L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Edita Gruberova

La favorita di Vienna

 di Andrea R. G. Pedrotti

Tripudio per Edita Gruberova nella sua amata Vienna, che caldamente ricambia con piogge di fiori e acclamazioni incessanti: otto bis chiudono la serata in bellezza.

Leggi anche: Milano, concerto Gruberova, 20/03/2017

VIENNA, 24 marzo 2017 - Quando si entra nella platea della Wiener Staatsoper, sovente ci si trova in un ambiente particolarmente compito, pronto, però, a sfogarsi in una grande passionalità scatenata da ciò che avviene sul palcoscenico dell'ex teatro della corte imperiale asburgica. Curioso osservare come, prima del Solistenkonzert di Edita Gruberova non vi fosse la stessa tranquillità: alcuni turisti popolavano la sala, ma, per la maggior parte, l'insistente chiacchiericcio era in tedesco. L'impressione poteva essere quella fallace di una certa rilassatezza, ma non era così, ci si preparava solamente a un entusiasmo ancor più fragoroso del solito.

Tutto il concerto era dedicato al romanticismo, russo e tedesco. È intelligente la scelta di partire con Pëtr Il'ič Čajkovskij e con un Lied cantato in lingua originale dall'artista di Bratislava, ma musicato su una traduzione dei versi di Heinrich Heine, uno dei più grandi poeti tedeschi. Con questo principio il programma del concerto si prelude già a ciò che sarà in seguito, ossia la commistione fra il gusto slavo e quello germanico di cui Vienna, città unica al mondo, è esempio, sia nell'architettura, sia nel carattere dei suoi abitanti.

Čajkovskij, Rimskij-Korsakov e Dvořák. La successione non pare casuale: si parte da un esempio di spirito e di gusto russo, per arrivare a uno slavo, proveniente da terre assai prossime a Vienna. Questo era un concerto che prevedeva più tappe, non solo la Wiener Staatsoper, ma che la formazione artistica di Edita Gruberova (cantante slava, come la prima parte del concerto) si sia sviluppata notevolmente in riva al Danubio è innegabile e palese. Non tutti i brani erano noti al pubblico presente e il bel programma di accompagnamento presentava i testi russi in alfabeto cirillico, con traduzione in tedesco. Questa scelta, pienamente condivisa dal sottoscritto e filologicamente corretta, poteva crear qualche problema d'attenzione agli spettatori, concentratissimi su ogni nota. Ci ha pensato la classe dell'artista a risolvere qualsiasi intoppo, poiché ella, con gesti regali ed eleganti al tempo stesso, faceva chiaramente comprendere quando fosse l'istante in cui sfogare il meritato applauso e quando ci si dovesse dedicare esclusivamente alla linea musicale.

Dopo una breve pausa, siamo stati introdotti a una seconda parte con autori legati a Vienna come Richard Strauss e Gustav Mahler. È uno Strauss interamente floreale quello proposto dalla Gruberova, con Rote Rosen WoO. op. 76; Die Georgine op. 10 Nr. 4 e il breve ciclo Mädchenblumen. Vier Gedichte von Felix Dahn op. 22.

La partecipazione del pubblico è aumentata notevolmente per la precisa esecuzione di questi brani. Già nella prima parte avevamo apprezzato le doti canore della Gruberova, ancora capace di snocciolare brillanti colorature, bella proiezione e emissione uniforme nei tre registri, senza mai cercar di gonfiare il suono nei gravi, ma restando perennemente omogenea.

Un ideale romantico, fatto d'immagini floreali, non poteva che condurre al panismo dell'animo di uno dei compositori più amati (purtroppo post-mortem) dalla città di Vienna e che alla città seppe lasciare un'impronta e un'eredità fondamentale, Gustav Mahler.

Per l'esecuzione dei suoi quattro Lieder, Erinnerung, Ich atmet' einen linden Duft, Hans und Grete e Scheiden und Meiden, tratti da quattro raccolte differenti del compositore austro-ungarico, non possiamo esimerci dal complimentarci col pianista Peter Valentovic, che interpreta bene la scrittura di Mahler, senza abbandonarsi allo struggimento, ma seguendo una linea intensa alla quale la Gruberova sa attribuire brio e vivacità senza mai discostarsi dallo stile corretto. Bellissima, in particolar modo l'esecuzione di Hans und Grete (con versi dello stesso Gustav Mahler), che viene chiusa strappando un sincero sorriso ai presenti.

Al termine del programma regolare sul palcoscenico abbiamo assistito al piovere di cascate di fiori e all'accorrere di spettatori ansiosi di complimentarsi immediatamente con l'artista di Bratislava, ma l'apoteosi ancora non era giunta. Il concerto, bis compresi, avrebbe dovuto concludersi alle 22:00, ma, invece, il calore del pubblico viennese, entusiasta come poche altre volte, ha trattenuto Edita Gruberova sul palco della Wiener Staatsoper per un'altra ora. Innumerevoli i bis (personalmente ne ho contati otto, ma potrebbero esser stati di più), con gli spettatori ormai privi di qualsiasi freno inibitore nel manifestare la propria ammirazione all'artista: ringraziamenti, applausi, persino una dichiarazione d'amore urlata da un palco. Tutto il pubblico di Vienna in piedi a salutare la propria favorita, che non ha mancato di contraccambiare. I bis preparati si stavano esaurendo e l'entusiasmo era apparso incontrollato per il “Spiel' ich die Unschuld vom Lande” dal III atto di Die Fledermaus (siamo a Vienna e, ovvimente, la Gruberova nemmeno lo ha presentato) interpretato dalla più grande Adele di cui si abbia memoria. La “Santa di Bratislava”, come è stata nominata più volte, ha pensato di salutare i presenti con la preghiera di Liù dalla Turandot di Puccini, ma alla Wiener Staatsoper di è possibile esser mai sazi di Edita Gruberova; sembrava che tutto fosse finito, quando l'artista ha cominciato a cantare “Mein Herr Marquis”, sempre da Die Fledermaus (questa volta il II atto). Gli spettatori che stavano abbandonando la sala sono tornati di corsa (non è un'immagine figurata) in platea, pronti a scoppiare in un altro applausi, dopo il bel re naturale conclusivo, che pareva ancora quello di quando fu proprio Edita Gruberova a riportare l'operetta alla Wiener Staatsoper nella storica edizione del 1979. Questa volta non era il coro del teatro nazionale a eseguire i pertichini, ma lo stesso pianista Peter Valentovic, protagonista di alcuni simpatici siparietti con il soprano slovacco.

Unico istante di diniego quando, dopo quest'ultima aria, la Gruberova ha abbandonato la sala, senza concedere altri bis, nonostante le insistenti richieste di chi era rimasto fino all'ultimo per ascoltare la favorita di tutta Vienna.

foto Wiener Staatsoper / Michael Pöhn


 

 

 
 
 

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