L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Omaggio a Luis Lima

 di Gustavo Gabriel Otero

Il gala lirico che raduna cantanti argentini di diverse generazioni si rivela, quasi inevitabilmente, un sentito omaggio non annunciato a Luis Lima, che affronta nell'occasione pagine dal suo cavallo di battaglia, Don Carlo, e da un'opera, viceversa, mai affrontata per intero, per quanto amatissima, Otello.

Buenos Aires, 14 agosto 2015 - Concerto memorabile dell'Orquesta Sinfónica Nacional sotto la direzione del maestro Carlos Vieu nella sala detta ‘Ballena Azul’ del nuovo Centro Cultural Nacional nell'ex Palacio de Correos de Buenos Aires, lo scorso 14 agosto.

L'accurata selezione del repertorio, la bacchetta, l'apporto dell'eccellente Coro Estable del Teatro Argentino de La Plata ben preparato da Hernán Sánchez Arteaga, e la partecipazione di solisti lirici di autentico valore in ambito nazionale, erano a priori una garanzia di qualità. La presenza del grande tenore di fama internazionale Luis Lima – oggi quasi ritirato dalle scene – è stata un ulteriore ingrediente per quella che si è rivelata un'autentica festa, convertitasi in una sorta di omaggio all'artista.

Il programma si presentava variegato e intenso, in massima parte costituito da pagine del repertorio italiano, con alcune francesi e, in piccola parte, tedesche.

La direzione estroversa del maestro Vieu ha brillato nei momenti sinfonici, l'Intermezzo di Manon Lescauti, la Sinfonia della Forza del destino e l'Intermezzo di Cavalleria Rusticana. Carlos Vieu è sempre stato preciso, estremamente diligente nei confronti dei cantanti e sempe attento con i professori della Orquesta Sinfónica Nacional, realizzando suntuosi accompagnamenti orchestrali delle pagine cantate.

Sarebbe magari stato necessario un miglior bilanciamento acustico giacché la nuova sala ha parecchio riverbero, specie nei momenti di maggior intensità. Lo spettatore ha la sensazione di ascoltare un disco al massimo volume. Sicuramente un utilizzo assiduo della sala da parte dell'Orchestra con diversi direttori porterà a una gestione sempre più accorta dell'acustica.

Impeccabile il Coro del Teatro Argentino de La Plata, che si è messo in luce in “Dio, fulgor della bufera!” e “Fuoco di gioia” da Otello, nel coro delle sigaraie da Carmen, nel coro di Zingarelle e Mattadori dalla Traviata, nel poetico Coro a bocca chiusa da Madama Butterfly e in un finale di grande effetto con il Te Deum che chiude il primo atto di Tosca.

Nel gruppo dei cantanti solisti si sono unite diverse generazioni, dai più giovani e promettenti a nomi già consacrati in ambito nazionale, passando per diverse età e interessanti carriere.

Fra i più giovani si è distinta specialmente Marina Silva per volume, espressività, linea di canto e bellezza della voce. Già assorbita nel ruolo di diva – con tre cambi d'abito inclusi – ha interpretato il duetto dalla Traviata, “Un dì felice, eterea”, l'aria “Sì, mi chiamano Mimí”, dalla Bohème e il quartetto dal Rigoletto.

All'opposto, il tenore Sebastián Russo è intervenuto senza impressionare nel citato duetto della Traviata, in “La donna è mobile” e nel Quartetto del Rigoletto. Senza dubbio darà un impulso alla sua carriera la partecipazione a questo evento dividendo la scena con artisti di primo livello nazionale.

Altrettanto giovane, Florencia Machado, ha colpito per la sua potente intepretazione dell'aria delle lettere di Werther e per la sua incisiva e voluttuosa partecipazione al quartetto di Rigoletto.

Il soprano Mónica Ferracani, di affermata carriera nazionale, ha offerto una magnifica “D’amor sull’ali rosee”, con relativa cabaletta, dal Trovatore, e una rifinita e sentita lettura di “Vissi d’arte”, da Tosca.

Fra i non tanto giovani Hernán Iturralde è stato perfetto nel Lied dell'Abendstern dal Tannhäuser, unico momento tedesco della serata, e di grande effetto come Scarpia nella scena di Tosca che ha chiuso il concerto. Bisogna però lamentare come nel finale il maestro Vieu non abbia dosato le sonorità annegando il suono di Iturralde, che d'altra parte non sembra in nessun modo carente di volume, invece apprezzabile.

Altri due artisti consacrati nel panorama argentino come Omar Carrión e Alejandra Malvino hanno messo in risalto i loro interventi al momento opportuno. Così Carrión ha brillato come Fígaro in “Largo al factotum”, tanto vocalmente quanto nella recitazione, de è stato solido compagno di Luis Lima nel duetto dell'amicizia dal Don Carlo. A sua volta la Malvino è stata perfetta e sensuale in “Mon coeur s’ouvre à ta voix” da Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns travolgente in “Acerba voluttá” da Adriana Lecouvreur di Cilea.

Anch'egli fra gli artisti di età intermedia, Fabián Veloz è tornato a risplendere come interprete. Ha colpito la sua voce poderosa come l'eccellente gestione delle sue risorse in “Cortigiani, vil razza dannata”, e si è messo in evidenza nel quartetto di Rigoletto.

Lasciamo per ultimo quel che alla fine è risultato il ero festeggiato, non solo per l'affetto del pubblico, ma anche per le sentite parole del maestro Vieu e per l'omaggio tributato dalle autorità del Centro Cultural: Luis Lima.

All'inizio Lima si è concesso il gusto di affrontare parte di un ruolo che non ha mai cantato interamente che che sempre lo ha affascinato: Otello. La sua interpretazione di “Esultate” e “Dio! Mi potevi scagliar” ha mostrato che la sonorità non è diminuita con il tempo, così come la sua capacità d'interprete.

Nella seconda parte si è, invece, distinto in un rol fetiche della sua carriera, e così ha brillato nel duetto di Don Carlo, “Dio, che nell’alma infondere”, con il baritono Omar Carrión.

Il bis è stato un altro regalo per e da Luis Lima. Così ha affrontato con accurata linea di canto buona gestione dei suoi mezzi e sicurezza negli acuti “Nessun dorma” da Turandot di Puccini.

Come finale della festa, il cast al completo ha chiuso la serata con “Va', pensiero”, da Nabucco.


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