L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

die zauberfloete a Toronto

La fiaba nel parco

 di Giuliana Dal Piaz

Un folto pubblico ha accolto il ritorno di Die Zauberflöte alla Canadian Opera Company di Toronto. Buona, nel complesso, l'esecuzione ambientata in una cornice metateatrale settecentesca.

TORONTO, 29 gennaio 2017 - Domenica 29 gennaio, l'auditorio del Four Seasons Centre, teatro della Canadian Opera Company di Toronto, era pressoché esaurito - con la presenza di parecchi bambini - per la prima rappresentazione pomeridiana di Die Zauberflöte.

Già andata in scena a Toronto nel 2011, quest'edizione ripropone l'allestimento della regista Diane Paulus (ripresa da Ashlie Corcoran, con scene e costumi di Myung Hee Cho e luci di Scott Zielinski) con alcune modifiche. Volendo sottolinearne l'aspetto di favola ispirata ai principi illuministici e massonici della fratellanza universale e della fondamentale uguaglianza tra gli uomini, è stata concepita come una pièce di metateatro, ambientata nell'anno stesso della sua creazione (1791): nel giardino di una nobile famiglia austriaca, si celebra l'onomastico della giovane Pamina con uno spettacolo teatrale, Die Zauberflöte, ricco degli attrezzi scenici d'epoca - rocce di cartapesta, tendaggi dipinti, un sipario che viene alzato e calato a mano, animali fantastici dalle mostruose teste di cartapesta. Sono in scena come spettatori, nella veste di membri e inservienti della famiglia, tutti coloro che saranno poi gli interpreti dello spettacolo. La finzione metateatrale prosegue per buona parte del primo atto: la Regina della Notte (Ambur Braid) affida a Tamino (Owen McCausland), il salvataggio di Pamina (Kirsten MacKinnon); Tamino e Papageno (Phillip Addis) ricevono dalle tre dame gli strumenti magici da usare in caso di pericolo; Tamino viene guidato dai tre genietti alle tre porte del tempio, dove incontra l'Oratore (il baritono tedesco Martin Gantner) che lo disinganna sulla vera natura di Sarastro e della Regina della Notte. Dopo la cattura di Pamina da parte di Monostatos (Michael Colvin) e la comparsa di Sarastro (Matt Boehler), il teatrino in scena scompare e l'interazione teatrale diventa diretta. Il resto dell'azione si svolge all'interno di un complicato labirinto a sezioni mobili, che permette - al di là del significato simbolico del percorso di ricerca della verità e della sapienza in cui sarà impegnato Tamino - di modellare e delimitare le singole scene del dramma e del viaggio. Scompare invece quando Tamino e Pamina, finalmente riuniti, devono superare le prove finali del fuoco e dell'acqua, rese in maniera semplice ma suggestiva. Una strana incongruenza "storica", difficile da spiegarsi anche in termini di simbolismo, fa indossare a due degli spettatori/guardiani del labirinto prima delle uniformi di stampo vagamente post-napoleonico, e poi addirittura due costumi da centurione romano con tanto di elmo dalla cresta rossa! Inoltre, poiché si è scelto di non caratterizzare Monostatos con il trucco tradizionale, dal libretto è stata elimita la battuta di Papageno sugli uccelli neri, e nel duetto con Pamina la "pelle nera" di Monostatos è diventata la sua "anima nera".

L'atmosfera dell'opera mozartiana è sostanzialmente ben resa, sia nella messa in scena sia dall'esecuzione musicale. Esibendosi per la prima volta con la Canadian Opera Company, il direttore d'orchestra Bernard Labadie, originario del Québec e attivo a livello internazionale, guida gli strumentisti in maniera rapida ed efficace. Owen McCausland, senza incertezze sia dal punto di vista vocale sia da quello interpretativo, ed è stato molto apprezzato. Phillip Addis è un agile baritono dalla bella voce e un ottimo attor comico che ha deliziato il pubblico con la sua mimica, registrando gli applausi finali più calorosi. La voce di Kirsten MacKinnon, che debutta con la COC in quest'opera, ha delle magnifiche note centrali e un facile acuto - che a tratti stride un poco - e si mostra totalmente a suo agio nella parte. Il giovane basso di Minneapolis Matt Boehler affronta le note più gravi con grande naturalezza; convincente nel suo ruolo e ha fatto sorridere il suo liberarsi un momento della barba quando conforta Pamina con l'aria "In diesen heil'gen Hallen". L'unica interprete che davvero delude è Ambur Braid (presente in altrambe le compagnie che si esibiscono in alternanza), la cui Regina della Notte non ha né la potenza vocale né la coloratura adeguate a uno dei personaggi sopranili di maggior difficoltà virtuosistica. La sua agilità sembra esaurirsi nel far ruotare teatralmente l'immenso mantello... perfino l'indulgente pubblico canadese le ha dedicato un applauso molto modesto. 

foto Michael Cooper e Gary Beechey


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