Se Piazzolla si dedica al crimine
Lugo Opera Festival 2015
Giovedì 2 aprile al Teatro Rossini di Lugo prima esecuzione assoluta in Italia dell’opera da camera noir Crime passionnel scritta per il cantante corso Jean Guidoni su testi di Pierre Philippe. Interpreti il cantante-attore Mario Cei, il pianista Alessandro Soroni, regia di Roberto Recchia. Sarà presente in sala Laura Escalada Piazzolla, vedova del grande compositore argentino scomparso nel 1992.
LUGO (RA) – Con la prima esecuzione in Italia di Crime Passionnel, “opera per un uomo solo” di Astor Piazzolla su testi di Pierre Philippe, si inaugura domani giovedì 2 aprile 2015 alle 20,30 l’edizione del «Lugo Opera Festival 2015», in programma dal 2 aprile al 20 maggio con 15 eventi musicali al Teatro Rossini di Lugo e in alcune chiese cittadine.
Ancora una volta un’inaugurazione dedicata alla musica contemporanea, a testimonianza della vocazione del festival di scandagliare nel ricco repertorio da camera del teatro musicale del Novecento storico e dei nostri giorni.
L’allestimento di questo quasi sconosciuto testo che ritorna in scena dopo 33 anni dalla sua prima parigina del 1982, vede la partecipazione del cantante/attore Mario Cei, del pianista Alessandro Sironi e si avvale della regia di Roberto Recchia.
Si tratta dunque della prima italiana in lingua originale francese (con l’ausilio dei sopratitoli) di una vera e propria opera-pièce musicale ‘noir’ che Astor Piazzolla compose nel 1981 per il celebre cantante corso Jean Guidoni (che la incise su ellepì nello stesso anno), la cui prima rappresentazione ebbe luogo con enorme successo il 10 settembre 1982 al Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi (*): «Fu come l’esplosione di una bomba – ricorda Pierre Philippe, drammaturgo e autore dei testi, caro a Fassbinder – senza saperne bene il perché, allora, un immenso passaparola aveva portato una folla davanti alle porte del teatro che proseguì le repliche facendo l’esaurito. “Effetto Piazzolla”, certamente, nonostante la celebrità del musicista fosse ancora lontana dalle vette raggiunte oggi; e per Jean Guidoni, senza dubbio la prima messe raccolta dagli sforzi impiegati da tre anni per un repertorio esigente».
Anche se Piazzolla non è considerato un autore teatrale, Crime passionnel rappresenta, assieme all’opera Maria de Buenos Aires, un’eccezione che rivela un talento fuori dal comune anche in campo drammaturgico. Scritta per pianoforte e voce, Crime è un’opera da camera per uomo, con una struttura compiuta che richiede una vera e propria messa in scena. Le dodici canzoni originali di Piazzolla che ne costituiscono l’asse portante, raccontano l’ossessione tutta al maschile del protagonista, un uomo che dopo un’esistenza grigia ed irreprensibile scopre una passione incontrollabile che lo porta all’inevitabile delitto.
Semplice la trama: un uomo, con un’esistenza grigia e banale, racconta di una passione travolgente che lo porta ad uccidere l’oggetto del suo amore. Ma che cosa è accaduto davvero tra queste pareti? Forse nulla. O qualcosa che questa camera malefica non rivelerà mai. Forse, uno di quei delitti passionali, le cui fotografie, oggettive e terribili, sono conservate negli archivi di polizia. Un po’ di sangue, sparso in tanta banalità. Forse il solo mezzo per fuggire alla disperazione del giorno.
«Tale è la scena di queste dodici canzoni – scrive Astor Piazzolla – più un testo in prosa, Machine à souffrir, che in realtà ne formano una sola: un lungo canto di solitudine e di morte, alimentato da qualche minimo incidente di vita quotidiana: vecchie fotografie ritrovate, frammenti di conversazioni più estese, cronaca nera letta e riletta instancabilmente su un vecchio giornale, vaghi terrori trattenuti dallo sguardo degli altri (**)».
«Ma questo canto è soprattutto un lungo lamento d’amore? – si chiede Piazzolla – amore reale, macchiato, distrutto dagli assalti del quotidiano? O amore sognato, sublimato, costruito come la sceneggiatura di uno di quei grandi film romanzeschi che, evidentemente, non possono finire che con un gesto cruento? Libero l’ascoltatore di decidere. Queste canzoni sono aperte come altrettante nature morte dalle quali l’uomo si sia appena allontanato, non lasciandovi che una traccia enigmatica. Tre Moschettieri per un delitto. L’importante è che Crime passionnel è differente. Jean, Pierre e io siamo differenti. Noi abbiamo lavorato insieme da autori felici, senza concessioni e, come I tre Moschettieri, “Uno para todos, y todos para uno”. Questa è la nostra poesia, e questa la nostra musica. E questo il nostro interprete. Mi piacerebbe ce ne fossero tanti di Jean Guidoni in questo mondo. Da argentino, sono onorato e felice di lavorare con Pierre e Jean e d’essere loro amico. Due francesi che mi fanno sentire francese come loro».
Da tempo l’attore-cantante Mario Cei inseguiva la possibilità di mettere in scena il Crime di Astor Piazzolla, con una tenacia e una determinazione che finalmente ha trovato nel «Lugo Opera Festival» e nel Teatro Rossini la sua giusta collocazione. Alla prima lughese sarà presente la vedova di Astor Piazzolla, Laura Escalada Piazzolla, la quale ha seguito tutte le prove dello spettacolo e si è fatta paladina di questa prima messa in scena italiana.
Mario Cei, nato a Vicenza nel 1959, diplomato all’Accademia dei Filodrammatici di Milano sotto la guida di Ernesto Calindri, è attore e artista versatile, anche disegnatore, pittore e scultore, ha un lunghissimo curriculum che comprende teatro, radio, cinema e musica. Ha dedicato molta attenzione alla parola poetica, grazie anche alla pluriennale collaborazione con Alessandro Quasimodo. Ha affrontato più volte il teatro musicale, in spettacoli, melologhi o recital. Negli ultimi anni si è interessato particolarmente al repertorio francese, con due recital curati da Filippo Crivelli, dedicati rispettivamente a Prévert (Prévert mon ami) e a Charles Trenet (Boum! Je chante Trenet).
(*)
La prima collaborazione di Pierre Philippe e Astor Piazzolla fu per la canzone «Tout va bien» scritta nel 1981 che uscirà nell’album «Le rouge et le rose» di Jean Guidoni.
Altre messinscena di «Crime passionnel» si devono, in ordine di tempo:
All’attore svedese Rikard Wolff a Stockholm nel 1987.
Al cantautore argentino Jairo, al Teatro Municipal General San Martin de Buenos Aires, nel 1994.
A Isabel Faes, in una versione adattata al femminile nel 1996.
All’attore cantante Jérôme Pradon, al Festival di Edimburgo del 2001.
(**)
Una delle canzoni più drammatiche dell’opera è intitolata Weidmann ed è ispirata alla figura di Eugen Weidmann, che è stato un famoso assassino seriale e l’ultimo a subire un’esecuzione pubblica in Francia.
Nato a Francoforte sul Meno nel 1908, entra in Francia sotto falso nome nel 1937. Con tre complici, commette sei delitti e la sua prima vittima è la danzatrice americana Jean de Koven. Viene arrestato e condannato alla pena capitale. Ghigliottinato a Versailles il 17 giugno del 1939, due anni dopo il suo ingresso il Francia.
Per la minuziosità morbosa con cui la stampa documentava le fasi dell’esecuzione, e il comportamento morbosamente compiaciuto degli spettatori, le esecuzioni capitali pubbliche per mezzo della ghigliottina in Francia furono da allora successivamente proibite dal Presidente Albert Lebrun e continuarono privatamente all’interno del carcere, fino al 10 settembre 1977, anno dell’ultima esecuzione capitale.
Per comprendere la sua fama, riporto questa lettera delle scrittore e drammaturgo Georges Bernanos a M.e Jardin Birnis, avvocato di Weidmann
Non ho l’onore di conoscervi e il sentimento che mi porta a scrivervi appartiene a quelli la cui espressione si riserva a un ristretto numero di amici…Non ho alcun romantico pregiudizio nei confronti degli assassini. Ma mi sembra che, oltrepassato un certo grado nell’orrore, il delitto si avvicini all’estrema miseria, incomprensibile e misterioso quanto essa. L’uno e l’altra pongono una creatura umana fuori e come al di là della vita.
Ignoro tutto del miserabile che voi assistete. Ma è impossibile guardare senza una specie di terrore religioso le stupende fotografie di Paris Soir, particolarmente quella di martedì 14 che è, tra due brave teste anonime di gendarmi, l’immagine stessa della solitudine, di un abbandono sovrannaturale…Che un bambino sia potuto venire al mondo con questo segno invisibile già scritto in fronte, ciò deve fornire il pretesto a molte ipotesi ingegnose da parte di psicologi e moralisti. - Io non sono psicologo e ancor meno moralista, essendo cristiano - . Un tale pensiero non suscita in me che un sentimento lacerante, lacerante fino all’angoscia, e al di là dell’angoscia, lacerante di una speranza appena concepibile: la solidarietà di tutti gli uomini nel Cristo.
Rimetto a voi, Signora, la premura di esprimere o di tacere a Eugen Weidmann il mio pensiero e quello dei miei amici monaci.
Vorrei egli fosse capace di comprendere che dei religiosi nella loro solitudine fanno di più che compatirlo, si assumono fraternamente ormai una parte del suo spaventoso fardello.
Georges Bernanos
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Sito web: www.teatrorossini.it - e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. -
Biglietteria: tutti i giorni feriali: 10.00-13.00.
Il pomeriggio di spettacolo e quello precedente: 15.30-18.30
Biglietteria on-line: www.vivaticket.it