L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sogno e realtà

di Antonino Trotta

A Novara La rondine di Puccini riapre le porte del Teatro Coccia dopo la breve pausa estiva: piacevole la regia pulita e scorrevole di Stefano Vizioli, ottima la concertazione di Jordi Bernàcer e ben amalgamata, nel complesso, la compagnia di canto.

Novara, 29 settembre 2024 – La rondine rappresenta, all’interno del catalogo pucciniano, un episodio quasi unico nel suo genere: a metà tra un’opera e un’operetta, con cui condivide il tono leggero e la narrazione disincantata, individua le proprie peculiarità in una drammaticità tutta nuova – decisamente meno violenta eppur ugualmente efficace – e in una scrittura moderna ed elegante che, con delicato senso della misura, fa dialogare le varie correnti che si intersecano nel sostrato musicale dell’opera. Il carattere sornione e bonario della commedia, l’involo danzereccio dell’operetta, il sentimentalismo trascinante e languido, la tragicità iridescente del finale che non brucia ma abbaglia, si mescolano di fatto, e con estrema fluidità, in una partitura di grande raffinatezza – il secondo atto, ad esempio, è un capolavoro – che sostiene con la consueta teatralità quello scontro tra amore romantico e realtà sociale che, sul finire della Belle Époque, definisce il nucleo drammaturgico del libretto.

Lei, Magda, mentre sgrana perle e sorseggia champagne guadagnati alla vecchia maniera, sogna l’amore, non un marito; lui, Ruggero, ingenuo e idealista, vive il momento e accumula debiti, sicuro che domani, nella casa di campagna con mamma e papà, un tozzo di pane e le verdure dell’orto basteranno a sfamare la famiglia allargata. La passione è immediata, l’incompatibilità pure, e quel finale, che è cifra distintiva di quest’opera e su cui Puccini ritornerà più volte – a Novara ascoltiamo la prima versione, Monte Carlo 1917 –, lascia in bocca un amaro inedito, più morbido, con sentori di cinismo e ineluttabilità, vicinissimo ormai alla sensibilità odierna: tutti sogniamo il lieto epilogo; nessuno di noi avrebbe fatto diversamente.

Stefano Vizioli, che a Novara cura la regia, interpreta la scelta definitiva di Magda come una rivendicazione della propria libertà, e lo fa portando in scena uno spettacolo, ambientato in una Parigi degli anni Cinquanta, complessivamente pulito e assai equilibrato. Le scene di Cristian Taraborrelli, i bei costumi di Angela Buscemi e le luci di Vincenzo Raponi creano un’elegantissima cornice in cui la narrazione teatrale scorre senza intoppi, privilegiando ovunque una recitazione attenta e misurata, che, senza troppi fronzoli, si impegna a rendere evidente – e quindi godibile – quel caleidoscopio di emozioni e caratteri che vivificano la vicenda.

In buca, Jordi Bernàcer, alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana, fa lo stesso. Attento a una strumentazione quanto mai leggiadra e rifinita, mette a segno una concertazione sinceramente ispirata e atmosferica, in cui i vari elementi del dettato, le citazioni nascoste nella trama musicale e i sottotesti si avvicendano in una lettura scorrevole e armoniosa che valorizza le molteplici peculiarità della partitura.

Il cast è, nel complesso, ben amalgamato. Valentina Varriale, nei panni della protagonista, si fa notare per il canto flessuoso e per gli accenti melanconici con cui correda un fraseggio che, nei momenti più intensi, può divenire intenso ed elegiaco. Riflessiva e aristocratica, la sua Magda rinuncia a un guizzo di carica erotica in più per palesare fin da subito quelle venature di malinconia che pervadono tutta l’opera. Il suo Ruggero è Galeano Salas, che appare un po' schivo sulla scena, ma canta egregiamente, con emissione solida, linea nobile e contezza di stile. Meno solido, sul piano strettamente vocale, ci è parso Enrico Casari, Prunier spigliato e teatralmente ben risolto, affetto qui e là da appoggi dubbi in acuto. Nofar Veronica Yacobi, con strumento guizzante e appuntito, ci regala una Lisette frizzante e carismatica, un concentrato di sagacia e verve. Marcello Rosiello, infine, porta in scena un Rambaldo solido e autorevole. Completano il cast Daniele Cusari (Périchaud/un maggiordomo), Sebastiano Cicciarella (Gabin/Adolfo), Giuseppe Matteo Serreli (Crébillon/Rabonnier), Vittoria Licostini (Yvette/Georgette), Francesca Mercuriali (Bianca/Lolette) e Caterina Dellaere (Suzy/Gabrielle). Molto valida la prova del Coro Sinfonico di Milano istruito dal maestro Massimo Fiocchi Malaspina.

Ottimo seguito e applausi generosi per tutti.


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