L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Forza della natura

di Irina Sorokina

A Modena un galà di danza celebra la personalità straordinaria di Natalia Osipova.

Modena, 28 maggio 2024 - Al Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena arriva Force of nature, Forza della natura, serata di danza con la partecipazione di Natalia Osipova, una delle più interessanti ballerine della propria generazione. Dire dell’Osipova “una delle più interessanti” significa dire poco o niente, basta ripetere le parole che nell’arco della sua brillante carriera furono dette dagli ammiratori e dei critici della danza: “Questa persona ha un’energia senza limiti che viene dalla profondità inesplorata dalla psiche umana”, “Lei cambia sempre tutto e interpreta tutto secondo la sua personalità”, “Una come lei, non la trovi non soltanto al Bol’šoj, ma in tutto il mondo”.Ha dietro le spalle una lunga e gloriosa carriera, ma è sempre come nuova; in lei uno dei più interessanti coreografi dei nostri giorni Aleksei Ratmansky ha visto “la più completa incarnazione della maniera e della tradizioni del Bol’šoj“.

Tanti anni fa la star della celebre compagnia di Mosca lasciò la Russia e il Teatro Bol'šoj per soddisfare la sua sete di ballare; all'epoca sosteneva di poter fare molto di più, ma le condizioni di quei tempo non glielo permisero. Allora lasciò la Federazione Russa e si trasferì in Gran Bretagna dove diventò la prima ballerina del Royal Ballet dove la sua sete di ballare fu soddisfatta in pieno: il repertorio in cui poteva esibirsi fu sconfinato, la lista dei sui ruoli ne incluse ben centosessanta, la quantità difficile da abbracciare con la mente.

Per chi non ha idea dei titoli che portavano gli artisti di tutti i generi prima nell’Unione Sovietica e poi nella Federazione Russa, diamo un’informazione: la tradizione, che risale a quella dei teatri imperiali, vuole che un’artista distintosi sul palcoscenico e amato dal pubblico viene premiato dai vari titoli, si comincia dall’Artista Emerito – o Emerita – della Federazione Russa e si si arriva all’Artista del Popolo della Federazione Russa”. Natalia Osipova non lo è affatto, visto che aveva lascito la patria. La leggenda vivente del balletto sovietico, la mitica Irina Kolpakova, lei stessa l’Artista del Popolo dell’Unione Sovietica e l’Eroina del Lavoro Socialista, disse di Nataša come la chiamano in molti: “Lei non è nè l'Artista Emerita, né l'Artista del Popolo. Lei è Natalia Ospipova, e questo basta“. Quando era al Bol'šoj non le fu permesso di interpretare i ruoli di Odette e Odile nel Lago dei cigni, la princioessa Aurora nella Bella addormentata, Clara (Maša) nello Schiaccianoci, Raimonda nel balletto omonimo perché il direttore artistico di allora Jury Grigorovič non la considerava la sua maniera di ballare sufficientemente accademica. I suoi sogni li realizzò al Teatro Mikhajlovskij di San Pietroburgo, al Covent Garden di Londra, al Teatro dell’Opera e di Balletto a Perm, nella regione degli Urali. La giovane Osipova lasciò la patria per poter ballare i ruoli dei balletti della grande tradizione classica russa, ma in Occidente ebbe anche la possibilità di acquistare un repertorio molto diverso, ballare nelle creazioni dei coreografi contemporanei. Ha percorso una strada enorme, Nataša, come spesso viene chiamata amorevolmente e, dopo essersi esibita sui palcoscenici più prestigiosi del mondo, arriva al Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena, dove presenta il programma che spazia dal classico (poco, al dir il vero) al contemporaneo.

Sul palco modenese Osipova è circondata dai validissimi colleghi e compagni d’avventura: Reece Clarke, primo ballerino del Royal Ballet di Londra, Daria Pavlenko, prima ballerina del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e artista ospite presso la Compagnia Pina Bausch, Joseph Kudra, primo ballerino del Teatro Rambert di Londra, Jason Kittelberger, ballerino, coreografo e suo partner nella vita.

La serata inizia, comunque, con il classico tra i classici, l’Adagio del Lago dei cigni, un must di molti gala e soprattutto una coreografia che unisce molti nell’amore per la danza. Solo l’adagio, senza la variazione femminile, né coda, cosa comprensibile. In questo duetto mitico Natalia Osipova splende in tutta la sua maturità, allo sguardo attento non sfuggono i suoi piedi che avevano faticato, tanto, tantissimo negli anni lunghi della sua carriera, romanticamente parlando: poveri piedi, quanti virtuosismi hanno affrontato e quanta fatica si è voluta. Oggi con la star del Bolshoi e il Royal Ballet competono le nuove stelle, dalle linee infinite e dai piedi ancora belli, ma Osipova ammalia per qualità che le colleghe giovani devono ancora acquistare: l’infinito canto delle braccia e delle gambe, il senso drammatico e la raffinata musicalità; trova in Reece Clarke, dal fisico statuario e dalle capacità di partnering brillanti, un principe Siegrfid ideale.

Daria Pavlenko e Jason Kettelberger seguono in un certo senso il filo russo: alla musica di Čajkovskij succede un brano di Rakhmaninov, adatto ad accompagnare la coreografia firmata Kettelberger che allude al rapporto conflittuale tra uomo e donna, ai loro amore o odio; lei vorrebbe chiudere la relazione, ma ogni volta torna da lui. L'elasciticità di due corpi che si separano e si uniscono in continuazione esprime molto bene la ricchezza pscicologica della coreografia.

Nel passo a due Back to Bach il coreografo Shahar Binyamini si ispira della musica della Suite n. 1 in Sol maggiore per violoncello; sa di magia l’uscita sul palcoscenico di Osipova con il leothard sobrio di color carne e col passo più semplice possibile, i courus en tournant, eseguiti all’infinito prima dell’arrivo del partner, Joseph Kudra, per iniziare un gioco eterno tra uomo e donna che sa di attrazione e di competizione.

Daria Pavlenko, dalla personalità forte e il fisico statuario, sembra nata per impersonare la figura di Jeanne d’Arc e si cimenta nell’assolo La Pucelle d’Orleans sulla musica di Konstantin Chistyakov. Nel giro di alcuni minuti che volano in un attimo, la ballerina, vestita di rosso e avvolta dalle belle luci di varie tonalità dello stesso colore e dalle onde si vapore, racconta la tragica storia dell’eroina francese tramite movenze complesse e tormentate, corre e si getta in terra come se posseduta dal diavolo.

La scelta di Valse triste di Sibelius è sempre vincente, ed è vincente il passo a due che conclude la prima parte della serata, creato da Alexei Ratmansky, uno dei più noti e interessanti coreografi d’oggi, autore di balletti che sono nel repertorio del Teatro Bolšoj di Mosca e l’American Ballet Theater. Con questa musica struggente tornano in scena la protagonista della serata e il suo partner premuroso, Reece Clarke, lei un abito lungo blu, lui in calzamaglia grigia. Lei si esibisce in corse a non finire, in un gioco sofisticato delle braccia, in pose scultoree ben fissate, lui in una serie di gran jetée en tournant potenti e precise: entrambi i partner ballano in modo espressivo, passionale, rivelano una grande intesa artistica e umana e dimostrano l’arte del partnering da manuale, affinato nei lunghi anni della loro carriera. Questo Valse triste, senza dubbio, una vera perla ella serata.

Ashes (Ceneri) sulla musica di Nigel Kennedy e the Kroke Band, poco tempo fa un pas de deux contemporaneo, oggi trasformato in un pas de quatre, in cui tutte le star della serata sono impegnate nella coreografia di Jason Kettelberger, è decisamente il pezzo più importante del gala che all’inizio punta a creare atmosfere angoscianti tramite i movimenti attorcigliati e quasi isterici per trasformarli passo dopo passo in una danza sensuale a quattro. Ashes si afferma uno dei momenti più alti della serata, un autentico trionfo, seguito dagli applausi entusiasmanti.

Con Blessed spirits, un assolo maschile coreografato da Frederick Aston sulla musica della celebre danza degli spiriti beati dall'Orfeo di Glück, e interpretato da Reece Clarke, gli spettatori, non abituati alle energie e ai modi “selvaggi” della danza contemporanea, tornano nella “zona di conforto”, sia per la musica ben conosciuta sia per le la leggerezza e l’eleganza dell’interprete, la sua tecnica precisa di batteria e le sue arabesque ben fissati. Reece Clarke, un autentico danseur noble, riscuote grande approvazione del pubblico: non potrebbe andare diversamente.

Dying Swan, Il cigno morente, interpretato dalla protagonista della serata soprannominata Force of nature, chiarisce la logica dello spettacolo iniziato con l’immagine del cigno bianco del balletto di Čajkovskij, coreografato dal secondo maitre de ballet dei teatri imperiali russi Lev Ivanov, e finito con l’altro cigno bianco, creato da Mikhail Fokine sulla musica di Saint-Saens, simile ma anche profondamente diverso. La star di origini russe, oggi famosa in tutto il mondo, aperta ai stili diversi dell’arte coreografica, rimane fedele alle sue origini e alla formazione classica, anche se la strada che ha percorso nella sua arte, è davvero lunga e impegnativa.


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.