Comunicato stampa
Maria de Rudenz
Dramma tragico in tre parti di Salvadore Cammarano Musica di GAETANO DONIZETTI
A Bergamo nessuno l’ha mai ascoltata: mai infatti Maria de Rudenz ha calcato le scene dei palcoscenici cittadini; vi approda per la prima volta in occasione dell’VIII edizione del Bergamo Musica Festival a distanza di 175 anni da quel 1838 che ne vide la prima rappresentazione, ricordata come uno dei più clamorosi fiaschi della carriera donizettiana, al Teatro La Fenice di Venezia. Costruita da Donizetti con il pensiero rivolto agli spettacoli allestiti nei teatri parigini dell’epoca, in cui dominavano interesse e gusto per soggetti a tinte forti, Maria erge a proprio modello un mélodrame (genere misto, in cui convivono parola e musica) La nonne sanglante andato in scena nel 1835 (soltanto tre anni prima del dramma donizettiano) su testo di Auguste Anicet-Bourgeois e Julien de Mallian, con le musiche di Louis Alexandre Piccini. Si diceva, Maria de Rudenz fu uno dei più straordinari fiaschi della carriera di Donizetti, eppure durante tutto l’Ottocento continuò ad essere riproposta sulle scene dei teatri italiani ed europei. Da allora l’oblìo l’ha avvolta, se è vero che durante il XX secolo se ne ebbero soltanto due riprese, una in forma di concerto e una integrale ancora alla Fenice. Il Bergamo Musica Festival riprende quindi il titolo, per la prima nel XXI secolo, non soltanto in versione integrale, ma in un’edizione appositamente curata sulle fonti dalla Fondazione Donizetti, a firma di Alberto Sonzogni. Come da tradizione diversi gli appuntamenti che precedono le due rappresentazione del raro titolo: incontri con artisti, musicologi, proiezioni a tema, concerti. Si comincia sabato 7 settembre, come sempre con le proiezioni alla Casa Natale di Gaetano Donizetti: in programma un altro dramma “a tinte forti” (quasi a “preparare” quel clima di sanguigna passione che è proprio di Maria de Rudenz), Robert le diable di Giacomo Meyerbeer nella recentissima edizione (2012) della Royal Opera House per la regia di Laurent Pelly.