luca Salsi e Yusif Eyvazov.

VERONA 2 agosto 2024 - Lo scenografo e il regista argentino Hugo De Ana è, senza dubbio, uno dei “marchi” dell’Arena: nella storia degli ultimi due decenni, i suoi due allestimenti più riusciti, Tosca e Il barbiere di Siviglia, hannooccuparono il posto che spetta loro di diritto e hanno potuto considerarsi ormai dei “classici”. Nell’anno in corso Tosca compie diciotto anni (maggiorenne ormai!) e si elogiano il buon senso e il buon gusto di De Ana che all’epoca prese la saggia decisione di non “mutilare” uno dei capolavori pucciniani con cambiamenti nei luoghi o nell’epoca indicati nel libretto e, quindi, di non privare il pubblico del piacere di immergersi nelle atmosfere di Roma dell’epoca napoleonica. Rivedere gli interni di Sant’Andrea della Valle e del Palazzo Farnese desta sempre emozione, come destano emozione il suono delle campane di Roma e “la salita”, insieme alla protagonista, in cima al Castel Sant’Angelo. E fa piacere vedere i protagonisti indossare sontuosi abiti d’epoca, soprattutto se gli interpreti li sanno portare: per Tosca sono abiti ancora in stile Impero, per Scarpia i pantaloni al ginocchio e il juste au corps, per Cavaradossi una camicia “romantica”.

La serata del 2 agosto ha visto tre protagonisti migliori “sul mercato” della lirica, se così si può dire con simpatia: l’ex coppia d’oro nella vita e sulle scene, formata da Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, affiancata dal super baritono Luca Salsi. “Cosa volete di più?”, verrebbe a dire: il pubblico era in attesa delle grandi emozioni, è così è stato, le emozioni sono state davvero profonde e gli applausi finali infiniti.

Per Anna Netrebko Tosca è uno dei ruoli più importanti e alla prima ha deliziato gli ammiratori e il vasto pubblico con una grande interpretazione del ruolo di una donna talentuosa, irrefrenabile, gelosa. La parte le calza a pennello e la Netrebko-attrice, autentico “animale da palcoscenico”, ha disegnato un ritratto della diva vivo e credibile, senza mai compiere un passo falso, senza mai cadere nell’esagerazione o nella falsità. La resa vocale risulta in perfetta armonia con la recitazione: tutto cantato sul fiato, i recitativi incisivi, i filati sottili e molto espressivi; tuttavia al soprano russo si può rimproverare un timbro opaco e l’intonazione non sempre a fuoco. Che far? Le si perdona tutto per l’interpretazione davvero magnifica: non è una Tosca, ma la Tosca, ingenua e un po’ incosciente in “Non la sospiri la nostra casetta”, straziante e quasi isterica nel dialogo con Scarpia nel secondo atto. Le attese di chi l’ascolta esaudiscono nel magico momento di “Vissi d’arte”, cantato dal soprano russo con espressione di dolore autentico, molto commovente, con legato e filati da manuale. Impressionante è il suo senso drammatico nelle frasi come “Davanti a lui tremava tutta Roma” o “Mario, Mario, su!”. Alla fine, un autentico trionfo.

Accanto a lei non è da meno l’ex coniuge, il tenore azero Yusif Eyvazov; anche la sua interpretazione è travolgente, ai limiti dell’espressività. È un Cavaradossi simpatico, disinvolto, non estraneo a un pizzico di ironia verso l’amata un tantino esagerata; è davvero sorprendente, ma il cantante affermato da tempo sembra ancora in fase di miglioramento. La voce suona più morbida e omogenea di una volta, lo squillo è più bello e un perfido si bemolle è tenuto a lungo. Un'ovazione meritata arriva con l’interpretazione di “E lucevan le stelle”, con la morbidezza d’emissione, la linea di canto impeccabile e l’espressività travolgente.

Completa il terzetto il baritono Luca Salsi, presente nella Tosca areniana l’anno scorso, con un’altra coppia di protagonisti, Aleksandra Kurzak e Roberto Alagna. Il baritono parmigiano, di cui sono state scritte tante cose lodevoli e pienamente meritate, come il tenore riesce a dimostrare la sua continua crescita artistica ed è in grado di sorprendere sia i propri ammiratori sia il più vasto pubblico. Una volta il suo Scarpia sarebbe potuto essere rimproverato di una classe non sufficiente, di una certa legnosità e rozzezza, ma ieri sera abbiamo visto un ritratto perfetto del capo della polizia romana, un mix spaventoso e – perché no? – al suo modo affascinante di gentilezza e perfidia, di sensualità e crudeltà, tutte le sfumature rispecchiate dal suo canto virile e magnifico.

I tre protagonisti sono affiancati di una squadra di comprimari di altissimo livello, veri specialisti dei ruoli affidati a loro: Gabriele Sagona (Angelotti), Giulio Mastrototaro (il Sagrestano), Carlo Bosi (Spoletta), Nicolò Ceriani (Sciarrone); completano il cast Carlo Striuli (un carceriere) ed Erika Zaha (un pastore). Il coro dell’Arena preparato da Roberto Gabbiani è davvero incomparabile nel Te Deum che conclude il primo atto, e, come sempre, musicalmente perfetto e simpatico il Coro di voci bianche A. LI. VE. sotto la guida di Paolo Facincani.

È difficile immaginare un altro direttore sul posto di Daniel Oren che è accolto da applausi generosi già prima di dare il primo attacco: un’energia pura nasce dalla sua bacchetta, ma si colora di subito da mille sfumature, senza escludere il gusto del comico. Già parecchi anni fa era in uso il gioco di parole, “areniano” – “oreniano”: la figura del direttore israeliano rimane fondamentale per certi titoli del cartellone veronese.

Alla fine, sotto i cieli scaligeri, un vero delirio, applausi generosi per il cast e numerose chiamate sul palcoscenico. Tosca eterna, Tosca divina: il capolavoro di Puccini è sempre a casa all'Arena di Verona, soprattutto quando la direzione è affidata a Daniel Oren e tutti i ruoli agli artisti di altissimo livello che ormai si identificano con i propri personaggi.


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