Ragioni del cuore e ragion di Stato
di Valentina Anzani
Partenope di Handel (in traduzione inglese) all’English National Opera nell’allestimento di Christopher Alden.
Londra, 22 marzo 2016 – Partenope è un’opera anomala per Handel, o perlomeno anticonvenzionale: il soggetto tratta delle schermaglie amorose di Partenope indecisa fra tre pretendenti, tra i quali sembra favorire Arsace; Rodelinda, precedente fidanzata di Arsace, si presenta en travesti con il nome di Eurimene quasi seducendo anch’essa Partenope; i respinti hanno opposte reazioni: Armindo si strugge, sinceramente innamorato di Partenope più che interessato al suo regno, mentre Emilio le muove guerra. Tutto cambia quando Partenope è informata che il favorito Arsace ha tradito la sua precedente innamorata e lo allontana. Rodelinda/Eurimene sfida Arsace a duello, ma questi, pretendendo che si combatta a petto nudo, ne svela finalmente la vera identità. Il finale è (forse) felice: l’infido Emilio è sconfitto, Arsace si ricongiunge a Rodelinda e Partenope sposerà Armindo.
Partenope, regina di Napoli, è contesa tra Arsace, principe di Corinto, Armindo, principe di Rodi ed Emilio, principe di Cuma: una tale lista dei personaggi, titolatissimi principi e principesse di mezzo Mediterraneo, sarebbe in questo periodo storico premessa ideale per un’opera seria. Eppure, se il matrimonio è tra le faccende più importanti tra sovrani per le alleanze che ne derivano, nel libretto della Partenope handeliana la trama ha invece un carattere tutto borghese, tanto disinteressato alla rappresentazione sul palcoscenico delle virtù regie, quanto incentrato sulle intime pulsioni dei personaggi e le loro intricate intersezioni amorose.
L’English National Opera propone opere tradotte in inglese, secondo una politica di un teatro il più vicino possibile al proprio pubblico, aperto, comunicativo e che parli al contemporaneo. Secondo il medesimo principio, preferisce allestimenti scenici del pari comunicativi, e l’attuale allestimento di Christopher Alden (prodotto del 2008 dall’English National Opera e oggi ivi ripreso) non è da meno, ed è apprezzabile soprattutto perché rende leggibile la particolarità della trama rispetto alla tradizione da cui deriva.
La corte di Partenope (Sarah Tynan) è traslata nella dimora di una ricca vamp degli anni ’20, ricettacolo di borghesi perditempo che la corteggiano, mentre il tema della sensualità è mutuato dalla poetica surrealista di Man Ray e André Breton. Le peripezie sono più o meno coerentemente adattate al gioco di relazioni che si sviluppano e amplificano durante una di quelle nottate di festa in cui tutto ciò che accade, corroborato dall’alto tasso alcolico e dall’euforia, appare molto intenso, estremo e senza filtri.
Gl’interpreti convincono moltissimo sul piano attoriale: James Laing (Armindo), Matthew Durkan (Ormonte), Rupert Charlesworth (Emilio) caratterizzano il proprio personaggio amplificando soprattutto una comicità fondata sull’esagerazione iperbolica di atteggiamenti ed espressioni (una comicità tuttavia non priva di qualche scivolone sguaiato o di cattivo gusto, come l’aria di catene di Emilio che, imprigionato nella toilette, si ritrova ad aver a che fare con ben altro tipo di catena).
Se il piano musicale, guidato dalla bacchetta di Christian Curnyn, si è rivelato meno coinvolgente, ha avuto comunque punte di virtuosismo. Sarah Tynan nei panni di Partenope, lungi dall’aggirarsi per le sue stanze con la nonchalance dell’eleganza innata, ha modi affettati, che però prontamente abbandona nei momenti d’espressione più intima. Patricia Bardon (Arsace) appare a proprio agio nelle arie patetiche più che negli allegri. Stephanie Windsor-Lewis, benché avrebbe potuto maggiormente enfatizzare le possibiltà di gioco date dalla propria parte en travesti, interpreta con correttezza il ruolo di Rodelinda/Eurimene: ognuna evidenzia i risvolti più comici di una rocambolesca trama che ha quasi del mozartiano Così fan tutte ante litteram.