L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

La morte di Carnevale con Nino Taranto e Shakespeare con Glauco Mauri

Nell’ambito dell’omaggio all’attore Nino Taranto nel 35° anniversario della scomparsa, sabato 13 febbraio alle 16.00 su Rai5 Rai Cultura propone la commedia teatrale ambientata alla fine degli anni Venti “La morte di Carnevale”, scritta da Raffaele Viviani, e interpretata da Nino Taranto, Luisa Conte, Carlo Taranto, per la regia di Gennaro Magliulo. Protagonista della pièce è l’esilarante Pasquale Capuozzi, detto Carnevale. L’uomo è un vecchio usuraio che sta per morire; l'amante ‘Ntunetta e il nipote Rafele assistono il vecchio in punto di morte, con cure ed amorevolezze per ottenere la sua cospicua eredità. Tutto il rione partecipa a questa commedia, direttamente ed indirettamente. All'apertura del testamento l'amante ed il nipote scoprono che il vecchio non ha lasciato loro nulla, la sostanza accumulata con tante tirchierie è destinata alle opere pie. I due decidono di sposarsi ugualmente poiché si erano già promessi quando ancora ignoravano la loro sorte. La commedia si chiude con un colpo di scena, poiché giunge un custode del cimitero ad annunciare un caso di morte apparente: il defunto non era morto ed è in attesa di tornarsene a casa.

Glauco Mauri e Roberto Sturno, accompagnati dalle musiche composte da Giovanni Zappalorto, eseguite in scena dallo stesso Zappalorto al pianoforte, dalla violinista Marzia Ricciardi e da Marzio Audino alle percussioni, danno voce e volto a testi e poesie di Shakespeare, in “Il canto dell’usignolo”, in onda sabato 13 febbraio alle 21.15 su Rai5. Un viaggio, diretto dallo stesso Glauco Mauri, tra le pagine più belle dei capolavori del Bardo di Avon, dall’amore esternato nei Sonetti, sentimento universale al di là dei generi, a Enrico V, da Come vi piace a Macbeth, da Riccardo II a Timone d’Atene, da Giulio Cesare a Re Lear e alla magia di Prospero de La tempesta. 
Lo spettacolo è stato registrato al Teatro di Tor Bella Monaca di Roma nel dicembre 2020 con la regia televisiva di Andrea Menghini. Il progetto editoriale è di Felice Cappa, produttore esecutivo Serena Semprini, a cura di Giulia Morelli. Il titolo scelto, fa riferimento alla breve favola di Gotthold Ephraim Lessing. Un pastore, in una triste sera di primavera dice a un usignolo: «Caro usignolo, perché non canti più?». «Ahimè – rispose l’usignolo – ma non senti come gracidano forte le rane?  Fanno tanto tanto chiasso e io ho perso la voglia di cantare. Ma tu le senti?»  «Certo che le sento – rispose il pastore – ma è il tuo silenzio che mi condanna a sentirle». Allo stesso modo, Mauri e Sturno decidono di “cantare”, per non condannarci a sentire il tanto gracidare della banalità e della volgarità. 


 

 

 
 
 

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