Vivaldi sacro e la voce degli angeli
di Roberta Pedrotti
A. Vivaldi
Musica sacra per alto
Delphine Galou contralto
Alessandro Giangrande tenore/ alto
Ottavio Dantone, direttore, cembalo e organo
Alessandro Tampieri, violino
Accademia Bizantina
Vivaldi Edition vol. 59
registrazione effettuata a Bagnacavallo (RA) nel gennaio 2018
CD Naïve 2019, OP 30569
Prete sì, ma sui generis, Antonio Vivaldi. E compositore decisamente mondano, dedito soprattutto a concerti e sonato o al teatro. La musica sacra competeva per lo più ad altolocati eruditi e ai maestri delle cappelle ecclesiatiche, mentre se Vivaldi ricoprì cariche che comportassero la produzione di pezzi sacri, liturgici o meno, fu per brevi periodi, prevalentemente in supplenza d'altri, in seconda linea e in prima solo a intermittenza. Così, il catalogo del compositore in quest'ambito è frastagliato, facilmente lacunoso, e alterna pagine di destinazione più modesta, d'uso interno all'Ospedale della Pietà, ad altre di più ampio respiro e maggiori esigenze. Filiae maestae Jerusalem RV 638 e Non in pratis, introduzioni a Miserere per l'Ufficio delle Tenebre andati perduti, sono due esempi di brani destinati a interpreti di estensione limitata con un organico strumentale essenziale; viceversa l'inno Deus tuorum militum RV 612 coinvolge due oboi soli e due voci - contralto e tenore - in un duetto più esuberante nella scrittura, e il Salve Regina RV 618 oltre all'articolazione più complessa della parte vocale, prevede un'orchestra divisa com'era costume in occasioni più solenni, con effetti di contrapposizioni e botta e risposta strumentali di grande impatto. C'è poi un Regina coeli RV 615 scritto in chiave tenorile, ma agevole anche per contralto - a riprova che il registro è concetto puramente musicale avulso dal genere dell'interprete e che le fanciulle della Pietà potevano tranquillamente sostenere le parti eventualmente aggiustate o trasposte - in cui sono previste due "trombe" concertanti. La scrittura fa protendere per violini in tromba marina, vale a dire violini adattati per avvicinarsi al suono dell'antico strumento ad arco che pare avesse affinità timbriche con quello a fiato. In assenza di chiari riferimenti per riprodurre un violino a tromba marina di cui nessun esemplare originale sembra essersi conservato, l'opzione prescelta è stata proprio, per similitudine di timbro deducibile dalle fonti, di utilizzare trombe barocche vere e proprie. In assenza di una macchina del tempo o quantomeno di un'attendibile scienza medianica che possa, se non farci ascoltare gli strumenti destinatari dell'opera, permetterci un consulto con lo stesso Vivaldi, possiamo dire che l'idiomaticità della tromba si presta bene al carattere e alla scrittura del pezzo e che Luca Marzana e Jonathan Pia suonano benissimo.
D'altra parte, l'Accademia Bizantina non fa che ribadire l'autorità acquisita in questo repertorio, l'aderenza allo spirito elevato della destinazione religiosa, l'eleganza impressa da Ottavio Dantone concertatore al cembalo e all'organo, l'incisività del primo violino Alessandro Tampieri, in evidenza soprattutto nello splendido, solenne e articolato Concerto in re maggiore Per la SSma Assontione di Maria Vergine RV 582 per due orchestre, uno dei massimi esempi di vivaldiani di musica strumentale destinata a celebrazioni religiose.
Delphine Galou affronta la maggior parte dei brani in programma: le due introduzioni al Miserere, l'inno Deus tuorum militum e l'antifona Salve Regina. La tinta pastello di una voce snella si trova a suo agio nel testo non teatrale ma spirituale, nel pathos filtrato dal sentimento nobile ed elevato del sacro, si confà alla misura del fraseggio e del colore come alla chiarezza dell'articolazione, ben supportato dall'eloquenza raffinatissima della scrittura strumentale vivaldiana. Nella parte tenorile di Deus tuorum militum e in quella del Regina Coeli, affrontata con emissione androgina e definizione di alto, ascoltiamo Alessandro Giangrande. Il suo duetto con Galou e il loro passarsi il testimone sembra definire i contorni di un'idea di voce angelica, di un canto avulso dalla sessualità ma non da un'espressione ispirata e, all'occorrenza, accorata.