Un concentrato di leggiadria
di Michele Olivieri
In ogni atto di Coppélia alla Scala, la scenografia e i costumi ricordano un libro di fiabe che prendono vita. Lo spettacolo creato da uno dei coreografi più prolifici e richiesti al mondo ha inaugurato con grande successo la nuova Stagione di Balletto 2023/2024 rivelando un allestimento spensierato e confermando gli elevati standard della compagnia.
MILANO 20 dicembre 2023 – Coppélia è un intrattenimento visivamente delizioso e accessibile anche a chi non è avvezzo all’arte del balletto, mantenendo a distanza di anni (il debutto risale al 1870) floridezza e attualità nel colore dell’azione tersicorea. La nuovissima produzione scaligera, in prima mondiale, si è rivelata eccellente e particolarmente azzeccata per l’inaugurazione della stagione di balletto. In primo luogo perché è un titolo poco visto sulle scene nazionali, poi perché mancava dal Piermarini dal 2009, infine perché quando nasce una nuova versione coreografica tratta dal grande repertorio è sempre un evento di buon auspicio.
Storicamente con questo titolo ogni rimando patetico a spiriti eterei e al soprannaturale sparisce a beneficio di storie avventurose ricche di umorismo, rompendo con le atmosfere oscure e tristi dei balletti romantici. Il coreografo Alexei Ratmansky ambienta la sua rilettura come da libretto originale in terra ucraina (precisamente nell’antica regione della Galizia), sensibilizzando così il pubblico a riconsiderare l’opera come espressione dei tempi attuali pur mantenendo inalterato il clima e la storia (drammaturgia di Guillaume Gallienne). Incorpora elementi tipici della martoriata nazione e lo fa nei colori, nelle fogge dei costumi, nei copricapi, nell’architettura delle case e nelle trascinanti danze di carattere che si rifanno ad alcuni passi universali del folklore popolare (in questo caso valzer, mazurka e ciarda). Trae ispirazione dalle antiche tradizioni con balli potenti, quasi acrobatici, ma anche eleganti e vivaci. I movimenti di difficile esecuzione richiedono un costante sforzo e rendono uniche queste sequenze, strettamente connesse a quelle accademiche. Ratmansky oltre ad essere un sensibile coreografo è anche un attento studioso della storia e della ricostruzione filologica, capace di unire una solida formazione purista a una notevole estetica contemporanea: infatti utilizza l’antica arte della pantomima miscelandola al gesto e alla coreutica come fosse un tutt’uno. Riprende la storia originale attualizzandola nei passi e offrendo una variegata gamma di sfumature interpretative più credibili e naturali. Il balletto in tre atti scivola via piacevolmente tra ritmi incalzanti, eco d'intimi sentimenti e spettacolari virtuosismi tecnici. Ogni azione scenica è ben definita dal libretto e musicata con i giusti tempi.
Ratmansky (con assistente Kyle Davis) utilizza abilmente l’umorismo per narrare la storia di una bambola la cui presenza crea scompiglio tra i giovani amanti, Swanilda e Franz. Il coreografo pone in primo piano i sentimenti usando l’assoluta versatilità dei ballerini scaligeri diretti da Manuel Legris per raccontare più di quanto ci hanno raccontato le precedenti versioni di Coppelia. La prima ballerina Alice Mariani si è calata nella parte di Swanilda con convinzione rendendola accessibile e reattiva, la sua danza crea ricami guizzanti, la tecnica è pulita, frizzante, leggera e mai ostentata con superiorità. Il primo ballerino Nicola Del Freo ha ballato nei panni di Franz brillando senza un momento di cedimento. A proprio agio nel ruolo, lo ha reso con forza, sicurezza e abilità, rendendolo adorabile. Massimo Dalla Mora, scelto per il personaggio di Coppélius, ne ha abbracciato la natura drammatica, contribuendo a portare la storia verso un finale che ha visto Swanilda e Franz gioiosamente riuniti in matrimonio. Incisivo il Borgomastro interpretato da Gabriele Corrado. La partecipazione straordinaria degli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala diretta da Frédéric Olivieri si è rivelata emozionante. L’esecuzione della graziosa partitura di Léo Delibes da parte dell’Orchestra del Teatro alla Scala è stata ben diretta da Paul Connelly. Il design delle luci di Marco Filibeck ha delicatamente accentuato l’atmosfera punteggiando i vari quadri. Le scene e i costumi di Jérome Kaplan sono un’altra delle chiavi che hanno decretato l’unanime successo. In questa celebrazione della bellezza e della gioventù Coppélia rapisce e diletta.
Michele Olivieri