Lucia di Lammermoor stellare al Teatro Massimo
Protagoniste Elena Mosuc e Nadine Sierra, il direttore Frizza debutta l’opera
PALERMO. Due star della lirica per Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, che debutta al Teatro Massimo mercoledì 30 marzo alle 20.30, per la regia di Gilbert Deflo (il 29 alle 18.30 la prova generale a favore di Ail). Sono la rumena Elena Mosuc e l’americana di origini portoghesi e portoricane Nadine Sierra, l’una nel primo cast, l’altra nel secondo cast, entrambi di grandissimo livello. Elena Mosuc ha alle spalle un’enorme carriera in tutto il mondo e arriva a Palermo per Lucia, il suo cavallo di battaglia. Nadine Sierra, contesa da tutti i teatri internazionali, è un astro nascente che canta in Italia per la prima volta questo ruolo, dopo Rigoletto alla Scala. E anche Riccardo Frizza, che è sul podio, debutta Lucia, così come Giorgio Berrugi è per la prima volta nei panni di Edgardo. La Lucia di Lammermoor dei debutti eccellenti. Scene e costumi di William Orlandi, luci di Roberto Venturi, coreografia di Giuseppe Bonanno, Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo (maestro del Coro Piero Monti). Allestimento del Teatro Massimo in coproduzione con il Teatro delle Muse di Ancona.
Ma c’è un’altra ragione di eccezionalità di quest’allestimento dell’opera, che Donizetti scrisse in sole cinque settimane e che andò in scena per la prima volta nel 1835: ed è l’uso dell’armonica a bicchieri (o glasharmonika) – strumento dal timbro ipnotico usato molto di rado che un tempo si diceva provocasse crisi nervose in chi lo suonava – nella scena di follia della protagonista. Lucia impazzisce dopo avere ucciso Arturo, l’uomo che è stata costretta a sposare per volere del fratello. Lei ama Edgardo, malgrado le famiglie siano lacerate da un antico odio. Donizetti scelse di accompagnare la celebre scena della follia proprio con l’armonica a bicchieri per rendere l’arcana “armonia celeste” udita da Lucia, ma anche per suggerire agli ascoltatori la connessione con la malattia psichica. A suonarla, Sascha Reckert. In gran parte degli allestimenti lo strumento viene sostituito dal flauto.
Lucia fu l’opera che sancì il sodalizio artistico tra Gaetano Donizetti e il librettista Salvatore Cammarano. Già dalla prima messa in scena si registrarono entusiastici consensi grazie anche ai grandi interpreti. Nei panni di Edgardo, il tenore Gilbert Duprez, passato alla storia come l’inventore del “do di petto”.
“Il soggetto è tratto dal romanzo gotico di Walter Scott The Bride of Lammermoor, che collocò il suo romanzo nella Scozia del 1689. La fama echeggiò anche in ambito letterario, tant’è che venne citata in Madame Bovary di Gustave Flaubert e in Anna Karenina di Tolstoj. Il regista Gilbert Deflo lo colloca nell’epoca della sua creazione, il XIX secolo. “Il ciclo dell’odio e della vendetta – spiega il regista - è un tema ricorrente nel melodramma del XIX secolo, che ne rappresenta l’eterno ritorno. Gli effetti fatali che il mondo maschile esercita sull’anima femminile trovano emblematica incarnazione nella figura di Lucia, che a ciò risponde con l’unico antidoto di cui dispone: l’abbandono del corpo e dell’anima. Situando Lucia di Lammermoor nell’epoca della sua creazione, ho voluto fare vivere questa follia in modo autentico, per trasformare la finzione illusoria dell’opera in un evento assolutamente reale”.