Slidingdoors all'opera
di Roberta Pedrotti
Il Teatro Coccia di Novara risponde al blocco dell'attività imposto dall'emergenza sanitaria con un'opera nata appositamente per le piattaforme online. Abbiamo chiesto agli interpreti e agli artefici di raccontarcela. Ecco le parole di Stefano Valanzuolo e Vincenzo De Vivo, autori del libretto di Alienati.
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Confesso di essere stata una fan delle storie a bivi su Topolino “fin dall'età più tenera”: come lettrice/spettatrice mi piace giocare costruendomi mentalmente la mappa di questi labirinti di possibilità.
Come creatori, invece, come è nata l'idea?
«L’idea è nata seguendo, in parte, le indicazioni del committente, ossia il “Coccia” di Novara. L’intenzione era quella di dare una valenza interattiva al progetto, coinvolgendo il fruitore in qualche maniera… A me, personalmente, è venuto subito in mente “Slidingdoors” (che, rispetto a “Black Mirror”, è modello più datato ma anche più soft). All’inizio ho immaginato semplicemente due storie che si sviluppassero in parallelo… Poi, il gioco mi/ci ha preso la mano…».SV
“Poi Stefano di storie ne ha inventate sette, tutte collegate tra loro. Un fitto andirivieni di e-mail, messaggi whatsapp e telefonate tra noi ha permesso ad ogni personaggio di trovare sviluppo e scioglimento della propria vicenda.” VDV
Cosa via affascina e cosa vi pone le maggiori difficoltà?
«L’idea stessa di far coesistere in uno stesso contenitore drammaturgico più situazioni e di riuscire, per altro, ad intrecciarle rappresenta una sfida divertente. La difficoltà principale, per quanto mi riguarda, è stata quella di trovare una coerenza al tutto, evitando che le storie, nell’affiancarsi ed intrecciarsi, risultassero incompatibili, magari anche solo per un dettaglio».SV
“Mi affascinaval’idea di fare teatro musicale attraverso un mezzo nuovo, il web. La difficoltà stava nel rendere la vitalità dei personaggi e vivacità delle situazioni anche all’interno delle strutture formali di un libretto prevalentemente in versi.” VDV
E come procede il lavoro a quattro mani fra drammaturgia e versificazione?
«Alla grande. Io ho scritto la storia e le storie. Vincenzo ha tradotto tutto in versi con precisione assoluta, inventiva straordinaria, senso del ritmo e rispetto di ogni minimo particolare. Non abbiamo lavorato a compartimenti stagni, ma attraverso un interscambio continuo». SV
“Con una consonanza perfetta. Le storie di Stefano sono teatralissime e piene di sorprese: i dialoghi sono già sceneggiatura e il ritmo teatrale è straordinario” VDV
Ho percorso il lungo e il largo Bardersnatch e ho il sospetto di non aver tuttavia esaurito i percorsi e i finali possibili. Voi avete calcolato quante possono essere le opere possibili contenute in Alienati?
«Qui si entrerebbe in ipotesi complesse di calcoli combinatori, roba troppo difficile per noi… Scherzi a parte, quella che offriamo in “Alienati” è solo una piccola parte delle relazioni pericolose possibili. Voglio dire: se il pubblico dovesse affezionarsi, per esempio, a questo o a quel personaggio, noi saremo pronti a mettere su un sequel per far sì che la storia prosegua e il personaggio in questione s’incontri con altri improbabili interlocutori… È una promessa. Anzi, una minaccia». SV
“Alienati è un crogiuolo di generi e di forme legati al teatro musicale: dal duetto buffo al monodram. È un meccanismo potenzialmente carico di storie in cerca di compositore.” VDV
Proprio pensando al riferimento a Bandersnatch pensavo al fatto che si inserisce in una serie, Black Mirror, dedicata proprio all'alienazione degli “schermi neri”, fra social, esperienze virtuali e nuove tecnologie, con paralleli anche impressionanti con la realtà attuale. Forse questa formula drammaturgica interattiva è particolarmente adatta a descrivere i nostri tempi?
«Forse sì. L’utilizzo esasperato dei canali di comunicazione, il loro evolversi ad una velocità supersonica genera, in molti, un certo senso di smarrimento ma anche un’ansia di protagonismo che, a seconda dell’equilibrio di ognuno, appare più o meno sana. Da qui, l’idea di raccontare una storia teatrale muovendoci tra i meandri di questa jungla virtuale e lasciando spazio, in maniera leggera, al desiderio di partecipazione del fruitore». SV
“Non so se questa formula sia adatta a descrivere i nostri tempi, ma è certamente adatta a chi oggi usa il web in modalità attiva. E poi in musica – e in generale nell’arte – decidere di scegliere è un modo di sottrarsi all’ascolto passivo.” VDV
Black Mirror è una serie prevalentemente cupa, anche se spesso grottesca e ironica di un umorismo nero. Alienati, invece, si presenta più come una commedia. Come l'avete immaginata?
«In questo particolare momento storico, non sentivamo alcun bisogno di evocare atmosfere cupe attraverso l’opera. Da subito, abbiamo pensato ad un soggetto brillante, che prendesse spunto dall’attualità senza citarla (ché sarebbe stato, forse, inopportuno), che giocasse sul concetto più ampio di un termine, “alienazione”, nel quale ricorrono con uguale pertinenza marziani ed esauriti. Del resto, poche cose riescono ad essere più serie di un bel gioco».SV
“Una commedia che a volte è ironica e a volte grottesca: tra la pochade ottocentesca, il varietà d’arte della televisione d’altri tempi e le sit-com di oggi. Fa un po’ paura mettere nello stesso calderone Labiche, Studio uno e Camera caffe?” VDV
Le opere radiofoniche e televisive, il Nevrastenico di Rota, ma anche I due timidi (che sembra dapprima un idillio e si conclude in maniera angosciante per incapacità di comunicare), The Telephone di Menotti, La voix humaine di Poulenc... Il riferimento a popolarissime serie tv o al teatro contemporaneo mi sembra vada di pari passo con una ben radicata tradizione di teatro musicale dedicato al tema della comunicazione, o nato in contesti diversi da quello teatrale. Cosa ne pensate?
«Personalmente mi viene da pensare che sull’incomunicabilità si regga gran parte delle trame d’opera. Equivoci, malintesi, frasi non dette, segreti taciuti, sentimenti celati... E poi, le lettere non recapitate o intercettate per sbaglio… “Un biglietto, eccolo qua”, dice Rosina. Noi, oggi, facciamo prima con un click. Ma la sostanza non cambia».VDV
“Io penso che, con Alienati, stiamo sperimentando nella stessa direzione di quegli autori che, dopo la seconda guerra mondiale, videro nella radio un mezzo nuovo per il teatro musicale. Penso a Maderna, che col Don Perlimplin giocava coi suoni dal vivo e le nuove tecnologie elettroacustiche.”VDV
Alienati nasce per il web e le sue tecnologia, ma c'è la volontà di portarlo anche in teatro. Come influisce questa possibile doppia destinazione sulla stesura del libretto?
«In questa forma, “Alienati” va contestualizzato e riferito, evidentemente, a questo linguaggio e a questo momento storico. Ma il teatro, tutto il teatro, nasce per venire raccontato dal vivo. Di certo, la struttura andrà in qualche modo ripensata, con l’obiettivo di non perdere l’optional dell’interattività. Intanto, l’opera smartworking rappresenta un tentativo di ribadire la vitalità del genere e di tenere alta l’attenzione intorno al settore, nell’unica forma attualmente possibile»SV
“Da sempre il teatro musicale conosce la necessità di adattare testi e musica alle esigenze di interpreti e pubblici diversi. Quando sarà l’ora di portare Alienati sul palcoscenico sia il soggettista che il librettista saranno pronti con matita, penna, gomma e forbici: gli strumenti di un artigianato a servizio della musica e della drammaturgia.” VDV
Il cast è importante, non solo per le caratteristiche degli interpreti come cantanti e attori, ma anche per le loro personalità. Antoniozzi non ha bisogno di presentazioni, ma anche chi segue, per esempio, i canali social e i video di Luciano Ganci sa bene di cosa sia capace anche al di fuori del suo ruolo tenorile, DaviniaRodriguez comparirà con la sua bambina... Avete modellato in qualche modo i personaggi “alienati” sui cantanti che li interpreteranno e magari con loro?
«Sicuramente la storia l’abbiamo immaginata sul cast importante a disposizione, tanto che da subito con Corinne Baroni, Vincenzo De Vivo e i compositori abbiamo cominciato a riferirci ai personaggi col nome dei cantanti. Erano inscindibili, prima ancora di essere scritti».SV
“È straordinario per me avere come compagni di viaggio gli artisti con cui – nel passato – ho avuto la gioia di costruire produzioni d’opera e concerto in diversi teatri. È come se fossi diventato un sarto d’alta moda e cucissi per loro abiti su misura. È facile farlo su autentici mannequin.” VDV