L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Sonate a colori

di Antonino Trotta

Entusiasmo alle stelle per l’eccezionale concerto di Julia Fischer e Jan Lisiecki all’Unione Musicale di Torino: classe, musicalità e virtuosismo inebriano le sonate per violino e pianoforte di Mozart, Beethoven e Schumann.

Torino, 30 ottobre 2024 – Uno più uno, nella musica, non fa mai due. In barba alla logica dell’aritmetica che governa il mondo delle cose, quando sul palcoscenico si incrociano artisti di grande valore, il prodotto del loro incontro diventa spesso qualcosa di magico e imprevedibile che trascende la semplice somma delle individualità. In un momento di sì intesa comunione, quando sull’altare della sala si offrono in condivisione esperienze, talenti, punti di vista differenti, la musica che ne consegue appare allora come animata da una linfa vitale travolgente, viva e palpitante in ogni centimetro quadrato di spartito che, sorvegliato a quattr’occhi, esplode in tutte le sue possibili sfaccettature. Cioè è quanto accaduto mercoledì sera al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino dove, sotto la volta celeste dell’Unione Musicale, Julia Fischer e Jan Lisiecki si sono riuniti per eseguire una selezione di sonate per violino e pianoforte. Elegantissima, essenziale, impeccabile lei, ispirato, caleidoscopico, romantico lui – che, per inciso, ritroviamo a distanza di qualche anno ancor più maturo e raffinato –, insieme fanno vibrare e tingono le pagine di Mozart, Beethoven e Schumann in un involo narrativo in cui non vige alcun rapporto di subordinazione, in cui non si avverte distanza tra l’una e l’altra parte – contrariamente a quanto accade, ad esempio, nelle serate in cui il violino brilla per fama e la tastiera si limita ad accompagnare –.

Tant’è che nella sonata in si bemolle maggiore K. 378 di Mozart, la prima tappa del programma, sembra sia il pianoforte di Lisiecki, coi suoi colori mutevoli e languidi, col suo tocco adamantino, col suo legato quasi belliniano, a lasciarsi accompagnare dalle arcate cristalline del violino. Julia Fischer, che del repertorio classico è grande interprete, tiene quasi sempre il suo strumento in punta d’archetto: sia esso impegnato nell’Andante moderato incoativo o nel gioiosissimo Rondeau di chiusura, la sua voce calda e graffiante si leva dal ponticello con tono ricercato e aristocratico, raccogliendo e sbalzando in proscenio, sviluppando e contraddicendo le suggestioni, le idee che arrivano dall’avorio. Difficilmente si potrà così ascoltare un Andantino sostenuto e cantabile più atmosferico di quello confezionato dai due artisti in scena: con un violino che avvolge e si lascia avvolgere dalla tastiera, il movimento centrale irradia la sala con colori incredibilmente sfaccettati, con dinamiche che passano senza sforzo dal forte al soffio, conferendo alla radiosa arcata melodica una forza che non viene meno nemmeno quando il canto illanguidisce.

Più temperamentosa, giustamente, appare la sonata di mi bemolle maggiore op.12 n.3 di Beethoven, opera giovanile – e quindi sub lucem di Mozart – ma già carica di quella inquieta conflittualità che abiterà stabilmente le opere del genio di Bonn. Fischer e Lisiecki sono dunque chiamati a un dialogo più serrato, volitivo, in cui le solite geometrie dell’architettura classica si innervano sporadicamente, qui e là specialmente nell’Allegro moderato e nel Rondò, di sano e inebriante antagonismo. Nasce così, in un sereno gioco di ruoli, una competizione all’accento più scolpito, allo sforzato più evocativo, all’affondo più affilato sulla corda, al crescendo più pronunciato, che inebria e tinge lo spirito drammatico nascosto in questa sonata.

Sarà questo stesso rapporto di bipolo elettrico a far scoccare la scintilla nella sonata in re minore op. 121 di Schumann, pezzo conclusivo della serata. Ecco allora il violino di Julia Fischer farsi più estroso e sensuale: il vibrato si accentua, il fraseggio, pur equilibratissimo, appare voluttuoso e istintivo, il gesto maggiormente incline alle velleità virtuosistiche – elettrizzante ilmovimento finale (Bewegt) – imposte dal repertorio romantico. Da par suo il giovane pianista si dimostra perfettamente a proprio agio nella scrittura schumanniana. Rinnovato il tocco per costruire un sostrato sonoro più denso e flessuoso, in netta opposizione alla nitidissima articolazione goduta in Mozart e Beethoven, Lisiecki attacca la tastiera con passionalità e dominata irruenza, imponendo allo strumento un incedere maestoso e a tratti ieratico. Insieme conducono la sonata a vette espressive vertiginose: non v’è frase esposta che non sia illuminata da un lampo di genio, né agogica variata senza un’autentica urgenza drammaturgica – magnifico, in tal senso, il secondo movimento (Sehr lebhaft) – o prodezza tecnica che non vada a segno.

È trionfo, lungamente e caldamente acclamato da una platea in visibilio e generosamente ripagato con un bis: l’immancabile Scherzo dalla Sonata F.A.E. di Brahms. Serata da incorniciare, l’ennesima.

Leggi anche:

Roma, Concerto Fischer/Ancarani, 14/10/2023

Verona, Concerto Petrenko/Fischer, 16/09/2023

Napoli, concerto Lisiecki, 16/03/2023

Roma, Concerto Lisiecki, 13/03/2023

Torino, concerto De Maria, 27/04/2022

Torino, concerto Buchbinder, 23/10/2024


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.