Il capolavoro "proibito" di Prokof'ev
Il viaggio di Rai Cultura fra i teatri lirici italiani prosegue con il Teatro dell’Opera di Roma e con “L’angelo di fuoco”, in onda domenica 18 ottobre alle 9.45 su Rai5, proposto nell’allestimento in lingua originale firmato nel 2019 da Emma Dante e diretto da Alejo Pérez.
Tornato in scena al Teatro dell’Opera di Roma dopo 53 anni di assenza dall’unica rappresentazione al Costanzi sotto la direzione di Bruno Bartoletti, lo spettacolo è affidato a due fuoriclasse come Emma Dante e Alejo Pérez, entrambi già protagonisti a Roma della Cenerentola rossiniana nel 2016. Le scene sono curate da Carmine Maringola, i costumi da Vanessa Sannino, le luci da Cristian Zucaro, i movimenti coreografici da Manuela Lo Sicco, mentre maestro d’armi è Sandro Maria Campagna.
Protagonisti sul palco, accanto a Ewa Vesin nel ruolo di Renata e Leigh Melrose in quello di Ruprecht, Anna Victorova (Padrona della locanda), Mairam Sokolova (Indovina e Madre superiora), Sergey Radchenko (Agrippa di Nettesheim), Petr Sokolov (Mathias Wissmann), Maxim Paster (Mefistofele) e Goran Jurić (Inquisitore). Completano il cast i talenti del progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera Domingo Pellicola (Jakob Glock), Murat Can Guvem (Medico), Andrii Ganchuk (Johann Faust) e Timofei Baranov (Oste).
Capolavoro “proibito” che Prokof’ev non vide mai rappresentato, L’angelo di fuoco fu riscoperto trent’anni dopo la sua stesura – quando l’autore era già scomparso – dapprima a Parigi nel 1954 in forma di concerto, poi a Venezia l’anno dopo nell’allestimento scenico di Giorgio Strehler diretto da Nino Sonzogno. Composta su libretto dello stesso Prokof’ev, tratto dal romanzo blasfemo di Valerij Brjusov, è un’opera visionaria, immersa nel clima di mistico esoterismo così diffuso nell’avanguardia russa del primo Novecento, che si traduce nel linguaggio ora grottesco ora allucinato del compositore. La produzione di Emma Dante poggia sul conflitto fra superstizione e razionalità che lacera Renata, la giovane posseduta dal desiderio per l’angelo di fuoco/demonio che vive e muore come una martire. "Il suo è un incubo spettacolare e visionario – spiega la regista – che permette di esplorare il mondo parallelo dei sogni, il mondo oscuro della mente infestato dai fantasmi". Regia televisiva di Carlo Gallucci.