Ciao, Rolando
di Roberta Pedrotti
Aveva compiuto 95 anni pochi giorni fa, il 17 ottobre. Rolando Panerai si è spento ieri, martedì 22 ottobre, nella sua casa di Settignano, alle porte di Firenze.
Non c'è un appassionato d'opera che non lo ricordi: Enrico Ashton con Maria Callas, Giuseppe Di Stefano e la direzione di Herbert von Karajan, Taddeo con Teresa Berganza, Marcello nella Bohème con Pavarotti Freni e ancora Karajan sul podio. E, poi, Gianni Schicchi, che come lui vien dal contado fiorentino e travolge tutto e tutti con uno spirito salace, toscanissimo. Per chi ha conosciuto di persona Rolando Panerai (e sono molti, tanto è stato attivo, anche come regista, fino all'ultimo, sempre disponibilissimo con tutti), l'artista, la voce va di pari passo con la personalità travolgente dell'uomo, con la sua prontezza, la verve arguta, la conversazione brillante. Ho avuto la fortuna di condividere con lui, a Montichiari (BS), l'impegno nella giuria del Concorso Bazzini, qualche anno fa, e accanto alla sua capacità di mettere tutti a proprio agio, di raccontare infiniti aneddoti (irresistibili quelli su un avventuroso viaggio in auto con Mario Petri!) colpiva la serietà, la generosità, la dedizione che dedicava ai giovani, fermandosi anche a lungo dopo le audizioni per esempi e consigli.
In particolare mi rimase impresso il modo in cui parlava di Maria Callas, con la quale tante volte aveva condiviso le scene. Un affetto, una stima incredibile, ma anche un razionale realismo: ammoniva i giovani a non "prendere esempio da Maria" perché era un genio, era unica, ma il suo splendore in termini strettamente vocali durò poco. Nessuno può essere come lei, imitarla avrebbe significato solo bruciarsi senza brillare. L'ammirazione sincera per la grande collega era saggia, non cieca. Così ricordo Rolando (bastavano pochi minuti perché la sua cordialità imponesse il "tu"), come un uomo brillante, arguto, sempre pronto alla battuta, ma con una forte sostanza, serio e concreto.
Resteranno per sempre le sue registrazione. Per chi l'ha conosciuto, un sorriso nel cuore. A me, anche il ricordo di una gita al castello di Lonato sotto la pioggia, una polenta con stufato innaffiata di Groppello.